mercoledì 8 agosto 2012

(1) VIII.VIII.MMXII/ Famm’ capi’: Total ed Eni hanno gia’ succhiato centinaia di miliardi in valore di mercato all’ingrosso sul barile grezzo estratto. Figurati nu’ poc’ quanti utili prima delle tasse ha fatto la filiera dell’estrazione, raffinazione, trasformazione e commercializzazione, tutti fuori regione e spesso fuori dal Mezzogiorno. Figurati nu’ poc’ quante centinaia di milioni di tasse - dirette ed indirette - ha intascato lo stato padanino. E mo’ te ne vieni con le storielle del contributo alla “nazione” e della “sostenibilita”. Vuoi far ridere? Non ci riesci.===Il presidente della giunta, Vito De Filippo (Pd), ha detto che “la linea è chiara e ormai definita: la Basilicata ha già dato il proprio contributo al bilancio energetico nazionale. I permessi in atto hanno saturato quella che riteniamo la soglia di sostenibilità per questo tipo di attività”. De Filippo ha aggiunto che la Regione è “pronta a ribadire anche in futuro” tale posizione.

Ricerca petrolio. Giunta Basilicata dice no alla Shell
«Contaminati terreni vicini centrale Enel» 15 imputati a Brindisi
L'UNIONE SARDA - Politica: «Serve un piano di rinascita»
S&P’s: Italia, recessione forte
Bce, acquisti bond saranno considerevoli

Ricerca petrolio. Giunta Basilicata dice no alla Shell
POTENZA – La giunta regionale della Basilicata ha detto “no” oggi alla concessione di un permesso di ricerca di idrocarburi – denominato “Grotta del salice” - presentato da Shell Italia per una zona che comprende sette comuni, fra le province di Potenza e di Matera. Grotta del salice è fra Castronuovo Sant'Andrea, Gallicchio, Missanello, Roccanova, San Chirico Rapoaro e Sant'Arcangelo (Potenza) e Aliano (Matera). E' la prima “mancata intesa” dopo l'approvazione all’unanimità, nei giorni scorsi, da parte del consiglio regionale, di una vera e propria “moratoria” sulla ricerca di idrocarburi sul territorio della Basilicata, inserita in un articolo della legge di assestamento del bilancio.
La moratoria non riguarda le attività di estrazione in Val d’Agri (Eni), già avviate da anni, e a Tempa Rossa (Total), ancora non avviate. La delibera della giunta regionale che ha detto no alla Shell è stata proposta dall’assessore all’ambiente, Vilma Mazzocco – ha spiegato l’ufficio stampa della giunta regionale lucana – e fa riferimento all’articolo inserito nella legge di bilancio ma contiene anche “un’articolata motivazione”. La giunta regionale ha sottolineato che le concessioni già attive “creano vincoli e condizionano decisamente la programmazione e il governo del territorio” e che lo sfruttamento delle risorse petrolifere “va inserito nell’ambito di una visione complessiva di programmazione e sviluppo”. Vi è anche un richiamo al “concetto sociale di compatibilità ambientale”.
Il presidente della giunta, Vito De Filippo (Pd), ha detto che “la linea è chiara e ormai definita: la Basilicata ha già dato il proprio contributo al bilancio energetico nazionale. I permessi in atto hanno saturato quella che riteniamo la soglia di sostenibilità per questo tipo di attività”. De Filippo ha aggiunto che la Regione è “pronta a ribadire anche in futuro” tale posizione.

