martedì 5 giugno 2012

am_5.6.12/ Mitica Impregilo, come dite voi padani “botte piena e moglie ubriaca?”

Il coraggio che non c'è per Termini Imerese
Termini Imerese: si va oltre Dr Motor ma Di Risio si dice fiducioso
Impregilo incassa 335 milioni per l'inceneritore di Acerra
Europa: divorzi e separazioni diventano un fardello per i padri in difficoltà
Presidente della republika srpska accusa i bosniaci di commettere un ‘auto-genocidio’

Il coraggio che non c'è per Termini Imerese
Dall'incontro di ieri a Roma sul futuro dell'area industriale di Termini Imerese nel dopo Fiat ci si aspettava un tantino di chiarezza o di coraggio in più. Se lo aspettavano lavoratori e cittadini. Se lo aspettavano i tanti piccoli imprenditori che qui sono presenti da quarant'anni. Un pezzo di Sicilia in trincea e ormai da due anni in attesa di una soluzione industriale di lunga durata per una zona industriale.
Qui la chiusura dello stabilimento Fiat ha determinato, secondo stime della Svimez, la perdita di un punto di Pil siciliano (circa 395 milioni di euro) e la crescita dei disoccupati di tremila unità. Ecco il perché di tanta ansia. Ma è anche vero che qui sono presenti tante Pmi, alcune delle quali create di recente e altre figlie di start up innovative nate nel Consorzio Arca dell'Ateneo di Palermo. Sono insediate qui aziende che lavoravano e continuano a lavorare per la Fiat in Serbia perché negli anni hanno acquisto competenze spendibili nei mercati mondiali. Queste imprese non riescono a comprendere il perché di tale accanimento nel voler portare qui un'azienda come la Dr che non dà le giuste garanzie.
I piccoli imprenditori di Termini Imerese, privi di molte infrastrutture materiali e immateriali, hanno visto progetti lautamente finanziati dallo Stato svaniti nel nulla. Ecco perché sono sospettosi e chiedono a gran voce scelte radicali e forti che facciano di Termini Imerese un'area modello per il Paese. Magari mettendo in atto quanto diceva il fondatore di Sicindustria Mimì La Cavera che a Termini portò la Fiat: un'alleanza tra imprese e ricerca scientifica. E la riqualificazione per chi è rimasto senza lavoro. Costerebbe molto meno. E darebbe maggiori garanzie.
 5 giugno 2012

Termini Imerese: si va oltre Dr Motor ma Di Risio si dice fiducioso
04 Giugno 2012 - 15:48
 (ASCA) - Palermo, 4 giu - Si va oltre Dr Motor, per riportare a lavoro i 2200 ex operai Fiat di Termini Imerese. Infatti, secondo quanto dichiarato dai sindacati al termine dell'incontro odierno con Massimo Di Risio, patron di Dr Motor e i vertici del al ministero per lo Sviluppo economico, l'imprenditore molisano avrebbe chiesto altri 15 giorni per trovare le garanzie finanziarie, ma a quanto pare il governo avrebbe deciso di cercare altre soluzioni. Tuttavia, tramite il suo portavoce, Di Risio si dice fiducioso di trovare una soluzione entro 15 giorni.
ags/mau/rl

