martedì 12 giugno 2012

pm_12.6.12/ Soldi non ce ne sono.

Sorpresa: Sgarbi a Piedimonte Matese «Qui avete opere belle all'inverosimile»
Lungomare libero e senza servizi: i bar comprano auto elettriche
Export regioni, male nord-est e centro
Aumentano gli assegni a vuoto
Gibilterra: nuovo regime fiscale infiamma rapporti Spagna-GB
Fitch, Spagna mancherà di molto obiettivi deficit in 2012 e 2013
La Spagna non raggiungerà i suoi obiettivi di deficit di bilancio nel 2012 e nel 2013 per un margine
Crisi:Spagna; Nobel Krugman, Ue sta salvando banche,non Paese
Udin, oltrepadania. Promotur brucia 20 milioni l’anno

Sorpresa: Sgarbi a Piedimonte Matese «Qui avete opere belle all'inverosimile»
Visita non annunciata del critico d'arte che ha ammirato
i tanti luoghi di pregio presenti nella cittadina casertana
CASERTA — Blitz di Vittorio Sgarbi a Piedimonte Matese nella tarda serata di domenica scorsa. La visita, per niente annunciata, è stata «ufficializzata» solo a cose avvenute dal funzionario delegato della Soprintendenza alle Gallerie di Caserta, Ferdinando Creta, e da Enrico Stanco, funzionario della Soprintendenza Archeologica di Alife. Il critico d'arte proveniva dal Nolano, dove si era recato per ritirare un premio. Accolto da una improvvisata delegazione cittadina capeggiata dal sindaco Vincenzo Cappello e dall'assessore Attilio Costarella, Vittorio Sgarbi ha visitato l'ex Convento di San Tommaso d'Aquino, sede del Museo Civico «Raffaele Marrocco», oggetto in questi giorni dell'avvio del primo lotto dei lavori di allestimento espositivo delle collezioni museali.
Qui la sua attenzione è stata attirata dalle tele della pinacoteca, dalle sculture e dalle ceramiche del Settecento, cerretesi e del Battiloro, definite «belle fino all'inverosimile». Sgarbi, sempre accompagnato dagli amministratori cittadini, ha quindi visitato l'attigua Chiesa gotica di San Domenico, poi San Biagio, ultimo esempio del gotico edificato a Piedimonte Matese negli sul finire del ‘300, i cui affreschi sono stati attribuiti ad un tardo seguace di Pietro Cavallini. Salite le rampe di San Marcellino, Sgarbi si è avventurato, in compagnia del parroco don Cesare Tescione, nella Basilica Pontificia di Santa Maria Maggiore, dove ha ammirato la tavola quattrocentesca dell'Annunciazione. Di qui, poi, ha raggiunto il Santuario Mariano di Ave Gratia Plena e, successivamente, il Convento di Santa Maria Occorrevole.
Sgarbi non ha nascosto la sua sorpresa per l'alta concentrazione di pregevoli opere d'arte in una piccola città come Piedimonte Matese; tutto merito dei principi Gaetani dell'Aquila d'Aragona, capaci di attrarre il fior fiore di artisti e letterati europei presso la loro corte.
Giancarlo Izzo

