giovedì 9 agosto 2012

(2) IX.VIII.MMXII/ Direbbe uno dei “sociologi meridionali”: “Ecco la classe operaia in crisi, nell’arretrato meridione del Paese, accostata all’antico proletariato immigrato in Basilicata; una terra d’emigrazione storica, in attesa di riscatto morale e civile, ed oggi luogo di sfruttamento e schiavitu’, per mano mano della mafia n’drangheta e camorra”. L’ho scritta bene sta’ puttanata?

Natuzzi: il polo del salotto? Oggi rischia di scomparire
Immigrati nei campi stanno arrivando ed è già emergenza
Bozen, oltrepadania. Asili nido, crollo iscrizioni per la crisi
Trst, oltrepadania. Lingua italiana senza segreti per gli stranieri

Natuzzi: il polo del salotto? Oggi rischia di scomparire
POTENZA – Il “polo del salotto” – fra Matera e Santeramo in Colle (Bari) – “un business un tempo trainante, un miracolo tutto meridionale, un esempio concreto di creatività e artigianalità italiana, illuminato da imprenditori cui tutti riconoscono il merito di aver portato la bandiera dell’eccellenza del made in Italy nel mondo, rischia di scomparire cedendo il passo alla disoccupazione e al sommerso”. Lo ha detto l’imprenditore Pasquale Natuzzi, presidente e amministratore delegato del Gruppo Natuzzi spa, in un’inchiesta pubblicata oggi sul quotidiano “Il Sole 24 Ore”, la seconda puntata di un viaggio nei 65 distretti industriali italiani venti anni dopo il primo.
Nell’articolo viene ripercorsa la storia del distretto murgiano fino alla sua “mutazione: da 500 aziende e 14 mila addetti con fatturato da 2,2 miliardi (il 55 per cento del prodotto nazionale), si è passati ora a 146 pmi con appena cinquemila dipendenti”. “Quello che era un fiore all’occhiello del made in Italy' è finito in stato precomatoso” - si legge -, è in altri termini “con le spalle al muro”, mentre imprenditori e dipendenti “sono ancora appesi, da dieci anni, al miraggio dell’accordo di programma che, nato per consolidare l’esistente e poi attrarre investitori, nella sua ultima stesura (anche questa arenatasi a settembre 2011 per cause pressochè ignote) si era tramutato in una sorta di compendio di ammortizzatori sociali”.
Per evidenziare “il limite delle infrastrutture” sul futuro del distretto murgiano, un imprenditore ha spiegato che “costa di più portare le merci da Matera a Gioia Tauro che da Gioia Tauro a Mew York”.
Il quotidiano ha elencato tre punti di forza e tre di debolezza del “polo del salotto”: i punti di forza sono la produttività, la capacità commerciale e l’innovazione. I punti di debolezza la capacità di fare rete, la mancanza di “antidoti alla concorrenza sleale” (in particolare, il ricorso al lavoro irregolare) e l’attrattività, definita “il vero tallone di Achille dell’area. Non solo l’assenza della banda larga. Strade, collegamenti, ferrovie, scali aeroportuali e portuali sono tutti alquanto distanti. E’ proprio la mancanza di infrastrutture una delle ragioni dei costi più alti delle produzioni, per sostenere un costo-trasporto scarsamente competitivo”.

Immigrati nei campi stanno arrivando ed è già emergenza
di COSIMO FORINA
SPINAZZOLA - Tra poco più di un mese, passata la festa patronale, chiusi gli ombrelloni sulle spiagge, ripartiti gli emigranti, bruciate come da cattiva abitudine le stoppie, le braccia a cui è negata ogni dignità torneranno. Perché i campi di pomodoro ora verdi saranno giunti a maturazione con il prezioso oro rosso da raccogliere. Un anno fa la cronaca registrava che oltre 70 lavoratori stagionali si erano accampati abusivamente, senza luce ed acqua, senza servizi, in una vecchia masseria in abbandono nel territorio di Spinazzola. Per tetto alcune tende canadesi, altre improvvisate, un copertone rivolto verso la Mecca per poter pregare, se non altro per mantenere un rapporto con il proprio Dio visto che con gli uomini questo risultava difficile. Come paga corrisposta: un tanto a cassone da riempire dall’alba al tramonto, oppure 4 euro all’ora, a volte 4,50 euro quando la raccolta del pomodoro, in alcuni casi di peperoni, è fatta ancora a mano e non con le macchine.
Quella condizione disumana, ignorata, che purtroppo si ripete ogni anno nelle nostre campagne, solo perché raccontata dalla “Gazzetta” diventò scandalo. Sufficiente per richiamare qualche emittente televisiva, sindacalisti del territorio e alcuni giunti da Roma, i quali davanti ai microfoni levarono forte la loro voce. A cui si aggiunse, in buonafede, qualche consigliere comunale che “promise” almeno l’arrivo di un autobotte per assicurare l’acqua potabile. Le braccia, per lo più di giovani, del Burkina Faso, Mali, Costa D’Avorio, Ghana e Sudan, con dignità ed un sorriso non nascosero nulla ai cronisti. Nemmeno il pizzo pagato al caporale di turno. E proprio da questi ultimi a chi era con macchina fotografica e taccuino giunse l’invito a levare senza mezzi termini i propri tacchi dalla masseria.
In ognuna delle storie raccolte c’era alla base la capacità di accettare, nonostante tutto, ogni sopportazione. Perché quel lavoro pur sottopagato, quel denaro, poco, rappresentava la possibilità di assicurare la sopravvivenza delle proprie famiglie rimaste nelle terre di origine. Dove la miseria è tanto amara e vera da non poter essere nemmeno immaginata nel civile occidente opulente. Andando via gli stagionali lo scorso anno, dopo che la raccolta dei campi si era conclusa, le luci della ribalta spente, dopo aver ripulito il luogo, sulla porta della masseria lasciarono questa scritta rivolta al proprietario dell’immobile: “Grazie Padrone”. Perché, stando al sentimento percepito da quegli uomini, il “padrone buono” aveva tollerato la loro presenza senza richiedere lo sgombero forzato come successo nella vicina Basilicata.
Ma tra poco più di un mese gli stessi lavoratori o altri assoggettati al bisogno torneranno a spaccarsi la schiena nei campi. E sarà difficile, assicuriamo sin da ora, ignorare la loro presenza. L’auspicio di quella brutta condizione dello scorso anno, fu che non doveva più ripetersi e che bisognava organizzarsi per tempo affinché si potesse assicurare decoro a questi lavoratori. Fino ad oggi però, mentre i campi di pomodoro e peperoni crescono rigogliosi nessun tavolo tecnico risulta essere stato convocato.
Ed il rischio che la vergogna si ripeti appare sempre più vicino e concreto. Ecco perché diventa necessario che gli operatori agricoli che utilizzano questi lavoratori, associazioni, i sindacati, lo stesso Comune di Spinazzola e altre istituzioni a partire dal prefetto, assumano degli impegni tangibili. Aver ricordato i giorni dello scorso settembre mira a scuotere gli animi affinché prevalga il valore dell’accoglienza e quello di assicurare dignità e non solo l’egoismo bisogno di veder assicurato il raccolto. Agire prima che il rosso dei pomodori non vada a confondersi con quello delle facce del perbenismo fatto scattare ad orologeria dopo aver gridano ad altro scandalo, è atto dovuto. Affinché nessuno potrà dichiararsi non responsabile senza aver fatto nulla per evitare condizioni di abbandono.