Impregilo incassa 335 milioni per l'inceneritore di Acerra
Gli arriva dal Fondo per le aree sottoutilizzate, ma in realtà è la Regione a comprare l'impianto
NAPOLI - Impregilo annuncia in una nota di aver incassato 355.550.240 euro come pagamento a seguito del trasferimento dell'impianto di termovalorizzazione di Acerra. La liquidità incassata da Impregilo proviene, secondo quanto risulta alla società, dal Fondo per le aree sottoutilizzate (Fas) 2007-2013 relativo al programma attuativo per la Regione Campania, come deciso negli ultimi mesi dal Governo. La vicenda dell'inceneritore di Acerra fa parte dell'inchiesta del Tribunale di Napoli che ha coinvolto anche i manager di Impregilo e i vertici del commissariato di governo, a partire dall'ex presidente campano Antonio Bassolino, e che ha portato negli anni scorsi anche al sequestro, poi in parte ritirato, di ingente liquidità del principale general contractor italiano, che anche per questo attraversò un difficile momento dal punto di vista economico. Di fatto è la Regione Campania a comprare l'impianto, attualmente pienamente attivo con la capacità di bruciare circa 600mila tonnellate di rifiuti l'anno. La gestione è stata affidata dal 2008 per 15 anni alla multiutility lombarda A2A attraverso la controllata Partenope ambiente. La cifra di 355 milioni di euro deriva da una valutazione dell'Enea del 2007 e ora dovrebbero venir risolti i contenziosi ancora pendenti tra Impregilo e Protezione civile. Il saldo della cifra, che il general contractor attendeva da mesi e che da tempo dava per scontato, ha comunque fatto bene al titolo in Borsa: Impregilo sale del 3,19% a 3,29 euro.

