martedì 26 giugno 2012

am_26.06.12/ Lelio Cusimano: Non è agevole spiegare perché l'Europa, con 500 milioni di abitanti, può ricominciare a crescere con 130 miliardi di euro e la Sicilia, con 5 milioni di abitanti, non possa farlo con i suoi 10 miliardi.---Due miliardi di euro evasi nei primi cinque mesi del 2012 in Veneto dove sono stati 325 gli evasori scoperti dalla guardia di finanza.

Sicilia, tasse da record ma per i soliti noti
L'UNIONE SARDA - Politica: «Aprire un conflitto con lo Stato»
Confindustria: «La crisi è peggio del previsto»
Germania: debito pubblico 1/o trim +2,1%
Crisi: Cipro chiede salvataggio a Ue
Portogallo, lontano da obiettivo target deficit 2012
Grecia: si dimette ministro Finanze
Svizzera e Polonia stringono accordo swap franco/zloty
Veneto, padania. Fisco, due miliardi di euro evasi nei primi cinque mesi in Veneto

Sicilia, tasse da record ma per i soliti noti
L'aliquota dell’addizionale Irpef, nell’Isola è dello 0,45%, nelle altre regioni dello 0,34%. Le Province possono variare l'imposta di trascrizione: 5 province su 9, hanno deliberato l'aumento massimo del 30% dell'imposta base. Insomma torchiando di più chi già paga, pensiamo di salvare i conti pubblici
di LELIO CUSIMANO
Anche il più distratto degli italiani dovrebbe ormai avere chiaro che la soluzione della crisi economica che squassa il vecchio Continente resta affidata a due semplici quanto complesse ricette: rigore nei conti pubblici e politiche di sviluppo per il lavoro. Gli italiani stanno già pagando un duro prezzo al rigore anche se non vedono ancora segnali di sviluppo. I consumi delle famiglie italiane sono diminuiti del 4% in tre anni e la disoccupazione sfiora il 10%. E la Sicilia? Qualche giorno fa la sede di Palermo della Banca d'Italia ha presentato il consueto report sull'Isola. Questo utile strumento di conoscenza può farci da guida per meglio comprendere come i temi del «rigore» e dello «sviluppo» vengano trattati in salsa siciliana.
Partiamo da quest'ultimo, consapevoli che il principale strumento di intervento della Regione Siciliana per favorire lo sviluppo risieda nella spesa, nella buona spesa, dei fondi europei. Come ricordano i tecnici della Banca d'Italia, la Sicilia dispone di una dotazione complessiva di risorse comunitarie per 10,8 miliardi di euro. Per i nostalgici della lira si tratta di quasi 21 mila miliardi.
Alla fine del 2011 (cinque anni dopo l'avvio del programma ed un anno prima della sua conclusione) la spesa certificata non superava però il miliardo.
I primi 15 milioni di euro sono stati già tolti alla Sicilia per mancata spesa, con il cosiddetto disimpegno automatico. Si dirà che 15 milioni sono poca cosa rispetto a quasi 11 miliardi disponibili. Ma le prospettive future non sembrano rosee. Come ha dichiarato, riguardo ai fondi europei, il ministro Fabrizio Barca (Corriere della Sera del 18 giugno) «in Sicilia siamo all'assoluta staticità; sono insoddisfatto».
Il tempo a disposizione per utilizzare i fondi europei è quasi alla fine, eppure bisognerebbe promuovere ogni sforzo per impegnarne (bene) la parte più consistente; non sappiamo se avremo un'altra opportunità come questa. Dall'Europa ci arriva intanto un monito indiretto. Nell'incontro di Roma dei quattro Paesi leader (Germania, Francia, Italia e Spagna) è venuta fuori una precisa ricetta: trovare 130 miliardi di euro per rimettere in moto l'intero Continente. Non è agevole spiegare perché l'Europa, con 500 milioni di abitanti, può ricominciare a crescere con 130 miliardi di euro e la Sicilia, con 5 milioni di abitanti, non possa farlo con i suoi 10 miliardi.
E passiamo al rigore dei conti pubblici. Come in un qualunque bilancio familiare, la ricetta è semplice: ridurre le spese ed aumentare le entrate (tasse). Anche in questo caso torna utile il report della Banca d'Italia, con il suo focus sulle entrate tributarie. È noto da tempo, almeno agli addetti ai lavori, che in Sicilia, per dirla con un eufemismo, abbiamo qualche difficoltà a far pagare le tasse. La Regione ad esempio incassa 2.217 euro per abitante, mentre nella media delle altre regioni a statuto speciale se ne incassano 3.375 a testa. Come dire il 35% in più.
Analogamente i Comuni della Sicilia incassano 275 euro per residente, rispetto ai 310 euro dei comuni nelle altre regioni speciali. Fanno eccezione soltanto le Province siciliane con 57 euro pro capire rispetto a 50 euro delle altre. Questo malvezzo tutto siciliano di non pagare i tributi locali, fa venire meno una montagna di soldi; si può stimare che il minore gettito regionale e comunale sia nell'ordine di almeno 4 miliardi di euro all'anno, che vengono sottratti ai servizi pubblici ed alla spesa sociale. La strada maestra per correggere questa stortura sarebbe quella di allargare la base imponibile, insomma fare pagare tutti. In tempi di crisi c'è un'altra strada obbligata: aumentare le tasse.
E la Sicilia che cosa ha fatto? Si è guardata bene dall'allargare la base imponibile, essendo più agevole e veloce fare pagare di più... quelli che già pagano. La Regione Siciliana concentra il 97% dei propri tributi nell'Irap e nell'addizionale Irpef. Ed ecco che l'aliquota Irap è fissata al 4,82%; il massimo consentito in Italia dalla legge. L'addizionale Irpef è fissata all'1,73% rispetto alla misura base dell'1,23%. I Comuni, dal canto loro, hanno due strumenti a disposizione: l'ICI (oggi IMU) e l'addizionale Irpef. Nel 2011 i Comuni delle altre regioni a statuto speciale applicavano in media una aliquota ICI del 6,14 per mille, quelli siciliani invece del 6,49 per mille.
Nel caso poi dell'addizionale Irpef, l'aliquota in Sicilia è dello 0,45%, nelle altre regioni dello 0,34%. Le Province, infine, possono variare l'imposta di trascrizione. Cinque province siciliane su nove, hanno così deliberato l'aumento massimo del 30% dell'imposta base. Insomma torchiando di più chi già paga, pensiamo di salvare i conti pubblici. Scriveva qualche giorno fa Ferruccio De Bortoli: è grave che nel nostro Paese abbia perso di significato - non del tutto per fortuna - il concetto di una classe dirigente responsabile, preoccupata dell'interesse generale, in grado di esprimere un indirizzo, un'idea di società... insomma fiera di dirigere e non sfacciata soltanto nell'esigere.

