domenica 19 agosto 2012

(1) XVIII.VIII.MMXII/ Ai greci non interessa un fico secco


Sicilia. La Regione blocca la spesa: cultura, trasporti e forestali senza contributi        
Crisi: Coldiretti, con rincari in difficolta' 6 italiani su 10
Crisi, Juncker: ''Grecia fuori da euro? Tecnicamente è possibile''
Trst, oltrepadania. Zagabria: «Lubiana non ci vuole nell’Ue»

Sicilia. La Regione blocca la spesa: cultura, trasporti e forestali senza contributi        
Tutta colpa del patto di stabilità, dice il governo regionale, ovvero di quei vincoli richiesti dall’Unione europea e imposti da Roma che obbligano a rispettare determinati tetti di spesa. Misure che dovrebbero salvaguardare i bilanci delle amministrazioni ma che secondo la giunta "in Sicilia stanno portando all’asfissia finanziaria Regione ed enti locali"
di RICCARDO VECOVO
PALERMO. Stop ai contributi per le associazioni culturali, spettacoli rinviati a data da destinarsi, musei a rischio chiusura, trasporti ed enti locali nel caos, forestali senza stipendio. Una nuova bufera si abbatte sulla Regione, che in sostanza ha congelato la spesa.
Tutta colpa del patto di stabilità, dice il governo regionale, ovvero di quei vincoli richiesti dall’Unione europea e imposti da Roma che obbligano a rispettare determinati tetti di spesa. Misure che dovrebbero salvaguardare i bilanci delle amministrazioni ma che secondo la giunta «in Sicilia stanno portando all’asfissia finanziaria Regione ed enti locali». I limiti importi per il 2012, più rigidi rispetto allo scorso anno, sarebbero stati quasi raggiunti: quindi stop alla spesa se la Regione non vuole rischiare pesanti sanzioni.
Per traghettare la Regione fino alla fine dell’anno, l’assessore all’Economia, Gaetano Armao, ha consegnato ai colleghi delle schede nelle quali dovranno evidenziare le priorità. L’obiettivo è quello di rideterminare i limiti di ciascun settore in attesa di concessioni da Roma. Ma come ha spiegato l’assessore Francesco Aiello, «superando il tetto di spesa di un dipartimento se ne penalizza inevitabilmente un altro». E via alla guerra degli assessori, che nella giunta fissata per giovedì prossimo annunciano battaglia per accaparrarsi più risorse. «Si sono svegliati gli appetiti, ci sono clientele da soddisfare in vista delle elezioni» ha ironizzato l’assessore Andrea Vecchio. A chi ha chiesto in giunta ad Armao il perchè l’emergenza fosse scoppiata all’improvviso, l’assessore avrebbe risposto che già a febbraio aveva comunicato ai direttori generali dei dipartimenti la necessità di rispettare i limiti. Così non è avvenuto e oggi in Sicilia scoppia una nuova emergenza.
Ai Beni culturali l’assessore Amleto Trigilio rivendica la massima attenzione: «Si sta bloccando il funzionamento dei musei in piena stagione turistica - spiega - dalla manutenzione nei siti alla pulizia. Non ci resta che programmare la chiusura dei siti di minore importanza e garantire l’apertura su prenotazione. Senza contare i bandi bloccati: ci sono 900 istanze per 1,4 milioni di contributi per attività culturali in tutta l’Isola».
La situazione è delicata pure alle Autonomie locali. L’assessore Nicola Vernuccio si ritrova con circa 12 milioni di euro mentre per saldare i trasferimenti a Comuni e Province ne servirebbero almeno 120 di milioni. Senza contare le spese per la tornata elettorale, che ammontano a una decina di milioni. E forse in maniera provocatoria Vernuccio ha rinunciato ai fondi a disposizione per le spese dell’ufficio di gabinetto: poco più di 800 euro da qui alla fine dell’anno. Al Turismo sono appese al palo circa 600 manifestazioni del Circuito del Mito, rassegna di spettacoli molto attesa in tutta l’Isola, per un valore di circa 8 milioni di euro. E il dirigente Marco Salerno ha spiegato che «in giacenza ci sono 24 milioni di euro di mandati in attesa di essere sbloccati».
Drammatica la situazione alle Infrastrutture: «Mancano 300 milioni di impegni e altri 300 milioni di spesa» ha affermato il capo di gabinetto Fulvio Bellomo, che denuncia una beffa: «La Sicilia non percepisce un euro per i trasporti - dice - che da soli incidono per 280 milioni. Abbiamo chiesto almeno che Roma ci escluda dal calcolo per il patto di stabilità». Va un po’ meglio alla Formazione, guidata dall’assessore Accursio Gallo: il dirigente Ludovico Albert ha comunicato che nei giorni scorsi da Bruxelles sono giunti 240 milioni di euro del Fondo sociale europeo.
Ad essere esplosa è la bomba dei forestali, che ieri hanno protestato a Palermo e Catania perchè da quando sono al lavoro, dallo scorso giugno, non avrebbero ricevuto un centesimo. «Chiederò una deroga alla giunta di governo - ha spiegato l’assessore alle Risorse agricole, Francesco Aiello - un’altra strada percorribile è la disponibilità delle risorse Cipe». In bilico pure la sorte di 22.500 precari degli enti locali: «Senza una deroga - dice Massimo Bontempo del Movimento giovani lavoratori - non è possibile alcuna stabilizzazione». Ma serve comunque un via libera da Roma pure per il rinnovo dei contratti, che scadono a dicembre. La prossima settimana una delegazione dell’esecutivo regionale volerà a Roma per chiedere misure urgenti al premier Mario Monti.

