lunedì 11 giugno 2012

pm_11.6.12/ Nel belpaese galbanino la parola stagflazione e’ un tabu’ per la stampa padanina. - Angelo Agrippa: Non sa più come definirlo: «tsunami», «cappio al collo», «la madre di tutte le battaglie». Un incubo che Stefano Caldoro non riesce a esorcizzare. Quei 355 milioni che il Governo, nel volgere di una sera, secondo Palazzo Santa Lucia, ha sottratto alla disponibilità dei fondi Fas destinati alla Campania per pagare la società Impregilo che aveva costruito il termovalorizzatore di Acerra, «non possono che ritornare in qualche modo».

LA NUOVA SARDEGNA - Economia: Equitalia, incassi d’oro dai sardi
Napoli. La Regione non paga più nessuno
Per l'Italia è sempre più recessione
Italia, vendite veicoli comerciali maggio crollano del 42%
Migliora il superindice Ocse, ma non in Italia
Stiglitz: il piano di salvataggio della Spagna sarà un fallimento totale
Svizzera. «Spegnere l'incendio, da Madrid a Atene»

LA NUOVA SARDEGNA - Economia: Equitalia, incassi d’oro dai sardi
11.06.2012
Pagare le tasse è un dovere ma riscuoterle è un vero affare per Equitalia. E la situazione è stata amplificata dal decreto “salva Italia” che ha sostituito l’aggio con un rimborso dei costi fissi che risultano dal bilancio certificato; (Equitalia è una società per azioni). Ed è qui che nasce il problema: più la struttura è grande, più sarà destinata a incassare. Capita così che nemmeno il pagamento dei tributi sia uniformato nelle diverse regioni del Paese. I sardi, ad esempio, sono inseriti in una delle tre “aziende”: Equitalia centro. Da uno studio effettuato dal presidente della commissione Autonomia del Consiglio regionale, Paolo Maninchedda, il costo totale degli organismi è di 3,5 milioni. «Ogni amministratore delegato costa intorno ai 250 mila euro e ogni direttore generale duecentomila», afferma Maninchedda, «e tra l’altro risulta che un amministratore e un direttore siano stati reclutati tra i dirigenti in pensione e quindi altri dirigenti sono a spasso». E pesano sul bilancio, così come i consulenti. Il riflesso sulla Sardegna è particolarmente penalizzante perché Equitalia centro, alla fine, pratica condizioni davvero peggiorative rispetto a quelle di Equitalia nord e di Equitalia sud. Accade che i contribuenti delle regiioni controllate da Equitalia centro siano sommersi da solleciti di pagamento per cartelle notificate nel 2000 e recanti trbibuti e sanzioni che risalgono addirittura al 1994. Tutte azioni che dovrebbero essere prescritte e che, invece, non solo portano il contribuente a pagare ma trasformano importi minimi in cifre importanti. Trattamento diverso nel Mezzogiorno d’Italia: Equitalia sud non torna indietro nelle sanzioni sino alla fine dlela prima repubblica ma si ferma al 2006. Al Nord, Equitalia non ricorre nemmeno ai solleciti; (eppure anche se la situazione economica è migliore anche nelle regioni settentrionali c’è un discreto livello di pagamenti arretrati). Non è tutto. Spiega Maninchedda: «Ci sono regioni che applicano la normativa sulla cessione volontaria degli immobili ipotecati da Equitalia ed altre che non la applicano, ovvero ogni regione, se non ogni provincia, applica diversamente o addirittura non applica per niente le nuove norme sulla riprogrammazione delle rateazioni. «C’è più di un motivo per chiedere l’immediata chiusura delle tre società», afferma Paolo Maninchedda, «facendo confluire il coordinamento su un unico soggetto lasciando il governo del territorio alle direzioni regionali e provinciali così come avviene per l’Inps e per l’Agenzia delle entrate«. Ma attenzione: tutto questo deve avvenire al più presto: prima che il territorio sia ulteriormente lacerato.