L'UNIONE SARDA - Politica: «Aprire un conflitto con lo Stato»
25.06.2012
Non è una chiamata alle armi, perché l'uomo è pacifista: ma quella promossa da Paolo Maninchedda è, politicamente, una sollevazione. L'esponente sardista ha ispirato le mozioni sulla sovranità votate già da due Unioni di Comuni (Marghine e Valle del Cedrino), che dichiarano «il diritto dei sardi all'autogoverno» e aprono «una stagione competitiva con lo Stato», chiedendo elezioni regionali anticipate. La dialettica conflittuale con Roma è il collante che Maninchedda immagina per un'alleanza «sovranista», dopo aver rinnovato l'indipendentismo del Psd'Az e ideato l'ordine del giorno (approvato in Consiglio) che ridiscute le ragioni della permanenza dell'Isola nella Repubblica italiana. «Se anche i Comuni aprono un conflitto con lo Stato - ragiona Maninchedda - significa che in un pezzo d'Italia la sovranità statale è sottoposta a verifica. Non ci sono più mille “vertenze Sardegna”, ma una questione sarda: il punto è dire allo Stato se comanda lui o comandiamo noi». È così fondamentale decidere chi comanda? «Sì, perché chi governa non dà risposte ai problemi della Sardegna. Anzi, lo Stato governa contro i nostri interessi». Qualche esempio? «Il primo è la tirannide fiscale. La pressione enorme impedisce di accumulare capitali. Poi i trasporti: tra Sardegna e società di navigazione, lo Stato sta con le seconde. E sulla continuità territoriale, Prodi ha imposto a Soru che i sardi si pagassero un loro disagio». Quell'accordo prevedeva anche più entrate per l'Isola. «Sì, ma con la ganascia del patto di stabilità che taglia la spesa. Se a lei danno una paga di tremila euro ma le impediscono di spenderne più di mille, il suo vero stipendio è mille». Parliamo di energia. «È evidente il privilegio che lo Stato accorda a Enel ed E.On, e nessuno conosce le tariffe a cui Terna acquista dai loro impianti definiti “essenziali”. Ma parliamo anche di istruzione: i fondi agli atenei premiano le zone già ricche, utilizzando come parametro il tempo trascorso dai laureati prima di trovare lavoro. Così Sassari paga il contesto economico in crisi». Non crederà a un complotto? «No. Ma l'Italia non può permettersi, al centro del Mediterraneo, un'isola padrona dei suoi mari e dei suoi cieli, con una pressione fiscale al 31% e un settore manifatturiero tax free per cinque anni: saremmo un competitor molto serio». Basta fare da soli, per crescere così tanto? «Ma indipendenza, oggi, non vuol dire stare soli. Tantomeno autarchia. Vuol dire essere responsabili di noi stessi. I sardi saprebbero ben governare il loro fisco, i trasporti, la scuola...» La sola nostra fiscalità reggerebbe il costo di tutti i servizi? «Accetto la domanda se la si rivolge a tutta l'Europa. Non è che non ce la fa la Sardegna: non ce la fa l'Italia, la Francia, la Spagna. Infatti si indebitano, ed ecco perché il debito pubblico degli Stati è così critico». Lei ha detto che una proposta unitaria di governo degli indipendentisti oggi vincerebbe. Com'è possibile? «Con un progetto credibile. Non fondato sull'eroismo indipendentista, di chi pensa più a perpetuare la memoria di sé che a costruire uno Stato. Bisogna avere il coraggio di chiedere, in campagna elettorale, un mandato per fare cose dure: sacrifici per rendere la Sardegna più civile, colta, laboriosa. Serve un grande patto solidaristico: forse dovremo dire a chi ha uno stipendio buono che non si potrà creare occupazione senza rinunciare a qualcosa». Quale alleanza immagina? «Più che altro immagino una campagna elettorale in cui il discrimine non sia centrodestra contro centrosinistra, ma Sardegna contro Italia. Federalisti europeisti contro unionisti». È l'idea maturata con Sel? «Guardi, se si fa un accordo tra segreterie, la gente non lo capisce. Altro è se si crea qualcosa dal basso, anche con chi ha ruoli di partito ma fuori dalle liturgie partitiche». Le primarie sono una di queste liturgie? «No, io sono favorevole: se sono serie, trasparenti e non drogate dai sinedri di partito». C'è chi pensa che lei voglia fare il presidente della Regione. «È vero che alcuni me ne parlano, ma credo che il presidente debba venire fuori da percorsi democratici e da rapporti sociali, non da designazioni. Serve uno che faccia squadra, e non tema di mettere in Giunta persone più capaci di lui». Come valuta Cappellacci? «Non ha percezione adeguata della gravità di alcuni problemi. Con lo Stato è partito da un atteggiamento debole, virando poi verso la conflittualità: ma negli uffici ministeriali hanno ancora il vecchio file , e lui sconta queste oscillazioni».