Crisi: Coldiretti, con rincari in difficolta' 6 italiani su 10
18 Agosto 2012 - 15:54
 (ASCA) - Roma, 18 ago - La crisi mette in difficolta' sei italiani su dieci (61 per cento) che non dispongono di un reddito adeguato ma c'e' addirittura un 6 per cento che non riesce mai ad arrivare a fine mese. E' quanto emerge da una analisi Coldiretti/Swg divulgata in occasione della diffusione dei dati sull'aumento delle spese per effetto di rincari e mutui che aggrava la situazione delle famiglie.
 Il risultato e' - sottolinea la Coldiretti - un drastico calo nei consumi nel 2012 che riguarda anche l'alimentazione con una riduzione stimata tra l'uno e il due per cento negli acquisti in quantita'. Per tagliare sulla spesa - precisa la Coldiretti - sono costretti a fare lo slalom tra gli sconti ben il 62 per cento degli italiani che vanno a caccia di offerte speciali tra le corsie dei supermercati piu' che in passato mentre circa la meta' dei consumatori (49 per cento) fa addirittura la spola tra diversi negozi per confrontare i prezzi piu' convenienti. Tra le tendenze emergenti si evidenzia l'aumento di quanti acquistano prodotti locali (40 per cento) e scelgono solo frutta e verdura di stagione (50 per cento) magari senza intermediazione con un balzo record del 23 per cento nel primo semestre del 2012 degli acquisti fatti direttamente dal produttore, resi possibili dalla rete degli agricoltori di Campagna Amica dove hanno fatto la spesa oltre 9 milioni di italiani. Il risultato e' che nonostante gli impegni della vita moderna per la prima volta rispetto al passato - conclude la Coldiretti - si inverte la tendenza con il 57 per cento degli italiani che dedica piu' tempo a fare la spesa.
red/cam

Crisi, Juncker: ''Grecia fuori da euro? Tecnicamente è possibile''
Vienna, 18 ago. (Adnkronos/Ign) - La Grecia non lascerà l'euro. Parola del presidente dell'Eurogruppo Jean Claude Juncker, che in un intervista concessa oggi al quotidiano austriaco Tiroler Tageszeitung, giudica questa eventualita' "tecnicamente possibile" ma non concepibile dal punto di vista "politico".
L'uscita della Grecia dell'eurozona "non avverrà", afferma il primo ministro lussemburghese, a meno che Atene respinga tutte le riforme e le misure per il consolidamento del bilancio. Ma Juncker, che la settimana prossima incontrera' i vertici greci ad Atene, si dice convinto che la Grecia raddoppiera' gli sforzi per adempiere ai suoi obblighi e dunque "non vi e' ragione di pensare che lo scenario dell'uscita diventi pertinente".
La Grecia sarà la protagonista degli incontri della settimana con i vertici dell’Europa. Dopo l’incontro di mercoledì con Juncker, Samaras volerà venerdì a Berlino per incontrare Angela Merkel, poi sarà a Parigi da Francois Hollande.