Lungomare libero e senza servizi: i bar comprano auto elettriche
Passeggiata tra via Sauro e piazza Vittoria
NAPOLI - Se l'esigenza prima di una città come Napoli fosse stata recuperare spazi urbani per sport all'aria aperta, se il bisogno insopprimibile dei napoletani (tra i primi in Italia per obesità) fosse stato lo jogging sfrenato, allora il lungomare liberato dalle auto potrebbe effettivamente dirsi la manna piovuta dal cielo. Ore 19 di un venerdì di inizio estate, mentre ovunque incombe l'happy hour, il lungomare battezzato il più bello del mondo (da via Nazario Sauro a piazza Vittoria) è una palestra a cielo aperto. Una pista di pattinaggio, una corsia per l'atletica, un tapis roulant di asfalto per correre e respirare iodio. Bar e ristoranti sono vuoti, i tavolini regolarmente imbanditi con menu in bella mostra, divani in rattan con ampi cuscini bianchi stile Sharm o sedie in ferro più spartane.
HAPPY HOUR - Il cuore di questo tratto del lungomare è piazza Vittoria e — prima di godere del paesaggio più bello del mondo senza imbattersi in auto, parcheggiatori e venditori di oggetti luminosi di varia provenienza — va apprezzato l'enorme parcheggio per motorini allestito sul versante sinistro della piazza. C'è una famiglia casertana - genitori con due figli - che si affaccia in via Partenope per la prima volta. La signora parla animatamente al telefonino con una zia. Quasi una telecronaca della prima visita sul mare. Stupore ed estasi, la famigliola non crede a quanto vede. Non resiste ai tavolini dei bar che occupano la strada un tempo trafficata e oggi terrazza panoramica e sceglie il primo dei bar disponibili, Bellavia. Storica e antica pasticceria che a piazza Vittoria ha inaugurato pochi mesi fa. Aperitivo a scelta tra quelli più soliti e cameriere che prima di raccogliere l'ordinazione si premura di pulire il tavolo con una spugna. Non è il massimo, ma vale la pena. Happy hour con noccioline, patatine e tarallini sugna e pepe, questi ultimi serviti anche con la Schweppes che ordiniamo al tavolo accanto. I dolci, quelli sì, sarebbero la vera specialità della casa. Ma l'orario impone altro e il «Vanilla cafè» è il bar che fa più tendenza. Cento metri più avanti, che decidiamo di percorrere sul marciapiedi per non intralciare l'ora di jogging di decine e decine di ragazzi.

DIFFERENZE D’ARREDO - Piacevole sensazione, il paesaggio è meraviglioso. Cestini per rifiuti nuovi e anche vuoti, il servizio di pulizia funziona. Forse sarebbe il caso di prevedere anche lo spazzamento: lungo la balaustra c'è una fila lunga e fitta di cicche di sigarette. Dettagli che fanno la differenza. Al Vanilla è già pronto il piano bar. La musica per ora è da sottofondo: i clienti sono pochissimi e chi c'è preferisce guardare la tv al plasma che espone il locale attiguo (il ristorante Much more). Sono cominciati gli Europei di calcio ed è Polonia-Grecia a tenere banco. Osservare il lungomare più bello del mondo, ammirare il panorama e soffermarsi anche sul tipo di frequentazione lo si fa camminando o utilizzando la balaustra che dà sugli scogli come panchina naturale. Non ci sono alternative. Si va avanti verso il lato occupato dai ristoranti. Balza agli occhi la differenza di arredo esterno dei locali, ma anche la discontinuità dei tavolini.

LICENZE - L'occupazione di suolo pubblico è a scelta del titolare del locale: più «invadi» più paghi. Le fioriere che delimitano la zona all'aperto sono l'una diversa dall'altra. La pizzeria Fresco ha scelto fiori bianchi e rossi, Regina Margherita ha puntato su gerani di colore rosa, molti hanno abolito il colore esponendo vasi con piante grasse. A scelta e secondo le tasche. Per ora il Comune non ha neanche rilasciato le relative licenze per l'occupazione. Burocrazia e basta, le richieste (cartacee e telematiche) sono state inoltrate da un po'. Avanti verso via Nazario Sauro costeggiando i grandi alberghi e passando per un negozio che affitta biciclette. Sì, le bici. L'altra grande scoperta dei napoletani. Che non hanno mai potuto usufruire di una pista ciclabile e col lungomare liberato cedono alla tentazione. Ed è un via vai di «due ruote», molte a noleggio. Tante anche offerte gratuitamente dai ristoratori (Much more, in particolare) ai propri clienti. Tutto pur di incrementare i coperti.
Aprile e maggio sono stati neri, assicurano. Qualcuno ha investito in auto elettriche per garantire ai clienti l'andata ed il ritorno dai parcheggi. Via Partenope è lunga all'incirca un chilometro e non ci sono panchine per riposare. Il tramonto sopraggiunge e l'impatto visivo è meraviglioso. Si accendono anche le luci della strada e si continua a correre.

