venerdì 3 agosto 2012

(1) IIII.VIII.MMXII/ Grazie alla Regione Autonoma della Sardegna, grazie al Consiglio Regionale della Campania, grazie ai giornali svizzeri: La Regione Ticino e Giornale del Popolo.===Mo’, se tu metti insieme l’oca giuliva ed il cretino lucano (ma lo e’ o piglia per il culo?), cosa ne esce fuori? Soldi buttati per la Potenza-Foggia: una linea ferroviaria suggestiva, specie d’inverno, quando non sei certo d’arrivare, ma il paesaggio e’ da mozzafiato. Fa freddo, quello vero, c’e’ neve a metri, la gente e’ stupenda, ma per l’economia non serve ai foggiani ne’ ai potentini.

L'UNIONE SARDA - Economia: «Il turismo è la risorsa dell'Isola»
Treni ad alta velocità da Bari a Napoli: si farà PotenzaFoggia più moderna
Ticino. Draghi fa bruciare miliardi alle Borse. La BCE non prende decisioni salva-euro

L'UNIONE SARDA - Economia: «Il turismo è la risorsa dell'Isola»
03.08.2012
«Il bubbone del credito» rischia di esplodere. Le imprese sarde sono a corto di liquidi e la situazione potrebbe peggiorare. D'altronde le banche, «alle prese con bilanci pieni di sofferenze», non possono essere di grande aiuto. E nemmeno la politica regionale ha ampi spazi di manovra, impotente di fronte a un'economia sballottata «dagli spread e dalla traballante fiducia dei mercati sul debito pubblico nazionale».
L'ECONOMISTA Paolo Savona, economista e professore universitario di Cagliari, con un passato ai vertici di Bankitalia e del Credito industriale sardo (Cis), disegna un quadro preoccupante dell'Isola. Ma ieri, ascoltato dalla commissione Bilancio del Consiglio regionale sulle ricadute della crisi, l'economista sardo ha illustrato anche possibili soluzioni. Soluzioni che, ormai, sono diventate improrogabili - ha sottolineato provocatoriamente Claudia Lombardo, presidente del Consiglio regionale - di fronte a un governo nazionale «inadempiente e patrigno».
IL TURISMO Con un'industria penalizzata e impoverita da un euro forte sul dollaro, il mondo delle vacanze è «il settore sui cui puntare per il futuro». Oggi però, «così come è strutturato, non produce quanto deve», spiega Savona. «Mancano i servizi e non c'è un'organizzazione “a rete”, l'unica in grado di offrire pacchetti turistici remunerativi, come le vie del vino o dei ristoranti».
IL DISAVANZO Secondo Savona, poi, lo sviluppo del turismo aiuterebbe ad arginare il problema dei problemi: il disavanzo regionale. «Il deficit verso l'estero, ossia il saldo fra esportazioni e importazioni, è negativo del 5%, mentre quello con il resto dell'Italia raggiunge addirittura il 14%», precisa l'economista. «Ciò significa che al reddito prodotto in Sardegna, circa 5 miliardi di euro, dobbiamo togliere un 19%: cioè quella parte di ricchezza che va fuori. La crescita del turismo quindi», aggiunge Savona, «contribuirebbe a colmare questo ritardo».
IL CREDITO L'altra spina nel fianco è il credito. Oggi le banche, per rientrare dai costi e per avere una remunerazione accettabile, «dovrebbero prestare denaro al 12%: un tasso che è, ovviamente, improponibile e che ci fa capire come gli istituti di credito fatichino a finanziare le aziende». La soluzione? «La politica potrebbe fare qualcosa. Per esempio», ipotizza l'economista cagliaritano, «bisognerebbe dare un nuovo ruolo alla Sfirs. La società regionale», incalza Savona, «deve diventare un soggetto partecipe della vita delle imprese meritevoli». Ma per fare questo, è necessario accantonare la logica «assistenziale»: ogni intervento dovrà presupporre «una scelta privatistica».

Treni ad alta velocità da Bari a Napoli: si farà PotenzaFoggia più moderna
di ALESSANDRA FLAVETTA
ROMA - Con la firma del Contratto istituzionale di sviluppo (Cis) per realizzare l’Alta Capacità ferroviaria sulla Napoli-Bari-Lecce-Taranto e il suo collegamento con la linea Potenza-Foggia e con l’asse Adriatica, si chiude positivamente un iter durato un anno per dotare anche il Mezzogiorno di infrastrutture più adeguate, moderne, sicure e tecnologicamente compatibili con il resto della rete. Entro il 2022 sarà completato il raddoppio dei binari, il potenziamento e la velocizzazione della linea storica, sia per i passeggeri che per le merci, e si stima che si impiegheranno 48 minuti in meno per coprire la tratta Napoli-Bari, passando dai 218 a 170 minuti. Lo strumento innovativo inaugurato con questo intervento è il Contratto istituzionale di sviluppo che, come spiega il ministro per la Coesione territoriale, Fabrizio Barca, presentando l’iniziativa, «rende cogenti gli impegni, indica le risorse disponibili, il cronoprogramma dell’opera e definisce chiaramente le responsabilità della società attuatrice e della parte pubblica, prevedendo delle penalità in caso di mancato rispetto del contratto».
L’ex ministro Raffaele Fitto, che per primo sbloccò la Napoli- Bari inserendola nel Piano Sud e la fece protrarre fino a Lecce, ricorda che il Cis fu introdotto dal governo Berlusconi nel 2011, «per responsabilizzare gli enti locali». L’esecutivo Monti, ieri, ha quindi dato seguito alla delibera Cipe dell’agosto scorso, che già stanziava le risorse per l’opera. «Tempi tecnici – spiega il viceministro alle Infrastrutture Mario Ciaccia – in attesa che la Corte dei Conti verificasse la copertura finanziaria del Piano Sud e concordare con le Regioni l’utilizzo dei Fondi del Contratto di programma con Fs, passati da 3,7 miliardi a 5 miliardi così da assicurare le risorse per l’asse Napoli- Bari, l’opera più importante del Mezzogiorno per dimensione economica e popolazione coinvolta».
Tutti e 22 gli interventi previsti dal Cis hanno un costo di 7,1 miliardi, ma solo per 3,5 miliardi è già prevista la copertura finanziaria: 990 milioni dal Fondo sviluppo e coesione (ex Fas); 31 milioni dalla legge Obiettivo; 505 milioni a valere sulla riduzione della parte di cofinanziamento statale di cui al Piano di azione e coesione; 290 milioni dalle risorse liberate dalla riprogrammazione del Pon Trasporti 2000-2006; 298 milioni da risorse Ue per le Reti e la mobilità e 1,4 miliardi provenienti da non specificati fondi statali. Le risorse regionali sono 405 milioni dalla Campania – ricorda il ministro Barca e 100 milioni dalla Puglia, più il contributo di 290 milioni sulle risorse liberate dalla rimodulazione dei fondi Ue della vecchia programmazione.
Mentre la Basilicata non ha messo un soldo rispetto ai 200 milioni già finanziati per l’ammodernamento della linea Potenza-Foggia, che è a un solo binario e non è elettrificata: «Questo è il più importante intervento per la Basilicata dal secondo dopoguerra e partecipa solo lo Stato in virtù del riconoscimento del deficit infrastrutturale del territorio lucano, racconta il governatore Vito De Filippo. La nuova direttrice è di grande rilievo per collegare i principali poli industriali del territorio: la meccanica, il manifatturiero, l’agroalimentare, l’auto e il petrolio. Anche perché, «era assurdo che due grandi città come Napoli e Bari non fossero collegate ferroviariamente e si dovesse cambiare a Caserta», come osserva proprio l’ad di Fs, Mauro Moretti, parlando anche a nome di Rfi (Rete Ferroviaria Italiana). Fondamentale è anche il collegamento con le grandi reti transeuropee, come sottolineano l’assessore al Mediterraneo Silvia Godelli e l’assessore ai Trasporti della Regione Puglia, Guglielmo Minervini, sperando che da questo capitolo possano arrivare anche ulteriori finanziamenti dall’Ue.

Ticino. Draghi fa bruciare miliardi alle Borse. La BCE non prende decisioni salva-euro
La Banca centrale europea (BCE) si prepara a intervenire in tandem con l’UE per raffreddare gli spread di Spagna e Italia. Ma gli acquisti dei titoli di Stato per il momento restano sulla carta e verranno definiti «nelle prossime settimane». E i Paesi beneficiari dovranno aver richiesto l’intervento dei fondi europei EFSF ed ESM, accettando sorveglianza e condizionalità degli aiuti. Il presidente Mario Draghi, chiamato a mediare fra la pressione per un intervento “bazooka” e i paletti fissati dai falchi della Bundesbank, sceglie di non spaccare il Consiglio BCE.
Delusione dei mercati
Al costo di lasciare delusi i mercati, dove le alte aspettative create dal suo intervento di una settimana fa, quando aveva promesso «tutto il necessario», ieri si sono scontrate con la diplomazia di Francoforte: l’indice Stoxx 600 ha ceduto l’1,25%, bruciando 88 miliardi di euro. Madrid chiude a -5,6%, Milano a -4,64%, il differenziale Btp-bund supera quota 500 mentre l’euro torna sotto 1,22 dollari. La BCE - ha spiegato Draghi - ha tracciato le sue «linee guida» per intervenire contro spread che viaggiano a livelli «inaccettabili» e si prepara ad «adottare interventi diretti sui mercati di dimensione adeguata agli obiettivi». Ieri si è anche discusso un nuovo taglio dei tassi, di fronte ai «rischi» posti dalla situazione dei mercati e alla prospettiva d’inflazione sotto il 2% nel 2013, ritenendo però che ancora i tempi non sono maturi. La tempistica dell’intervento anti-spread non è immediata: difficile che la BCE possa muoversi prima di settembre.
Divisioni nel Consiglio
Ci sono divergenze nel Consiglio BCE, che se è stato unanime nella difesa dell’euro come progetto «irreversibile», ha però visto «una sola eccezione» sulle linee guida di intervento sui bond governativi. «È chiaro - ha detto Draghi - che la Bundesbank ha le sue riserve sullo schema di acquisto dei bond». E proprio la quest’ultima ha incassato una «stretta ed efficace condizionalità» agli aiuti BCE ben maggiore che nei precedenti interventi, sancita dal “memorandum” che gli Stati dovranno firmare con Bruxelles. Ma anche i tedeschi, a modo loro, cedono: ora definiranno i dettagli degli interventi anti-spread i tecnici dell’Eurotower, e «a quel punto prenderemo una decisione finale e saranno contati i voti». È il segnale che la Bundesbank può essere messa in minoranza.
L’Eurotower e l’FMI
In più, l’Eurotower sta valutando «ulteriori misure non convenzionali» come un nuovo maxi-prestito alle banche o un allentamento delle garanzie che chiede loro a fronte della liquidità. Uno schema di difesa - allestito dopo il pressing della Casa Bianca e forte della sponda politica Monti-Merkel-Hollande - che è in evoluzione. Draghi incassa il plauso del FMI, che «dà il benvenuto alla ferma volontà della BCE di effettuare operazioni di mercato della giusta taglia e altre misure di politica monetaria non convenzionali». L’Eurotower non se la sente di scendere in campo subito con un bazooka e «riempire il vuoto» - come lo chiama Draghi - lasciato dai Governi. Ma «non c’è stata alcuna retromarcia» - dice Draghi - «i mercati hanno frainteso».
03.08.2012

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