martedì 26 giugno 2012

pm_26.06.12/ Broccoletti e patate, cibo vitaminoso, adatto al clima europeo.===Il governo tedesco ha accettato di garantire il debito dei Land della Federazione, pur continuando a fare resistenza ad adottare misure analoghe con i Paesi dell'Eurozona.---Bozen, oltrepadania. Ecco come Durnwalder prospetta l’operazione di rinnovo della segnaletica: Verrà garantito il bilinguismo nelle denominazioni di Comuni, frazioni e località abitate. Possono restare invece monolingui case sparse, prati, ruscelli e malghe.---Claudio Pellegatta: Le forti difficoltà che investono le economie dell’Europa meridionale erano generalmente percepite come causate da malgoverno e stili di vita irresponsabili di greci, spagnoli, portoghesi e italiani. Ora però insieme a questo giudizio, molti imputano a questi paesi di aver trascinato il paradiso danese verso le porte del purgatorio latino.

LA NUOVA SARDEGNA - Economia: Consumi ridotti per tutti i nuclei monoreddito
Commercio dettaglio: Istat, ad aprile vendite -1,6% (-6,8% anno)
Crisi: via libera Merkel a bond congiunti con i Land in difficolta'
Cipro: Juncker, presto esame eurogruppo su richiesta aiuti
La slovenia cerca di evitare gli aiuti europei
La crisi tocca la Danimarca
Crisi: Grecia, la troika preme per appuntamento ad Atene
Montenegro: Ue, via a negoziati adesione
Ocse: rischio contagio Italia e Spagna se vertice Ue fallisce
Bozen, oltrepadania. Cartelli monolingui, sì alla sostituzione

LA NUOVA SARDEGNA - Economia: Consumi ridotti per tutti i nuclei monoreddito
25.06.2012
CAGLIARI Le famiglie sarde consumano meno. Secondo l’indagine Istat mensile, nell’isola la spesa è pari, secondo l’ultimo dato, a 1.381 euro, un valore lievemente superiore alla media delle regioni del Sud. Gli effetti della crisi si sono riflessi in maniera marcata sui consumi dal 2007 al 2010, infatti, la spesa si è ridotta del dieci per cento. I consumi familiari nell’isola sono quindi tornati sul livello del 2002. Secondo la Banca d’Italia, «la contrazione superiore a quella registrate nelle altre regioni d’Italia ha contribuito ad ampliare il divario tra la Sardegna e il resto del Paese». La flessione della spesa ha riguardato i consumi per i beni alimentari, per l’abitazione e per i trasporti. Nelle famigli in cui il capofamiglia era un lavoratore dipendente i consumi si sono ridotti di poco meno di un quinto mentre la flessione è stata di circa il dieci per cento per gli autonomi. Nei casi in cui il capofamiglia aveva sino a un massimo di 39 anni oppure era nella fascia tra i 40 e i 64 anni, la spesa è calata in misura maggiore. Da segnalare che il tasso dei finanziamenti concessi alle famiglie dalle banche ha decelerato (dal 3,9 al 2,5) e sulla dinamica ha inciso il rallentamento dei mutui casa.

Commercio dettaglio: Istat, ad aprile vendite -1,6% (-6,8% anno)
26 Giugno 2012 - 10:07
 (ASCA) - Roma, 26 giu - Commercio al dettaglio in calo in Italia. Ad aprile - secondo i dati dell'Istat - l'indice destagionalizzato delle vendite al dettaglio (valore corrente che incorpora la dinamica sia delle quantita' sia dei prezzi) ha segnato una diminuzione congiunturale dell'1,6%. Nella media del trimestre febbraio-aprile 2012 l'indice e' aumentato dello 0,2% rispetto ai tre mesi precedenti. Nel confronto con marzo 2012, le vendite diminuiscono dell'1,5% sia per i prodotti alimentari sia per quelli non alimentari.
 Rispetto ad aprile 2011, l'indice grezzo del totale delle vendite segna una caduta del 6,8%: le vendite di prodotti alimentari diminuiscono del 6,1%, quelle di prodotti non alimentari del 7,1%.
 Le vendite per forma distributiva mostrano, nel confronto con aprile 2011, una marcata contrazione sia per la grande distribuzione (-4,3%), sia per le imprese operanti su piccole superfici (-8,6%).
 Nei primi quattro mesi del 2012, rispetto allo stesso periodo del 2011, l'indice grezzo diminuisce dell'1,6%. Le vendite di prodotti alimentari segnano una flessione dello 0,2% e quelle di prodotti non alimentari del 2,2%.
red/glr