UTENTI D’ELITE - L'happy hour lascia per la cena e i turisti ne approfittano. La serata è lunga sul lungomare: bella, silenziosa e crepuscolare. Interrotta nella sua tranquillità da spettacoli organizzati dagli irriducibili Vanilla e Much More. Animazione sobria ed anche elegante. Per utenti d'elité, insomma. La gioventù per ora è altrove: nel dedalo dei vicoli di Chiaia. Lì l'happy hour continua a suon di Aperol e gin fizz: la vita è lì. Nella zona pedonalizzata da sempre, dove manca il mare ma c'è tutto il resto. Dove imprenditori hanno investito per garantire un servizio. Dove lo spettacolo bisogna costruirlo. Il lungomare più bello del mondo resta tale: un'oasi meravigliosa baciata dal sole estivo. Bisognerà inventarsi qualcosa per tenerlo vivo tutto l'anno.
Monica Scozzafava

Export regioni, male nord-est e centro
Su trimestre precedente -3% e -1,8%, sud e isole +6,1%
12 giugno, 11:43
(ANSA) - ROMA, 12 GIU - Le esportazioni delle regioni italiane nel primo trimestre dell'anno hanno segnato nella media nazionale una crescita del 5,5% rispetto allo stesso trimestre del 2011. Lo rileva l'Istat. Rispetto al trimestre precedente, la crescita dell'export risulta ''significativa'' per le regioni meridionali ed insulari (+6,1%) e piu' contenuta per quelle nord-occidentali (+0,8%), mentre sono in flessione le esportazioni delle regioni nord-orientali (-3,0%) e del Centro (-1,8%).

Aumentano gli assegni a vuoto
In tre mesi oltre 21mila società protestate
Secondo uno studio della società di raccolta dati Cerved, continua a salire il numero delle aziende che non mantengono i propri impegni di pagamento, soprattutto al Mezzogiorno e nel settore delle costruzioni. Nei primi tre mesi di quest'anno, si è raggiunto il valore più alto dal 2008 ad oggi
MILANO - Soldi non ce ne sono. E quando gli affari non vanno bene, le imprese lasciano che i propri assegni vadano in protesto. Con buona pace dei creditori. Secondo i rilevamenti del Cerved, è proseguito anche nei primi tre mesi del 2012 il peggioramento delle condizioni economiche-finanziarie delle imprese italiane. I dati sui protesti e ritardi nei pagamenti parlano di una situazione particolarmente allarmante nelle regioni del Mezzogiorno e tra le imprese operanti nel settore delle costruzioni. Nei primi tre mesi dell'anno si contano oltre 21 mila società cui è stato protestato almeno un assegno o una cambiale, +8,1% rispetto allo stesso periodo del 2011. "Il dato è il secondo valore più alto di un singolo trimestre dall'inizio della crisi del 2008 - ha sottolinea Stefano Matalucci, direttore marketing di Cerved group - ed è accompagnato da un aumento dei protesti tra le imprese individuali: si contano infatti quasi 47.000 Imprenditori con almeno un protesto, in crescita del 3,2% rispetto al primo trimestre 2011".
Le difficoltà osservate per il complesso delle società non individuali non risparmiano nessun settore, ma la situazione più critica la vive il comparto dell'edilizia, settore in cui l'1,5% delle società operative sono state protestate nel primo trimestre dell'anno. Il fenomeno, per altro, risulta in crescita con tassi a due cifre rispetto allo stesso periodo del 2011 (+12,5%). Il terziario invece è il settore dove si conta il maggior numero di  soggetti protestati: 11.500 aziende, pari allo 0,8% di tutte quelle operative, con un aumento del +8,3% sull'anno precedente. Gli andamenti territoriali hanno evidenziato una frattura tra nord, in cui la situazione è negativa ma abbastanza stabile (+0,9% nel nord ovest e -1,9% nel nord est), e il centro-sud, dove si osserva un ulteriore peggioramento. Nei primi tre mesi del 2012 i protesti sono infatti aumentati con tassi a due cifre sia nel mezzogiorno, +13,5%, sia nel centro, +10,6%. La diffusione del fenomeno ha raggiunto livelli particolarmente preoccupanti in Calabria dove l'1,9% delle imprese operative ha avuto almeno un titolo protestato nel primo trimestre del 2012 (l'1,4% del mezzogiorno).
"Il peggioramento del fenomeno dei protesti nelle regioni meridionali è accompagnato da un ulteriore aumento dei tempi di liquidazione delle fatture - ha proseguito Matalucci - l'attesa per i pagamenti delle società meridionali è passata da 90,4 giorni dell'ultimo trimestre 2011 a 92,9 dei primi tre mesi 2012, con un'accresciuta diffusione dei ritardi gravi che vede il 10,5% delle stesse saldare le fatture con oltre due mesi di ritardo".

