martedì 21 agosto 2012

(1) XXI.VIII.MMXII/ Basta austerity: patacche pataccari e "volemose bene"

L'UNIONE SARDA - Economia: «I soldi se li prende lo Stato».
LA NUOVA SARDEGNA - Economia: Imprese, crescono solo le straniere
Spagna: Moody's prevede recessione prolungata
Bozen, oltrepadania. Napolitano e l’onorificenza: gesto d’amicizia del presidente
Crisi: Fitch, in Italia basta austerity


L'UNIONE SARDA - Economia: «I soldi se li prende lo Stato».
Imprese sarde contro Monti
21.08.2012
«I consumatori non hanno soldi da spendere perché se li porta via lo Stato», tuona Marco Sulis, presidente regionale di Confesercenti. E molte imprese, è il timore di Luca Murgianu, numero uno di Confartigianato, «potrebbero non riaprire a settembre». Specie perché, incalza Giancarlo Deidda, vicepresidente di Confcommercio nazionale, «è stata superata una soglia di tassazione pericolosissima». È una voce unanime, quella che si solleva dal tessuto economico sardo, che sta pagando il prezzo di uno spread produttivo tra Isola e Penisola ormai fuori controllo. La Sardegna chiede a Mario Monti più ossigeno e rispedisce al mittente i presunti calcoli sul sommerso. Che varrebbe 5,5 miliardi secondo un'elaborazione dell'Unione Sarda, ovvero il 2% - stessa incidenza del Pil sardo su quello nazionale - sui 275 miliardi di economia in nero calcolati dall'Istat.
L'ANALISI DELL'ECONOMISTA «Perché la proiezione sul nero nell'Isola fosse accettabile - spiega Vittorio Dettori, docente di economia dell'Università di Cagliari - occorrerebbe l'esistenza di una perfetta omogeneità (in termini di sistema produttivo e di comportamento degli operatori che lo determinano) tra la Sardegna e l'Italia: il che evidentemente non è, data la notevole diversità delle economie regionali in cui si articola il nostro Paese». Diversità sulle quali grava una pressione fiscale che produce effetti «devastanti». Non tanto, continua l'esperto, «in termini assoluti, per gli ostacoli frapposti a un naturale percorso di crescita, quanto in termini relativi: sia per la quantità e qualità dei servizi forniti dai percettori del prelievo, sia per il diverso trattamento fiscale riservato a famiglie e imprese negli altri Paesi coi quali interagiamo».
IL SOMMERSO IN SARDEGNA In Sardegna, dicono le associazioni di categoria, il nero non può essere pari a 5,5 miliardi, altrimenti, spiega Sulis, le imprese non avrebbero tutti i problemi di debiti che hanno verso le banche. «C'è sicuramente un problema di sommerso, che sta crescendo a causa della crisi, ma non nelle proporzioni che si è detto», continua Giancarlo Deidda. Di più, attacca Murgianu: «Siamo lontani anni luce dalla verità perché il 70% dell'economia sarda (21 su 33 miliardi) è legata alla Pubblica Amministrazione, quindi è verosimile pensare che nell'Isola il sommerso non superi i due miliardi». Cifra che «comunque in giro non si vede neanche in quella proporzione».
TASSE DA RECORD Al contrario, continua il presidente di Confartigianato, è lunga la black-list delle imprese che hanno chiuso nell'Isola - a causa di un mercato stagnante e senza prospettive - per aprire altrove. Alcune sono migrate nella Penisola, dove l'energia costa meno e i trasporti non sono un freno. Altre sono andate addirittura all'estero. Perché in fondo l'affidabilità di un paese in termini economici si misura anche (e soprattutto) nel rapporto fra Stato e Cittadino. Più è squilibrato e meno l'economia ha capacità di attrarre investimenti. Lo spread con i “concorrenti” europei da questo punto di vista è più alto di quello tra Btp e Bund. Il pareggio di bilancio sta facendo il resto. Avere conti pubblici “a posto” è certamente la condizione essenziale per un'economia sana ma in nome di un equilibrio trasformato in “rigore” (e in nome di un quaderno zeppo di compiti a casa richiesti da Bruxelles), oggi si stanno pagando tasse in misura superiore al 45% del Pil (la pressione fiscale reale è già intorno al 54-55%, dati Confcommercio).
LA CRISI NELL'ISOLA In Sardegna bisogna ricreare le condizioni perché le imprese possano operare, a partire dalla riconversione dei distretti industriali per continuare con il problema dell'energia e dei trasporti. Ripartire da lì, è la richiesta, perché oggi «non ci sono le condizioni ottimali per poter guadagnare e quindi per pagare le imposte», spiega il presidente di Confesercenti, secondo cui sul fronte delle tasse «stiamo rasentando la follia: che lavori bene o male ti devi affidare agli studi di settore, che ci stanno strangolando». I crolli dei consumi che stanno colpendo ogni settore, dall'agroalimentare all'abbigliamento passando per i servizi, continua Deidda, raccontano di una soglia, «pericolosissima già superata» e della necessità di «interrompere i prelievi fiscali di queste dimensioni». In caso contrario, per le imprese sarde «sarà un'ecatombe».

