martedì 5 giugno 2012

pm_5.6.12/ Bancarotta e banche rotte – Spagna, Montoro: Lo spread dice che la Spagna non ha la porta del mercato aperta e che, come Stato, abbiamo un problema di accesso ai mercati quando abbiamo bisogno di rifinanziare il debito.

«Manca manodopera locale» All’Alenia di Foggia assunti 37 operai rumeni
L'UNIONE SARDA - Politica: Fondi Ue, l'Isola spera
Bancarotta: Gdf scopre crack da 100 milioni a Roma, 14 indagati
La Spagna chiede aiuti all'Ue per le banche.
Srbjia. Il dinaro precipita
Bozen, oltrepadania. Bankitalia: anche l’Alto Adige rallenta

«Manca manodopera locale» All’Alenia di Foggia assunti 37 operai rumeni
FOGGIA - All’Alenia chiedevano personale specializzato nel montaggio aeronautico: non avendolo trovato a livello locale se lo sono fatto mandare dalla Romania attraverso un’agenzia interinale. E’ così che sono stati assegnati, qualche giorno fa, allo stabilimento di Foggia 37 montatori specializzati, con contratto di somministrazione per tre mesi più eventuali altri tre: ora sono stati avviati a un programma di formazione interno sulla qualificazione dei processi di fabbrica. I sindacati sono stati informati dall’azienda attraverso i normali canali di comunicazione, ma la notizia non può non suscitare amarezza e sconcerto in un territorio affamato di lavoro che continua a perdere invece tram importanti.
Il consigliere regionale, Giannicola De Leonardis, si chiede cosa stia succedendo all’Alenia, trovando «sorprendente, pur in tempi di globalizzazione imperante la decisione dell’azienda di dover far ricorso a manodopera specializzata nella lontana Romania per reperire 70 nuove unità di personale (sono destinati anche a Grottaglie: ndr) da impiegare nello stabilimento Alenia di Foggia».
Ma forse De Leonardis dovrebbe chiedersi cosa sta accadendo al sistema della formazione professionale in Capitanata, accreditato di svariati milioni di euro negli ultimi anni dalla Regione per promuovere corsi formazione ma in un sistema completamente scollegato dalla cintura industriale e imprenditoriale del territorio.
Ora si attende la pubblicazione del primo osservatorio sulle professioni in Capitanata, l’assessore Lallo annuncia che sarà pronto «dopo l’8 giugno» mentre per quello definitivo bisognerà aspettare settembre. E poi si dovrà cercare il raccordo con le banche dati e il mondo del lavoro, ma in tanto il mondo - quello in cui viviamo tutti i giorni - va da un’altra parte. [m.lev.]