Gibilterra: nuovo regime fiscale infiamma rapporti Spagna-GB
governo Madrid ricorre a Ue
12 giugno, 11:38
(ANSAmed) - Madrid - Contenzioso senza fine fra Spagna e Inghilterra sull'ex colonia di Gibilterra, che continua a intorpidire le relazioni bilaterali. Alla eterna disputa sulle acque circostanti la Rocca, si è unito un nuovo motivo di frizione: il governo spagnolo ha denunciato davanti alla Commissione Europea il nuovo regime fiscale di Gibilterra, il cosìdetto Income Gibraltar Act 2010, ritenendolo incompatibile con la legislazione comunitaria e i Trattati europei. La denuncia, secondo fonti governative citate dai media iberici, è stata presentata alla vigilia della visita di tre giorni dei conti del Wessex, il principe Eduardo e consorte, cominciata oggi a Gibilterra, per le celebrazoni del 60/esimo anniversario dell'incoronazione di Elisabetta II. Una visita che ha suscitato nuovamente 'malessere' a Madrid.
 Il nuovo regime fiscale di Gibilterra, in vigore dal 1 gennaio 2011, riduce dal 22% al 10% l'imposta sulle società applicata nella Rocca, a fronte del 30% imposto in Spagna, e si applica solo alle entrate generate o provenienti da Gibilterra, per cui - secondo la denuncia iberica - vengono beneficiate le imprese che registrano domicilio fiscale nella Rocca, per sviluppare la propria attività in Spagna. Il ricorso spagnolo, presentato da Madrid il 1 gugno alla Direzione generale di concorrenza della Commissione Europea, non è stato reso pubblico dal ministero degli esteri iberico, per non compromettere i negoziati in corso fra i pescatori della baia di Cadice e il governo di Gibilterra, che ha negato agli spagnoli la pesca nelle acque circostanti la Rocca. (ANSAmed) YK8

Fitch, Spagna mancherà di molto obiettivi deficit in 2012 e 2013
La Spagna non raggiungerà i suoi obiettivi di deficit di bilancio nel 2012 e nel 2013 per un margine considerevole. Lo ha detto Ed Parker direttore di Fitch per i debiti sovrani. Parker ha aggiunto che laSpagna dovrebbe continuare a registrare un elevato deficit delle partite correnti e il sentimento del mercato verso il paese è rimasto molto fragile.

Crisi:Spagna; Nobel Krugman, Ue sta salvando banche,non Paese
il salvataggio previsto non e' soluzione per Spagna
12 giugno, 11:20
(ANSAmed) - Madrid, 12 GIU - "Ancora una volta l'economia affonda, la disoccupazione esplode, le banche hanno problemi, i governi si affrettano a chiedere il salvataggio; ma, per qualche ragione, si salvano solo le banche, non i disoccupati". E' quanto sostiene lo statuniense Paul Krugman, premio Nobel di economia 2008, in un articolo di opinone sul New York Times, riportato oggi da El Pais, sul riscatto al sistema bancario spagnolo per 100 miliardi concordato fra l'Eurogruppo e Madrid. Secondo l'economista, un salvataggio previsto, necessario e, tuttavia, "non è la soluzione di cui aveva bisogno la Spagna". "Non c'è nulla di male sull'ultimo piano di riscatto (anche se molto dipenderà dai dettagli che ancora non si conoscono) - scrive il Nobel - La cosa sorprendente è che i leader europei che lo hanno disegnato non hanno alcuna intenzione di cambiare le politiche che hanno lasciato senza lavoro quasi un quarto dei lavoratori della Spagna e oltre la metà dei suoi giovani". Krugman lamenta che le autorità europee "siano sempre disposte a difendere le banche, mentre stanno tradendo le persone alle quali si suppone l'economia debba servire". E rimprovera alla Banca Centrale Europea il rifiuto a ridurre i tassi di interesse. "La disoccupazione nella zona euro è esplosa - annota - e tutto indica che il continente sta entrando in una nuova recessione. Intanto - aggiunge - l'inflazione decelera e le aspttative del mercato dell'inflaizone futura sono cadute in picchiata. Per qualsiasi regola abituale di politica monetaria, la situazione esige tagli aggressivi dei tassi di interesse. Ma la Bce non si muove". Per l'economista, fortemente critico con la parálisi dell'eurozona, "è sempre più evidente che ci vorrà una catastrofe assoluta per riuscite ad avere un'azione politica reale, al di là dei salvataggi bancari. Ma - aggiunge con ironia - non perdano le speranza: alla velocità in cui vanno le cose, specialmente in Europa, la catastrofe assoluta può essere dietro l'angolo". (ANSAmed) YK8