«Contaminati terreni vicini centrale Enel» 15 imputati a Brindisi
BRINDISI – Quindici persone, tra dirigenti della centrale brindisina Enel di Cerano e addetti alla manutenzione di ditte appaltatrici, sono imputate per la dispersione di polveri di carbone che avrebbe provocato danni agli agricoltori di terreni vicini all’impianto industriale. Nei loro confronti emesso un decreto di citazione a giudizio.
Gli imputati sono accusati a vario titolo di aver contaminato con le polveri e metalli pesanti i campi del Brindisino vicini al nastro trasportatore della centrale 'Federico II', a Brindisi.
Il decreto di citazione a giudizio è stato firmato il 31 luglio scorso dal pm brindisino Giuseppe De Nozza: la prima udienza del processo è prevista per il 12 dicembre prossimo, dinanzi al giudice monocratico del Tribunale di Brindisi.
In tutto le parti offese individuate sono 38, tra loro ci sono il ministero dell’Ambiente e poi Comune, Provincia e l'associazione Federutenti di Bari. I fatti contestati risalgono a un periodo compreso tra il 2000 e il 2011. Secondo l’accusa non sarebbero state attuate le azioni necessarie per scongiurare o ridurre la dispersione della polvere di carbone che avrebbe così provocato «danni, insudiciamento e imbrattamento delle colture». Agli imputati, oltre al getto di cose pericolose, è quindi contestato anche il reato di danneggiamento. Nel provvedimento del magistrato è riportato anche l’elenco delle condotte che avrebbero potuto evitare conseguenze alle colture e quindi anche alle persone fisiche che ne sono proprietarie.
A giudizio per l’Enel Sandro Valery, responsabile dell’Area Business fino al 2008, Calogero Sanfilippo, responsabile sino a oggi della produzione termoelettrica, Luciano Mirko Pistillo, responsabile dell’unità Business di Enel Produzione fino al 2007, Antonino Ascione, attuale responsabile dell’unità Business di Brindisi di Enel e poi ancora Vincenzo Putignano, Fausto Bassi, Diego Baio, Gianmarco Piacente, Fabio De Filippo, Lorenzo Laricchia, Giuseppe Varallo, Massimo Distante, Giovanni Madia. Gli altri due imputati sono Luca Screti, titolare della ditta Nubile, addetta alla pulizia del nastro trasportatore, e Aldo Cannone, titolare della ditta omonima addetta alla sistemazione del carbone nel parco unità business dell’Enel.
Gruppi ambientalisti e in particolare l'associazione 'No al Carbonè di Brindisi annunciano di volersi costituire parte civile nel processo fissato per il 12 dicembre prossimo a carico di 13 dirigenti Enel e due legali rappresentanti di ditte appaltatrici, imputati per la dispersione di polveri di carbone nei terreni vicini al nastro trasportatore della Centrale Enel 'Federico II' di Cerano.
“Finalmente la verità viene a galla e tutto quello che in questi anni abbiamo denunciato viene messo nero su bianco da un magistrato”, scrivono i 'No al Carbonè in una nota. “Come si poteva pensare – aggiungono – che un gigantesco carbonile scoperto, in grado di stoccare fino a 750.000 tonnellate di carbone, non fosse un atto criminale nei confronti del nostro territorio? Anche a Brindisi come a Taranto è la magistratura a dover intervenire. La politica non può più nascondersi o mettere la testa sotto la sabbia”. “Se vogliamo evitare un caso Ilva anche a Brindisi – concludono – occorre chiedere ed ottenere la conversione della centrale di Cerano a gas nei prossimi cinque anni”.
Proprio per l’inquinamento provocato alle colture l’allora sindaco di Brindisi, Domenico Mennitti, firmò nel giugno 2007 una ordinanza di divieto di coltivazione su quei terreni. Durante le indagini, delegate dal pm Giuseppe De Nozza alla Digos di Brindisi, sono stati eseguiti campionamenti. Nella relazione di un consulente nominato dalla Procura, Claudio Minoia, si parla di “dispersioni significative di polveri di carbone dal deposito carbonile”: il consulente concludeva che la dispersione “ha sicuramente rappresentato la prevalente via di contaminazione delle aree prospicienti” e si sottolinea che “non è noto il contributo derivante da possibili ricadute di emissioni convogliate”. Sugli effetti della dispersione, fu rilevato che contribuirono “a produrre direttamente o indirettamente una contaminazione indoor presso le abitazioni di soggetti in aree prospicienti la centrale”.

L'UNIONE SARDA - Politica: «Serve un piano di rinascita»
07.08.2012
«Per salvare la Sardegna dalla crisi serve un grande master plan». A parlare è il presidente della commissione Bilancio del Consiglio regionale, Pietro Fois. «Il Consiglio regionale deve varare al più presto un piano di interventi per dare alla Sardegna la concreta possibilità di uscire dalla crisi. Un master plan economico, un vero e proprio piano di rinascita fatto dai sardi per i sardi».
IL PIANO Le regole, secondo il consigliere regionale dei Riformatori, dovranno essere fissate proprio dall'Aula di via Roma e una prima scrematura delle idee dovrà essere effettuata proprio nel periodo delle vacanze. Il presidente della commissione Bilancio non dà i compiti a casa ai colleghi ma il proposito è molto simile: «Dobbiamo utilizzare queste settimane di agosto per elaborare un grande piano salva-Sardegna», prosegue Fois, «e dobbiamo fare tesoro delle parole dell'economista Paolo Savona, la cui audizione, fortemente voluta dalla commissione Bilancio, ha confermato ciò che diciamo da tempo: con il crollo dell'euro e della finanza l'unico modo per uscire dalla crisi è il potenziamento delle economie regionali».
I PROVVEDIMENTI Per la Sardegna, senza provvedimenti ad hoc, dice ancora Fois, la crisi rischia di far affondare definitivamente la già fragile economia. «Dunque - prosegue - sono necessari interventi urgenti e strutturali su turismo e agricoltura di qualità, commercio e innovazione, in grado di trainare e dare respiro alla rinascita della Sardegna».
IL RAPPORTO COL GOVERNO Sempre per il presidente della commissione Bilancio, questo nuovo piano servirà a dare un forte impulso alla ripresa dell'economia nell'Isola. «Continua il cannibalismo del governo nazionale nei confronti della Sardegna - conclude Fois - una situazione inaccettabile, in totale dispregio della nostra autonomia. Basti pensare che, con i tagli in programma, il sistema Sardegna perderà circa un miliardo di euro. Non possiamo restare in silenzio e attendere. Dobbiamo fare qualcosa per salvare la Sardegna».
GLI AIUTI È difficile però reperire nuove risorse in un periodo di crisi come questo. Molte speranze sono riposte nella conclusione positiva e definitiva della vertenza entrate con lo Stato, ma anche nella rimodulazione di finanziamenti destinati ad altri capitoli di spesa. Ma il master plan, il nuovo piano di rinascita sardo auspicato da Fois, passa senz'altro attraverso una sorta di spending review regionale coerente anche con le indicazioni arrivate dai referendum del 6 maggio.

S&P’s: Italia, recessione forte
New York - L’agenzia di rating Standard & Poor’s ha deciso in serata di tagliare la valutazione di 15 istituzioni finanziarie italiane.
Ecco le banche su cui Standard & Poor’s ha ridotto la propria valutazione.

Downgrade
Banca Carige Spa a BB+/Negativo/B da BBB-/Negativo/A-3
Banca di Credito Cooperativo di Conversano Scrl a BB+/Negativo/B da BBB-/Negativo/A-3
Banca Popolare dell’Alto Adige a BBB-/Negativo/A-3 da BBB/Negativo/A-2
Banca Popolare dell’Emilia Romagna SC a BB+/Negativo/B da BBB/Negativo/A-2
Banca Popolare di Vicenza Scpa a BB+/Negativo/B da BBB-/Negativo/A-3
Dexia Crediop Spa a B+/Negativo/B da BB-/Negativo/B
Eurofidi Scpa a BB+/Negativo/B da BBB-/Negativo/A-3
Iccrea Holding Spa Iccrea Banca SpA Iccrea Banca Impresa Spa a BBB-/Negativo/A-3 da BBB/Negativo/A-2
Unione di Banche Italiane Scpa a BBB/Negativo/A-2 da BBB+/Negativo/A-2

Downgrade-creditwatch
Agos-Ducato SpA a BBB-/Negativo/A-3 da BBB/Watch Neg/A-2
Banca Monte dei Paschi di Siena Spa a BBB-/Negativo/A-3 da BBB/Watch Neg/A-2
Banca Popolare di Milano Scrl Banca Akros Spa a BB+/Negativo/B da BBB-/Watch Neg/A-3

Azioni su outlook
Fga Capital Spa a BBB-/Negativo/A-3 da BBB-/Stabile/A-3.
Confermati, invece, i rating di Intesa Sanpaolo, Unicredit e Mediobanca.
Secondo S&P’s, l’Italia si trova ad affrontare una «recessione più profonda e prolungata di quanto stimato in precedenza, e riteniamo che stia aumentando la vulnerabilità delle banche italiane al rischio di credito dell’economia».
Nel dettaglio, Standard & Por’s prevede per l’Italia una contrazione economica del 2,1% nel 2012 e dello 0,4% nel 2013: «L’attuale stato dell’economia italiana sta aumentando la vulnerabilità della qualità degli asset delle banche italiane», facendo sì che l’agenzia alzi da 4 a 5 il punteggio dell’Italia sul rischio economico.

Bce, acquisti bond saranno considerevoli
Stretta condizionalita' aiuti, bastera' voto a maggioranza
(ANSA) - ROMA, 7 AGO - Gli acquisti dei titoli di Stato da parte della Banca centrale europea per aiutare i Paesi in difficoltà saranno condizionati alle riforme, ma l'ammontare delle operazioni con cui la Bce interverrà contro gli spread sarà "considerevole".
A dirlo è Ardo Hansson, membro estone del consiglio della Bce, in un'intervista al Wall Street Journal.
Secondo il banchiere centrale gli acquisti "devono essere abbastanza importanti e sostenibili, in modo tale da fare la differenza".


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