Europa: divorzi e separazioni diventano un fardello per i padri in difficoltà
Milano – Il peso della crisi economica europea si fa sentire ancora più drammaticamente su una nuova classe sociale: gli uomini separati o divorziati che finiscono impoveriti o in mezzo ad una strada, a causa delle difficoltà che incontrano nel mantenersi mentre continuano ad offrire sostegno ai figli e a pagare gli alimenti.
È difficile calcolare il numero dei padri in queste condizioni e, sebbene possa non essere estremamente alto al momento, secondo ricercatori, statistiche governative e racconti di assistenti sociali, sta crescendo, soprattutto nell’Europa del sud particolarmente colpita dalla crisi.
In Italia, il fenomeno è forse più accentuato e incarna una terribile combinazione di fattori: la crisi economica di quattro anni fa unitasi al progressivo logoramento delle sicurezze sociali e l’implosione a rallentatore della famiglia italiana.
Per alcuni padri separati, il peso diventa insostenibile poiché si ritrovano senza lavoro o incapaci di arrivare alla fine del mese, mentre i figli, che hanno cupe prospettive economiche, rimangono dipendenti dal supporto famigliare anche in età adulta.
“Il sostegno che le famiglie italiane hanno sempre provveduto a dare” – in sostanza un sostituto dell’assitenza statale – “non si può più dare per scontato”, ha commentato Alberto Bruno, commissario provinciale della Croce Rossa di Milano. I suoi volontari, racconta, hanno incontrato uomini che dormivano nelle macchine, anche all’Aeroporto di Milano Linate: “si mescolano ai passeggeri, indossano completi eleganti”.
Gianni Villa, un volontario di 25 anni che una volta alla settimana consegna cibo, abiti e coperte alle legioni in aumento di senza tetto, ha raccontato di essersi stupito del cambiamento. “Prima, gli uomini che vivevano per le strade erano vagabondi, sbandati e drogati”, racconta. “Oggi ci trovi persone vittime della crisi economica o di problemi personali”.
“Non ti dicono di essere padri di famiglia” aggiunge “perché non vogliono che le loro famiglie lo sappiano”.
Franco, 56 anni, che si è rifiutato di fornire il suo nome completo per non imbarazzare la moglie e ld figlie con i suoi problemi, lo scorso aprile ha lasciato la Puglia, la sua regione di origine, dopo che i suoi affari sono andati in bancarotta. Ha raccontato di essersi trasferito a Milano per cercare lavoro, in parte per continuare a pagare gli alimenti a sua moglie, di 34 anni, da cui sta divorziando. Si sono separati un anno e mezzo fa, aggiunge.
“In Puglia mi sono ritrovato a vivere alla giornata, ma non potevo continuare così per sempre” commenta, aggiungendo di dover mantenere ancora le sue due figlie, sui vent’anni e disoccupate. Ad aprile, non avendo un posto dove stare a Milano, Franco racconta dell’incontro “molto fortunato” con un uomo al MacDonald’s che gli ha dato una coperta e gli ha mostrato le basi del vivere per strada. Di lì a poco si è ritrovato a dormire in uno scatolone sotto il portico di fronte alla borsa di Milano.
Da quando il divorzio è stato legalizzato nel 1970, le separazioni e i divorzi sono aumentati costantemente in questo paese tradizionalmente cattolico. Secondo l’Istat – l’agenzia nazionale di statistiche – nel 1995 158 su 1000 matrimoni finivano con una separazione e 80 su 1000 in divorzio. Nel 2009, l’ultimo anno di cui sono disponibili le statistiche, le cifre hanno raggiunto 297 separazioni e 181 divorzi su 1000 matrimoni.
Sebbene una legge del 2006 preveda di norma la custodia condivisa dei figli per i genitori separati, i tribunali italiani continuano ad assegnare alle madri il ruolo di genitori affidatari, mentre sui padri si ripercuote l’impatto economico delle separazioni.
I detrattori sostengono che la legge, così come è applicata, favorisca le donne, sempre più lavoratrici, raggiungendo il 46,5 % secondo l’Istat. Tuttavia l’Istat aggiunge che più della metà delle donne separate nota un declino delle condizioni economiche.
Per esempio, quando Umberto Vaghi, manager milanese che ha ottenuto il divorzio l’anno scorso, si separò dalla moglie nel 2004, gli fu ordinato di versarle 2000 euro al mese per mantenere la casa e i figli, all’epoca di 10 ed 8 anni. Al mese, Vaghi guadagnava 2200 euro. “Sono stato attaccato dal sistema di giustizia italiano” ha commentato Vaghi, 43enne, membro del movimento Papà Separati Lombardia, un’associazione no profit che assiste padri single e istituzioni per migliorare la legislazione italiana relativa alle famiglie.
“La società sta cambiando e con essa i ruoli del padre capofamiglia e della madre angelo del focolare” ha aggiunto. “La legge dovrebbe tenerlo in considerazione”. Purtroppo, “non c’è molta volontà di cambiare le cose” ha proseguito. Lui e altri attribuiscono la resistenza in parte all’ancora forte influenza della Chiesa Cattolica in Italia, ma anche al fatto che il Parlamento è pieno di avvocati che non hanno il benchè minimo interesse di ridurre le diatribe.
In Spagna, con l’avvento della crisi, gli archivi dei tribunali si sono notevolmente riempiti di casi di padri che non hanno pagato gli alimenti ai figli. Notizie recenti riguardano luoghi come Navarra e Galizia, dove padri incapaci di pagare gli alimenti ai figli sono stati arrestati. Ad aprile dell’anno scorso, un giudice di Barcellona ha negato la custodia ad un padre divorziato, appellandosi al fatto che aveva perso il lavoro.
La povertà tra i papà single è un “fenomeno in ascesa”, racconta Raffaella Saso, che si è occupata di decrivere i “nuovi poveri” – padri separati e famiglie con un solo genitore – per il report annuale dell’Eurispes, l’istituto di ricerca con sede a Roma.
Non avere una fissa dimora è un fenomeno anch’esso in crescita. In Grecia, il gruppo di volontariato Klimaka sostiene che il numero dei senza tetto sia cresciuto del 25 % negli ultimi due anni. Il trend preoccupa un paese dove tradizionalmente i forti legami famigliari arginavano il fenomeno. Un terzo di coloro che risultano registrati come senza tetto sono divorziati o separati e in maggioranza uomini, secondo una ricerca pubblicata lo scorso febbraio dal Centro Nazionale di Ricerca Sociale.
In Italia le associazioni di beneficienza sostengono che un numero crescente di coloro che usano mense per i poveri e dormitori di chiese o di altre associazioni sono padri separati. “Una realtà scomoda, ma facile da credere, considerato che l’80% dei padri separati non può sopravvivere con ciò che rimane del loro stipendio” ha scritto Saso, la ricercatrice.
Il reverendo Clemente Moriggi, che supervisiona i Fratelli di S. Francesco d’Assisi, un’associazione cattolica milanese, sostiene che lo scorso anno i padri separati tra i 28 e i 60 anni occupavano 80 dei 700 letti a disposizione nei dormitori, che non ospitano bambini. Più del doppio rispetto a pochi anni fa.
 “Questi uomini guadagnavano salari medi, di cui non rimaneva nulla una volta pagati alimenti e mutui”, racconta padre Moriggi. “Sono persone che vengono da noi. Ma non è il luogo adatto a far prosperare la vita famigliare. Si vergognano di vedere i propri figli in queste strutture e questo li fa soffrire.
E fa soffrire le relazioni”.
Nelle grandi città come Milano, Roma e Torino, gli amministratori locali sono sempre più consapevoli della crisi. Due anni fa, i legislatori, insieme alla provincia di Milano, hanno inaugurato un progetto abitativo per padri separati nel collegio Missionario di Rho, alle porte di Milano. Gli uomini occupano 15 stanze del centro del XVI secolo, che ospita anche turisti e pellegrini. Gli alloggi sono semplici, ma lo scenario è notevole, in un parco, invitante per i bambini. Al mese gli ospiti pagano 200 euro, per un mese di alloggio e per l’assitenza di psicologi e assistenti sociali, e la provincia fornisce il doppio in sussidi.
Fabio, 51 anni, vive nella struttura di Rho dallo scorso gennaio, quando si è separato dalla moglie che vive a Milano con il figlio tredicenne. Lo stipendio mensile di Fabio, 1200 euro guadagnate come rilegatore, non poteva più offrirgli molto, una volta pagati alimenti e mutuo, per cui l’alloggio è stato un sollievo. Nonostante i tempi duri, rimane ottimista: “Spero di trovarmi una casa perché non posso vivere qui per sempre” commenta.
[Articolo originale "In Europe, Divorce and Separation Become a Burden for Struggling Fathers" di Elisabetta Povoledo]

Presidente della republika srpska accusa i bosniaci di commettere un ‘auto-genocidio’
Il presidente della Republika Srpska (RS) Milorad Dodik ha dichiarato domenica che i bosniaci commettono ‘un auto-genocidio’ definendosi ‘vittime dei serbi’.
 ‘Nessuno li sta minacciando. La RS e i serbi non hanno commesso alcun genocidio in passato. Genocidio è invece il termine esatto per descrivere ciò che è stato fatto a noi a Jasenovac e in altri luoghi, con il supporto fornito spassionatamente dagli antenati del Mustafa Ceric’, queste le parole pronunciate da Dorik.
 Il presidente della RS ha risposto quindi all’attacco sferrato alcuni giorni fa da Ceric con la seguente affermazione: ‘I bosniaci musulmani stanno subendo un nuovo genocidio’, in relazione al fatto che alle elezioni amministrative di Srebrenica non potranno votare i bosniaci fuggiti anni fa dalla città con il rischio concreto che possa essere eletto un sindaco serbo.
 Dodik comunque ha sostenuto che durante la guerra in Bosnia è stato commesso un enorme crimine e ‘certamente non per mano nostra’.
 Inoltre il presidente della RS ha accusato il Mustafa Ceric di fare campagna elettorale invece di occuparsi di attività religiosa e spirituale: ‘Il fatto che il Mustafa Ceric continui ad occuparsi di politica è la prova che la comunità islamica in Bosnia-Erzegovina ha un’influenza totalmente negativa sulla nostra società. La comunità non deve intromettersi nelle attività politiche e di governo’.
 Inoltre secondo Dodik la comunità islamica ha permesso ai gruppi musulmani fondamentalisti come wahabiti, salafiti e altri di operare liberamente in tutto il Paese.
 ‘Tutti gli attacchi terroristici accaduti in Bosnia sono stati opera di persone appartenenti al movimento fondamentalista wahabita’, queste le dichiarazioni conclusive di Dodik riportate dall’agenzia ‘Tanjug’.

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