martedì 19 giugno 2012

pm_19.6.12/ Ambiti, d’influenza, ingerenza e di saccheggio con il cianciolo. - Ticino, Aldo Sofia: E mai, nella storia del progetto europeo, su uno Stato partner era stato esercitato un tale pressing internazionale, da Berlino a Washington. Ingerenza, più che pressing.---Pordenone, padania, di Martina Milia: Anche i Comuni dell’Ambito (Pordenone, Porcia, Cordenons, San Quirino, Roveredo in Piano) fanno le pulci alla spesa per il sociale. Lo fanno mettendo in riga, beneficiario dopo beneficiario, tutte le associazioni, fondazioni, cooperative ed enti, che ricevono soldi pubblici da Regione, Provincia e Comuni. L’obiettivo? Orientare i finanziamenti che l’Ambito – il cui bilancio vale 11 milioni di euro – può amministrare evitando di andare ad alimentare sempre gli stessi “pozzi”.

LA NUOVA SARDEGNA - Economia: «Blocchiamo i pescherecci in arrivo dalla Toscana»
Raccolta rifiuti, sedici arresti in Campania, Puglia e Veneto
Bari. Spesi milioni di euro  per caserme inutilizzate
Ponte Stretto: Passera, non e' una priorita'
Fisco, Passera: "Già elevato, non c'è spazio per altre tasse
Dopo il voto di Atene, l’Ue resta in mezzo al guado
Banche e Grecia: in Germania crolla la fiducia delle imprese, indice Zew -16,9 punti
Pordenone, padania. Contributi a pioggia, il freno dei Comuni

LA NUOVA SARDEGNA - Economia: «Blocchiamo i pescherecci in arrivo dalla Toscana»
19.06.2012
Cresce la mobilitazione di Bosa contro la pesca con il cianciolo. Per questa sera è stato programmato un dibattito pubblico sull’ipotesi dell’arrivo, nel mare di fronte a Bosa, di grossi pescherecci dalla Toscana, attrezzate e autorizzate per questo tipo di pesca. L’incontro è previsto alle 16 nella sala conferenze della Biblioteca. Ma quella di oggi potrebbe essere solo la prima tappa di una battaglia lunga e forse dura. La marineria di Bosa è in subbuglio e l’intera comunità potrebbe schierarsi a fianco del centinaio di pescatori che ancora lavorano con le loro barche in queste acque. Il nemico si chiama “pesca a cianciolo”: una tecnica che utilizza una rete simile alla lampara, in grado di setacciare il fondale e che, secondo i pescatori locali, devasterebbe l’ecosistema. Difficile opporsi a questo tipo di pesca, autorizzata in base alla profondità a cui viene esercitata e non in base alla distanza dalla costa. E le profondità richieste per la pesca a cianciolo nel mare bosano si trovano a poche miglia da terra. Il sindaco Piero Casula, rigira tra le mani la risposta ricevuta dal ministero delle politiche agricole: «È una risposta sibillina, che dice e non dice», commenta. Il ministero ha risposto così al sindaco che chiedeva una sospensione dell’autorizzazione al cambio ufficio d’iscrizione (da Porto Azzurro a Bosa) per la motobarca I Dieci Angiolillo: «Questa direzione generale invita l’impresa a voler rispettare “il codice di comportamento” e delle regole strutturate dalla marineria locale adeguando la propria attività di pesca svolta con l’imbarcazione I Dieci Angiolillo alle direttive e forme di autolimitazione dell’attività stessa».Se l’attività di pesca dovesse «contrastare con le direttive e autolimitazioni», l’autorità marittima competente «applicherà le dovute sanzioni previste». Insomma, nessuna sospensione al provvedimento che autorizza la barca toscana alla pesca a cianciolo nel mare di Bosa. E allora la mobilitazione prende corpo, si diffonde attraverso i social network e cessa di essere la battaglia dei pescatori per cominciare a trasformarsi in una battaglia di tutti. Pare che non ci sia modo di proibire questo tipo di pesca e quindi ci si prepara a azioni di protesta che potrebbero diventare eclatanti. E c’è già chi ipotizza problemi di ordine pubblico. Intanto del caso Bosa comincia a occuparsi anche la politica: Irs ha preso posizione con un documento molto duro: «Nella vicina Corsica questa pratica è severamente vietata. In Sardegna invece lo sfruttamento indiscriminato del territorio e del mare sembra non conoscere fine. A questo si accompagna l'amarezza di dover costatare che per l'ennesima volta questo furto avviene anche con la complicità della Regione Sardegna che invece di lavorare per affrontare i già gravi problemi della pesca sarda e tutelare gli interessi dell'isola, autorizza operazioni di saccheggio dei nostri beni».