Confindustria: «La crisi è peggio del previsto»
L'ufficio studi: «Insufficienti le misure adottate dalla Bce»
E Squinzi scrive a Barroso: «Ritrovare la strada della crescita»
MILANO - Le condizioni economiche dell'eurozona «si stanno rivelando molto peggiori di quel che era stato previsto pochi mesi fa». E le misure finora adottate dalla Bce e dai governi «si sono dimostrate del tutto inadeguate». Confindustria non vede possibilità di ripresa all'orizzonte, e distilla tutto il suo pessimismo in una nota sulle politiche di bilancio europee e di anticipazione delle previsioni del rapporto del suo centro studi. In particolare, sottolineano i tecnici di viale dell'Astronomia, «le politiche di bilancio improntate al solo rigore, invece di stabilizzare il ciclo, stanno facendo avvitare su se stessa l'intera economia europea».
LA LETTERA DI SQUINZI - Intanto il presidente degli industriali, Giorgio Squinzi, a margine dell'assemblea degli industriali di Coomo, ha annunciato una nuova iniziativa: «Oggi è partita la lettera di varie associazioni italiane. Ne partiranno altre in questi giorni. È un pressing che stiamo cercando di fare sulla commissione europea perché nel vertice del 28 e 29 di giugno si prendano le decisioni giuste che vadano nella direzione di farci ritrovare la crescita». La lettera indirizzata al presidente della Commissione europea, Josè Manuel Barroso, e al presidente del Consiglio Ue, Herman Van Rompuy. Squinzi ricorda anche di avere «firmato anche l'appello della Cefic, la Federazione delle industrie chimiche europee: 29mila imprese, un milione e 400mila dipendenti. Io, come presidente, e i ceo delle aziende chimiche più importanti abbiamo firmato questo appello perchè ne tengano conto».

