giovedì 24 maggio 2012

am_24.5.12/ Merkel: Credo che le obbligazioni europee non siano un contributo per rilanciare la crescita ha detto al sua arrivo al summit Ue, sottolineando che gli Eurobond violerebbero i trattati comunitari.---I piani di contingenza per un'uscita della Grecia dall'euro esistono ed è irresponsabile affermare il contrario. Ad affermarlo è il ministro delle Finanze belga, Steven Vanackere, a Bruxelles per il vertice Ue informale sulla crisi.

Commercio estero:export extra Ue in calo
Fitch avverte: investitori stranieri in uscita dai titoli di Italia e Spagna
Crisi: Merkel, gli eurobond non servono per rilanciare la crescita
Grecia: Bundesbank, la sua uscita dall'euro e' gestibile
Eurogruppo: un piano in ogni paese per fronteggiare l'uscita di Atene dall'euro.
Kosovo: incendiate e distrutte due case di serbi
Svizzera. “… non si esaltino a ogni singola sciocchezza”

Commercio estero:export extra Ue in calo
Istat, import in aumento rispetto a marzo, migliora deficit
23 maggio, 11:22
(ANSA) - ROMA, 23 MAG - Ad aprile le esportazioni verso i Paesi extra Ue calano dello 0,8% su marzo, mentre le importazioni salgono del 2,6%. Lo rileva l'Istat, aggiungendo che su base annua invece l'export risulta in rialzo del 2,3% e l'import in discesa dell'8,1%. Quanto alla bilancia commerciale, ad aprile il disavanzo e' di 904 milioni di euro, in miglioramento rispetto allo stesso mese del 2011 (-2,5 miliardi).

Fitch avverte: investitori stranieri in uscita dai titoli di Italia e Spagna
«La proporzione di titoli di debito italiano e spagnolo detenuta dagli investitori privati stranieri è continuata a diminuire nel primo trimestre del 2012, durante il quale le banche finanziate con il denaro a basso costo della Bce hanno sostituito gli investitori istituzionali internazionali. Ci attendiamo che questo trend continui anche nei prossimi trimestri».
È quanto rileva oggi l'agenzia di rating Fitch secondo cui il ritmo di ritiro dei fondi da parte degli investitori non residenti è accelerato in particolare in Spagna con una percentuale scesa al 34% dal 40% alla fine del 2011, un computo che non tiene conto degli holding della Bce in base al programma di acquisto di bond. La percentuale, che nel 2008 era al 60%, è in costante diminuzione da allora.
«La flessione degli holding di titoli di debito italiano da parte dei privati stranieri ha seguito invece una strada diversa - prosegue Fitch - L'uscita complessiva è stata inferiore che in Spagna - e la percentuale di titoli detenuta dai privati era circa al 50% nel 2008 - mentre il deflusso è iniziato solo nel terzo trimestre 2011. Nondimeno ora la percentuale di holding detenuti da privati stranieri è scesa al 32% e continua a calare, sebbene a un ritmo inferiore».
 23 maggio 2012

Crisi: Merkel, gli eurobond non servono per rilanciare la crescita
23 Maggio 2012 - 18:25
 (ASCA-AFP) - Bruxelles, 23 mag - Gli Eurobond non sono una soluzione utile per rilanciare la crescita. Lo ha detto il cancelliere tedesco Angela Merkel ribadendo la sua opposizione alla proposta avanzata dal nuovo presidente francese Francois Hollande.
 ''Credo che le obbligazioni europee non siano un contributo per rilanciare la crescita'' ha detto al sua arrivo al summit Ue, sottolineando che gli Eurobond violerebbero i trattati comunitari.
fgl/

Grecia: Bundesbank, la sua uscita dall'euro e' gestibile
23 Maggio 2012 - 13:32
 (ASCA)- Roma, 23 mag - Per la Bundesbank l'eventuale uscita dall'euro della Grecia e' gestibile.
 ''Non si possono indebolire le condizioni che la Grecia deve rispettare a fronte degli aiuti finanziari'' da parte della Ue e del Fondo Monetario Internazionale, lo scrive la banca centrale tedesca nel suo Bollettino mensile.
 ''La Grecia minaccia di non adottare le riforme e il consolidamento dei conti pubblici, dovra' sopportarne le conseguenze. L'effetto sull'economia dell'eurozona e su quella della Germania potrebbe essere significativo, ma controllabile'' continua la Bundesbank.
 Al contrario, ''qualsiasi significativo ammorbidimento sugli impegni sottoscritti danneggerebbe il trattato dell'Unione monetaria'', e' scritto nel Bollettino.
 red/men

Eurogruppo: un piano in ogni paese per fronteggiare l'uscita di Atene dall'euro. Ma la Grecia smentisce
Il gruppo di lavoro dell'Eurozona, che prepara il lavoro dell'Eurogruppo a livello tecnico, ha concordato che ogni paese membro dell'unione monetaria dovrebbe preparare un piano di intervento per fronteggiare le conseguenze di una eventuale uscita della Grecia dall'Eurozona. Lo hanno indicato fonti dell'Eurozona a Reuters.
La smentita di Atene
Il ministero delle finanze greco ha subito smentito la notizia secondo cui nella teleconferenza dello Euro Working Group di lunedì scorso «é stato concordato che ogni paese dovrebbe preparare piani di emergenza per le conseguenze potenziali di una uscita della Repubblica Ellenica dall'unione monetaria». Tali notizie «non solo sono false ma nascondono gli sforzi della Grecia per fronteggiare le sfide in questo periodo critico».
La conferma del ministro delle Finanze belga
I piani di contingenza per un'uscita della Grecia dall'euro esistono ed è «irresponsabile» affermare il contrario. Ad affermarlo è il ministro delle Finanze belga, Steven Vanackere, a Bruxelles per il vertice Ue informale sulla crisi. Dopo la girandola di conferme e smentite ufficiose susseguitesi nelle scorse ore, le esternazioni sul tema dei membri dell'Eurogruppo non stanno però aiutando a fare chiarezza.
Dracme o G-Euro?
Nonostante la smentita di Atene, quindi, nelle ore che precedono il vertice informale di Bruxelles, non sembra più in discussione la possibilitá per la Grecia di uscita dall'Eurozona, ma piuttosto i tempi e le modalitá. La notizia trapelata da Bruxelles sui piani che ogni paese dovrebbe preparare per gestire un addio di Atene alla moneta unica si accompagna a quella, riferiti dal settimanale tedesco 'Die Zeit', secondo cui anche la Bce starebbe predisponendo un proprio progetto, attraverso un gruppo di crisi, per affrontare lo scenario post-voto. Un team simile a quello giá predisposto dalla Bundesbank e che, forse non a caso, è guidato da Joerg Asmussen, direttore esecutivo dell'Eurotower, ma anche uno dei rappresentanti tedeschi della Bce più inflessibili sul tema del rigore e dell'austeritá.
Le iniziative delle singole banche
Ma le voci in arrivo da tutta Europa riferiscono anche di iniziative delle singole banche per non essere travolte dalle conseguenze di un crollo della Grecia. Una fra le proposte più singolari (ma anche più concreta di quanto possa sembrare) è quella avanzata da Thomas Mayer, senior advisor di Deutsche Bank, che ha ipotizzato la creazione in Grecia di un duale di monete: euro e G-euro, quest'ultime una specie di cambiali con cui lo Stato ellenico potrebbe pagare parte degli stipendi pubblici.
 23 maggio 2012

Kosovo: incendiate e distrutte due case di serbi
Protesta Belgrado, che chiede intervento Eulex
23 maggio, 17:07
(ANSAmed) - BELGRADO/PRISTINA, 23 MAG - In Kosovo, nel villaggio di Drenovac, sconosciuti hanno incendiato la notte scorsa due case appartenenti a profughi serbi che hanno fatto ritorno nelle loro terre. Nessuno dei proprietari era nelle due case, che sono andate distrutte quasi completamente.
 Immediata la condanna da parte della comunita' serba locale, secondo cui il messaggio lanciato e' chiaro: i serbi non sono i benvenuti, e farebbero meglio a non tornare in Kosovo.
 A Belgrado sia il ministero dell'Interno sia il ministero per il Kosovo hanno duramente stigmatizzato l'atto criminoso, chiedendo l'intervento della missione europea Eulex per giungere all'individuazione dei responsabili. Intanto, nella parte serba di Kosovska Mitrovica, il centro principale del nord del Kosovo a maggioranza di popolazione serba, si e' svolta oggi una manifestazione di protesta contro l'arresto nei giorni scorsi di Jovica Miljkovic, un serbo accusato di aver distrutto deliberatamente materiale e equipaggiamento della polizia kosovara.(ANSAmed).

Svizzera. “… non si esaltino a ogni singola sciocchezza”
di Jens Renner, Stefan Howald – 23 maggio 2012
Pubblicato in: Svizzera
Traduzione di ItaliaDallEstero.info
Il politico italiano, giornalista e intellettuale Antonio Gramsci, a 75 anni dalla sua scomparsa, resta un punto di riferimento importante per la sinistra. Non solo in Italia.
Il 27 aprile 1937 morì Antonio Gramsci, cofondatore del Partito Comunista Italiano, innovatore del marxismo e finora il più discusso al mondo tra gli intellettuali italiani. In occasione del 75° Anniversario, in Italia un po’ dappertutto vengono commemorate le tragiche circostanze della sua morte. Gramsci morì pochi giorni dopo la fine della sua prigionia, all’età di 46 anni, profondamente minato nel fisico da oltre dieci anni di prigionia nelle mani dei fascisti. La sua eredità consiste anche nelle sue innumerevoli memorie, pubblicate in varie edizioni e oggetto di numerose conferenze.
In Italia l’anno 2012 è iniziato anche con una bizzarra disputa storica su Gramsci. Nel suo nuovo libro “Le due carceri di Gramsci. La Prigione fascista e Il Labirinto comunista “, il linguista Franco Lo Piparo sostiene la tesi che Gramsci non fu solo un prigioniero del fascismo, ma anche vittima del “labirinto comunista” di Stalin e Palmiro Togliatti, che guidò poi il Partito Comunista Italiano fino alla sua morte nel 1964. Entrambi avrebbero abbandonato Gramsci ai fascisti, sebbene potessero salvarlo, perché personaggio scomodo e dalle idee stravaganti.

Osteggiato ancora oggi
Una siffatta teoria era stata già sostenuta e poi confutata negli anni Ottanta. In questa vicenda non ci sono nuove prove, ma solo un’ipotesi ancora più azzardata: Togliatti avrebbe fatto sparire nel 1945 un compromettente documento di Gramsci, scrive Lo Piparo. Lo storico Dario Biocca aggiunge un’altra strana nuova teoria: Gramsci avrebbe ceduto ai fascisti alla fine del suo periodo di detenzione.
In realtà Gramsci ha sempre preteso, appellandosi ad una norma del codice penale fascista, il suo rilascio in libertà vigilata. Non avendo voluto sottoscrivere, come richiesto, la dichiarazione di pentimento, la domanda fu respinta, probabilmente dai massimi vertici e da Benito Mussolini stesso, che aveva impedito, già prima dell’offerta di scambio di prigionieri da parte dell’Unione Sovietica, il rilascio di Gramsci.
Una terza recente pubblicazione contro Gramsci sembra ispirata direttamente dalla Guerra Fredda: nel libro di Alessandro Orsini “Gramsci e Turati. Le Due sinistre”, alcune citazioni di Gramsci vengono raccontate in modo tale da essere considerate proprie dell’acerrimo nemico di Stalin. Orsini pone in contrapposizione Gramsci il cattivo contro il buono, il socialista Filippo Turati, un uomo di riforma e dalla parola misurata.
Questo semplice dipinto in bianco e nero ottenne particolare risonanza grazie ad una più che benevola recensione dello scrittore Roberto Saviano, che dopo la pubblicazione del suo libro rivelazione “Gomorra” sulla camorra, può essere considerato una sorta di eroe popolare. La sua parola ha quindi un peso, soprattutto perché la sua recensione è apparsa sul quotidiano di centrosinistra “La Repubblica” che aveva pubblicato anche le tesi di Lo Piparo e Biocca, non dando però spazio ad una replica sulla questione.
Si conoscono solo pochissime posizioni contrastanti, per esempio sul quotidiano “Il Manifesto” – che sta per chiudere – e su siti Internet come marx21.it o gramscioggi.org. Qui Gramsci viene difeso da diffamazioni e strumentalizzazioni. Nei casi singoli però si tratta di altre deformazioni del pensiero non scevre da problematiche, come la visione ortodossa comunista secondo la quale ci sarebbe un legame diretto che unisce Gramsci a Togliatti passando per Enrico Berlinguer, cofondatore dell’ “Eurocomunismo”. Quindi Gramsci sarebbe stato il precursore del “compromesso storico” con la Democrazia Cristiana, che sfociò in un disastro e che è stato considerato fino ad oggi l’inizio della fine del “cammino italiano verso il socialismo”.
Come si inserisce Antonio Gramsci in tutto ciò? Del suo ampio lavoro giornalistico c’è pochissimo a disposizione, fatta eccezione per i 29 diari della prigionia dal 1929 al 1936, integralmente disponibili in lingua tedesca. Quello che emerge come tema ricorrente in tutti i suoi diari, sono riflessioni sulla “egemonia” politica e culturale.
Alla questione del perché la rivoluzione in Russia non abbia avuto successo in Occidente, Gramsci risponde su diversi piani. Innazitutto su quello storico: all’inizio del primo quaderno egli esamina la storia dell’Italia nel 19° secolo. A causa della debolezza della borghesia la neonata nazione, unita nel 1861, fu nella migliore delle ipotesi una democrazia a metà. L’egemonia rimase nelle mani dei moderati per cui l’unità nazionale era più importante delle libertà democratiche. L’iniziativa politica del popolo non era contemplata.

Linguaggio obsoleto
Ma Gramsci dallo studio della storia italiana sviluppa anche elementi di una nuova teoria marxista dello Stato, che supera lo “Stato e Rivoluzione” (1917) di Vladimir Ilyich Lenin. Per Gramsci lo Stato è più che un apparato coercitivo per assicurarsi il dominio di classe. Egli distingue tra leadership e dominio, coercizione e consenso, società politica e società civile. Queste distinzioni hanno anche un’estrema importanza nella trasformazione della società: “Un gruppo sociale può e anzi deve essere dirigente già prima di conquistare il potere”.
Come figlio del suo tempo Gramsci impiega frequentemente concetti tipici del mondo militare. La rapida “guerra di movimento” dei bolscevichi, si contrappone alla lunga “guerra di trincea” in Occidente; la lotta per l’influenza nella società civile viene paragonata alla conquista delle “trincee” e delle “casematte”, le fortezze sotterranee.
Più che il linguaggio di Gramsci oggi infastidisce l’evidente prospettiva che emerge in modo ricorrente circa la conquista del potere politico. Dopo diciotto anni di berlusconismo, la sinistra è più lontana che mai e Gramsci è tutt’altro che un ricordo lontano, anche se le sue intuizioni non sono facilmente applicabili in politica.

Si deve fare un bel respiro
I suoi strumenti analitici sono applicabili, ad esempio, nell’analisi critica della storia italiana, la cui fase più buia, il fascismo e l’alleanza con la Germania nazista, trova un senso nell’analisi di Gramsci. Il culto dell’unità nazionale, la mancanza di democrazia nel neonato stato nazionale, resero il fascismo certo non inevitabile, ma possibile. Questo è un punto nodale contro la dominante rappresentazione eroicizzante del proprio passato, che ha improntato il 2011, anno del giubileo (“150 anni d’Italia”).
Grazie a Gramsci si può capire meglio anche la storia recente, tuttora in corso: il berlusconismo. A tal proposito si stanno verificando interessanti dibattiti all’interno della sinistra italiana. Che si tratti di una “rivoluzione passiva” dall’alto, come ai tempi del fascismo?
Alcuni autori esprimono dubbi che il blocco politico guidato da Silvio Berlusconi abbia davvero esercitato una egemonia in senso gramsciano, poiché un consenso egemonico sarebbe più della mera approvazione passiva delle misure adottate dal governo. Anche dopo la sostituzione di Berlusconi con Mario Monti si continuerà a discutere se negli ultimi venti anni abbia preso il potere un “blocco storico”, se quindi una classe dominatrice abbia o meno inglobato nella sua egemonia gli altri livelli sociali. Oppure se il dominio di Berlusconi non sia stato altro che una traballante alleanza di partiti.
Nemmeno in quest’ultimo caso si intravede una svolta della sinistra. I neogramsciani insinuano che la sinistra abbia perduto la sua “egemonia culturale” assai prima della storica sconfitta del 2008. Un esempio spesso citato a sostegno di questa tesi sono i lavoratori della FIOM, sindacato di sinistra dei metalmeccanici, che lottano per la tutela dei propri interessi, ma che alle elezioni votano Lega Nord.
Per la sinistra italiana, come nell’attuale scontro storico, diventa importante difendere qualsiasi “casamatta”, ma se segue Gramsci allora ha bisogno di fare un bel respiro. “Bisogna creare uomini sobri e pazienti, che non disperino dinanzi ai peggiori orrori e non si esaltino ad ogni sciocchezza”, scriveva Gramsci nel 1935 già segnato da una tremenda malattia. La nota si conclude con il motto spesso citato: “Pessimismo dell’intelligenza, ottimismo della volontà”.
Jens Renner

“Egemonia”
Chi controlla mente e corpo?
Il concetto più influente di Antonio Gramsci, quello di “egemonia”, dal punto di vista dell’effetto ha una sua storia alle spalle. Negli anni Settanta e Ottanta è servito contro i concetti ortodossi della sinistra radicale a descrivere le difficoltà quotidiane dei lavoratori. Per conseguire il potere si deve anche combattere per le menti; non si deve solo quindi cercare di impadronirsi dell’economia e dello Stato, ma anche di avere un ruolo di primo piano nella società civile, nelle diverse categorie, quali scuola, chiesa, sport o media. Era questo che si intendeva in senso positivo con marcia nelle istituzioni. Queste istanze caratterizzano ciò che Gramsci definisce ‘filosofia di vita quotidiana “: essa contiene elementi disparati, anche contraddittori, che vengono collegati in modo da poter agire nella vita quotidiana.
A metà degli anni Ottanta gli esponenti della destra riscoprirono il concetto facendolo proprio proficuamente. Il neoliberismo rivendicava la leadership non soltanto nell’economia, ma anche nel dibattito delle idee. Ora all’uomo è stato inculcato l’individualismo sfrenato, allontanandolo dalla solidarietà. Alla società per azioni “Io”, al lavoro flessibile e con sede ovunque che si sta sempre più diffondendo nella vita quotidiana, corrisponde un modello di comportamento civico sociale: il desiderio sfrenato di una individualità carismatica o di uno spettacolare turismo d’avventura, per esempio, o la necessità ossessiva di essere reperibili al cellulare o su internet.
Per quanto riguarda il dominio del neoliberalismo, la crisi finanziaria non ha cambiato molto. E’ rimasto per un anno sulla difensiva, poi si è ripreso. Strutture egemoniche e filosofie di vita quotidiana non si possono cambiare da un giorno all’altro. Il servizio sulla borsa nel notiziario principale della televisione svizzera non dice mai nulla di nuovo, trasmette solo l’incomprensibilità del mercato azionario, ma forse alla fine è proprio grazie a questo che si potrà ancora vincere. Dello stesso tenore sono gli innumerevoli quiz televisivi e le soap opera, nei quali ognuno può creare a proprio piacimento l’aumento del consumo e una società degli svaghi.
Nella razionalissima e precisa metropoli finanziaria di Zurigo, culla della riforma protestante di Huldrych Zwingli, questa filosofia di pensiero è già incisa nel DNA: in proporzione in nessun’altra maratona al mondo i partecipanti ottengono tanti tempi record.
Stefan Howald
[Articolo originale "«… sich nicht an jeder Dummheit begeistern»" di Jens Renner, Stefan Howald]


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