Udin, oltrepadania. Promotur brucia 20 milioni l’anno
L’analisi dei bilanci e documenti contabili degli ultimi anni. Oltre alle perdite ci sono contributi vari dalla Regione
 di Paolo L. Medeossi
 UDINE. Promotur come paradigma. Di vicende a cui ormai l’opinione pubblica ha fatto il callo, ma che dovrebbero comunque suscitare critiche e reazioni. Quali “vicende”? Due soprattutto. L’irresolutezza della classe politica nell’affrontare i problemi, in particolare quelli che non generano consenso. La leggerezza con cui sono usati i soldi pubblici, ovvero di tutti, da parte di chi dovrebbe amministrarli come un buon padre di famiglia.
 E’ quanto viene da pensare guardando le cifre del bilancio della società regionale Promotur. Non le sintesi diffuse, ma i documenti contabili depositati in Camera di commercio e reperibili nell’archivio online di Infocamere.
PERDITE E CONTRIBUTI. Che la società della Regione Fvg dedicata alla promozione turistica in montagna non abbia mai fatto un risultato positivo non è una novità. Decisamente meno noto è l’ammontare complessivo di quanto costi alle casse regionali, e quindi ai contribuenti del Fvg. Prendiamo per esempio l’esercizio chiuso al 30 giugno 2011, l’ultimo disponibile. Il bilancio evidenzia una perdita di 2,637 milioni di euro. E questo è noto.
 Ma spulciando le quasi 80 pagine che compongono i documenti contabili si scopre che ha ricevuto contributi dalla Regione in conto esercizio per 1,13 milioni, in conto impianti per 10,678 milioni e in conto interessi per 8,344 milioni. In totale fanno quasi 23 milioni (22,789 per la precisione) che dalle casse della Regione Friuli Venezia Giulia sono finiti nella “fornace” Promotur, usiamo il termine “fornace” per rendere figuratamente la fine di questi soldi pubblici.
 E non si pensi che il 2010-2011 (statutariamente è stato stabilito che l’esercizio vada dal primo luglio di un anno al 30 giugno di quello successivo) sia un’eccezione. Lo stesso è accaduto nel 2009-2010, soltanto che in quel caso la cifra assommava a un totale di circa 23 milioni e mezzo. Idem anche nel 2008-2009 per “soli” 20,5 milioni. Per un importo complessivo nei tre anni che abbiamo esaminato di quasi 67 milioni.
 Inoltre, possiamo azzardare che anche nell’esercizio 2007-2008, l’esborso non sia stato dissimile in quanto di certo abbiamo 1,791 milioni di perdita, contributi in conto esercizio per 1,302 milioni e in conto impianti per 8,594 milioni: mancherebbero i contributi in conto interessi, ma non andiamo lontano dal vero se affermiamo che sono stati pari almeno a quelli dell’esercizio successivo, quindi oltre 8 milioni. Quindi almeno altri 19 milioni.
VENTI MILIONI L’ANNO. In media quindi la società che «contribuisce a creare valore per la montagna del Friuli Venezia Giulia» (è la sua mission secondo quanto si legge sul suo sito) “brucia” una media di 20 milioni l’anno. Non mettiamo in dubbio che ciò avvenga con tutti i crismi di legge, ma qualche dubbio sull’opportunità che ciò avvenga dovrebbe sorgere.
 Ma c’è anche da dire che, guardando altri dati, non si può certo dire che la situazione possa migliorare a breve, sebbene già nell’assemblea per l’approvazione del bilancio del 12 ottobre 2009 il collegio sindacale abbia messo nero su bianco che «ritiene che nel perseguimento degli obiettivi societari debba essere tenuto in considerazione anche quello della rimozione dello squilibrio economico strutturale ancorché derivante dalla particolare tipologia di attività svolta finora».
 E il nostro scetticismo su futuri miglioramenti non è dovuto a dubbi sulle capacità gestionali dei vertici della società che non conosciamo, né personalmente né professionalmente, bensì a due dati oggettivi che emergono dai bilanci: la negatività strutturale della gestione caratteristica e l’ammontare dell’indebitamento.
