sabato 19 maggio 2012

pm_19.5.12/ La funzione esistenziale degli indiani e’ di avvalorare l’esistenza dei ratti. Quella dei greci di ispirare i balcanici al “giochetto del pretesto”; i veneti si qualificano per quello che storia docet.

Marò, ora l'India rispetti le regole
Maro', ancora respinta la liberta' dietro cauzione
Marò, De Mistura: ''Porteremo richiesta libertà su cauzione fino a Corte Suprema''
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Destra e sinistra unite contro l'ingerenza tedesca
Pordenone, padania. Previsioni pessime, si salva chi fa export
Venezia, padania. Mose, nel 2013 le prime prove «Manca un miliardo e mezzo»

Marò, ora l'India rispetti le regole
Una fuga di notizie con molte ombre. Segnali sempre più oscuri e sgradevoli di un trattamento in barba a ogni norma internazionale. La vicenda dei due sottufficiali della Marina Militare detenuti in Kerala si colora ogni giorno di tinte più fosche. Ieri i media dello stato indiano hanno avuto il rapporto della polizia locale che accusa i due militari italiani di omicidio. Un documento che doveva restare riservato, nella sola disponibilità della magistratura. Al gioco della comunicazione strategica delle autorità del Kerala, che continuano a mettere all'indice Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, va detto però basta. Il richiamo dell'ambasciatore italiano a Nuova Dehli, Giacomo Sanfelice, non può che essere un primo passo. È doveroso che Latorre e Girone abbiamo un processo rigoroso, nessuno lo mette in dubbio. Ma questo non può consentire tattiche dilatorie, da parte degli indiani, per tenere l'Italia sulla corda. È stato già accettato, obtorto collo, che la questione attendesse gli esiti elettorali in Kerala: spiegavano - ma non certo legittimavano - una serie di tempi lunghi dopo l'arresto dei due militari italiani. Adesso è il momento della chiarezza e del rispetto delle regole, a partire da quelle diplomatiche. Senza alcuna eccezione.

Maro', ancora respinta la liberta' dietro cauzione
 I legali al lavoro per presentare un nuovo ricorso per La Torre e Girone
19 maggio, 10:57
TRIVANDRUM (INDIA) - Il tribunale indiano ha respinto nuovamente a Kollam la richiesta di liberta' dietro cauzione presentata dai legali dei maro' Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. Lo ha appreso l'ANSA da fonti della delegazione italiana. Dopo il primo no l'11 maggio "per motivi tecnici" del 'chief magistrate' di Kollam é stato oggi un giudice della 'Session Court' dello stesso tribunale a firmare una seconda sentenza negativa per la richiesta di libertà dietro cauzione presentata dai legali dei marò. I legali, si è appreso, sono già al lavoro per presentare un nuovo ricorso ed una nuova domanda sullo stesso tema a partire da lunedì prossimo presso l'Alta Corte di Kochi.