Germania: debito pubblico 1/o trim +2,1%
Per la prima volta sopra tetto 2mila mld euro
25 giugno, 17:07
(ANSA) - BERLINO, 25 GIU - La crisi del debito comincia a costare cara anche alla Germania, il cui debito pubblico, nonostante la congiuntura economica nazionale positiva, e' arrivato alla fine del primo trimestre 2012 al record storico di 2.042 miliardi di euro, per la prima volta sopra i duemila miliardi. Lo ha reso noto l'Ufficio federale di statistica Destatis.

Crisi: Cipro chiede salvataggio a Ue
Nicosia vuole ricorrere a Fondo Salva Stati europeo
25 giugno, 18:16
(ANSA) - NICOSIA, 25 GIU - Cipro chiede il salvataggio internazionale. Il governo di Cipro - si legge in un comunicato ufficiale - hanno ufficialmente informato le autorita' europee della decisione di chiedere aiuto finanziario facendo ricorso al fondo salva-Stati europeo.

Portogallo, lontano da obiettivo target deficit 2012
Si allontana per il Portogallo l'obiettivo di un deficit al 4,5% del Pil nel 2012. Lo afferma Commerzbank sottolineando che a maggio Lisbona non ha compiuto alcun progresso in termini di deficit, per lo più a causa della debolezza dell'economia e degli altri costi di finanziamento che il Paese paga sul suo debito. Nei primi cinque mesi del 2012, il deficit del Portogallo è aumentato di circa lo 0,6% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Nel 2011 Lisbona ha registrato un deficit/Pil del 4,2%, un risultato che ha fatto ben sperare ma che è stato influenzato da effetti positivi dovuti a eventi straordinari sul Pil, che difficilmente si ripeteranno, concludono gli economisti.

Grecia: si dimette ministro Finanze
Lettera a premier Samaras, 'motivi di salute'
25 giugno, 18:26
(ANSA) - ATENE, 25 GIU - Il neo ministro delle Finanze greco Vassilis Rapanos, ancora ricoverato dopo un malore che lo ha colpito venerdi' scorso, si e' dimesso. Rapanos, 65 anni, che è stato ricoverato d'urgenza per dolori addominali, nausea e ripetuti svenimenti, ha inviato una lettera di dimissioni al premier greco Antonis Samaras dimesso a sua volta dall'ospedale dopo aver subito un intervento per il distacco della retina.
Nella lettera, Rapanos spiega che non può accettare l'incarico per motivi di salute.

