Coldiretti Calabria lancia l'allarme Perso il
23,9% dei terreni coltivabili
Fiat: Fabbrica Italia, a Palazzo Chigi l'ora
della verita' dopo 30 mesi in ''altalena''
Corruzione, contribuenti.it: italia + 68% nel
2012, primato europeo.
Coldiretti Calabria lancia l'allarme Perso il
23,9% dei terreni coltivabili
Nell'arco degli
ultimi 30 anni la superficie agricola utilizzata è precipitata in Calabria del
23,9% con un picco di quasi il 15% nel solo decennio 1990-2000. Per Coldiretti
questa situazione costituisce un problema da affrontare per il delicato
equilibrio economico regionale
di FRANCESCO RIDOLFI
CATANZARO -
Esordendo con un elogio del Governo e della Giunta regionale che starebbero
andando «nella direzione giusta» con «i provvedimenti adottati», la Coldiretti
regionale pone tutta l'attenzione su un dato che senza dubbio fa riflettere
circa l'evoluzione del sistema produttivo della regione. Nel corso degli ultimi
30 anni, infatti, «la Calabria ha perso il 23,9% della propria Superficie
Agricola Utilizzata (SAU), prima tra le regioni del sud e sopra la media
nazionale che è del 18,8%. In sostanza, è come se negli ultimi 30 anni -
commenta Pietro Molinaro presidente di Coldiretti Calabria - fosse sparita l’equivalente
superficie territoriale dell’intera provincia di Crotone e l’11.5% della
superficie dell’intera Calabria». Non va sottovalutato, però, che dall'analisi
del dato emerge come nel corso dell'ultimo decennio la riduzione sia stata solo
dell'1% mentre la fetta più sostanziosa della riduzione sia concentrata nel
ventennio compreso tra il 1990 e il 2010 con una riduzione pari al 16,9%. Se
poi andiamo a vedere il rapporto su base decennale il dato più elevato è quello
relativo al decennio compreso tra il 1990 e il 2000 in cui si è registrata una
riduzione pari ad il 15%.
Per l'esponente
regionale di Coldiretti, il dato, che riportiamo in coda in modo completo,
desta molta preoccupazione perché «riguardano sia i terreni più fertili che
sono stati coperti dal cemento ma anche le aree marginali che sono state
abbandonate poiché poco redditizie ed ora sono a rischio degrado per frane e
incendi. Se a questo, si aggiungono i parchi eolici dei “palazzinari
dell’energia”, che stanno violentando il paesaggio, siamo davanti davvero ad
una situazione preoccupante alla quale bisogna porre un argine».
La Coldiretti non
perde l'occasione per rimarcare come «lo sviluppo che vogliamo in Calabria,
regione agricola e turistica, è strettamente legato al rispetto del territorio
alla sua corretta gestione e coinvolge le imprese agricole. Dopotutto il
rispetto del paesaggi agrario, è voluto dalla stragrande maggioranza dei
cittadini calabresi, che - prosegue ancora Molinaro - evidentemente non ne
possono più di assistere a cementificazioni senza freno, con un panorama di
capannoni vuoti, una enormità di case, mega insediamenti commerciali e
infrastrutture che sono un vero pugno nell’occhio. Il tutto svuota i centri
storici di attività commerciali e culturali». La soluzione a questo stato di
cose per la Coldiretti Calabria risiede in «maggiori controlli ed in una
accentuata responsabilità, così come prima di procedere al finanziamento e
costruzione di nuovi capannoni o altri manufatti» sarebbe opportuno «recuperare
quelli esistenti che sono inutilizzati».
Sotto questo profilo
l'esponente di categoria accoglie con favore «sia il disegno di legge approvato
dal governo contro il consumo del suolo che con una serie di misure vuole
raggiungere l’obiettivo di limitare la cementificazione sui terreni agricoli»,
sia «il “quadro territoriale regionale paesaggistico” approvato dalla Giunta
Regionale. Gli aspetti fondamentali del ‘Quadro’ sono proprio il rafforzamento
ulteriore dei principi di recupero, conservazione e riqualificazione del territorio
e del paesaggio, finalizzati ad una crescita sostenibile dei centri urbani, con
un sostanziale risparmio di territorio». In conclusione, questi due
provvedimenti «vanno nella direzione giusta perché difendono il terreno
agricolo dal cemento e valorizzano le funzioni di sorveglianza, manutenzione e
gestione del territorio svolte dagli imprenditori agricoli ai quali va
riconosciuto il giusto reddito», ma è comunque «evidente che i comuni devono
fare fino in fondo la loro parte nella redazione degli strumenti urbanistici».
Questi i dati
progressivi dal 1982 ad oggi:
Anno 1982 Superficie Agricola Utilizzata ettari
721.775,95
Anno 1990 Superficie Agricola Utilizzata ettari
660.933,70
Anno 2000 Superficie Agricola Utilizzata ettari
554.515,85
Anno 2010 Superficie Agricola Utilizzata ettari
549.253,64
Variazione %
1982-2000 meno 23,9%
Variazione %
1990-2010 meno 16,9%
Variazione %
2000-2010 meno 1,0%
22 settembre 2012
18:18
Fiat: Fabbrica Italia, a Palazzo Chigi l'ora
della verita' dopo 30 mesi in ''altalena''
22 Settembre 2012 -
21:05
Lungo incontro tra
Marchionne, Elkann, Monti, Passera e Fornero. Sul tavolo impegni e richieste
del gruppo torinese. L'Ad del Lingotto: ''L'azienda sta bene''.