L'UNIONE SARDA - Politica: Fondi Ue, l'Isola spera
05.06.2012
Detto in inglese con accento austriaco, suona ancora più lapidario: «Se i soldi non si usano propriamente, si perdono. Non c'è dubbio». L'accento è quello di Johannes Hahn, commissario europeo per le politiche regionali: la sua visita in Sardegna (insieme al ministro per la Coesione territoriale Fabrizio Barca) è una giostra di intese e complimenti con la Regione, ma non cela un'amara verità. «Bisogna accelerare la spesa delle risorse Ue, anche nell'Isola», avverte, «o rischiate di perdere 150 milioni di euro».
PASSI AVANTI Più che una bacchettata, un cartellino giallo. L'impressione è che la Sardegna abbia fatto passi avanti rispetto all'epoca (luglio 2011) in cui il commissario aveva scritto alle regioni del Sud per raccomandare più sprint nell'uso dei fondi europei. «Da allora - riferisce Hahn - c'è chi ha fatto progressi, come la Campania. Invece la Sicilia forse non è ancora ben consapevole del rischio di perdere 600 milioni. Ma ci sono regole che non possiamo ignorare». Quanto alla Sardegna, «col governatore Ugo Cappellacci c'è totale condivisione. Il pericolo di perdere quei 100-150 milioni è concreto, ma vedo sforzi nella giusta direzione e sono fiducioso». «Spero che il pericolo non sia più attuale», dirà Cappellacci al termine della conferenza stampa con Barca e Hahn: «Abbiamo dimostrato, carte alla mano, che siamo sulla strada giusta». Anche grazie all'utilizzo del fondo di garanzia per le imprese, ormai diventato uno strumento operativo di erogazione dei fondi: «Dopo qualche difficoltà è entrato a regime», prosegue il presidente della Regione, «ha raggiunto un livello di spesa del 15% e contiamo di arrivare alla soglia del 50, che è ampiamente dentro i parametri europei».
«SUBITO I 500 MILIONI» Rapidità e concretezza sono anche le parole d'ordine del ministro Barca, arrivato nell'Isola - dice lui stesso - anzitutto per «discutere dell'attuazione di tutte le assegnazioni finanziarie per la Sardegna, a partire dal miliardo concesso dal Cipe per le infrastrutture». Anche questa è storia di quasi un anno fa, in mezzo c'è la Sassari-Olbia e molto altro: «Fare in fretta serve anche a riavviare il settore delle costruzioni», ricorda il responsabile della Coesione territoriale. Che poi distribuisce meriti alla Giunta sarda e a se stesso: «La Regione ha già chiesto l'8% di anticipazioni sui fondi per la coesione e lo sviluppo», gli ex Fas. La prima regione a farlo, sottolinea Cappellacci. «E il ministero - riprende Barca - ha reso possibile tutto ciò, tagliando di tre mesi i tempi tra la pubblicazione della delibera Cipe e il finanziamento vero» (anche se il consigliere regionale Pdl Angelo Stochino ricorderà in una nota che la miliardata Cipe fu «messa a disposizione dal Governo Berlusconi: il governatore pretenda l'erogazione dei fondi disponibili da dieci mesi»). Il ministro conferma comunque che i progetti già pronti potrebbero partire entro l'estate, e prima delle vacanze si vogliono programmare anche i 500 milioni di fondi ex Fas che l'Isola ancora aspetta. Gli interventi sulle infrastrutture, ammette Barca, spesso richiedono tempi non brevi: «L'importante però è rispettarli. Per le opere stradali e ferroviarie utilizzeremo il contratto di sviluppo, già studiato dal precedente Governo, che prevede sanzioni precise per chi non rispetta le scadenze». IL 2014-2020 Lo sguardo però è già rivolto alla programmazione del prossimo ciclo di contributi europei: «In passato si faceva sulla carta - riflette il ministro della Coesione territoriale - stavolta invece dovremo individuare azioni concrete e realizzabili». Parla del 2014-2020 anche Hahn: «Si punterà sull'innovazione, tecnologica ma anche amministrativa e di marketing. La Sardegna ragioni sui programmi per destagionalizzare il turismo e su quelli per l'efficienza energetica, le fonti rinnovabili e l'economia verde». Su questi ultimi punti il commissario europeo regala un elogio alla Regione: «Progetti come Sardegna CO2.0 sono molto incoraggianti».
IL NODO Non altrettanto incoraggiante, l'ospite europeo, sul tema dell'insularità. Secondo Cappellacci «è un elemento fondamentale per noi, ho chiesto ad Hahn di farsi parte attiva con la commissione». «La Sardegna non è l'unica isola d'Europa», è la risposta, «e la coesione territoriale riguarda anche le zone di montagna e quelle poco popolate». Detto in inglese, con accento austriaco, e pur con tutta la cortesia, somiglia comunque a una porta chiusa. Giuseppe Meloni

Bancarotta: Gdf scopre crack da 100 milioni a Roma, 14 indagati
(AGI) - Roma, 5 giu. - Un crack da 100 milioni di euro. A scoprirlo i finanzieri del Comando provinciale di Roma che stanno procedendo al sequestro delle quote di 7 societa', per un valore complessivo di oltre 23 milioni di euro. L'ipotesi di reato contestata dalla procura della capitale e' quella della bancarotta fraudolenta distrattiva del patrimonio di 16 societa' appartenenti al medesimo gruppo imprenditoriale.
   Quattordici gli indagati per bancarotta fraudolenta e riciclaggio. Il valore dei beni distratti fraudolentemente dalle casse delle societa' fallite ammonta ad oltre 65 milioni di euro mentre il passivo fallimentare complessivamente accertato e' di circa 100 milioni, di cui oltre 10 milioni verso l'Erario. I particolari dell'operazione saranno illustrati dagli inquirenti nel corso di una conferenza stampa che si terra' alle ore 11 presso la sede del Nucleo di polizia tributaria di Roma in via dell'Olmata.
   Bas