Crisi: via libera Merkel a bond congiunti con i Land in difficolta'
ultimo aggiornamento: 25 giugno, ore 20:16
Berlino, 25 giu. (Adnkronos/Bloomberg) - Il governo tedesco ha accettato di garantire il debito dei Land della Federazione, pur continuando a fare resistenza ad adottare misure analoghe con i Paesi dell'Eurozona. Lo rende noto Bloomberg citando una mail di conferma del governo tedesco: sotto la pressione dei 16 stati che compongono la Federazione tedesca, Angela Merkel ha inaspettatamente deciso di promuovere una forma di garanzia condivisa per aiutare gli stati a rispettare i loro limiti di bilancio. I due livelli di governo pianificano la vendita dei primi bond congiunti gia' a partire dal prossimo anno. la decisione, ha messo le mani avanti il ministro delle Finanze Wolfang Schaeuble, non significa che lo stesso verra' fatto nell'eurozona.

Cipro: Juncker, presto esame eurogruppo su richiesta aiuti
ultimo aggiornamento: 25 giugno, ore 21:31
Bruxelles, 25 giu. (Adnkronos) - Il presidente dell'Eurogruppo Jean-Claude Juncker "ha accolto con favore la richiesta formale di assistenza finanziaria ricevuta dalle autorita' cipriote", richiesta che i Paesi dell'eurozona "esamineranno rapidamente" per dare una risposta formale a Cipro. E' quanto si legge in una nota a firma di Juncker, in reazione alla domanda di assistenza finanziaria fatta da Nicosia.

La slovenia cerca di evitare gli aiuti europei
La Slovenia sta cercando in tutti i modi di evitare il ricorso ai fondi di salvataggio europei, ha dichiarato il ministro delle Finanze Janez Šušteršič, riporta lo ‘ Slovenia Times ‘.
Il governo ritiene che chiedere aiuto sarebbe un cattivo segnale in momento simile, ha detto Šušteršič, secondo il quale si tratterebbe dell’ “ultima spiaggia” per la Slovenia.
“Se fosse possibile – come crediamo che sia – attirare investitori privati per banche, alcuni ora, altri entro la fine dell’anno, aiuti simili non sarebbero necessari”, ha detto Šušteršič.
Il ministro ritiene che il Meccanismo europeo di stabilità (ESM) verrà ratificato tra il 9 e il 10 luglio in modo tale che la Spagna possa beneficiare degli aiuti.
Finora l’ESM è stato ratificato da otto Paesi, Slovenia inclusa.

La crisi tocca la Danimarca
di Claudio Pellegatta
Forte crisi del mercato immobiliare, produttività a meno 20 per cento negli ultimi due decenni, consumo privato in intenso declino, disoccupazione giovanile raddoppiata dal 2008. Stiamo parlando dell’Italia? O di uno dei paesi del famigerato gruppo dei PIGS? Acronimo dispregiativo, ma anche tecnico, che si riferisce ai paesi, in particolare nel sud dell’Europa, con economie deboli e conti pubblici disastrati? No, benvenuti in Danimarca, Scandinavia, il famoso paradiso del benessere egualitario del Nord Europa, dove la crisi economica inizia a farsi sentire.
Nuovi dati sull'economia danese sono chiari, negativi e purtroppo sempre più preoccupanti. Il Pil del primo trimestre di quest’anno è stato rivisto al ribasso dal meno 0,5 per cento a meno 0,1 per cento, portando a due trimestri consecutivi di crescita negativa e quindi a una recessione tecnica, la prima nell’aria scandinava. La crisi sta provocando effetti molto seri nel paese: la disoccupazione è aumentata di 2.600 unità da aprile a maggio, l’export è calato a settembre di quasi due punti percentuali, i consumi interni praticamente fermi e gli investimenti meno che deboli.
Se prima, un certo orgoglio e una profonda fiducia nel sistema danese facevano percepire la crisi dell’eurogruppo lontana, con una punta di soddisfazione per non essere entrati nel sistema monetario europeo, ora, invece inizia a prevalere il pessimismo. Le forti difficoltà che investono le economie dell’Europa meridionale erano generalmente percepite come causate da malgoverno e stili di vita irresponsabili di greci, spagnoli, portoghesi e italiani. Ora però insieme a questo giudizio, molti imputano a questi paesi di aver trascinato il paradiso danese verso le porte del purgatorio latino.
 La Danimarca è un paese con una popolazione di poco superiore ai cinque milioni e mezzo di abitanti e un Pil che si aggira ai 201.7 miliardi di dollari. Per avere una proporzione: la Lombardia, anche se geograficamente molto più piccola della Danimarca, ha una popolazione di oltre nove milioni di abitanti e un Pil regionale di più del doppio di quello danese.
E’ questo il principale problema: la Danimarca è una micro economia che sopravvive principalmente grazie al mercato europeo e britannico, quelli a cui le imprese danesi si rivolgono. Se questi mercati vanno in crisi e riducono le importazioni, il volume delle esportazioni crolla, facendo scendere tutto il Pil. Inoltre le banche danesi sono state profondamente danneggiate dalla crisi bancaria dei subprime anglosassoni, avendo investito molto e assimilato troppo il loro modello. Questo ha perciò creato seri problemi al sistema creditizio nazionale e conseguentemente all'economia reale. Dal 2008 sono già falliti undici istituti di credito e, molto probabilmente, molti altri sono a rischio nei prossimi mesi. La banca centrale danese ha deciso ultimamente l'apertura di una linea di credito del valore di 74 miliardi di dollari. Ma il nuovo ministro delle Finanze Bjarne Corydon ha dichiarato che in futuro sarà molto più difficile che le banche siano nuovamente soccorse con i fondi pubblici, dopo i cinque pacchetti di salvataggio già concessi a partire dal 2008 e il crescente malumore dell’opinione pubblica danese. Nello stesso anno, il credito alle imprese è crollato del 25%, con gravi conseguenze per l'economia reale, un quarto delle imprese, infatti, dichiara di non aver avuto accesso ai finanziamenti, creando perciò grossi problemi nell’occupazione e provocando fallimenti a catena, in particolare tra le micro aziende.
La conseguente minore capacità di spesa dei consumatori ha causato una diminuzione dei consumi, peggiorando il quadro della situazione. E’ difficile, i negozi sono in lotta per il loro fatturato. C'è una certa riluttanza tra i clienti. E’ continuato per tutto l'autunno, e noi non raggiungiamo le cifre dello scorso anno” afferma ad esempio, Lars Svendsen Presidente dell’Associazione negozianti Strøget di Aarhus, secondo centro economico danese. “I ricavi adesso variano tra 0 e 4.000 corone al giorno. Potrebbe essere abbastanza per me, ma non per mantenere i miei altri quattro commessi" sottolinea un altro negoziante nel centro della città. Nel complesso, ora ci sono quasi 161.900 senza lavoro, pari a un tasso di disoccupazione del 5,9 per cento (comunque assai inferiore ai livelli dell’Europa mediterranea). Secondo una ricerca di Jyllands-Posten, uno dei maggiori quotidiani danesi, è visibilmente aumentata la propensione, da parte degli uomini, ad entrare a lavorare nel settore pubblico, che offre, a discapito di uno stipendio mediamente inferiore del settore privato, una sicurezza di più lungo termine del posto di lavoro.
Anche un nuovo fenomeno, piccolo ma molto indicativo e in grande crescita, è il “pendolarismo del nord”. Prendendo un aereo da Kastrup (da Copenaghen è solo un’ora di volo con tariffe economiche) si raggiunge in giornata o per tutta la settimana lavorativa Oslo, la capitale della Norvegia, per ora immune da crisi economica. Per un danese con un buon curriculum e che conosce minimamente la lingua (il norvegese del sud è alquanto simile al danese) non è infatti difficile trovare un buon posto di lavoro tra i fiordi dell’ex colonia.
 Un altro cambiamento interessante, secondo Malene Eriksen, responsabile dell’Ufficio di tutoraggio studenti dell’Università di Copenhagen, è il crescente aumento delle persone che riprendono gli studi universitari, essendo disoccupate, o che al momento, pur lavorando, preferiscono investire maggiormente su se stessi, per aumentare le proprie garanzie di non essere senza impiego un domani. La preoccupante crisi economica in Danimarca sta mettendo anche un freno al tradizionale stato sociale: diminuisce infatti radicalmente la spesa dei comuni per i servizi di assistenza ai cittadini, che riguardano sopratutto bambini e anziani. Per il prossimo anno i comuni saranno costretti a tagliare costi pari a due miliardi di corone, che interesseranno soprattutto il servizio all’infanzia, scuole, cultura e anziani.
Il famoso stato sociale danese inizia perciò a essere ridiscusso e si teme che in futuro non sia più in grado di mantenere gli stessi benefici delle generazioni precedenti, intaccando quel patrimonio di garanzie sociali che aveva cementato la società del benessere. Nuovi dibatti sui giornali e televisioni, fanno immaginare a esperti, con non poco malcelato timore, come e in che modo si rimodellerà il proprio stile di vita nei prossimi anni. Per alcuni, le colpe non derivano solo dalle nuove sfide dei mercati emergenti ma anche da un recente atteggiamento danese sempre più rilassato e pigro nel confrontarsi con il mondo del lavoro: “Ci siamo addormentati cullati dalla “falsa” sicurezza sociale e dalla scarsa motivazione al lavoro”, suggerisce ad esempio Gunnar Svendsen, editorialista dello Jutland Posten.
Intanto Thorning-Schmidt, nuovo primo ministro danese, a capo di una coalizione di centro sinistra, inizia ad affrontare con qualche difficoltà le nuove sfide economiche. Da poco vincitrice nelle ultime elezioni, ma con una stretta maggioranza, nella quale invitava a "Dire addio a dieci anni di governo borghese che è arrivato a un punto morto in Danimarca", sta lavorando su nuove proposte economiche. Una delle più note, molto discussa durante la campagna elettorale, è l'idea di far lavorare tutti dodici minuti in più al giorno, per un totale di un'ora di produttività extra alla settimana che, probabilmente, aiuterebbe la ripresa. Attualmente, in Danimarca, le ore lavorative ordinarie nella settimana sono poco più di trentasette e difficilmente si trovano molti uffici aperti dopo le quattro di pomeriggio. Per stimolare una crescita in stallo, oltre ad aver introdotto una tassa sui prodotti non salutari come ad esempio il burro, un’altra misura della prima donna premier della Danimarca, sarà quella di aumentare gli investimenti pubblici nel 2012 e 2013 per un totale di 18,7 milioni. Destinazione sarà il miglioramento e ammodernamento delle infrastrutture, dalle strade alle scuole, agli ospedali. Questo investimento, secondo il governo, potrebbe portare 20.000 nuovi posti di lavoro.
Particolare attenzione riguarderà anche gli investimenti nel settore della green energy. Il nuovo esecutivo prevede di investire nelle energie rinnovabili due miliardi in più di corone, di quanto stanziato dal precedente governo, portando così a 5,6 miliardi il totale investimento, circa 750 milioni di euro. Obiettivo è di portare entro il 2020 la sua produzione eolica al 50% della fornitura elettrica nazionale. I finanziamenti saranno coperti attraverso un aumento dei costi dell'energia, per spingere i cittadini a ridurre la media dei consumi domestici del 10% nei prossimi nove anni. Altri obiettivi sono di intensificare la lotta all’evasione fiscale con nuove leggi e con la decisione di assumere 160 ispettori aggiuntivi che intensificheranno gli sforzi per combattere le truffe ai danni dello stato ed il lavoro sommerso (solo quest’anno le denunce contro il lavoro nero sono aumentate del 30%).
Un’ultima linea anticrisi sarà quella di tassare maggiormente le multinazionali in Danimarca per ridistribuire più equamente i profitti verso la comunità. Ma intanto la fiducia verso il giovanissimo governo diminuisce progressivamente. Vi è infatti un considerevole calo nel credito che i danesi ripongano nella gestione delle crisi da parte dell’esecutivo. Inoltre, a causa delle prospettive poco rosee dell’economica, il governo difficilmente sarà in grado di mantenere e garantire le ambizioni promesse sullo stato sociale che tradizionalmente è sempre stato il punto di forza e il dogma dei socialdemocratici. I prossimi mesi saranno molto importanti per conoscere la tenuta del governo e per cercare di capire quanto la crisi sia profonda nel paese. Se sfortunatamente Atene piange, sembra ormai che anche Copenhagen purtroppo non rida più.
12.6.2012

Crisi: Grecia, la troika preme per appuntamento ad Atene
Richiesto incontro anche per domenica prossima primo luglio
26 giugno, 10:58
(ANSAmed) - ATENE, 26 GIU - I rappresentanti della troika - Pauel Tomsen (Fmi), Servaz Deruz (Ue) e Claus Mazuch (Bce) - hanno chiesto, secondo quanto scrive oggi nella sua pagina elettronica il settimanale To Vima, un primo appuntamento con i responsabili del ministero delle Finanze ellenico possibilmente anche domenica prossima, primo luglio. La visita della troika ad Atene, programmata in un primo tempo nei giorni immediatamente successivi alle elezioni, era stata rinviata a causa dei problemi di salute del premier Antonis Samaras e del candidato per il ministero delle Finanze, Vassilis Rapanos. Per quanto riguarda i tecnici della troika, essi, secondo To Vima, dovrebbero arrivare ad Atene all'inizio della settimana prossima mentre i tre funzionari dovrebbero ritornare nella capitale greca verso il 10 luglio.
 Intanto, in attesa dell'arrivo della troika ad Atene, il ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale ha deciso di procedere alla formazione di due squadre di lavoro che avranno il compito di discutere con i rappresentanti della troika l'andamento della messa in atto del Memorandum. Alla base delle trattative vi sarà, secondo fonti del ministero, la decisione politica del prossimo Vertice europeo di Bruxelles.(ANSAmed).

Montenegro: Ue, via a negoziati adesione
Commissario Fule soddisfatto, ora si attende conferma vertice
26 giugno, 11:51
(ANSA) - LUSSEMBURGO, 26 GIU - Luce verde dei ministri dell'Ue all'apertura dei negoziati di adesione con il Montenegro. Si tratta del terzo Paese dei Balcani, dopo Slovenia e Croazia, ad intraprendere il percorso di integrazione europea.
Soddisfazione da parte del commissario europeo all'allargamento, Stefan Fule, che esprime il suo ''apprezzamento'' su twitter. La decisione di oggi sara' ratificata dal prossimo vertice Ue e l'apertura ufficiale dei negoziati e' prevista per il 29 giugno prossimo.

Ocse: rischio contagio Italia e Spagna se vertice Ue fallisce
10:20 26 GIU 2012
(AGI) - Roma, 26 giu. - Le autorita' europee devono essere piu' risolute nell'affrontare la crisi per evitare un allargamento del contagio a Italia e Spagna. Lo ha dichiarato il capo economista e vicesegretario dell'Ocse, Piercarlo Padoan, ai microfoni del Gr Rai. "Ci sono elementi di debolezza generalizzata che si possono tradurre in fenomeni di contagio" ha spiegato Padoan, avvertendo che, in mancanza di decisioni chiare al vertice Ue del 28 e del 29 giugno "ci sarebbero sicuramente tensioni sui mercati finanziari di questi due paesi, che pero' non vanno identificati in un blocco comune - i problemi di Spagna e Italia sono diversi - e quindi ci sarebbe bisogno di strumenti di intervento". "Le risorse per intervenire, la potenza di fuoco dei fondi salvastati e della Bce ci sono, gli strumenti per intervenire ci sono, anche le nuove risorse del Fmi decise dal G20 ci sono: le munizioni insomma ci sono, si tratta di metterle in ordine, di costruire una strategia di intervento, ma bisogna che ci sia un forte segnale politico", ha proseguito Padoan. "Sono mancate finora risposte definitive e questo gioco e' stato fatto alcune volte volutamente da qualche paese; ho la sensazione che piu' si va avanti piu' questo gioco diventa rischioso e pericoloso".
   "Da quando la crisi greca ha innescato questa situazione, ci sono stati molti vertici definiti "decisivi" che poi non sono risultati cosi'", ha detto ancora il capo economista dell'Ocse, i mercati prima hanno reagito bene e poi si sono dimostrati delusi, e non e' da escludere una situazione simile.
   Di nuovo c'e' un paradosso: l'Europa va nella direzione giusta, passi avanti sono stati fatti, ma questa velocita' di progresso e' sempre inferiore alla velocita' dei mercati, una volta tanto bisognerebbe fare uno scatto in avanti, bisogna trovare un compromesso politico alto".