Trst, oltrepadania. Zagabria: «Lubiana non ci vuole nell’Ue»
Sale la tensione tra i due Paesi. La Slovenia sarebbe pronta al veto per il caso Ljubljanska Banka e i beni espropriati da Tito
di Mauro Manzin
 TRIESTE. È un autunno caldissimo quello che si preannuncia per i rapporti bilaterali tra Slovenia e Croazia. E la posta in palio è molto, ma molto grande: l’ingresso di Zagabria nell’Unione europea. Secondo fonti diplomatiche riportate dal quotidiano Jutranji List il premier sloveno Janez Janša starebbe preparando una vera e propria offensiva d’ottobre. Lubiana, infatti, sta predisponendo tutto quanto serve per spostare il contenzioso bilaterale sulla Ljubljanska Banka su un piano europeo. Risultato? Il veto all’adesione della Croazia all’Ue (data prevista il prossimo 1 luglio).
 Ma non basta. La Slovenia vuole mettere sul piatto della bilancia anche la restituzione ai cittadini sloveni dei beni di loro proprietà confiscati in Croazia dal passato regime titino. Insomma, una sorta di beni abbandonati in salsa slovena. La vertenza, a volte la storia sa essere veramente beffarda, potrebbe aprire nuove porte alla storica questione relativa ai beni abbandonati dai profughi italiani. Zagabria finora non ha versato neppure un euro dei 35 milioni di dollari che dovrebbe restituire all’Italia quale erede degli obblighi provenienti dagli Accordi di Roma del 1981 tra Roma e l’allora Jugoslavia di Tito. E la Farnesina ha tutt’altro che abbassato la saracinesca sulla annosa vicenda.
 La Slovenia poi, come unico membro dell’Unione europea proveniente dalla frantumazione della ex Jugoslavia, può vantare a oggi una grossa influenza circa le questioni che riguardano i Balcani occidentali, tra cui, per l’appunto, l’adesione della Croazia. In più può contare, in sede comunitaria, di alcuni forti alleati quali la Svezia, l’Olanda e la Gran Bretagna storicamente molto severi nel percorso intrapreso da Zagabria nel suo avvicinamento all’Ue.
 Un banco di prova determinante per la Croazia sarà la relazione di controllo sul Paese ex jugoslavo chela Commissione europea riceverà a ottobre e relativo al percorso di standardizzazione di Zagabria alle normative comunitarie. In quell’occasione (da qui l’offensiva di ottobre) Lubiana chiederebbe lo stop alla Croazia sostenendo che, nel caso della Ljubljanska Banka, essa ha violato gli obblighi relativi al capitolo quarto del Trattato di adesione, anche se questa sezione non è sotto il controllo della Commissione.
 Se la Slovenia dovesse riuscire a influenzare gli esiti dell’operazione di monitoraggio della Commissione la Croazia si verrebbe a trovare in acque decisamente burrascose, dove tenere la rotta per raggiungere la data del 1 luglio 2013 diverrebbe molto complicato. Per gli olandesi, infatti, la data del 1 luglio è puramente teorica mentre la Germania non fa segreto che l’adesione potrebbe slittare a fine 2013.
 Come reagirà Zagabria? Secondo gli analisti la questione dovrebbe essere presa in mano dal premier Zoran Milutinovi„ il quale dovrebbe convincere il suo “collega” sloveno Janša che la Croazia non vuole minacciare gli interessi della Slovenia. Il premier croato dovrebbe poi nominare un emissario speciale che si occupi dei rapporti con Lubiana e dell’opera di lobbing presso gli altri Paesi europei.
 A questo proposito appaiono cruciali i due incontri che lo stesso Milanovi„ avrà il prossimo autunno con la cancelliera tedesca Anglea Merkel e il presidente francese Francois Hollande. Ottenere l’appoggio di Parigi e Berlino costituirebbe un salvacondotto non da poco da esibire sul tavolo europeo.
 Ma a favore della Croazia potrebbe anche giocare la Commissione stessa la quale, sempre più alla ricerca di un nuovo ruolo politico e istituzionale all’interno di un’Europa fortemente in crisi di identità, non gradirebbe che la data del 1 luglio 2013 da lei stessa indicata venisse di fatto cancellata.



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