La Spagna chiede aiuti all'Ue per le banche.
Il ministro del Bilancio: «Non parliamo di cifre astronomiche»
Il ministro spagnolo del Bilancio Cristobal Montoro ha chiesto che l'Europa metta a disposizione fondi per le banche spagnole. Lo scrive Bloomberg. In un'intervista alla radio Onda Cero, Montoro ha sottolineato tuttavia che non è necessaria una quantità di fondi «eccessiva», «non parliamo di cifre astronomiche».
Lo stesso ha poi indicato che con gli attuali costi di finanziamento, i mercati sono chiusi per la Spagna. «Lo spread dice che la Spagna non ha la porta del mercato aperta e che, come Stato, abbiamo un problema di accesso ai mercati quando abbiamo bisogno di rifinanziare il debito» ha affermato il ministro, aggiungendo che «non serve una grande somma» per la ricapitalizzazione delle banche spagnole, la quale, secondo Montoro, dovrebbe avvenire attraverso i fondi di salvataggio europei.
Intanto i numeri indicano che non c'è tempo da perdere. Nel primo trimestre del 2012 gli investitori stranieri hanno ritirato 100 miliardi di euro da Madrid, mentre ad aprile sono stati prelevati dai conti correnti 31,4 miliardi.
Piano di salvataggio tecnicamente impossibile
Un piano di salvataggio a favore della Spagna è «tecnicamente impossibile». «La Spagna non può essere salvata nel senso tecnico del termine», ha affermato Montoro, «la Spagna non ne ha bisogno, ha bisogno di più Europa, di più meccanismi per l'integrazione dell'Europa». Il ministro ha aggiunto che né la Francia né la Germania hanno fatto pressioni su Madrid perché chieda aiuti internazionali.
Servono 40 miliardi
La crisi delle banche spagnole potrebbe essere superata con aiuti Ue per 40 miliardi di euro. Lo ha detto all'agenzia Efe il presidente di Santander, Emilio Botin, per il quale una tale cifra «sarebbe sufficiente». Botin ha però aggiunto che vanno evitati a qualsiasi costo aiuti diretti alla Spagna. Tali iniziative di salvataggio «danneggerebbero il Paese», ha detto Botin, per il quale i fondi necessari dovrebbero invece essere resi disponibili da un'istituzione europea o da un meccanismo di stabilità.
Se ne parla al "G7 telefonico" di oggi
Intanto la crisi dell'eurozona, con in primo piano la salute delle banche spagnole e le imminenti elezioni in Grecia, sono al centro dei colloqui che oggi i ministri finanziari del G7 terranno in teleconferenza. «I mercati - ha detto ieri il portavoce della Casa Bianca Jay Carney - restano scettici che le misure finora intraprese siano sufficienti ad assicurare la ripresa in Europa e a rimuovere il rischio che la crisi possa aggravarsi. Così ovviamente riteniamo che ulteriori passi debbano essere presi».
 Lo svolgimento delle teleconferenze tra i ministri di Usa, Canada, Giappone, Regno Unito, Germania, Francia e Italia - riporta il Financial Times - generalmente è confidenziale e non viene divulgato. Questa volta però il ministro delle Finanze canadese Jim Flaherty ha rotto il muro di riservatezza dopo che la Germania ha fatto sapere che spetta alla Spagna, l'ultimo paese dell'Eurozona a trovarsi sotto la pressione dei mercati, decidere se chiedere assistenza finanziaria. «La vera preoccupazione - ha detto Flaherty - è certamente l'Europa, con la debolezza di alcune delle sue banche, il fatto che siano sottocapitalizzate e che alcuni paesi dell'eurozona non abbiano ancora preso misure sufficienti sulla capitalizzazione degli istituti e sulla costruzione di barriere protettive adeguate».
Il contagio dalla Grecia
La Spagna sta facendo «tutto nel modo giusto» con il suo piano di riforme ma nonostante ciò «sta venendo messa sotto pressione dai mercati». Lo ha dichiarato il ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schaeuble, intervistato da Handesblatt. Secondo Schaeuble i problemi di accesso ai mercati della Spagna sono legati soprattutto all'effetto contagio in arrivo dalla Grecia.
www.twitter.com/vitolops
 05 giugno 2012

