mercoledì 27 giugno 2012

pm_27.06.12/ Ad ognuno il suo (1966, Leonardo Sciascia).===Fra marzo e giugno l'economia spagnola e' peggiorata a un ritmo piu' forte rispetto al primo trimestre. E' il grido d'allarme lanciato dalla Banca di Spagna nel suo bollettino mensile.--- Sarebbero il ripetere vecchi errori ha detto la Merkel che sulla proposta del presidente del consiglio europeo van Rompuy osserva che siamo contrari alla condivisione del debito. Potra' essere realizzata solo dopo il controllo congiunto sui conti pubblici.

Domus di Pompei, via ai restauri
LA NUOVA SARDEGNA - Economia: Tutti i numeri della crisi economica sarda
L'UNIONE SARDA - Economia: Agroalimentare, i prodotti sardi vanno in Francia
Giallo sui soldi di cui ha bisogno Cipro (che intanto contatta Russia e Cina)
Crisi: Merkel, non esistono soluzioni semplici e veloci
Crisi: Merkel, Eurobond sono controproducenti
Spagna, -4,9% vendite dettaglio a maggio
Spagna: Banca centrale, in secondo trim. recessione piu' profonda
Grecia: Samaras scrive a leader Ue, rivedere piano salvataggio
Trst, oltrepadania. Lo sconto benzina regionale torna nel mirino della Ue

Domus di Pompei, via ai restauri
Per i musei del Sud 300 milioni
Cento interventi programmati. Barca e Ornaghi: trasparenza e spazio ai giovani imprenditori
ROMA — Il mondo dei beni culturali del Mezzogiorno è in movimento. Mentre Antonia Pasqua Recchia, dopo le asperrime polemiche con il presidente degli industriali napoletani, a margine del convegno sui poli museali fa trapelare la notizia che 7 nuovi bandi sono pronti per salvare le domus più a rischio di Pompei (3 partiranno a luglio, 4 a dicembre), sono diventati cash i 300 milioni stanziati dal Cipe nello scorso marzo, destinati ai siti delle otto Regioni meridionali, si tratta di oltre cento interventi che certamente non muteranno la realtà del Mezzogiorno, ma serviranno a qualificare - o riqualificare - parte del patrimonio culturale del territorio.
Proprio su Pompei ha spiegato il segretario generale del Ministero per i Beni culturali Antonia Pasqua Recchia: «Per l'assegnazione abbiamo dovuto analizzare 600 domande da 120 imprese, tutte italiane. A settembre-ottobre, infine, si terranno i bandi per gli edifici demaniali ed entro dicembre quelli per tutte le altre insulae». E il ministro Fabrizio Barca ha aggiunto: «A Pompei si tratta di ripartire da una effettiva ristrutturazione con materiali come Dio comanda, metodi che l'Italia sa attuare ma che spesso non ha saputo mettere in pratica. Se riusciamo là dimostriamo al mondo che, se ci è stato dato, questo patrimonio straordinario ce lo meritiamo» E così ieri, durante il convegno promosso dal ministero dei Beni culturali e dal Dipartimento per lo sviluppo e la coesione territoriale assieme a Invitalia - che renderà praticabili gli interventi stessi - è stato spiegato come si è arrivati a questo approdo, cioè alla fase operativa del progetto Mumex, partito nel 2008. Dopo la selezione delle candidature a Polo museale da parte del dicastero di via del Collegio romano, la realizzazione delle analisi di prefattibilità sui Poli selezionati e la progettazione degli interventi previsti sui singoli istituti coinvolti, sono arrivate le risorse assegnate dal Cipe il 23 marzo e quindi è stato siglato l'atto di reindirizzo e riprogrammazione del Piano d'azione per il Sud varato dal governo l'11 maggio scorso: tutti passaggi che consentiranno di terminare la realizzazione materiale delle opere proposte. L'obiettivo è potenziare la qualità dell'offerta museale del Mezzogiorno e contribuire alla crescita economica e sociale dei territori coinvolti, attraverso interventi strutturali sul patrimonio culturale in grado di garantire prospettive reali di sviluppo.
In particolare le risorse sono così distribuite: 11 milioni per Palermo, 14 per Siracusa e Ragusa, 10 per Trapani, 3 per Castel del Monte, 17 per Taranto e i siti limitrofi, 11 per Locri, 23 per Sibari, 4 per Melfi-Venosa, 13 per Metaponto, 15 per il Museo archeologico di Napoli, 7 per il museo Capodimonte di Napoli. In totale si tratta di 143 milioni a cui si devono aggiungere le risorse per Sardegna, Abruzzo e Molise e per gli interventi in fase di progettazione a Bari e a Napoli (in particolare Palazzo reale). Questi fondi saranno utilizzati per migliorare la fruibilità dei luoghi espositivi (come nel caso dei musei archeologici di Napoli e Taranto); per adeguare il sistema di illuminazione (come nell'Albergo delle Povere o l'Oratorio dei Bianchi di Palermo); per rinforzare i sistemi di sicurezza (Castel del Monte) o riqualificare i percorsi archeologici (a Manduria, in provincia di Taranto). E c'è anche il particolare restauro dell'orologio posto sul torrino del museo Archelogico di Napoli. Insomma, per dirla con l'amministratore delegato di Invitalia Domenico Arcuri: «Ottenere risultati concreti nel Mezzogiorno è possibile e lo dimostra il fatto che abbiamo aperto la strada alla realizzazione tangibile di interventi, nonostante le condizioni spesso molto difficili delle aree in cui Mumex opera». Per riuscirci, ha spiegato quindi il ministro per la Coesione territoriale Fabrizio Barca, si è partiti dai progetti per arrivare ai fondi, «creando una rete di servizi di qualità. I più importanti obiettivi, che devono essere misurabili, sono l'alto standard di legalità, dei restauri che possano essere stabili per i prossimi venti anni, il rispetto dei tempi di realizzazione e un processo partecipativo da attuare con le popolazioni». In sostanza, è la conclusione del ministro per i Beni culturali Lorenzo Ornaghi, «oggi si è presentata un'esperienza concreta di progettazione e di intervento sul Mezzogiorno. Invitalia si rivolge con il progetto e le misure agevolative agli aspiranti imprenditori, soprattutto giovani e creativi, nei settori della cultura e del turismo per la realizzazione di un ricambio generazionale e la formazione di una diversa imprenditorialità. I poli culturali del Mezzogiorno possono rappresentare il luogo dove sviluppare una nuova imprenditorialità giovanile».
Rosanna Lampugnani

LA NUOVA SARDEGNA - Economia: Tutti i numeri della crisi economica sarda
27.06.2012
SASSARI Se si esclude la debole ripresa del 2010, il Pil stagna allo 0,2 per cento e le proiezioni per i prossimi mesi indicano un ulteriore calo. A questo si somma la riduzione delle esportazioni (- 0,6 per cento) in controtendenza con il dato medio nazionale del più 11,4 per cento. E’ un’isola in ginocchio quella fotografata dal Crenos, dalla Banca d’Italia e da Confindustra in occasione del quinto convegno sull’economia della Sardegna, in programma venerdì, 29 giugno, nell’aula magna della facoltà di Scienze, (via Vienna 2). Un qualificato team di specialisti, coordinato dall’economista Marco Vannini (Università), farà il punto alla luce dei dati emersi dal rapporto annuale realizzato dai tre istituti. L’importante iniziativa, che rappresenta ormai un appuntamento atteso, è stata presentata ieri alla stampa, nella sala degli specchi di Villa Mimosa, da Dealma Fronzi (direttore della filiale di Sassari della Banca d’Italia), Pierluigi Pinna (presidente di Confindustria del Nord Sardegna) e Marco Vannini, (Università di Sassari). C’è da dire subito che la stagione di passione sarà ancora lunga e difficile. Sempre che di ripresa si possa parlare, la data presunta indicata dagli esperti è per la fine del 2013. Come dire che i primi effetti della tanto agognata controtendenza si potranno registrare solo nel primo semestre dell’anno successivo. La domanda a cui ora si tenta di rispondere è quale sarà la realtà del dopo-crisi, tenuto conto del fatto che il recupero sarà altrettanto lento e tortuoso. Pierluigi Pinna lo dice senza infingimenti di fronte ai dati poco confortanti del report che sarà illustrato venerdì mattina: «Nessuno pensi di recuperare ciò che è stato perso, prima di tornare a regime passerà del tempo e di questo dovrà tenere conto chi programmerà gli investimenti» Cifre sempre più sconfortanti quelle snocciolate ieri nella sede di Confindustria, una per tutte, quella della disoccupazione giovanile che schizza al 42,4 per cento con la quale l’isola conquista il triste primato di regione con tasso di disoccupazione più elevato per la classe d’età 15-24 anni.

L'UNIONE SARDA - Economia: Agroalimentare, i prodotti sardi vanno in Francia
27.06.2012
La lingua non è stata un problema. Per far apprezzare dai francesi i prodotti agroalimentari sardi, Angelo Uras, emigrato 50 anni fa in Francia da Meana Sardo, non ha certo dovuto cambiare i nomi: il pecorino, tanto per citarne uno, ha continuato a chiamarsi pecorino. Ma aprire a Lione un negozio ribattezzato “Domus de Janas”, unico centro, per il momento, dedicato alla vendita di alimenti sardi, non è stata impresa facile e ha richiesto una buona dose di coraggio. La fatica, però, l'ha premiato, assieme al figlio e ora il suo esempio dimostra come le imprese sarde che operano nell'agroalimentare possono trovare mercato fertile in un paese come la Francia. In 7 mesi, infatti, Domus de Janas è diventato a Lione un punto di riferimento per gli amanti della qualità assicurata dalla produzione sarda. Partendo dall'esperienza di Uras, che è tornato nell'Isola per stipulare accordi commerciali, il Centro estero delle Camere di commercio della Sardegna, insieme con la Camera di Commercio italiana di Lione, ha organizzato a Corte Cristina, a Quartucciu, due giornate di incontri commerciali: 40 aziende sarde, produttrici di insaccati, olio, formaggi e vini, hanno incontrato 10 imprenditori francesi che operano nella grande distribuzione, nella ristorazione e nella vendita al dettaglio, interessati alle eccellenze agroalimentari “made in Sardegna”. «La Francia è uno dei nostri principali partner, il secondo paese di destinazione delle nostre produzioni agroalimentari», sottolinea Giancarlo Deidda, presidente del Centro estero, «e quello francese è un mercato sul quale dobbiamo investire. Questa manifestazione è nata proprio con l'obiettivo di favorire l'esportazione dell'agroalimentare isolano verso un mercato particolarmente sensibile ai prodotti di qualità». (ma.mad.)

Giallo sui soldi di cui ha bisogno Cipro (che intanto contatta Russia e Cina)
dal nostro inviato Roberto Bongiorni
NICOSIA - «Siamo molto vicini alla Grecia, per cultura, lingua e tradizioni, ma non siamo la Grecia. Non andremo certo in default. Per carità, speriamo che anche la Grecia non ci vada». L'analisi dell'uomo di strada cipriota, in questo caso Dimitri, taxista che ogni fa spola dall'aeroporto di Larnaka a Nicosia, riflette in buona parte l'opinione e le speranze dei ciprioti.
L'aria che si respira è pesante, inutile negarlo. Perché dopo Grecia, Irlanda , Portogallo e Spagna, l'isola di Cipro è il quinto paese dell'Unione europea ad aver rivolto una richiesta di aiuti a Bruxelles appellandosi al fondo salva stati.
Un flusso di liquidità che servirà innanzitutto a rimettere in piedi il sistema bancario, prima fra tutti la Cyprus Popular Bank, l'istituto di credito, il secondo del Paese, più esposto in Grecia. Ma gli aiuti del fondo salva Stati - la richiesta è stata fatta lunedì dal Governo cipriota - serviranno anche per rimettere in sesto le finanze di un Paese in difficoltà. Anche qui la crisi è stata piuttosto aggressiva. La disoccupazione dilaga, il deficit è ancora alto, l'inflazione si trova al di là di valori desiderabili, e i consumi si contraggono. La parola recessione non è più un tabù.
Di quanti soldi ha bisogno Cipro
L'ammontare dell'aiuto è ancora oggetto di discussione. Entro il 30 giungo la Popular bank avrà bisogno di 1,8 miliardi di euro. Una cifra a prima vista non così ingente, ma si tratta pur sempre del 10% del Pil nazionale. Non solo. La richiesta potrebbe essere di gran lunga superiore. In una giornata frenetica, nei palazzi del potere di Nicosia sono circolate ben altre voci. I fondi da chiedere potrebbero ammontare a sette, otto, se non 10 miliardi di euro (sembra 7 per le casse dello Stato e tre per le banche) , vale a dire oltre la metà del Pil della terza economia più piccola dell'Unione Europea, dopo Malta ed Estonia. Un Paese noto per essere stato a lungo un paradiso fiscale. E oggi, comunque, conosciuto per essere uno dei Paese della Ue dove le imprese godono di un regime di tassazione particolarmente vantaggioso: solo il 10%, un punto di forza del piccolo Stato, esteso quanto la Corsica, che ha sempre attratto gli investimenti stranieri.
Russia e Cina o Unione europea?
Il Governo cipriota ora è diviso. A chi chiedere gli aiuti? Le strade sono due, e qualcuno azzarda che siano percorribili entrambe. Rivolgersi per un prestito bilaterale a Russia e Cina, due potenze che a Cipro hanno molto interessi, soprattutto Mosca. Oppure avviare la procedura a Bruxelles. Il fatto che – corre voce a Nicosia - l'amministratore delegato di Popular Bank e un ministro del Governo - sembra quello del commercio - siano volati a Pechino fa propendere per l'idea che il Governo di Nicosia guardi con occhio particolarmente "benevolo" agli aiuti "extra Ue". .
La Russia , d'altronde, ha già effettuato un prestito di 2,5 miliardi di dollari alla fine del 2011.
Chiamarlo protettorato russo è forse troppo, ma è indubitabile che Cipro abbia comunque legami molto solidi con Mosca. I residente russi sono addirittura 50mila, su un popolazione che non raggiunge il milione di abitanti. E Cipro è il secondo, in alcune momenti è stato anche il primo, investitore straniero in Russia. Semplicemente qui molti magnati russi – e in qualche caso spregiudicati e oscuri businessman - aprono conti e poi rispediscono in patria i capitali investiti.
La presidenza di turno della Ue: una tragica coincidenza
Per un Governo sovrano chiedere soldi, mostrando al mondo le proprie difficoltà non è mai facile, ma a rendere il boccone ancora più indigesto è quella che il portavoce del Parlamento cipriota , Yiannakis Omirou, ha definito in un'intervista alla radio di Stato una «tragica coincidenza». Il primo di luglio Cipro assumerà la presidenza di turno dell'Unione europea. Il giorno dopo il 30, termine ultimo per trovare 1,8 miliardi per salvare la Popular bank.
Cipro è entrata nell'Unione europea nel 2004, e dal 1° gennaio del 2008, ha adottato l'euro. Politici e gente comune non hanno mai nascosto la loro spiccata vocazione europea.
Banche in difficoltà
La storia della banche cipriote, soprattutto della Popular bank è simile a quella di altri istituti europei oggi in difficoltà. Grazie all'enorme flusso di capitali stranieri piovuti nell'ultimo decennio sull'isola, le banche - i depositi rappresentano circa il 600% del Pil - hanno diversificato il portafoglio acquistando titoli di Stato greci e accollandosi prestiti a famiglie o imprese. Le ultime vicende che hanno travolto Atene sono ormai cosa nota. Molti dei prestiti versano in sofferenza. Sul valore dei titoli di Stato greci è inutile soffermarsi.
Ma se sembra che la Banca di Cipro , il primo istituto, sia riuscita a ricapitalizzarsi, grazie anche all'intervento dei privati, lo stesso non è avvenuto per la Popular bank e , si vocifera, per altri istituti di credito.
Benzina sul fuoco. Perché gli scorsi giorni l'agenzia di rating Fitch ha deciso di tagliare il giudizio sul merito di credito di Cipro al livello BB+ da BBB - con outlook negativo. Cipro diventa dunque emittente speculativo con un livello "junk (spazzatura).
A pesare sul rating di Nicosia è l'aumento dell'ammontare di capitale che le banche del Paese dovranno richiedere rispetto alla precedente stima fatta a gennaio. Sempre secondo Fitch le banche cipriote avranno bisogno di un'iniezione di liquidità in grado di raggiungere 4 miliardi di euro, vale a dire il 23% del pil di Cipro. Qualche giorno fa Moody's aveva abbassato il rating di Cipro a Baa3, nella categoria speculativa. La Banca Centrale Europea, infine, ha fatto sapere in una nota che non accetterà più i titoli di Stato di Cipro come collaterale per le operazioni di finanziamento. «Il rating - ha chiarito l'Eurotower - non rispetta più i requisiti minimi».
Deficit e disoccupazione
Ora il Governo di sinistra cipriota ha bisogno quanto prima dei fondi. Si è impegnata a riportare il rapporto deficit Pil entro il 3% nel 2012. Un'impresa non da poco; nel 2010 era sopra il 5% e nel 2011 al 6,8 per cento. È altresì necessario arginare quella che sta diventando un fenomeno prorompente, non familiare in quest'isola: la disoccupazione. Nel 2008 il tasso ufficiale dei senza lavoro era al 4%, nel 2012 ha già toccato le due cifre il 10 è per cento.
Ricette non facili
Ma dove tagliare? Il problema non è da poco. Qui, a Cipro fonti vicine al governo insistono che non bisogna toccare il regime di imposte alle imprese. Alzarlo sarebbe un suicidio, perché disincentiverebbe gli investimenti stranieri. Ma toccare i dipendenti pubblici – che godono di di diverse agevolazioni tra cui in sistema di scala mobile - è una misura che, per quanto necessaria, nessuno vuole accollarsi. In generale la via dell'innalzamento delle tasse suscita molte perplessità, e parecchi timori. Pur rappresentando un altissimo costo per le casse dello Stato –che paga le loro pensioni ricorrendo alle tassazione - i sindacati , che qui sono particolarmente potenti e agguerriti, scenderebbero sul piede di guerra.
Qualcosa, tuttavia, dovrà esser fatto. E sarà una misura dolorosa per i ciprioti. Mosca e Pechino non sono disinteressati filantropi. E Bruxelles , comunque, richiederà che il governo di Cipro sia pronto a fare dei sacrifici.
 26 giugno 2012

Crisi: Merkel, non esistono soluzioni semplici e veloci
27 Giugno 2012 - 12:46
 (ASCA-AFP) - Berlino, 27 giu - L'uscita dalla crisi non potra' essere semplice e rapida. Il cancelliere tedesco, Angela merkel, parla davanti al BUndestag alla vigilia del vertice europeo. ''Non sara' mai detto abbastanza - ha sottolineato la Merkel - ma non esistono soluzioni facili e veloci a questa crisi''.
did/

Crisi: Merkel, Eurobond sono controproducenti
27 Giugno 2012 - 13:02
 (ASCA) - Roma, 27 giu - Gli Eurobond sono ''economicamente controproducenti''. Il cancelliere tedesco, Angela merkel, parlando al Bundestag per illustrare il vertice europeo che si apre domani ribadisce la netta contrarieta' agli eurobond.
''Sarebbero il ripetere vecchi errori'' ha detto la Merkel che sulla proposta del presidente del consiglio europeo van Rompuy osserva che ''siamo contrari alla condivisione del debito. Potra' essere realizzata solo dopo il controllo congiunto sui conti pubblici''.
 La Merkel poi sottolinea che ''la forza e la solidita' della Germania non deve essere sovrastimata'' ribadendo che l'uscita dalla crisi ''sara' un processo graduale'' e anche sul tema della crescita ripete che ''non ci puo' essere crescita senza consolidamento dei conti pubblici''.
did/

Spagna, -4,9% vendite dettaglio a maggio
Le vendite al dettaglio in Spagna di maggio sono diminuite del 4,9% anno su anno (dato aggiustato per gli effetti di calendario), rispetto al calo del 9,8% su base annuale registrato ad aprile. Lo ha reso noto l'Ufficio nazionale di statistica aggiungendo che le vendite al dettaglio sono scese del 4,3% a livello tendenziale, senza considerare gli effetti di calendario (-11,3% anno su anno ad aprile).

Spagna: Banca centrale, in secondo trim. recessione piu' profonda
ultimo aggiornamento: 27 giugno, ore 12:19
Madrid, 27 giu. - (Adnkronos/Dpa) - Fra marzo e giugno l'economia spagnola "e' peggiorata a un ritmo piu' forte" rispetto al primo trimestre. E' il grido d'allarme lanciato dalla Banca di Spagna nel suo bollettino mensile. L'isituto centrale non fa cifre ma l'indicazione sembra preludere a un calo del Pil piu' forte del -0,3% registrato nel primo trimestre. Fra gli indicatori piu' preoccupanti, il calo dei consumi privati, delle vendite di auto e delle esportazioni.

Grecia: Samaras scrive a leader Ue, rivedere piano salvataggio
27 Giugno 2012 - 11:00
 (ASCA) - Roma, 27 giu - Il presidente della Repubblica greca Karolos Papoulias, che domani rappresentera' la Grecia al vertice eruopeo, consegnera' una lettera ai propri partner Ue per conto del nuovo capo del governo ellenico Antonis Samaras (in convalescenza dopo essere stato sottoposto ad un'operazione a un occhio nei giorni scorsi), nella quale Atene spiega che ''l'aggravarsi della recessione e del dilagare della disoccupazione nel Paese'' devono determinare ''una revisione del programma di salvataggio'' imposto dalla troika. Ne da' notizia oggi il quotidiano Kathimerini, secondo cui nella missiva non vi sono tuttavia ''riferimenti a specifiche modifiche'' del piano.
rba/cam/rl

Trst, oltrepadania. Lo sconto benzina regionale torna nel mirino della Ue
Bruxelles avvisa la Regione: i nuovi contributi potrebbero essere messi in mora dopo l’estate. Ciriani: dobbiamo
 di Marco Ballico
 TRIESTE. Bruxelles avvisa la Regione: pure la nuova legge sulla benzina regionale rischia la messa in mora. La scontistica configura infatti un aiuto di Stato, operazione fuori legge nell’ordinamento dell’Unione europea. Ce n’è abbastanza per un allarme bis ma Daniele Galasso, capogruppo del Pdl, prova a rassicurare cittadini e imprese: «Al momento c’è solo la lettera di un funzionario. Se ci chiameranno, andremo a spiegare». L’informazione arriva dagli uffici della Regione a Bruxelles. Stando a contatti informali con la Commissione, pare si vada verso una messa in mora “complementare” anche della nuova legge, la 14 del 2010, che ha sostituito la storica 47 del 1996, già oggetto di procedura di infrazione europea.
 Nessuna archiviazione del dossier, anzi. L’Europa intende estendere il campo di applicazione della procedura pure alla legge di due anni fa, quella che introduce un nuovo sistema di contribuzione sugli acquisti di carburante a beneficio della popolazione residente. I contributi (da 9 a 14 centesimi per il gasolio e da 14 a 21 centesimi per la benzina) sono determinati per ciascuna delle due aree di riferimento del territorio regionale. Agli occhi della Commissione, così spiegano gli uffici regionali Bruxelles, la legge 14 suscita perfino più perplessità della normativa precedentemente in vigore per quanto riguarda la compatibilità con la direttiva del 2003 "Tassazione energetica”, lì dove si fissano le regole di applicazione delle accise sui prodotti energetici. Nel mirino comunitario c’è il fatto che nella formulazione della 14 si individua più facilmente la relazione tra la riduzione di prezzo e il livello di accisa. In sostanza, lo sconto su un’imposta statale si configurerebbe come aiuto di Stato, un passaggio vietato. L’ipotesi è che la lettera di messa in mora complementare possa essere inviata subito dopo la pausa estiva.
 Entro la prima metà di luglio gli uffici della Regione a Bruxelles dovrebbero però ottenere informazioni più precise. «Non ci resta che attendere – si limita a dire il vicepresidente della Regione Luca Ciriani – e a prendere atto che effettivamente dai primi contatti la Commissione sembra intenzionata a mettere in mora la nostra legge». Non è la prima volta che la Commissione europea si occupa delle leggi regionali che abbassano i prezzi di benzina e gasolio per consentire alla Regione, e allo Stato, di fronteggiare la concorrenza oltreconfine. Già nel 1998, ultimi mesi della giunta Cruder, il Friuli Venezia Giulia convinse l’Ue che la legge 47 del 1996 non contestualizzava le agevolazioni in un’ottica di accisa ridotta ma piuttosto di incentivi all’acquisto del carburante. La contestazione più pesante arriva però nel 2010, con la Commissione che notifica all’Italia l’avvio di una procedura di infrazione citando la direttiva 96. L’Italia, sosteneva l’Europa, «applicando un’aliquota di accisa ridotta in Fvg, ha istituito una concorrenza illegittima nei confronti della Slovenia». Ancora una volta, come allora, Roma dovrà dare delle spiegazioni.

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