Marò, De Mistura: ''Porteremo richiesta libertà su cauzione fino a Corte Suprema''
Roma, 19 mag. (Adnkronos) - "Non siamo affatto sorpresi, anche se il disappunto rimane, per il rifiuto" della corte di Kollam di concedere la liberta su cauzione ai due marò italiani. E' quanto dichiara all'Adnkronos, Staffan De Mistura, il sottosegretario agli Esteri impegnato nella sua terza missione in India dall'inizio della vicenda, annunciando che si è pronti a "risollevare la questione alla prossima istanza e ancora alla prossima fino all'istanza più alta, quella della Corte Suprema".
"Si trattava della prima istanza e come tale, soprattutto dopo i capi di imputazione di ieri, sarebbe stato sorprendente" un pronunciamento diverso da quello che si è avuto, continua De Mistura, sottolineando che "comunque era nostro dovere puntarci" anche se il rifiuto "a detta di tutti era scontato". Ma si continuerà a sollevare la richiesta alla istanze superiori, "perché riteniamo che ne abbiamo il diritto e perché più si va in alto e più viene ascoltati".
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Destra e sinistra unite contro l'ingerenza tedesca
dal nostro inviato Vittorio Da Rold
ATENE - Una giornata convulsa quella di ieri ad Atene trascorsa sotto l'insegna dei sempre più tesi rapporti tra Germania e Grecia, due paesi agli antipodi, lo Zenith e il Nadir nel cielo della bandiera stellata della Unione europea, soprattutto sulle scelte di politica economica per uscire dalla crisi.
A scatenare l'ennesima polemica tra le due nazioni, la proposta, poi smentita, di Berlino di indire un referendum sulla permanenza greca nell'euro; ipotesi rispeditata al mittente dai due maggiori partiti ellenici, il conservatore Nuova Democrazia e il radicale di sinistra, Syriza. «Il popolo greco non ha bisogno di un referendum per provare che è pro-euro», ha detto irato il conservatore Antonis Samaras in una nota, per una volta d'accordo con Alexis Tsipras, della sinistra radicale, che ha affermato come «la Merkel è abituata a indirizzarsi ai leader politici greci come se la nazione fosse un protettorato».
Parole dure come pietre che hanno definitivamente seppellito quei momenti di sintonia che fino al 2009 si erano registrati tra la Merkel e l'ex premier popolare Costas Karamanlis, oggi a riposo. Sono molti i motivi di frizione se non di conflitto latente tra i due paesi che improvvisamente riesplodono: dal tema ancora aperto dei risarcimenti di guerra relativi all'occupazione nazista, alla presunta colonizzazione economica della Germania che possiede la concessione dell'aeroporto di Atene, di alcune autostrade, di una quota di rilievo nella Ote, la società delle telecomunicazioni.
Per non parlare degli acquisti di armi, tra cui alcuni sottomarini della Thyssen-Krupp, che l'ex premier George Papandreou, subentrato nell'ottobre 2009 ai conservatori di Karamanlis, non voleva più acquistare, ma nel marzo del 2011 dovette accettare se non voleva vedersi chiudere i rubinetti dei prestiti Ue. Poi ci sono state le accuse di corruzione della tedesca Siemens, durante i lavori per le Olimpiadi del 2004, che secondo i giudici tedeschi in numerose occasioni si era "adattata" ai sistemi locali.
Per non dimenticare la copertina della rivista tedesca Focus con un fotomontaggio raffigurante la famosa statua della Venere di Milo che mostra il dito medio all'Unione europea. La rivista aveva anche pubblicato un articolo che definiva ripetutamente i greci i "truffatori" della famiglia europea. Fotomontaggio ripreso questa settimana dalla rivista greca Cash che usa lo stesso fotomontaggio indirizzato alla Merkel. Con numeri in edicola esauriti.
I rapporti difficili anche sotto il profilo delle ricette economiche per uscire dalla crisi: come ha ricordato recentemente alla Cnn il nuovo leader della sinistra radicale, Tsipras, «la politica di austerity della signora Merkel sta portando tutti gli europei all'inferno». Esattamente il contrario di quanto il ministro delle finanze tedesco, Wolfgang Schaeuble, dice: austerità e riforme strutturali. Ma i greci ribattono: se hai l'80% dell'economia formata da consumi interni e spesa pubblica, e tagli questi due affluenti, il fiume della crescita si secca e il paese muore. È come bere la cicuta.
 19 maggio 2012

Pordenone, padania. Previsioni pessime, si salva chi fa export
L’indagine della Cciaa di Pordenone sul primo trimestre. Male manifatturiero, costruzioni e commercio
di Elena Del Giudice PORDENONE. Sono le esportazioni l’àncora dell’economia pordenonese nel primo trimestre. A fronte di un mercato interno in contrazione in tutti i settori, a compensare, almeno in parte, ci sono i Paesi emergenti sui quali le imprese del Friuli occidentale continuano a scommettere.
 Il traino dell’export emerge con chiarezza dall’indagine congiunturale della Camera di commercio di Pordenone su manifatturiero, edilizia e commercio al dettaglio, con un focus particolare sul legno-mobile, secondo comparto economico provinciale.
 Il contesto generale «evidenzia luci e ombre – ha spiegato in conferenza stampa il presidente dell’ente camerale, Giovanni Pavan – con una costante costituita dai segnali di sofferenza». Ma a preoccupare di più non sono tanto, o non solo, i dati relativi al primo trimestre 2012, quando le aspettative degli imprenditori «orientate, per il trimestre successivo, al pessimismo: sono di più le aziende che prevedono una flessione di ordini e fatturato che quelle che intravedono prospettive di ripresa». Sempre in termini generali l’occupazione tiene, ma dopo una flessione pesante avvenuta negli anni precedenti.
 Il mobile. Un primo trimestre «sostanzialmente stabile - ha rilevato Mauro Manassero, presidente dell’Asdi del mobile - rispetto allo stesso periodo del 2011», mentre sotto l’aspetto congiunturale gli indicatori flettono significativamente. Un dato relativamente severo perché il settore risente di un andamento stagionale che vede il calo di produzione e fatturato concentrarsi nel 1° e nel 3° trimestre di ogni anno. «L’estero - ancora Manassero - è il mercato al quale dobbiamo rivolgerci con ancora più determinazione, e in questa direzione stiamo lavorando come distretto per la realizzazione di progetti di aggregazione che consentano anche alle aziende meno strutturate di cogliere questa opportunità».
 Metallo. Il segmento del metallo e prodotti in metallo è in sostanziale tenuta, con una ripresa dell’occupazione, ordinativi in crescita, soprattutto esteri, e un fatturato complessivo positivo. Anche qui, però, le attese degli imprenditori su una flessione nel secondo trimestre, superano quelle di chi si prevede un incremento degli ordini.
 Metalmeccanico. Il +8,1% dell’export non è stato sufficiente a garantire la piena utilizzazione degli impianti e a recuperare i livelli di produzione del 1° trimestre 2011, che segnano infatti -4%. Discreto però il livello degli ordini in portafogli che determina un’aspettativa incerta, ma non negativa, per il futuro.
 Altro manifatturiero. Settore non specifico ma che rappresenta circa il 50% delle attività manifatturiere della provincia di Pordenone, è quello che denota una maggiore sofferenza: giù occupazione, produzione, ordini, e attese negative.
 Costruzioni. I dati sono drammatici: nel raffronto con il 2011 le commesse scendono del 3%, del 10% la produzione, dell’8,5% il fatturato. Occupazione stabile, ma il settore in provincia ha perso un migliaio di addetti negli ultimi anni, e le attese sono negative.
 Commercio. Le vendite al dettaglio crollate di quasi il 6%, peggior risultato degli ultimi 5 anni, sono la conseguenza dello stato generale dell’economia pordenonese che ha aumentato la disoccupazione e ridotto la capacità di acquisto delle famiglie. Non andrà meglio, secondo gli imprenditori, nel secondo trimestre dove le spinte inflattive spingeranno in alto i prezzi.

Venezia, padania. Mose, nel 2013 le prime prove «Manca un miliardo e mezzo»
La visita al cantiere dei protagonisti delle regate di Coppa America. Completato il primo cassone al Lido. Il Consorzio assicura: flusso finanziario costante
VENEZIA — L’acqua è tornata nel terrapieno, il primo enorme cassone è stato ancorato e gli altri otto sono sott’acqua pronti per essere posati sui fondali. E proprio ai cassoni saranno agganciate le paratoie mobili che hanno il compito di ergersi dalle bocche di porto per fermare l’ingresso dell’acqua alta a Venezia. In una mattinata di lavoro, la bocca di porto del Lido sul lato di Treporti ha cambiato volto. E ora il Consorzio Venezia Nuova procede spedito con i lavori - i più importanti di tutto il Mose - per arrivare il prossimo anno a testare le paratoie che in caso di marea superiore ai 110 centimetri impediranno alle acque di allagare la città di palazzo Ducale e San Marco. Venerdì il sistema delle dighe mobili è stato presentato al pubblico della vela con un enorme striscione affisso sui cantieri: «Mose welcomes America's cup».
I catamarani lo hanno visto in tutte le loro uscite di prova e gara al Lido e ieri il Consorzio ha passato in rassegna i lavori. Esattamente una settimana fa, a poche ore dalle prime gare, un cassone alto 26 metri e largo una sessantina è stato messo al suo posto, in sordina. «La manovra di alloggiamento è molto delicata, serve una precisione millimetrica - ha spiegato Flavia Faccioli del Consorzio Venezia nuova -, era la prima volta che veniva fatta, volevamo essere sicuri che andasse tutto bene». E tutto in effetti è andato da manuale. Tra meno di un mese, dopo il 6 giugno, il secondo blocco di cemento lascia la «tura » scortato e trainato da rimorchiatori e di qui a ottobre tutte le nove strutture che andranno a ospitare le schiere di 41 paratoie del Lido saranno al loro posto. «Saranno montate ai cassoni», ha continuato Faccioli. In sei delle nove «case» delle dighe mobili sommerse a Treporti e di cui oggi è visibile sono un'ombra sull'acqua andranno tre paratoie, una invece è più piccola e ne ospita due. «Durante il suo alloggiamento il cassone galleggia come un iceberg», ha spiegato ieri il Consorzio. Proprio al Lido, la bocca di porto veneziana più grande e profonda (è larga 1.300 metri e scende a meno 12), saranno fatte le cosiddette prove in bianco.
Le paratoie cioè esattamente tra un anno da oggi verranno sollevate a simulare la loro entrata in funzione in caso di acqua alta. I lavori del Mose continuano però su più fronti. «Abbiamo 18 chilometri di cantiere a mare - ha sottolineato il Consorzio -, alla bocca di porto Malamocco siamo molto avanti, i cassoni lì sono il doppio di quelli del Lido e vengono messi al loro posto con una specie di ascensore ». Il Mose ha superato ormai il 65% del totale dei lavori ed è finanziato al 75%. All'appello manca tuttavia ancora un miliardo e mezzo di euro. «Le parole del ministro Corrado Passera (Infrastrutture, ndr) lasciano ben pensare sul finanziamento totale dell'opera - ha detto Faccioli -, l'importante è che il flusso finanziario sia costante per non dover interrompere i cantieri». Il Cipe ha deliberato 630 milioni che però non sono ancora stati versati a Venezia e il Consorzio è ricorso a prestiti ponte. In teoria per il 2015 l'opera sarà ultimata e collaudata a dodici anni dalla posa della prima pietra in pompa magna. «Tutto dipende dai finanziamenti dei prossimi anni», ha concluso Faccioli.
Gloria Bertasi

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