Srbjia. Il dinaro precipita
La Banca nazionale di Serbia negli ultimi giorni, è intervenuta sul
 mercato dei cambi con 140 milioni di dollari, ma il valore del dinaro,
 tuttavia, ha raggiunto il minimo storico rispetto alla valuta europea.
 Secondo gli esperti di economia, la caduta del corso è più la
 conseguenza della crescita del deficit del bilancio e dello scambio
 commerciale, e meno dell’influenza degli avvenimenti politici nel
 paese. Per la stabilità generale c’è bisogno di formare velocemente un
 nuovo esecutivo, anche se, come viene evidenziato, il nuovo premier e
 i membri del gabinetto non potranno invertire velocemente l’attuale
 andamento sfavorevole degli afflussi di investimenti stranieri e del
 cambio del dinaro.
Sulle liste delle banche e negli uffici di cambio, l’euro viene
 scambiato a quota 115/116. Gli analisti indicano come motivo il fatto
 che la richiesta di valute estere sia maggiore rispetto all’offerta,
 ma anche che l’export sia parecchio debole. Secondo l’esperto di
 economia Goran Nikolić non bisogna drammatizzare, dato che le riserve
 in valuta estera della Banca centrale sono di quattro volte maggiori
 rispetto all’offerta di moneta. Secondo Nikolić non sarà possibile un
 incremento del volume degli investimenti e l’afflusso dei prestiti
 stranieri, come negli ultimi due anni.
 La Banca nazionale di Serbia prevede che le pressioni
 sull’indebolimento del dinaro contro l’euro in gran parte cessino
 quando verrà formato il nuovo governo, il quale dovrebbe intensificare
 le riforme, in primo luogo, nel campo del consolidamento fiscale. Il
 governatore della banca centrale, Dejan Šoškić, ha sottolineato la
 necessità di equilibrare le entrate e le uscite del paese, il che
 comporta l’adozione di un programma attivo per ridurre il debito
 pubblico sotto il livello stabilito dalla Legge sul sistema di
 bilancio. Šoškić ha sottolineato che la Banca centrale, dall’inizio
 dell’anno sul mercato internazionale delle valute estere ha venduto
 978,5 milioni di euro.
 Gli esperti spiegano l’afflusso ridotto di investimenti e il sempre
 più debole valore del dinaro come la conseguenza dell’influenza della
 crisi nella zona euro, ma in primo luogo dei problemi strutturali
 nell’economia del nostro Paese. Il modello di transizione e di
 privatizzazione, lo sviluppo del settore dei servizi a scapito
 dell’industria, il dinaro sopravvalutato, la spesa di un quarto in più
 rispetto al totale della produzione sono i motivi che hanno portato
 l’economia nella situazione attuale, a prescindere dalla crisi.
 L’economia è in recessione, è diminuita drasticamente la produzione,
 le esportazioni sono ridotte rispetto all’anno scorso, mentre le
 importazioni salgono. La formazione del nuovo governo certamente
 sarebbe un messaggio di stabilità e di esistenza dell’ordine nel
 Paese, mentre l’imperativo è la sottoscrizione dell’accordo con il
 Fondo monetario internazionale. E’ chiaro che il nuovo gabinetto in
 via Nemanjina 2 dovrà da subito attuare una serie di misure in modo da
 attenuare gli andamenti negativi e rallentare il drenaggio delle
 riserve in valuta estera, le quali, attraverso i quotidiani interventi
 per calmare il crollo del dinaro, diminuiscono. Un cambio debole del
 dinaro a lungo termine non favorisce nessuno, uno a breve termine è
 nell’interesse degli esportatori, mentre per i cittadini ciò significa
 incertezza, rate più alte per i prestiti, inflazione, diminuzione del
 potere d’acquisto. ( Radio Glas Srbije )

Bozen, oltrepadania. Bankitalia: anche l’Alto Adige rallenta
Il rapporto 2011 certifica le difficoltà delle imprese. Bene turismo e commercio all’ingrosso. Frenano i prestiti
economia
BOLZANO. Che la situazione non fosse rosea neppure in regione era noto, ma ora c’è anche il «timbro certificato» della Banca d’Italia, che ieri a Trento ha presentato il suo bilancio dell’economia regionale del 2011. E i rallenta. Secondo stime preliminari, il Pil regionale sarebbe cresciuto dello 0,7%, a fronte dell’1,3% dell’anno precedente; la crescita è stata di poco superiore a quella media nazionale e in linea con quella registrata nel Nord Est. Il maggior contributo alla crescita è venuto dalle esportazioni, debole la domanda interna.
L’industria manifatturiera. Il valore aggiunto dell’industria manifatturiera regionale è cresciuto dell’1,2%. L’indagine condotta dalla Banca d’Italia segnala una sostanziale stasi del fatturato delle imprese manifatturiere regionali, e investimenti fissi lordi in calo del 2% circa. Per il 2012 le imprese prevedono un calo moderato per quanto riguarda il fatturato, molto più consistente per quanto riguarda gli investimenti.
Gli scambi con l’estero. Nel 2011 le esportazioni sono cresciute del 10,3% in Alto Adige e dell’11% in Trentino, ma c’è stato un sensibile rallentamento nella seconda metà dell’anno. Bolzano ha presentato tassi di crescita più elevati nei confronti delle economie emergenti di Brasile, Russia, India e Cina.
Le costruzioni e il mercato immobiliare. Nel 2011 è proseguita la contrazione dell’attività nel settore edile, con una diminuzione del 2% circa. Secondo le Casse edili, le ore lavorate si sono contratte dell’1% in Alto Adige e del 5,7% in provincia di Trento. Il numero di lavoratori è calato dello 0,6% in Trentino e dell’1,1% in Alto Adige. I prezzi delle case hanno ristagnato nei due comuni capoluogo, crescendo debolmente nel resto del territorio. Le compravendite immobiliari hanno invece registrato una ripresa nei primi nove mesi del 2011: + 6% in provincia di Trento e +3% in provincia di Bolzano.
Il commercio. Positivo l’andamento del commercio all’ingrosso. Il commercio al dettaglio ha risentito della grave crisi che sta attraversando il comparto automobilistico, e più in generale il comparto dei beni durevoli. Le vendite di tali beni sono calate in regione del 2,5% (-7,1% in Italia).
Il turismo. Nel 2011 sono cresciuti arrivi e presenze di turisti nelle due province. L’aumento delle presenze (0,6% in Trentino, 1% in Alto Adige) è stato trainato dalla componente straniera, cresciuta del 3% in entrambe le province. I turisti italiani sono diminuiti del 2,7% in Alto Adige.
La situazione economica delle imprese. Dopo il forte calo del 2009, le vendite delle imprese sono cresciute nel 2010 del 9,3% in Trentino e del 7,2% in Alto Adige. Anche la redditività è aumentata. Particolare criticità per le imprese di costruzioni.
Il mercato del lavoro. Nel 2011 il numero di occupati è rimasto stabile in provincia di Bolzano. Le assunzioni sono aumentate dello 0,7% in Alto Adige (nel 2010 crescevano del 7%). Calo superiore al 10% delle assunzioni nel settore delle costruzioni.
I prestiti. Nel 2011 i prestiti bancari alla clientela hanno rallentato: a dicembre il tasso di crescita su base annua in Alto Adige era 0,4% (-3% rispetto al 2010). I finanziamenti alle famiglie sono cresciuti del 3,4% a Bolzano. La crescita è stata sostenuta dall’andamento dei mutui per la casa (+13,8%). I depositi bancari detenuti da famiglie e imprese sono aumentati del 7,8%.

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