LA GESTIONE. La gestione caratteristica si misura alla fine sull’Ebitda, ovvero, in estrema sintesi, sul margine tra ricavi derivanti dalla produzione e costi legati a quest’ultima. Il risultato per Promotur è strutturalmente negativo. Prendiamo a esempio l’ultimo esercizio di cui è stato approvato e depositato il bilancio, quello 2010-2011: ebbene, a fronte di 11,558 milioni di ricavi delle vendite e delle prestazioni ritroviamo costi strettamente correlati pari a 15 milioni di euro (2,364 per materie prime, 6,158 per servizi e 6,48 per il personale). È come se un negozio vendesse merce per 11.558 euro, ma il farlo costasse 15 mila: non c’è guadagno, anzi una perdita e decisamente importante proporzionalmente (nel caso di Promotur anche in termini assoluti).
 E nell’esercizio 2009-2010 le cose non sono andate meglio: a fronte di ricavi delle vendite e delle prestazioni per 11,109 milioni abbiamo costi caratteristici pari a 14,971 milioni (2,753 per materie prime, 5,762 per servizi e 6,456 per il personale). Andando indietro nel tempo la musica non cambia. Ecco perché parliamo di negatività strutturale.
I MOLTI DEBITI. L’indebitamento è l’altro handicap. E che handicap! Sebbene nell’ultimo esercizio risulta essere stato ridotto in una misura non marginale resta comunque imponente: oltre 168 milioni di euro. Quindici volte i ricavi delle vendite e delle prestazioni. Non a caso facciamo questo confronto, perché dai ricavi dovrebbero venire quegli utili che dovebbero servire a ridurre i debiti (e invece abbiamo delle perdite, come abbiamo visto).
 Di questi la stragrande maggioranza vedono le banche come creditrici, per quasi 159 milioni, e sono tutti mutui quasi certamente legati alla realizzazione di impianti e strutture accesi nel corso del tempo: 14 in tutto, di cui la metà esatta (7) con Biis, la Banca infrastrutture, innovazione e sviluppo del gruppo Intesa Sanpaolo. Il più “antico” è con il Crediop e risale al 1998, ventennale al tasso semestrale del 2,54 per cento e con un importo iniziale di 20,658 milioni (40 miliardi di lire alla stipula); il più recente con Bnl, acceso nel 2009 e con estinzione nel 2025 per 21,550 milioni circa, al 2,51% semestrale. Non è il caso di fare l’elenco completo, sarebbe tedioso. C’è da dire che tutti i tassi semestrali sono sotto il 3%, quindi presumibilmente sono a tasso fisso (l’ultimo sicuramente, da quanto si desume leggendo la nota integrativa al bilancio).
I “CREDITI”. Qualcuno potrà obiettare che a fronte di tale massa di debiti ci sono crediti per 120,325 milioni. Giusto. Peccato che buona parte di queste poste creditorie, ovvero quasi 116 milioni, sono con la Regione Fvg quale debitrice di Promotur. Azzardiamo a pensare di essere in presenza di un “artifizio” contabile per cui la Regione fa sì che questi debiti non rientrino nel suo perimetro di bilancio, sebbene se ne faccia carico come risulta dal contributo in conto interessi di cui abbiamo scritto in precedenza.
 Infatti a una prima lettura il bilancio presenta la “stranezza” che nello stato patrimoniale leggiamo l’ammontare dei debiti di cui abbiamo scritto, ma poi nel conto economico troviamo quisquilie di oneri finanziari (70.935 euro nell’esercizio 2011), ovvero interessi passivi pagati sui debiti: l’arcano si spiega al punto 17 della Nota integrativa dove si legge che ci sono «interessi passivi e oneri su mutui per 8.381.624,58 euro» e c’è una «detrazione per contributi regionali in conto interessi su mutui» ai sensi di 9 leggi regionali «per 8.344.063,47 euro». Lasciamo a chi legge trarre le conclusioni, di certo più che creazione di valore vien da pensare alla distruzione dello stesso.

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