Napoli. La Regione non paga più nessuno
Caldoro: «Causa termovalorizzatore»
«Soldi per l'impianto nel decreto all'ultimo momento» Cozzolino: annulli la delibera sulla proprietà
NAPOLI — Non sa più come definirlo: «tsunami», «cappio al collo», «la madre di tutte le battaglie». Un incubo che Stefano Caldoro non riesce a esorcizzare. Quei 355 milioni che il Governo, nel volgere di una sera, secondo Palazzo Santa Lucia, ha sottratto alla disponibilità dei fondi Fas destinati alla Campania per pagare la società Impregilo che aveva costruito il termovalorizzatore di Acerra, «non possono che ritornare in qualche modo». E Caldoro non solo ci crede, ma annuncia che se non sarà così, se non verranno recuperati quei soldi, «salta tutto».
Cosa salterà? «Tutto, tutto — replica secco —: 355 milioni di Fas incidono per il cento per cento sul patto di stabilità. La Ragioneria ha lanciato un fortissimo allarme: si rischia di bloccare tutti i pagamenti, in alcuni casi di giungere persino a revocare quelli già avviati. Se in cassa arrivano 2,5 miliardi per investimenti, tolti gli stipendi ai dipendenti regionali, gli 800 milioni di interessi passivi che siamo costretti a pagare, i 600 milioni per i trasporti e il welfare, restano sì e no 450 milioni. Insomma, la capacità di spesa si riduce dell'80 per cento. Saltano i Grandi progetti: dalla Metropolitana al Centro storico di Napoli, dall'Alta capacità Napoli-Bari ai Porti, ma anche tutto il settore della Forestazione, delle compensazioni ambientali ai Comuni, il sistema dei trasporti, le opere pubbliche». Dal Pd, il capogruppo regionale, Peppe Russo, avverte: «Basta con lo scaricabarile, si faccia un punto serio delle difficoltà senza dover rincorrere emergenze ormai a cadenza settimanale e senza più proclami. La decisione del governo Monti di certo non avvantaggia la Campania, segue però la scia di quanto fatto dal governo Berlusconi».
Mentre l'europarlamentare democrat ed ex assessore di Bassolino, Andrea Cozzolino, torna ad attaccare: «Ci auguriamo che il presidente Caldoro, che è un esperto in materia, provveda ad horas all'annullamento della delibera approvata dalla sua giunta, la 174 del 4 aprile 2012, con la quale ha stabilito che la Regione Campania accede al trasferimento della proprietà del complesso immobiliare del termovalorizzatore di Acerra, accollandosene in questo modo la complessa e costosa gestione straordinaria. A tal fine — conclude Cozzolino — con la stessa delibera Caldoro ha nominato anche una commissione di tre ‘‘esperti'' per effettuare questa importante operazione. Costo complessivo di 10mila euro. Speriamo almeno che questi fondi non siano mai stati spesi». A dar man forte alla rivendicazione del presidente della giunta regionale interviene il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris: «L'acquisto con i fondi Fas della Campania del termovalorizzatore di Acerra è una cosa grave e non prevista che appesantisce ulteriormente la situazione delle autonomie locali, della Regione e dei Comuni — commenta il primo cittadino —. A questo aggiungiamo che il ministro dell'ambiente ha promesso che ci dava le risorse per continuare con il nostro cronoprogramma della raccolta porta a porta e non abbiamo visto ancora un euro». Enzo Cuomo, sindaco di Portici e presidente dell'Anci Campania, si dice pure lui preoccupato: «Il Governo scarica sulla Regione che a sua volta scarica sui Comuni e a pagare sono soprattutto quelli piccoli che rischiano di non riuscire a pagar nemmeno gli stipendi ai dipendenti.
Sul termovalorizzatore è stata operata una scelta illogica, decidendo che quei fondi andassero a pesare sul tetto del patto di stabilità della Regione. È questo il segnale che nei rapporti con il Governo la Campania è considerata una Cenerentola. Pagavamo già prima con un Piano Sud vuoto di contenuti, ora ancora di più. La verità è che la Campania ha perso peso politico e la questione del termovalorizzatore è emblematica perche paghiamo anche l'incapacità di dare soluzioni strutturali». Contro il decreto del Governo Monti che prevede il pagamento del termovalorizzatore con Fas regionali, Caldoro ha incassato il sostegno della Conferenza delle Regioni. «Tutte le Regioni — ha sottolineato — hanno approvato un parere nel quale si chiede di togliere dal testo il comma che riguarda il termovalorizzatore di Acerra». Del resto, in un colloquio con il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Antonio Catricalà, Caldoro ha saputo che «la disposizione sul pagamento all'Impregilo sarebbe stata inserita nel decreto all'ultimo momento dal ministero dell'economia». Un blitz, dunque, secondo Palazzo Santa Lucia, in piena regola, dato che l'intesa prevedeva una partecipazione dello Stato alla spesa.
Ma ora, come ne uscirà la Campania? «Siamo l'unica Regione ad aver sforato il patto di stabilità e abbiamo la possibilità di agganciare la nostra proposta risolutiva a una norma speciale — spiega il presidente della giunta —. Attendiamo che si legiferi a livello nazionale per poter avviare, anche per il sistema trasporto, un piano di rientro come quello già seguito con successo per la sanità. Ho parlato con il commissario per la razionalizzazione della spesa Enrico Bondi, al quale ho prospettato l'ipotesi di utilizzare, sul modello da lui inaugurato per la Parmalat, un percorso di salvataggio, separando la gestione dalla situazione debitoria. Bondi si è detto totalmente d'accordo, anzi: mi ha confermato che sarebbe l'unica soluzione per evitare il fallimento della Campania».
Angelo Agrippa