Raccolta rifiuti, sedici arresti in Campania, Puglia e Veneto
NAPOLI – La Guardia di Finanza di Napoli e la Digos di Napoli hanno eseguito in varie località della Campania, Puglia e Veneto 16 ordinanze di custodia cautelare – 9 in carcere e 7 ai domiciliari – verso imprenditori, professionisti, dirigenti di un istituto bancario, un sindacalista, ex dipendenti della società Enerambiente Spa, azienda che ha gestito il servizio di igiene urbana a Napoli. Bancarotta fraudolenta, falso in bilancio, ricorso abusivo al credito, corruzione, estorsione e riciclaggio, le accuse.
La Polizia Giudiziaria ha in corso di esecuzione anche numerosi decreti di perquisizione disposti dalla Procura della Repubblica di Napoli. L'inchiesta ha esplorato la complessa rete di rapporti intercorsi tra la società in house del comune di Napoli, Asia Spa, la Enerambiente Spa, che dal 2005 al 2010 ha gestito il servizio di igiene urbana nel capoluogo napoletano e che sino al 2010 ha svolto in appalto da Asia il servizio di raccolta e trasporto dei rifiuti solidi urbani (r.s.u.) nella città di Napoli e le società cooperative cui la Enerambiente ha affidato lo svolgimento di una parte del servizio.
Gli indagati rispondono, a vario titolo, di numerosi reati, tra i quali quelli di associazione per delinquere finalizzata alla bancarotta fraudolenta, al falso in bilancio, al ricorso abusivo al credito, corruzione, estorsione e riciclaggio. A seguito di indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Napoli, le ordinanze di custodia cautelare sono state eseguite dai militari del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Napoli e personale della Polizia di Stato, Digos di Napoli.