Bozen, oltrepadania. Cartelli monolingui, sì alla sostituzione
Durnwalder sblocca la situazione: «L’Avs inizierà a posare la nuova segnaletica: bilingui Comuni, frazioni e località»
di Francesca Gonzato
BOLZANO. Durnwalder sblocca la situazione dei cartelli di montagna monolingui. Restano congelati gli 80 nomi ancora controversi, mentre l’Avs viene invitata a iniziare la sostituzione «graduale» dei cartelli sui sentieri, rispettando i principi fissati nell’accordo firmato con l’ex ministro Raffaele Fitto.Questa la decisione presa ieri dalla giunta provinciale, che è tornata a discutere del caso rimasto in sospeso quando la caduta del governo Berlusconi ha interrotto le trattative sugli ultimi 80 nomi, su 1500, su cui le posizioni erano rimaste distanti. Il tema è stato posto sul tavolo anche del nuovo governo, ma il presidente Luis Durnwalder evidentemente intende chiudere la partita, anche se non al 100 per 100 (sulla vicenda c’è aperta anche un’inchiesta della Corte dei Conti).
Dovrebbe dunque essere superata la situazione attuale, che vede sui sentieri migliaia di cartelli monolingui, con eccessi che hanno visto Avs o associazioni turistiche lasciare solo in tedesco anche le diciture generiche come «sentiero» o «malga».
«Un passo avanti atteso e necessario», commenta l’assessore Christian Tommasini (Pd), «Visto che sulla maggior parte dei nomi l’accordo c’era, non ha senso congelare tutto in attesa di chiudere il cerchio anche sulle ultime 80 denominazioni».
 La giunta, informa Durnwalder, sulla base dell'intesa trovata a suo tempo con Fitto, «ha dato via libera ai lavori dell'Avs per aggiornare la segnaletica con una sostituzione graduale, che comincia dai segnavia più rovinati e che presentano indicazioni spesso illeggibili. I nuovi cartelli saranno monolingui, bilingui o trilingui, a seconda del caso, avranno anche pittogrammi e numeri».
Dopo la firma dell’accordo fitto-Durnwalder (22 settembre 2010), si era insediata una commissione di esperti paritetica Stato-Provincia che aveva trovato una intesa su quali nomi lasciare bilingui e quali mantenere nella versione storica monolingue (sempre garantendo bilingui le indicazioni generali). Durnwalder aveva però rifiutato quelle conclusioni, giocando al rialzo e ottenendo da Fitto alcuni nomi monolingui in più.Ecco come Durnwalder prospetta l’operazione di rinnovo della segnaletica: «Verrà garantito il bilinguismo nelle denominazioni di Comuni, frazioni e località abitate. Possono restare invece monolingui case sparse, prati, ruscelli e malghe. Un buon compromesso può fare chiudere finalmente la vicenda». Proprio sulla denominazione monolingue di alcune località e cime di montagne Durnwalder aveva tenuto duro. Non sono escluse dunque sorprese. Georg Simeoni (Avs) commenta: «Attendiamo una comunicazione scritta e poi ci muoveremo».

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