Per l'Italia è sempre più recessione
Nei primi tre mesi del 2012 il Pil è sceso dello 0,8 per cento sul trimestre precedente e dell'1,4 rispetto allo stesso periodo del 2011. Il calo congiunturale è il peggiore dal primo trimestre del 2009.Consumi delle famiglie in calo dello 0,6 per cento.
ID doc: 75577 Data: 11.06.2012 (aggiornato il: 11.giu.2012)
Nel primo trimestre il prodotto interno lordo italiano, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, infatti calato dello 0,8% sul trimestre precedente e dell'1,4% rispetto al primo trimestre del 2011 (rivisto al ribasso dall'1,3% della stima preliminare). Lo ha comunicato l'Istat confermando la recessione del Paese visto che il Pil italiano è negativo per il terzo trimestre consecutivo. Il calo congiunturale del Pil registrato nel primo trimestre del 2012 è il peggiore dal primo trimestre del 2009, quando la contrazione sul trimestre precedente era stata del 3,5%. L'Istituto di statistica ha spiegato che il primo trimestre del 2012 ha avuto due giornate lavorative in più rispetto sia al trimestre precedente, sia allo stesso trimestre del 2011. Inoltre, tutte le componenti della domanda interna, eccetto la spesa della pubblica amministrazione, sono risultate in diminuzione, "in un contesto di marcata contrazione delle importazioni e di lieve calo delle esportazioni". La domanda nazionale, al netto delle scorte, ha sottratto 1,2 punti percentuali alla crescita del Pil: -0,6% i consumi delle famiglie, -0,7% gli investimenti fissi lordi, mentre la spesa della P.A. ha contribuito positivamente per 0,1 punti percentuali. Anche la variazione delle scorte ha contribuito negativamente alla crescita del Pil (-0,5 punti percentuali), mentre il contributo della domanda estera netta è stato positivo per 0,9 punti percentuali. Sul fronte dell'offerta, l'andamento
ha mostrato variazioni congiunturali negative per il valore aggiunto dell'industria (-2%) e dei servizi (-0,6%), mentre quello dell'agricoltura è aumentato del 4,9%.

Italia, vendite veicoli comerciali maggio crollano del 42%
Nel mese di maggio le immatricolazioni di veicoli commerciali in Italia sono solo 10.413, in calo del 42,3% rispetto allo stesso mese 2011 (18.033), secondo i dati elaborati dal Centro Studi Unrae. Peggiora, pertanto, il risultato dei primi 5 mesi dell'anno che segna una flessione del 37,9% con 53.929 immatricolazioni complessive.
"Senza uno stimolo alla domanda, difficilmente si potrà registrare un'inversione di tendenza", dice il direttore generale Unrae, Romano Valente, che conferma la previsione a fine anno di una flessione del 30% del mercato dei veicoli commerciali, con 120.000 immatricolazioni, rispetto alle 170.000 dell'intero 2011.

Migliora il superindice Ocse, ma non in Italia
ID doc: 75588 Data: 11.06.2012 (aggiornato il: 11.giu.2012)
Si assesta su un lieve miglioramento il superindice per i Paesi dell'area Ocse nell'aprile scorso,
mentre l'Italia conferma una situazione economica stagnante, al pari della Francia. Nel mese considerato, il principale indicatore con cui l'Ocse misura l'andamento dell'economia si
attesta a quota 100,5 contro 100,4 di marzo per l'intera area (+0,02% sul mese, -0,47% tendenziale). In Italia il superindice segna invece una variazione negativa di -0,18% congiunturale e
-2,53% tendenziale. In Francia la variazione è rispettivamente -0,04% e -1,32%.

Stiglitz: il piano di salvataggio della Spagna sarà un fallimento totale
New York - Un circolo vizioso. Questo è il meccanismo che potrebbe innescarsi nell'ambito delle manovre messe in atto per combattere la crisi dei debiti sovrani. Una interazione a ripetere che, dopo aver preso il via, diventa ingestibile nella sua soluzione di continuità: unica destinazione, il fallimento. Il rischio economico associato a tali cicli è di enorme portata e, nel caso europeo, la probabilità di incapparvici è più che modesta.
Al centro dell'analisi del premio Nobel per l'Economia, Joseph Stiglitz, vi è il recentissimo caso della Spagna. Il piano messo in atto dall'Europa, con i prestiti concessi per 100 miliardi di euro e volti alla ricapitalizzazione delle banche spagnole in crisi, rischia di essere un fallimento totale. L'obiettivo reale sarebbe quello di superare la bolla immobiliare ed evitare la recessione economica ricapitalizzando le banche della penisola iberica. Il meccanismo potrebbe, però, incappare in un circolo vizioso: il Governo spagnolo e i creditori della Spagna si sosterrebbero vicendevolmente vanificando, ipso facto, l'utilità della manovra europea.
"Il sistema prevede che l'esecutivo spagnolo salva le banche iberiche e le banche salvano il governo spagnolo" ha affermato Stiglitz.
Il messaggio che ne verrebbe fuori, infatti, spingerebbe gli investitori esterni a non fidarsi della situazione spagnola. A sposare la tesi di Stiglitz sono stati anche gli analisti di Bank of America e di Société Générale. Il fine ultimo deve essere quello di risanare la credibilità del paese creando uno scudo dalla speculazione e dai rumors a livello mondiale, pena la ripresa della corsa dello spread.
Il sasso è stato gettato nello stagno: ora vedremo dove arriveranno le increspature dell'acqua.