Bari. Spesi milioni di euro  per caserme inutilizzate
di Nicola Pepe
BARI - Se provate a chiedere qualche informazione o tentare di scoprirla in rete, l’imperativo d’obbligo è: segreto militare. Il «new deal» - annunciato - dal Governo Monti che vuol mettere finalmente mano anche al patrimonio del cosiddetto demanio militare, cioè le caserme, probabilmente servirà a sollevare le casse pubbliche da un onere non indifferente che pesa come un macigno sui conti di tutti i cittadini. Perché, pensare di vedere quei «fantasmi» sparsi in varie parti della città, sapendo che tutt’al più sono aperti con un paio di sottufficiali e qualche ufficio, costando non pochi soldi, fa davvero venire la pelle d’oca in un Paese che sta pensando di mandare in «cassa integrazione» (mobilità per 24 mesi in caso di esuberi con rischio di licenziamento) persino i dipendenti pubblici. In attesa che il Governo riempia di contenuti la proposta di costituire un fondo in cui far confluire gli immobili dello Stato (anche le caserme!) e quelli degli enti locali affidandoli alla gestione della Cassa depositi e prestiti, vediamo qual è la situazione a Bari, soprattutto per quel «palazzi» che sviluppano un costo soltanto perché esistono.
Il riferimento è a immobili come la «Caserma Picca» in piazza Luigi di Savoia, la sede dell’Aeronautica (in corso Sonnino), la caserma «Briscese» in via Napoli, l’ex sede del tribunale militare in via San Francesco d’Assisi. Per non parlare di altri immobili che si perdono nella lista degli sprechi di Stato. Il perché è presto detto: per «legge» (a cominciare dalla Finanziaria del 2008 poi «corretta» nel 2010), lo Stato ha definito le spese annue di manutenzione ordinaria e straordinaria per ciascun immobile di sua proprietà. Tale «tetto» è fissato al 2% (fino al 2010 era il 3%) del valore dell’immobile utilizzato. Pensate a una struttura come la caserma Picca o la «Briscese» o il tribunale militare (quest’ultimo è chiuso da parecchio tempo)... O lo stesso Ospedale militare - di cui si parla per un trasferimento del tribunale penale - di corso De Gasperi , che è praticamente inutilizzato (tranne qualche funzione della commissione medica). Tutti questi «pupazzi» di cemento costano: sarà pure un intervento contenuto, ma comunque una quota di quel denaro pubblico viene letteralmente gettato dalla finestra.
Il motivo è semplice: che senso ha mantenere in piedi una caserma se non ci sono più soldati o se il progressivo mutamento della funzione militare ha mutato le esigenze? Niente da fare. Secondo un copione ormai consolidato, tentare di mettere le mani sugli «affari militari» ha sempre comportato un problema, da un lato, e una difficoltà nell’assumere informazioni, dall’altro.
Basta consultare l’elenco dei cespiti «nella disponibilità dello Stato» pubblicato dall’Agenzia del Demanio per comprendere quali possano essere le voci di spesa per alcuni immobili. Un dato che si ricava dal valore dell’immobile, preso come riferimento per le famose manutenzioni. La caserma Picca «vale» 55 milioni, l’ex Intendenza di Finanza (in parte sottoutilizzata) 50 milioni, il Bonomo più di 100 milioni, la caserma dell’Aeronautica in corso Sonnino (dove c’erano gli avieri) poco più di 16 milioni. E l’elenco potrebbe via vai continuare salvo eventuali «giustificazioni» sulla necessità di conservazione degli immobili per le funzioni istituzionali. Il bello è che, tra norme e circolari del Demanio, in più occasioni si è fatto espresso richiamo alla razionalizzazione degli spazi, dunque all’ottimizzazione degli stessi. Ma guai a interferire nelle attività militari o in quella di altre amministrazioni dello Stato. Una sorta di sindrome di Nimby degli immobili: ognuno è geloso del proprio spazio, dunque rivolgetevi altrove per trovare soluzioni. Poco importa se, nel frattempo, la barca va a picco. L’importante è continuare a garantire le «rendite di posizione». Tanto, paga Pantalone.

Ponte Stretto: Passera, non e' una priorita'
19 Giugno 2012 - 10:46
(ASCA) - Roma, 19 giu - Il Ponte sullo Stretto ''non e' una priorita'''. E' quanto ha indicato il ministro dello sviluppo economico, Corrado Passera, ai microfoni di Radio Anch'io. ''Non c'e' una scelta definitiva - ha precisato - io non lo considero tra le infrastrutture prioritarie a cui dedicarci''. did/

Fisco, Passera: "Già elevato, non c'è spazio per altre tasse
 Obiettivo spending review è scongiurare nuovo aumento IVA"
"Ridurre le tasse a quelli che le pagano"
L'ammontare del peso fiscale "è già elevato" quindi "non vedo spazio per ulteriori interventi". Lo afferma il ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera ai microfoni di 'Radio anch'io'. Nel definire l'Imu "una tassa chiara e trasparente sul patrimonio immobiliare" Passera ha quindi escluso la possibilità che "un'altra grossa tassa oggi sia una cosa da fare". riferendosi alla eventualità di realizzare una patrimoniale. Secondo il ministro e' comunque un obiettivo da inserire "tra i primissimi per qualsiasi governo" quello di ridurre "le tasse a quelli che le pagano" anche se, ha detto, "non e' pensabile a breve". Per raggiungerlo in ogni caso " dobbiamo creare le condizioni e cioe' che tutti paghino le tasse e fare in modo che la crescita economica crei piu' gettito". Comune deve essere anche lo sforzo avente come obiettivo "il recupero di parecchi punti di produttivita' - ha detto riferendosi alla proposta del sottosegretario Polillo di fare meno ferie per alzare il Pil - deve essere comune poiche' la produttivita' e' una grande sfida che dobbiamo affrontare tutti insieme con un grande sforzo di concertazione''.

Dopo il voto di Atene, l’Ue resta in mezzo al guado
- 06/18/2012
di Aldo Sofia
Tira un sospiro di sollievo l’Europa. Come se davvero il destino della sua moneta unica si giocasse nelle urne greche. Non è così. Nessuno degli schieramenti più robusti pretendeva il ritorno alla dracma, autentica e sicura sciagura nazionale. Nemmeno la sinistra radicale Syriza di Alexis Tsipras, che ha s?orato il clamoroso successo, aveva mai predicato la fuoriuscita dall’euro. Mentre anche la destra vittoriosa di Nuova Democrazia, guidata da Antonis Samaras, ha chiesto di rinegoziare parti sostanziose del cosiddetto “memorandum”, che detta i draconiani sacri?ci imposti ad Atene dalla “troika” internazionale (Commissione di Bruxelles, Banca centrale europea, Fondo monetario).
Ma così si è voluto far credere, e cioè che l’Europa fosse appesa al ?lo sottilissimo del voto di ieri.
Atene avrà dunque il suo governo di unità nazionale cosiddetta “pro-europea”; l’alleanza fra Nuova Democrazia e socialdemocratici del Pasok garantisce la maggioranza parlamentare; e dunque a governare sotto il Partenone saranno i due partiti storicamente responsabili della tragedia ellenica: la destra che truccò a lungo i conti pubblici (con molta parte degli europei, Germania compresa, opportunisticamente “distratta”), e con i socialisti incapaci di far uscire il Paese dal suo antico e rovinoso vizio del clientelismo più smaccato.
Come se non bastasse, fu la coppia Merkel-Sarkozy ( favorevole al ritorno al potere della destra greca) a impedire al socialista George Papandreou di indire il referendum annunciato nei giorni del G20 di Cannes. Per o contro il piano anticrisi; per o contro l’Europa; per o contro l’euro. Non si sarebbero persi altri sette mesi, durante i quali gli aiuti europei sono arrivati a 345 miliardi di euro. Finora più che altro inghiottiti dal buco nero di una recessione ellenica di cui non si intravede la ?ne.
Né il verdetto di ieri decreta il salvataggio dell’Europa così com’è. O, piuttosto, come non è. Ci vorrà ben altro per debellare la crisi. Per ridare certezze ai mercati. Per fermare gli appetiti della speculazione.
I greci “salvatori” o “affossatori” dell’euro. Già questo diceva della debolezza dell’Europa, incapace di gestire la crisi di un Paese che rappresenta meno del tre per cento del Pil dell’Eurozona. E mai, nella storia del progetto europeo, su uno Stato partner era stato esercitato un tale pressing internazionale, da Berlino a Washington. Ingerenza, più che pressing. Come se davvero vi fossero minacciosi segnali che dalle urne elleniche potesse materializzarsi un voto anti-europeo, e non, come invece era ed è, la richiesta di rivedere e alleggerire un Diktat che per ora non sta producendo risanamento, ma nuova povertà.
L’Europa, l’euro, non possono salvarsi con questi inganni. O auto-inganni. Non è più il tempo di quello che venne appunto battezzato il metodo dell’“ambiguità costruttiva”: accordo sul minimo che unisce, grande retorica su tutto ciò che divide, unità di facciata. Con la moneta unica, il metodo dell’“ambiguità costruttiva” non funziona più. Non può funzionare. Ci vuole una gestione comune della politica ?scale e budgetaria. Ci vuole la rinuncia a parti non piccole di sovranità nazionale. Ci vuole un nuovo progetto federale.
Tutti ormai parlano della necessità di “più Europa”, persino la Merkel. E molti sono convinti che le peggiori crisi possono rappresentare anche grandi opportunità. Per ora è stato sciolto solo il piccolo nodo greco. Non certo quello, sostanziale, che lascia l’Europa in mezzo ad un guado sempre più minaccioso.

Banche e Grecia: in Germania crolla la fiducia delle imprese, indice Zew -16,9 punti
L'indice Zew, che misura la fiducia delle imprese tedesche, nel mese di giugno é sceso a -16,9 punti dai 10,8 punti di maggio. Gli analisti avevano previsto un calo inferiore, a 4 punti. È il calo peggiore dall'ottobre del 1998.
Il peggioramento, spiega la nota dello Zew, é legato alla crisi bancaria in Spagna, all'incertezza sul destino della Grecia e alle preoccupazioni di un calo delle esportazioni tedesche.
 19 giugno 2012

Pordenone, padania. Contributi a pioggia, il freno dei Comuni
Pordenone, spesso più enti finanziano le stesse associazioni. Un esempio? Al comitato prostitute 133 mila euro da Stato e Regione
di Martina Milia
 PORDENONE. Anche i Comuni dell’Ambito (Pordenone, Porcia, Cordenons, San Quirino, Roveredo in Piano) fanno le pulci alla spesa per il sociale. Lo fanno mettendo in riga, beneficiario dopo beneficiario, tutte le associazioni, fondazioni, cooperative ed enti, che ricevono soldi pubblici da Regione, Provincia e Comuni. L’obiettivo? Orientare i finanziamenti che l’Ambito – il cui bilancio vale 11 milioni di euro – può amministrare evitando di andare ad alimentare sempre gli stessi “pozzi”.
 Il primo screening, per mettere insieme le poste che la sola Regione ha destinato nel 2011 ai soggetti della destra Tagliamento (compresi Comuni stessi, aziende sanitaria e ospedaliera, Provincia, scuole e parrocchie) per il campo del sociale, della formazione e delle politiche della famiglia, comprende un elenco di circa 100 destinatari e svariati milioni di euro.
 Nel campo delle associazioni/fondazioni, spicca l’Anffas di Pordenone che lo scorso anno ha ricevuto in tutto 1,6 milioni di euro. Cifra importante anche per la Fondazione Bambini e autismo che ha incamerato, per la gestione istituzionale, 750 mila euro (più dei fondi ricevuti dai Comuni, Pordenone esclusa, per le politiche sociali). Tra le fondazioni, nel primo screening non figura ancora l’Opera Sacra famiglia che, come emerge dallo stesso bilancio dell’Opera, dalla Regione percepisce complessivamente circa 2,8 milioni di euro.
 Tra le associazioni, ci sono poi quelle che attingono al pozzo della Regione e dello Stato (quest’ultimo elargisce attraverso la Regione). E’ il caso della Caritas che lo scorso anno ha ricevuto 191.616 euro e del Comitato per i diritti civili delle prostitute che si è “fermato” a quota 133.842 (di cui circa la metà derivanti da fondi statali). Sotto i 100 mila euro rientrano Voce donna (88 mila euro per la gestione dell’attività, comprensiva delle residenze protette), l’Associazione immigrati (che dalla Regione lo scorso hanno ha percepito 52 mila euro), il circolo Eureka (con 39.750 euro per il centro di aggregazione giovanile) e i Ragazzi della panchina (25 mila euro).
 Non mancano poi le cooperative. Record alle Acli con 600 mila euro, quasi tutti per la costruzione del nuovo centro diurno. Sopra i 100 mila euro, Itaca con 109 mila (la metà per abbattimento delle rette) e Melarancia con 224 mila (la metà sempre per l’abbattimento delle rette della prima infanzia).


Nessun commento: