giovedì 9 agosto 2012

(1) IX.VIII.MMXII/

Puglia regina dell’export crescita boom nel 2011
LA NUOVA SARDEGNA - Economia: Nasce il marchio unico per i prodotti di Sardegna
L'UNIONE SARDA - Economia: Tremila imprese artigiane in meno
L'UNIONE SARDA - Politica: Ecco i fondi per le aree di crisi
Sono 394 le partecipate delle Regioni
Economisti, ex esponenti della Bundesbank, leader della Cdu prendono di mira la svolta europeista della Merkel

Puglia regina dell’export crescita boom nel 2011
Nel 2011 la Puglia ha esportato merci per un valore complessivo di circa 8,2 miliardi di euro, con un incremento rispetto all’anno precedente del 17,9%: è, secondo l'Agenzia per la promozione all’estero e l'internazionalizzazione delle imprese italiane (Ice), la variazione più elevata tra tutte le regioni italiane ed è superiore di 6,5 punti percentuali alla media nazionale. Sulla base di questa performance, la Puglia ha mantenuto l’undicesima posizione nella graduatoria nazionale.
«Anche il 2012 - spiega il Presidente dell’Agenzia Ice, Riccardo Monti - si annuncia ottimo, con un 10,1% in più nei primi tre mesi, quasi il doppio della media nazionale».
Dai dati del XXVI Rapporto Ice 2011-2012 «L'Italia nell’economia internazionale» emerge che la provincia di Bari è stata la principale esportatrice, con un valore delle vendite estere di 3,5 miliardi di euro, pari al 43,5% del totale. Segue Taranto, seconda provincia esportatrice con oltre un quarto del totale ed un incremento del 22,3% rispetto al 2010. È stata, però, la provincia di Foggia ad esprimere il più elevato tasso di crescita delle esportazioni con un più 37%. Performance positiva anche per la provincia di Lecce (32%). L’unica provincia ad aver registrato una flessione delle vendite internazionali è stata quella di Brindisi, terza provincia esportatrice, i cui valori esportati si sono ridotti dell’1,2%.
Quanto all’articolazione geografica delle esportazioni pugliesi, nel 2011 - secondo l’Ice - sembra essersi verificata una ulteriore parziale diversificazione rispetto ai tradizionali mercati di sbocco, con un’incidenza in diminuzione dei mercati dell’Unione europea, verso cui si è diretto comunque il 55,9% delle vendite estere. Sulla crescita del valore delle esportazioni della Puglia nel 2011 ha influito - secondo il rapporto Ice - in misura prevalente il consistente incremento delle vendite di prodotti di attività estrattive, che ha inciso per il 2,2% sulle vendite estere della regione, seguite dai mezzi di trasporto (+ 58,3%), in particolare gli autoveicoli (+ 69,3%) che hanno rappresentato il terzo settore per valore del fatturato estero, pari al 10,7% del totale, e dagli articoli in gomma e materie plastiche (+46,3%). Variazioni del 30,6 % hanno mostrato le esportazioni di articoli farmaceutici, in particolare per la categoria dei medicinali e preparati farmaceutici che nel 2011 hanno rappresentato i principali prodotti esportati dalla Puglia per un valore di 1,1 miliardi di euro e una quota pari al 14% sulle vendite totali della regione.
Il principale settore di esportazione della regione, quello della metallurgia, ha fatto registrare vendite estere in aumento a un ritmo lievemente inferiore alla media (+15,1%) e la propria incidenza sul totale regionale si è ridotta al 18%. Le vendite di macchinari hanno fatto registrare una crescita annuale del 44,4%. Incrementi di poco inferiori alla media sono stati manifestati dalle esportazioni di prodotti alimentari, aumentate del 17,2% rispetto al 2010, per un valore pari al 7,3% del totale regionale. L’incremento delle esportazioni pugliesi nel 2011 è stato indotto sia da un incremento del numero d’imprese che del fatturato medio per operatore. Il numero degli operatori all’este - ro della regione Puglia è infatti leggermente aumentato a 5.859 unità, rispetto a 5.815 imprese nel 2010, mentre il fatturato medio è passato da 1,2 a 1,4 milioni di euro. Nel primo trimestre 2012, le esportazioni di merci della Puglia sono aumentate del 10,1% rispetto allo stesso periodo del 2011, quasi il doppio della media nazionale, grazie in particolare alla fortissima espansione delle vendite di prodotti petroliferi, quasi quintuplicate rispetto al valore dei primi tre mesi del 2011, ma anche di macchinari di impiego generale (+ 80%) e di parti e accessori per autoveicoli (+ 71,4%).