Svizzera. «Spegnere l'incendio, da Madrid a Atene»
Di Stefania Summermatter, swissinfo.ch
Meglio tardi che mai. Così commenta lunedì la stampa svizzera la richiesta di aiuto della Spagna per salvare le proprie banche. L'UE metterà a disposizione sino a 100 miliardi di euro. Salvataggio garantito? Gli editorialisti non ne sono del tutto convinti.
 Dopo Grecia, Irlanda e Portogallo, è ora il turno della Spagna. Messo sotto pressione dai mercati e dalla comunità internazionale, il governo Rajoy ha infine deciso di chiedere un aiuto finanziario all'Eurogruppo per ricapitalizzare le proprie banche, prosciugate dalla bolla immobiliare. Il piano di salvataggio è condizionato a misure di risanamento del settore bancario e prevede un contributo fino a 100 miliardi di euro.

Intervento inevitabile, ma tardivo
 La notizia è stata accolta con sollievo dalla stampa svizzera, per la quale questo intervento comunitario era «inevitabile», ma è giunto troppo tardi. In questo modo, scrive la Neue Zürcher Zeitung, il problema si aggrava e i costi aumentano. «Le difficoltà della Spagna erano note da tempo, prosegue il quotidiano zurighese, ma per ragioni politiche e d'orgoglio nazionale si è perso tempo».
Bisognava «spegnere l'incendio, da Madrid a Atene», titola il quotidiano romando Le Temps. «La crescente paralisi del sistema bancario iberico e il rischio di un naufragio della moneta unica sono scenari catastrofici che l'Unione europea doveva evitare, anche se si può deplorare che queste somme vengano utilizzate, una volta di più, per salvare la finanza dal proprio avventurismo e dalle imprudenze passate».
Si tratta senza dubbio di un «messaggio rassicurante», scrivono i quotidiani Tages Anzeiger e Bund. «Le  piccole e medie imprese spagnole fanno sempre più fatica a ricevere finanziamenti per gli investimenti e le esportazioni. E questa scarsità di crediti rischia di trascinare l'economia spagnola verso il declino». Con questa iniezione di capitale, le banche potrebbero nuovamente essere in grado di concedere crediti, riacquistare la fiducia dei propri clienti e calmare le acque, commentano gli editorialisti.

Effetto balsamo?
 Quanto agli effetti concreti di questo piano di salvataggio, l'editorialista di Tages Anzeiger e Bund non si azzarda a fare scommesse. La reazione delle borse e lo spettro della crisi che aleggia su altri paesi della zona euro rendono infatti difficile qualsiasi previsione.
La Basler Zeitung parla di un «effetto balsamo» e sottolinea che non ci sono garanzie che i tassi di interesse scendano effettivamente, malgrado l'intervento europeo.
Prudenza anche sulle colonne del Corriere del Ticino: «Oggi e nei prossimi giorni si verificherà se i mercati vedono il bicchiere mezzo vuoto o mezzo pieno. In altre parole, se vedono nell'aiuto europeo alle banche spagnole un passo verso una seppur lenta uscita dalla crisi dell'Eurozona, oppure un tentativo inutile. Nell'attesa, si può dire meglio tardi che mai».

Incognita politica
 Il pericolo non è però soltanto «statistico» ma anche «politico», sottolinea la Neue Zürcher Zeitung, facendo riferimento alle prossime elezioni in Grecia, dalle «incalcolabili conseguenze».
Dello stesso avviso anche il romando Le Temps, per il quale mentre si preparano le legislative del 17 giugno, «un'implosione generalizzata minaccia il paese ellenico e molti, anche in seno alle classi medie, sono sempre più convinti di non aver nulla da perdere, e si attaccano a promesse demagogiche».
«I grandi paesi dotati di una moneta unica devono prima di tutto apprendere a correggere i propri errori, prosegue Le Temps. Il peggio sarebbe ora che i politici greci prendano spunto dal salvataggio europeo per sdoganarsi delle proprie responsabilità. L'orrore sarebbe che le banche venissero prima degli uomini». 
 Stefania Summermatter, swissinfo.ch

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