Svizzera e Polonia stringono accordo swap franco/zloty
Le Banche centrali di Svizzera e Polonia hanno stretto un accordo per lo swap in franchi e zloty, che permette all'Istituto polacco di fornire liquidità in divisa elvetica alle banche nazionali che ne avranno bisogno. L'accordo, concluso come misura cautelativa, non dovrà essere necessariamente eseguito, ha precisato la Snb in un comunicato. Lo strumento permette infatti all'Istituto centrale polacco di fornire franchi svizzeri in caso di tensioni sul mercato interbancario. Prima della crisi finanziaria, molti proprietari immobiliari polacchi hanno stipulato prestiti in franchi svizzeri, i cui interessi sono nettamente minori rispetto a quelli dei mutui denominati in zloty. Tutte le transazioni swap dovranno essere approvate dalla Snb e la scadenza degli scambi sará di una settimana.

Veneto, padania. Fisco, due miliardi di euro evasi nei primi cinque mesi in Veneto
Il bilancio al 238esimo anniversario della fondazione del corpo delle Fiamme gialle. Sono stati scoperti 325 evasori, 1.740 lavoratori in nero e irregolari
VENEZIA - Due miliardi di euro evasi nei primi cinque mesi del 2012 in Veneto dove sono stati 325 gli evasori scoperti dalla guardia di finanza. La cifra è stata resa nota dal comandante Interregionale Italia Nord Orientale Pasquale Debidda nel corso del 238esimo anniversario della fondazione del corpo delle Fiamme gialle. I due miliardi si ricavano sommando i ricavi sottratti al fisco per 1,4 miliardi, i costi indeducibili per 800 milioni, cifre che includono anche l'evasione internazionale per quasi 600 milioni e una base imponibile di oltre 1,1 miliardi. Sono stati scoperti 325 evasori, 1.740 lavoratori in nero e irregolari (239 datori di lavoro denunciati); individuati sprechi di denaro pubblico per 3,5 milioni di euro; eseguiti 10.702 controlli per l'emissione degli scontrini e ricevute (23,10% le irregolarità); sequestrati 10 milioni di prodotti contraffatti non solo nell' abbigliamento, ma anche nell'agro-alimentare e dei medicinali, e 4 quintali di droga.
Nella cerimonia, presente anche il comandante Veneto, Walter Cretella Lombardo, il generale Debidda ha illustrato gli obiettivi delle Fiamme gialle impegnate, tra l'altro, con maggiore incisività nella lotta all' evasione fiscale nella quale figura anche quella contro le cosiddette frodi carosello che ha portato a 40 denunce per un' evasione all'Iva anche nell'Unione Europea di oltre 41 milioni. Sul fronte dell'evasione fiscale internazionale (attraverso la fittizia residenza all'estero, le stabili organizzazioni non dichiarate, pratiche di 'transfer pricing') sono stati recuperati 562 milioni. I finanzieri hanno sequestrato patrimoni illeciti per 83 milioni, mentre le adesioni spontanee dei contribuenti sono state per oltre 16,5 milioni di euro nascosti al Fisco. Nella lotta alle frodi legate all'erogazione di incentivi pubblici sono state scoperte truffe per oltre 3 milioni, mentre quella a danno dei bilanci previdenziali ammonta ad oltre 1 milione. In materia di sprechi e irregolarità nell'amministrazione della cosa pubblica, sono stati fatti 4 interventi con l'accertamento di danni all'erario per 3,5 milioni di euro.
Riguardo alle investigazioni antimafia sono stati svolti accertamenti nei confronti di 20 soggetti, mentre la lotta al riciclaggio di capitali sporchi ha visto 114 indagini e l'approfondimento di 161 operazioni sospette; i controlli nelle aree doganali hanno portato al blocco di denaro contante o di titoli per circa 27 mln. Nel contrasto all'usura, le persone denunciate sono 9, di cui 3 arrestate. Sono, invece, 180 i denunciati per reati bancari, finanziari, societari e fallimentari. Sul fronte del soccorso Alpino (Cortina d'Ampezzo e Auronzo di Cadore) i finanzieri hanno salvato 76 persone in 78 interventi. La componente aeronavale del Corpo ha svolto 30 operazioni in materia di polizia ambientale (36 denunciati e circa 60.000 metri quadrati di terreni sequestrati, adibiti a discarica non autorizzata) e di contrasto alla pesca abusiva (sequestro di oltre 3 tonnellate di pescato e di 21 natanti). (Ansa)

Nessun commento: