domenica 22 luglio 2012

(1) XXII.VII.MMXII/ Consumi intermedi.===Udin, oltrepadania, Anna Buttazzoni: Galasso è furente. «Ma di cosa stanno parlando a Roma? Non ho parole. A noi non resta che ricorrere alla Corte costituzionale. O chiedere asilo politico all’Austria. Anche gli emendamenti presentati al Senato aiutano molto poco. Il ricorso – conclude Galasso – è indispensabile».---Pordenone, oltrepadania, Martina Milia: Azzerare le Province? «Se l’idea è quella di sacrificare le Province sull’altare dell’antipolitica lo si faccia. Ma come presidenti non staremo a guardare: sono pronto a indicare tutti i costi e gli sprechi della Regione e degli altri enti. E poi vediamo dove si annidano i costi.

21/7: agosto caldo per spread ma niente aste titoli
Francia: Hollande, deportazione ebrei 1942 crimine commesso da noi
Udin, oltrepadania. Più tagli dal governo al Fvg: 2,7 miliardi
Pordenone, oltrepadania. Province, Ciriani a Tondo: «Abolirle tutte? Non ci sto»

21/7: agosto caldo per spread ma niente aste titoli
Primo grande test Italia e Spagna a ottobre
22 luglio, 12:53
ROMA - Sarà un agosto caldo e di passione per l'andamento dello spread e dei mercati, ma il Tesoro italiano potrà rifiatare fino a settembre, con il primo forte test ad ottobre. Grazie ai buoni dati delle entrate, infatti, ad agosto è stata cancellata l'asta di medio e lungo termine, e la dirigente responsabile del debito pubblico Maria Cannata assicura che "non ci sono timori" per le aste. Più complessa la situazione a Madrid, che deve fare fronte ai debiti degli enti locali. Il ritorno della forte sfiducia dei mercati verso la Spagna e, di riflesso, l'Italia non promette nulla di buono per la seconda parte dell'estate e gli spread dei due Paesi venerdì sono schizzati rispettivamente a 610 e 500 punti rendendo insostenibili rendimenti del 7,2% e del 6,1% per due Paesi in recessione quest'anno. Sempre più osservatori e, da ultimo, anche l'Fmi si interrogano sulla tenuta dell'euro malgrado le rassicurazioni del presidente della Bce, Mario Draghi, secondo cui la moneta unica "é irreversibile". La banca centrale è irremovibile agli appelli di Stati e istituzioni internazionali a riattivare l'acquisto dei titoli di Stato che la scorsa estate, come ha ammesso il governo spagnolo, ha evitato il fallimento del Paese. La tabella di marcia deve essere quella prevista dagli accordi Ue: nascita di un'unione bancaria con supervisione unica all'Eurotower e poi operatività del fondo Esm in grado, quello sì, di calmierare le tensioni sul mercato secondario. Una serie di passaggi che rimanda al 2013. Per alcuni si tratta di "promettere secchi mentre la casa brucia" e, inoltre, sulla strada dell'Esm c'é l'appuntamento del 12 settembre, quando l'Alta Corte tedesca dovrà pronunciarsi per approvare o meno l'accordo. Fino ad allora l'instabilità potrebbe perdurare in forme anche virulente.
 I dati macroeconomici negativi che continueranno ad arrivare da quasi tutti i Paesi dell'euro, compresa la Germania, non faranno che alimentarla mentre gli effetti recessivi delle misure di austerità sull'economia e sull'opinione pubblica forniranno ulteriore benzina. Per la Spagna la minaccia è duplice: la crisi di liquidità delle regioni che a catena potrebbero chiedere aiuto a Madrid farebbe aumentare, secondo alcuni, il fabbisogno di emissioni di titoli di Stato. Il Tesoro spagnolo ha già coperto il 68,6% delle esigenze 2012 di medio lungo termine (59 miliardi) e ad agosto si terrà un'unica asta invece delle solite due. Ma i tassi sui restanti 27 miliardi rischiano di essere insostenibili e si teme che si debba ricorrere a emissioni a breve, anticamera dell'espulsione dai mercati. Lo scoglio da superare sarà ottobre, quando scadrà debito (a breve e lungo) per 28 miliardi contro i 6,5 di settembre. Al Tesoro a Roma intanto si resta fiduciosi. "Non c'é nessun timore per le nostre aste", spiega Maria Cannata in un'intervista a Il Sole, secondo cui all'Italia restano da collocare 170 miliardi ed è stato già emesso il 62% del programma. Anche per il nostro Paese la scadenza maggiore fra Btp e Bot, dopo alcune emissioni di fine luglio e gli appuntamenti di settembre, sarà quella del mese di ottobre con 37,1 miliardi (dicembre prevede scadenze per 56 miliardi ma è un mese in cui il Tesoro può contare sempre su un abbondante avanzo di cassa). "La domanda per i nostri titoli c'é, e anche dall'estero", ripete, e cita il rinnovato interesse dai Paesi asiatici e la conferma del rating da Fitch quali punti di forza.

Francia: Hollande, deportazione ebrei 1942 crimine commesso da noi
ultimo aggiornamento: 22 luglio, ore 12:06
Parigi, 22 lug. (Adnkronos/Dpa) - La persecuzione degli ebrei in Francia nel 1942 e la loro deportazione ad Auschwitz ''e' stato un crimine commesso in Francia dalla Francia''. Lo ha affermato il presidente Francois Hollande nel suo intervento alla cerimonia per commemorare il 70esimo anniversario delle retate del 16 e del 17 luglio con cui la polizia francese aveva arrestato 13.152 ebrei, la maggior parte dei quali donne e bambini, a Parigi e nei dintorni della capitale, su ordine della Germania nazista

Udin, oltrepadania. Più tagli dal governo al Fvg: 2,7 miliardi
Cambia il modo di calcolo delle risorse che Roma vuole in tre anni. Via le Province di Gorizia e Pordenone, è scontro
 di Anna Buttazzoni
 UDINE. Quasi 550 milioni in più da quest’anno al 2014. Perché – dev’essere il pensiero del governo – se è vero che il Fvg è una Regione virtuosa può assorbire il colpo. Al momento, però, l’amministrazione regionale non fa di conto, prepara il ricorso contro lo Stato alla Corte costituzionale.
I numeri Le cifre iniziali indicavano il contributo del Fvg per risanare la spesa pubblica in 2 miliardi 165 milioni in tre anni, 645 milioni nel 2012, 735 nel 2013 e 785 nel 2014. Ma tra una manovra e l’altra il governo ha modificato le regole, ha cambiato il modo di calcolare quelle che si chiamano “spese per i consumi intermedi”. E così Roma vuole dal Fvg 737 milioni nel 2012, 939 nel 2013 e 1.035 nel 2014, cioè 2 miliardi 711 milioni in tre anni.
L’ira di Galasso È stato il capogruppo del Pdl in Consiglio a rileggere il decreto e a trovare le differenze. «Siamo alla solite. Quando dobbiamo farci ascoltare a Roma come Regione contiamo nulla, ma stranamente quando siamo chiamati a concorrere a pagare i debiti dello Stato scopriamo di valere moltissimo, esageratamente troppo per le nostre dimensioni. Stiamo cercando di spiegare al governo – attacca Galasso – che abbiamo già dato, che stiamo continuando a dare e che le ulteriori richieste sono ingiuste e irricevibili. Ebbene in risposta abbiamo ottenuto cordiale solidarietà e tanta umana comprensione, ma neanche un euro di sconto, perché i saldi della manovra sono inviolabili. Lo impone l’Europa. Poco importa se per sbaglio il carico nella stiva è mal distribuito e pesa troppo sul Fvg facendo rovesciare la barca. Se la falla però si apre nella nave siciliana allora lì tempestivamente intervengono il Capo dello Stato e il premier a tamponare i buchi. Vedremo come andrà in Sicilia la spending review».
Il prelievo forzoso Il decreto stabilisce che in assenza di un accordo è il ministero dell’Economia a prendersi i soldi d’imperio. «Sul prelievo forzoso imposto da Monti scopriamo cose clamorose e non sappiamo se ridere o piangere. Se non correremo ai ripari il nuovo meccanismo di riparto – continua Galasso – farà schizzare vertiginosamente la nostra compartecipazione e per noi sarà la fine. Lo Stato preleverà forzosamente dalle nostre entrate che ammontano a circa 4,6 miliardi l’anno – e sono il frutto di poco più della metà di tasse e tributi che paghiamo come cittadini del Fvg –, 2 miliardi 711 milioni da quest’anno al 2014. In pratica nel 2014 il contributo del Fvg allo Stato sarà il 25% delle nostre risorse. E così per ogni anno».
Il ricorso alla Consulta Galasso è furente. «Ma di cosa stanno parlando a Roma? Non ho parole. A noi non resta che ricorrere alla Corte costituzionale. O chiedere asilo politico all’Austria. Anche gli emendamenti presentati al Senato aiutano molto poco. Il ricorso – conclude Galasso – è indispensabile».
La polemica tra le Province Fvg All’interno della spending review il Consiglio dei ministri ha anche stabilito i criteri per il taglio delle Province. E quei criteri spazzerebbero via Gorizia e Pordenone, salvando Trieste – perché città capoluogo di regione – e Udine. Il Fvg però ha potestà legislativa primaria sulle autonomie locali e sulla riforma pesa anche un ricorso tra Stato e Regione. Nel frattempo è polemica. Pietro Fontanini, leader di quella di Udine, ha riproposto la Provincia del Friuli e la città metropolitana di Trieste. Apriti cielo. Da Trieste e da Pordenone sono arrivate le bordate. Alessandro Ciriani – numero uno della Provincia di Pordenone – ha fatto sapere: «Non staremo mai sotto Udine», mentre il pordenonese consigliere regionale del Pdl Franco Dal Mas ha bollato l’ente intermedio di Udine come «il nostro Meridione». Sandra Savino, coordinatore di Trieste del Pdl e assessore Fvg, ha ricordato a Fontanini che il riordino delle Province non è sua competenza.

Pordenone, oltrepadania. Province, Ciriani a Tondo: «Abolirle tutte? Non ci sto»
Dopo il “Mai con Udine” la promessa: «Noi lo spreco? Svelerò quelli di Regione e Comuni». «Pronto a battermi per tutelare l’identità pordenonese, anche a costo di candidarmi»
di Martina Milia
PORDENONE. Azzerare le Province? «Se l’idea è quella di sacrificare le Province sull’altare dell’antipolitica lo si faccia. Ma come presidenti non staremo a guardare: sono pronto a indicare tutti i costi e gli sprechi della Regione e degli altri enti. E poi vediamo dove si annidano i costi». Alessandro Ciriani non si limita a raccogliere il guanto della sfida. Non ha remore nel bocciare l’ipotesi avanzata da Renzo Tondo, uomo del suo partito oltre che numero uno della Regione, di tumulare tutte le Province e lancia messaggi sibillini anche ai suoi colleghi di partito. «Per Pordenone esiste anche un tema forte che è quello della difesa degli interessi del nostro territorio. A chi lo deleghiamo, ai consiglieri regionali? Se è quella la sede sono disposto ad andare fino in fondo» provoca il presidente. Pdl pordenonese avvisato: chi svendesse la Provincia dovrebbe preoccuparsi di avere un avversario in più alle regionali.
 Ma non è solo la provocazione che interessa il presidente. Se c’è da combattere Ciriani non si tira indietro e ha tutta l’intenzione di farlo in prima persona – «ho già annullato gli impegni dei prossimi giorni per seguire tutta la vicenda, martedì mi incontrerò con gli altri presidenti all’interno dell’Upi» – , portando il dibattito «sul tema vero che è quello della riorganizzazione degli enti locali».
 Per il presidente il livello intermedio garantito oggi dalle Province «è l’unico omogeneo. Pensiamo solo alla viabilità e al ruolo svolto su temi come la circonvallazione di San Vito o l’osso di cane, la fluidificazione della pontebbana, sui quali i Comuni non si mettevano d’accordo». Ma accanto alla mediazione c’è l’efficienza: «I centri per l’impiego, che sotto la Regione hanno avuto una gestione fallimentare, sono tornati in attivo grazie alle Province. Li vogliamo far tornare sotto la Regione? Qual è il senso?».
 La strada è semmai un’altra: «La Regione deve trasferire le funzioni tecnico amministrative a Province e Comuni e occuparsi di programmazione e di controllo. E’ così che si recupera efficienza garantendo servizi migliori ai cittadini. Chiedo ai partiti, al Pdl ma anche al Pd, di ragionare seriamente valutando il rapporto tra costi e benegici».
 E proprio perché la questione non riguarda solo Pordenone, martedì ci sarà un incontro in sede Upi (unione delle Province) «nell’ambito del quale prenderemo decisioni comuni. Dopodiché ci rivolgeremo anche al presidente della Regione. Lo ripeto, se il principio è quello di tagliare le Province per tagliare i costi, siamo pronti a far vedere dove si annidano i veri sprechi. Ma non so a chi giovi questa contrapposizione».

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