Bozen, oltrepadania. Asili nido, crollo iscrizioni per la crisi
Tariffe troppo care, le famiglie preferiscono mettere in anticipo i figli alle materne per risparmiare. Randi: più flessibilità
 di Francesca Gonzato
BOLZANO. Più posti negli asilo nido che bambini iscritti. E’ il record che verrà battuto a settembre nelle strutture comunali, che non arriveranno ad esaurimento. Un fatto inimmaginabile fino a pochi anni fa. Ma anche in questo caso c’è di mezzo la crisi economica e una novità introdotta dalla legge provinciale.
Su 456 posti disponibili negli asili nido gestiti dalla Assb, le iscrizioni, a un mese dall’apertura, si sono fermate a 410 bambini. La situazione non è omogenea in tutta la città. Nei nido del centro e di Gries-S. Quirino c’è qualche bambino in lista di attesa, mentre si registrano i casi eclatanti del nido provvisorio di Casanova, con 15 iscrizioni su 28 posti, e del nuovo nido di Firmian, che entrerà in attività appena si raggiungeranno le iscrizioni necessarie.
Perché la crisi economica? Questa l’analisi della Assb, attraverso la dirigente Licia Manzardo: «Le famiglie hanno iniziato a sfruttare al massimo la possibilità offerta dalla legge provinciale di iscrivere i bambini alle scuole materne già a partire dai due anni e mezzo. Il prossimo anno scolastico un centinaio di bambini di quella età entreranno nelle materne di Bolzano, una cifra consistente per la nostra città. Il fatto è che la scuola materna costa circa 80 euro al mese, mentre l’asilo nido parte da 80 euro per superare i 300 euro. In un momento di difficoltà, le famiglie ne approfittano». Ma gli asili nido si trovano schiacciati anche dall’offerta flessibile delle microstrutture e delle Tagesmütter: qui i costi possono alzarsi anche di molto, ma in compenso le famiglie ritagliarsi l’orario in base alle proprie esigenze. Alla Assb studiano come reagire a questa situazione. «È una situazione che chiaramente ci preoccupa», spiega Licia Manzardo, «ma i servizi non possono essere autoreferenziali: esistono per soddisfare una richiesta e negli ultimi anni i bisogni sono cambiati di molto, perché si modificano le famiglie e il lavoro. Alla Assb stiamo riflettendo sul futuro degli asili nido, per salvaguardare una esperienza pedagogica prestigiosa». La via sembra segnata: più flessibilità. Conferma l’assessore Mauro Randi: «Il Comune ha chiesto alla Assb di ragionare sull’offerta degli asili nido, che oggi è troppo rigida rispetto ai bisogni delle famiglie. Vogliamo diventare più appetibili».
 Sul nido provvisorio di Casanova l’assessore Luigi Gallo non ha ripensamenti: «È la prima opera pubblica realizzata in quel quartiere. Anche se resterà qualche posto libero, gli abitanti si meritavano un segnale di attenzione».

Trst, oltrepadania. Lingua italiana senza segreti per gli stranieri
Si concluderà in settimana il corso di alfabetizzazione di lingua italiana rivolto a rifugiati e richiedenti asilo, organizzato nell’ambito del progetto Sprar della Provincia di Gorizia, Assessorato...
Si concluderà in settimana il corso di alfabetizzazione di lingua italiana rivolto a rifugiati e richiedenti asilo, organizzato nell’ambito del progetto Sprar della Provincia di Gorizia, Assessorato provinciale al Welfare. Il corso intensivo, della durata di 50 ore, è stato voluto per rispondere alle specifiche esigenze degli utenti provenienti da Afghanistan, Corno d’Africa e Siria in termini di integrazione e inserimento sociale. «Gli incontri hanno riscosso un notevole successo, sia sotto il profilo della frequenza sia dei risultati ottenuti: ora gli allievi potranno dedicarsi con maggiore tranquillità all’ottenimento della certificazione linguistica», ha commentato l'assessore Bianca della Pietra.
Durante le lezioni, svolte dall’insegnate Elena Urdan, gli studenti hanno avuto sia l’opportunità di apprendere l’italiano sia quella di scambiarsi conoscenze derivanti dal loro personale bagaglio di esperienze, riprova dell’arricchimento umano e culturale che nasce dall’incontro di chi è portatore di diverse lingue e stili di vita.
08 agosto 2012



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