LA NUOVA SARDEGNA - Economia: Nasce il marchio unico per i prodotti di Sardegna
08.08.2012
CAGLIARI Il marchio unico per i prodotti agroalimentari della Sardegna è una realtà. Lo ha deciso la giunta regionale su proposta dell'assessore dell'agricoltura, Oscar. «Ultimamente - è scritto in una nota – si era fatta sempre più pressante l'esigenza di tutelare, e nello stesso tempo promuovere, i nostri prodotti. Col marchio unico, sarà possibile per tutti i consumatori identificare a colpo d'occhio i prodotti sardi sui banchi di mercati e supermercati». Secondo l'assessore, il clima, i metodi di lavorazione e la biodiversità «consentono di ottenere prodotti che meritano un posto di rilievo nel carrello della spesa. In questi anni, è cresciuta l'esigenza dei consumatori locali e dei turisti di conoscere e consumare alimenti sicuramente sardi e, soprattutto, di riconoscerli con immediatezza. Il marchio unico sarà una sorta di carta d'identità che certificherà il rispetto delle norme di produzione ed esalti il concetto di compra sardo, mangia sardo». Stando alle prime indiscrezioni, il marchio potrebbe essere una rivisitazione del logo più caratteristico della Sardegna, i «Quattro Mori». Coldiretti. «La nuova Pac (il piano dell’Unione Europea per l’agricoltura) e' una delle chiavi di volta per il rilancio dell'economia sarda». Lo sostiene la Coldiretti che ha chiesto all'assessore all'agricoltura la convocazione di un tavolo di confronto sui temi della nuova Politica agraria comunitaria. «La forte crisi economica e finanziaria che ormai interessa tutta l'Europa – sostiene la Coldiretti – ha messo in ginocchio l'intero sistema produttivo isolano. Ed è in questo momento di difficoltà che occorre sviluppare strategie e sinergie in grado di orientare le politiche della Sardegna verso un modello di sviluppo competitivo che, con una forte connessione tra economia, territorio ed ambiente, sia un reale volano per il futuro della nostra Regione». Secondo il presidente della Coldiretti Marco Scalas e il direttore Luca Saba, «E' indispensabile progettare un vero e proprio Piano di Rinascita che metta le basi per costruire quello che sarà il volto sociale ed economico della nostra Isola nei prossimi 50 anni. Per questo dobbiamo programmare al meglio l'utilizzo dei fondi che l’Europea renderà disponibili con la Pac nel 2014-2020».

L'UNIONE SARDA - Economia: Tremila imprese artigiane in meno
09.08.2012
Il sistema economico regionale è in panne: calano gli investimenti, è allarme credito, soffrono le imprese strutturate e le piccole chiudono. Lo affermano il presidente di Cna, Bruno Marras, e il segretario, Francesco Porcu, che chiedono al Consiglio regionale di occuparsi con urgenza della crisi del sistema economico sardo. Nel 2011 gli investimenti delle imprese industriali sarde - ha sottolineato Cna - hanno continuato a ridursi: -8,5% rispetto al 2010. In Sardegna gli investimenti sono ostacolati dalla enorme difficoltà delle aziende nell'accesso al credito. Il calo del mercato del credito, che per le imprese di minore dimensione è cominciato alla fine del 2008, ora riguarda anche le imprese più grosse: nel 2012 si stima una flessione del 6%. I tassi medi di interesse applicati alle imprese sarde sono arrivati alla fine del primo trimestre 2012 a circa l'8% annuo per i prestiti a breve termine, oltre il 5,3% per quelli a media-lunga scadenza. Nella prima parte del 2012 il costo dell'indebitamento a breve termine per le piccole imprese sarde è salito al 9,3%. Penalizzate soprattutto le piccole imprese artigiane: negli ultimi quattro anni ne sono scomparse circa tremila, il 7% dello stock del 2008. Nessun'altra regione italiana ha subito una morìa così accentuata delle imprese artigiane attive. «Si fanno più incalzanti - concludono Marras e Porcu - i segnali di un ulteriore e progressivo deterioramento del nostro sistema economico e sociale: siamo di fronte a una situazione straordinaria che richiede risposte non ordinarie. Il Consiglio regionale batta un colpo e dedichi con urgenza una sessione dei propri lavori alla crisi economica. Si annuncia un autunno pesantissimo che deve esser contrastato mettendo in campo tutte le misure possibili, da quelle annunciate con il varo della manovra finanziaria (fondo anticrisi, opere cantierabili, sostegno ai Consorzi fidi, continuità merci) e ancora inspiegabilmente non attuate, fino al chiarimento necessario intorno alle voci ricorrenti sulla necessità di un assestamento di bilancio». Per Cna sono troppe le questioni di rilevanza straordinaria su cui il Consiglio regionale è chiamato a dare risposte. Per esempio: come impattano le misure del governo (spending review) sul bilancio della Regione e qual è la risultante del quadro finanziario delle risorse spettanti alla Sardegna sull'insieme delle partite aperte (vertenza entrate, fondi Fas) o le scelte che si intendono compiere su trasporti e continuità marittima e aerea».

L'UNIONE SARDA - Politica: Ecco i fondi per le aree di crisi
09.08.2012
Piovono 342 milioni sulla Sardegna in crisi. Ossigeno per le infrastrutture, la formazione e il lavoro. L'obiettivo è lo sviluppo, da inseguire soprattutto in realtà, come Sulcis, Sardegna Centrale, Porto Torres, Marmilla e La Maddalena, dove la recessione rischia di avere effetti devastanti. In attesa di una schiarita sulla zona franca fiscale auspicata dal governatore Ugo Cappellacci, su cui ci sarebbero paletti in Europa (ma sarebbe in corso «uno studio di esplorazione» portato avanti da Regione e Governo), la forma scelta è quella di tanti piccoli interventi che rilancino le attività produttive, dalla green alla blue economy, passando per azioni più decise sul turismo e il sostegno all'industria: «Tanti piccoli piani di rinascita», come li ha definiti ieri a Villa Devoto Cappellacci, con gli assessori alla Programmazione e all'Industria, Giorgio La Spisa e Alessandra Zedda, per aiutare i diversi settori in crisi.
GLI INTERVENTI Facendo confluire in un unico rivolo i fondi per i progetti di filiera e sviluppo locale, la Regione ha deliberato gli oltre 340 milioni per creare sviluppo e lavoro. La parte più cospicua sarà destinata al Piano del Sulcis: 127 milioni, oltre ai 220 già programmati. Non solo azioni per potenziare il porto di Portovesme, ma una parte dei fondi sarà utilizzata per finanziare i porti turistici di Carloforte e di Sant'Antioco. Fondi anche per la formazione e la riqualificazione ambientale. E c'è l'orientamento - come ha riferito l'assessore Zedda - di investire sul carbone. Interventi sulla chimica verde a Porto Torres; nell'Isola dell'Asinara sarà realizzata la rete idrica per un suo maggiore sfruttamento turistico. Previsti interventi a supporto dell'area industriale di Tossilo, a Macomer, e nella Sardegna centrale: sostegno, per quanto possibile, alle attività che resistono a Ottana; a Pratosardo (Nuoro) sarà realizzato lo svincolo con la 131 Dcn, a Siniscola il porto turistico. Cantieri anche alla Maddalena: non solo per il recupero delle opere del G8, ma anche per interventi di piccola cantieristica portuale e nautica, per il restauro dell'ex ospedale e della Rocca a Punta Rossa (Caprera). Infine in Marmilla investimenti per la valorizzazione delle aree archeologiche e della Giara. Con l'affidamento degli interventi all'Unione dei Comuni, si punta a creare lavoro dallo sfruttamento delle risorse turistiche legate all'agroalimentare.
IL GOVERNATORE «La situazione economica e sociale imponeva e impone», sottolinea il presidente della Regione Ugo Cappellacci, «di porre in essere un'azione straordinaria, di rottura con il passato. L'azione della Giunta si svolge su tre piani distinti, ma complementari tra loro: la salvaguardia di quelle realtà che possono essere ancora competitive sullo scenario regionale, nazionale ed internazionale; l'azione finalizzata a promuovere nuove opportunità di lavoro e di impresa; l'apertura di un confronto, anche conflittuale, con lo Stato sulle grandi questioni rimaste irrisolte per decenni come vertenza entrate, patto di stabilità, trasporti ed energia». Secondo l'assessore alla Programmazione Giorgio La Spisa, la strada giusta è quella che punta a creare sviluppo partendo dal basso attraverso il dialogo con tutti i territori.
IL PIANO «Nel 2009, in coincidenza della crisi, abbiamo individuato uno strumento nuovo, quello dei Progetti di Filiera e Sviluppo Locale (Pfsl) sperimentato inizialmente con l'area di Tossilo per la quale sono stati spesi 70 milioni», dice La Spisa. «I risultati positivi ci hanno portato ad avviare la concertazione in tutti i territori nei quali sono state individuate le aree di crisi. Questo ha permesso di individuare in ogni zona gli interventi prioritari». INFRASTRUTTURE Per l'assessore all'Industria Alessandra Zedda, assessore all'Industria, la ratio che ha ispirato questi mini piani di rinascita è quella di sostenere le potenzialità locali consolidando le infrastrutture (porti, strade, ferrovie) e curando gli aspetti energetici e ambientali. «Il Piano Sulcis definisce una nuova strategia di sviluppo, basata non solo sulla salvaguardia delle realtà industriali esistenti, ma anche sul rilancio della tradizione mineraria, e sull'individuazione di nuovi ambiti di eccellenza, su cui costruire nuove opportunità occupazionali. La realizzazione del progetto integrato miniera-centrale Ccs Sulcis, le opere di metanizzazione, il potenziamento delle infrastrutture, la valorizzazione delle aree minerarie dismesse, la promozione di nuove filiere produttive nel settore dell'agroalimentare e della portualità turistica sono, dunque, le principali linee d'intervento del progetto. Fondamentale sarà la sfida della partnership tra pubblico e privato nel realizzare le opere». Ora gli interventi saranno messi a bando: a gennaio 2013 si prevede l'avvio del percorso. Protesta Mario Diana (Sardegna è già domani): «La Giunta si dimentica ancora una volta di Oristano». Lorenzo Piras

Sono 394 le partecipate delle Regioni
 Sono 394 le partecipate regionali, e nel 41% di questi organismi il capitale è diviso con soci privati. Lo rileva la Sezione Autonomie della Corte dei conti nella relazione sulla gestione finanziaria delle Regioni, diffusa ieri. Dal punto di vista del valore, guardando a Spa e Srl (che rappresentano il 68% delle partecipate) il cuore del fenomeno è in Lombardia, che con le sue quote da 322 milioni di euro copre da sola un quarto delle partecipazioni regionali. Dal punto di vista del numero di enti, invece, in cima alla classifica si incontra il Lazio (23 società), seguito da Toscana ed Emilia Romagna (2o). Nelle società interamente partecipate, i risultati migliori sono al Nord (soprattutto in Trentino e Lombardia), ma il numero più plateale è offerto dal rosso delle partecipate della Campania, che hanno chiuso il 2010 con un risultato d'esercizio negativo per oltre 1o7 milioni.
G.Tr.

Economisti, ex esponenti della Bundesbank, leader della Cdu prendono di mira la svolta europeista della Merkel
A Berlino i falchi rialzano la testa. "Via dall' euro i Paesi zavorra"
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE ANDREA TARQUINI
BERLINO — Un approfondimento dell'unione politica dell'Europa non è una soluzione valida per l'attuale crisi, scrive su Die Zeit Otmar Issing, ex capo economista e veterano della Bundesbank. E' una favola dire che la Germania abbia profittato dell'euro, incalza il governatore cdu di Sassonia, Georg Milbradt. I salvataggi dell'euro sono una partita di poker sui patrimoni da cui la Germania uscirà sconfitta, accusano gli economisti di Monaco Hans-Werner Sirm e Friedrich Sell. In Germania, con la Cancelliera in vacanza, sembra suonare l'ora della tentata controffensiva dei falchi contro "Angie" e "SuperMario". Un fuoco incrociato di attacchi–impliciti o espliciti – alla politica di Angela Merkel e alla sua promessa di "più Europa", e ugualmente a Mario Draghi, anche come tema della campagna elettorale per le politiche dell'anno prossimo. Issing non menziona la Can-celliera né il presidente Bce, ma i bersagli della sua critica sono evidenti. L'unione politica - sostiene - verrà, se verrà, solo dopo molti anni, e dunque non funziona contro la crisi attuale. Aiuti finanziari che precedano un'unione politica sono contraddittori, e pericolosi per la situazione dei più solidi membri dell'eurozona. Questi pericoli possono distruggere ogni base di una futura unione politica, a cominciare dall'identificazione dei cittadini con l'idea europea. Ci vuole un'altra soluzione, aggiunge: «Far valere il principio che ogni Paese è responsabile degli errori della sua politica. Aiuti dell'Unione possono essere eccezioni, sulla base di una rigida condizionaiità, e a tassi d'interesseche non uccidanola spinta all e riforme nei Paesi in crisi» (con uno spread alto, intende dire) . «Sol o a tali cond izion i un'unione monetaria senza unione politica può sopravvivere». Non è finita. Dall'interno della Cdu viene un attacco personale a Merkel. Dal governatore sàssone, appunto. «La Germania non il Paesevincitoredell'introduzione dell'euro, questa è una favo-letta politica per rassicurare la gente, la Cancelliera è spinta dalle errate decisioni politiche del passato». Milbradt esprime comprensione per «gli sforzi della Cancelliera di evitare il peggio». Ma poi alza il tiro: «Il nostro problema principale è che contro la ragione abbiamo costruito un'unione monetaria con Paesi che economicamente non stanno bene insieme». La sua proposta, dunque, è escludere alcuni Paesi (non nominati) dall'euro. L'unica soluzione è «rimpicciolire il territorio dell'unione monetaria. LaGrecia, per comesta adesso,va verso il crollo delle istituzioni e una situazione vicina alla guerra civile». Non meno duri sono gli attacchi indiretti di Sirm e Sell. Condannano la decisione della Bce di riprendereacquistidititoli sovrani «presa (per iniziativa di Draghi) contro la dura resistenza del presidente della Bundesbank», ammoniscono che la politica monetaria della Eurotower va verso «una monetizzazione dei debiti sovrani contro cui la Germania si è espressa a causa delle sue esperienze storiche con I' ip erinflazione» e che «questa politica accumula rischi per i cittadini europeisenzaaverelegittimazione democratica». Alla fine «il botto sarà più grosso», mentre «uscite temporanee di alcuni Paesi dall'euro possono stabilizzare il suo nocciolo duro». Il rientro dalle ferie e un'atmosfera già elettorale saranno una dura prova per Angela Merkel quando dall'Alto Adige tornerà a Berlino.

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