LA NUOVA SARDEGNA - Economia: Imprese, crescono solo le straniere
21.08.2012
Tenere aperta un'azienda negli anni della crisi: impresa titanica. E infatti molte ditte chiudono bottega. Il dato più preoccupante riguarda l'imprenditoria giovanile: rispetto al 2011 il calo generale viaggia intorno al 6%. Chi si salva? Gli stranieri: l'unico saldo positivo è quello delle aziende gestite da non italiani. Soprattutto nel commercio. Un dato influenzato dai nuovi arrivi. Ma soprattutto dal fatto che molti lavoratori, dopo i primi anni di precariato tra vendite di rose, bancarelle o impieghi come dipendenti nelle attività soprattutto di connazionali, preferiscono mettersi in proprio. È il quadro, relativo alla Provincia di Cagliari, che emerge dal rapporto Cielo, Cruscotto informativo sulle economie locali, aggiornamento periodico sui principali indicatori economici dei territori a cura di Unioncamere pubblicato sul sito della Camera di commercio di Cagliari. Le imprese straniere, in Provincia 3.822, continuano dunque a mantenere il segno più. La crescita in generale va sopra il 5 per cento. Ma se si guarda in particolare il commercio si registra, rispetto all'anno scorso, un aumento del 6,56 per cento. In Sardegna la crescita maggiore si registra nella provincia di Sassari, oltre il 9%. Per il capoluogo i dati parlano chiaro: poche società di capitali o di persone, molte imprese individuali, 3.381 sul totale di 3.822. Le imprese registrate (dati aggiornati al 31 marzo 2012) sono diminuite rispetto al 2011 dell'1,43 per cento: a farne le spese sono soprattutto agricoltura e pesca, industria e costruzioni mentre il commercio segna un lieve rialzo. Dati negativi in generale anche per le imprese artigiane con un dato in controtendenza rispetto al quadro regionale: in questo settore, rispetto al 2011, sono aumentate del 5 % circa le aziende agricole e legate alla pesca. Segno negativo, ma senza drammi, anche nell'imprenditoria femminile con un interessante aumento (oltre il 3%) nel settore costruzioni. Va decisamente peggio l'imprenditoria giovanile in Provincia con crolli tra il 9 e 10 % in agricoltura e pesca, industria e costruzioni. Per un generale meno 6% rispetto al 2011.

Spagna: Moody's prevede recessione prolungata
20 agosto, 19:15
(ANSAmed) - MADRID, 20 AGO - L'economia spagnola registrera' una contrazione fra lo 0,5% e l'1,5% nel 2013, che si aggiungerà a una crescita negativa del 2% prevista per quest'anno, secondo le ultime previsioni macroeconomiche dell'agenzia di rating Moody's. L'agenzia avverte che la debolezza delle economie della zona euro e le divergenze fra Nord e Sud alimentano il rischio di nuovi shock per la regione.(ANSAmed).

Bozen, oltrepadania. Napolitano e l’onorificenza: gesto d’amicizia del presidente
Il Quirinale ha voluto superare ogni formalismo protocollare come segno di vicinanza all’autonomia - La facoltà di assegnare questo tipo di “alto riconoscimento” spetterebbe solo al Colle
di Orfeo Donatini
 BOLZANO. L’incontro fra il capo dello Stato Giorgio Napolitano e il presidente della Repubblica austriaca Heinz Fischer in programma per il prossimo 5 settembre nel salone del Kursaal di Merano costituisce per tutti i suoi aspetti di merito, ma anche per tutti i suoi risvolti formali, un vero e proprio gesto di grande amicizia da parte del presidente nei confronti dell’Autonomia dell’Alto Adige Südtirol.
Dopo che nello scorso mese di giugno Luis Durnwalder ha portato personalmente sul Colle l’invito per il capo dello Stato alla cerimonia, che originariamente avrebbe dovuto svolgersi a Castel Tirolo, per la consegna della massima onorificenza provinciale, è nato infatti un vero e proprio caso protocollare che solo la generosità e la grande sensibilità verso l’autonomia altoatesina di Napolitano hanno potuto risolvere con quella eleganza che da sempre sta contraddistinguendo il suo settennato.
La norma statale sulle onorificenze prevede infatti che sia esclusivamente il capo dello Stato ad averne potere e facoltà di conferimento secondo procedure di proposta e di assegnazione assai articolate e rigorose. Solo più recentemente la giunta provinciale altoatesina ha varato una propria norma (la n.5 del giugno 2006) che prevede il Grand'Ordine di merito della Provincia Autonoma di Bolzano e l’Ordine di merito della Provincia Autonoma di Bolzano, onorificenze concesse "a persone non residenti in provincia di Bolzano…per meriti di eccezionale rilevanza a favore della Provincia autonoma…possono essere ricompensate speciali benemerenze acquisite nel campo delle scienze, dell’arte, della cultura, dell’arte figurativa, dello sport e dell’economia nonché nell’impegno in attività svolte a fini sociali, filantropici, umanitari ed ambientali".
E la legge provinciale è passata senza che nessuno sollevasse rilievi protocollari. Tant’è: ora è in vigore e si arriva a rovesciare i ruoli con il presidente Durnwalder che ne insigna addirittura il capo dello Stato. Semplicemente irrituale.
Ma, come detto, la generosità e la grande amicizia nutrita da Giorgio Napolitano nei confronti dell’Autonomia hanno fatto sì che ogni ostacolo venisse superato. E così il “Patto di Merano” che tornerà a ribadire la validità del processo autonomistico che ha realizzato un modello di pacifica convivenza invidiato e preso ad esempio nel mondo, sarà un incontro non ufficiale fra due amici e capi di Stato, quali appunto Napolitano e Fischer, ospiti del presidente di un’autonomia localeche vuole esprimere un gesto di riconoscenza.
Lo spessore e la valenza politica non cambiano a maggior ragione in un momento nel quale invece il governo del premier Mario Monti non sembra altrettanto rispettoso dello Statuto. Solo questioni di forma si dirà: ma spesso la forma è anche sostanza.

Crisi: Fitch, in Italia basta austerity
Misure varate sono sufficienti, e' tempo di riforme
21 agosto, 13:06
(ANSA) - ROMA, 21 AGO - ''L'Italia non ha bisogno di altre misure di austerita', quelle varate sono sufficienti, ma ora sono necessarie le riforme''. Lo ha detto stamani in un'intervista a Bloomberg tv il direttore dei rating sovrani di Fitch, David Riley.



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