(ASCA) - Roma, 22
set - Incontro-fiume a Palazzo Chigi tra i vertici della Fiat, l'ad Sergio
Marchionne e il presidente John Elkann, con il premier Mario Monti e altri
membri del suo governo, in primis Corrado Passera, ministro dello Sviluppo
economico, ed Elsa Fornero, ministro del Lavoro e delle Politiche sociali. Il
vertice non pare affatto ''interlocutorio'', come da molti era stato ipotizzato
alla vigilia, segno che sono stati messi sul tavolo effettivamente sia gli
impegni e i chiarimenti, sia le richieste della Fiat al governo per poter
portare avanti il progetto industriale sul territorio nazionale, il piano
Fabbrica Italia.
''La Fiat sta
bene'', aveva rassicurato in mattinata Marchionne, visto assieme al presidente
della Fiat John Elkann all'inaugurazione del nuovo campus dell'Universita' di
Torino. A chi gli ha domandato se si auguri l'avvio di una collaborazione
proficua con il governo a partire dall'incontro di Roma, Marchionne ha
risposto: ''Bisogna fare le cose in ordine. Prima andiamo li'''. ''Un incontro
come ne abbiamo avuti altri'', aveva premesso Elkann martedi' sera a Torino,
quasi ad anticipare che difficilmente verranno fuori nuovi particolari sui
piani Fiat in Italia che in una fase di mercato drammatica come questa, si
aggiornano a ''vista'', come ha fatto capire Marchionne nella sua lunga
intervista a Repubblica in attesa che ci sia la ripresa. Il Piano prodotti e
stabilmenti sara' comunque messo a punto ufficalmente a fine ottobre. Sia
Marchionne che Elkann hanno ribadito la loro assunzione di responsabilita'
sulla presenza dell'azienda nel paese. Ma l'opinione pubblica, la politica, e
ora il governo, chiedono qualcosa di piu', un segno tangibile del futuro
impegno dell'azienda nel Paese, l'indicazione di una reazione, un segno di
svolta cosi' come e' stata capace di fare negli Usa con Chrysler. E se il piano
Fabbrica Italia, con i suoi 20 miliardi di investimenti, e' sepolto, e quindi
difficilmente si potra' pretendere un'agenda e una mappa degli impegni, alla
piu' importante azienda del Paese si chiedono comunque soluzioni. In questi ultimi
anni, la Fiat ha perso terreno in Italia e in Europa, condizionata pesantemente
dai risultati italiani dove la Fiat vale grosso modo un terzo delle vendite, e
quindi penalizzata piu' dei suoi concorrenti. Allo stesso tempo il Lingotto ha
dato prova di una resistenza fuori dal comune. Merito degli utili raccolti
fuori dall'Italia, in Brasile in particolare. Ma anche del sistema sociale che
ha consentito l'uso massiccio della cassa integrazione. Cosi' mentre altre
aziende in Europa ora annunciano chiusure ed esuberi, Fiat con ''almeno uno
stabilimento di troppo'', dei cinque attualmente attivi, (Mirafiori-Grugliasco,
Cassino, Melfi, Pomigliano e Sevel Val di Sangro) ha continuato a tenere tutto
insieme. Per ora. Un prezzo che comunque non puo' essere pagato ancora a lungo
e soprattutto, con lo stop deciso negli ultimi mesi al lavoro anche degli enti
centrali, che sono il cervello del gruppo, si disegna un'ombra inquietante
sullo sviluppo del Lingotto in Italia. Per questo anche la Fiat avra' da
chiedere al governo, non tanto incentivi, quanto impegni precisi per la
competitivita' e probabilmente per l'auto in sede europea. Ma ecco una breve
sintesi dei principali avvenimenti che hanno riguardato la casa automobilistica
torinese in Italia a partire dall'annuncio del piano Fabbrica Italia, 30 mesi
fa.
- Aprile 2010. L'ad
Sergio Marchionne annuncia un piano di investimenti imponente entro il 2014, da
20 miliardi di euro con la previsione di aumentare la produzione di auto in
Italia da 600mila a 1,4 milioni di unita'. A Mirafiori (Torino), la produzione
sara' aumentata di circa 100 mila vetture, a Melfi di 400 mila e a Pomigliano
di 250 mila, mentre a Cassino i volumi saranno quasi quadruplicati. Viene
confermata la chiusura di Termini Imerese, mentre alla Sevel saranno prodotti
240 mila veicoli commerciali all'anno.
- Maggio 2010. Si
avvia la trattativa sul nuovo contratto per Pomigliano che dovra' consentire
l'investimento per la nuova Panda e che segna la divisione tra Fiom contraria e
gli altri sindacati metalmeccanici che firmeranno invece i nuovi accordi che
consentono piu' flessibilita'.
- Giugno 2010. Si
firma l'accordo per Pomigliano, ma la Fiom non ci sta, il successivo referendum
dara' via libera all'intesa.
- Luglio 2010.
Marchionne annuncia che la L0 (che diverra' poi la 500L) prevista inizialmente
a Mirafiori, verra' prodotta in Serbia nello stabilimento di Kragujevac.
- Novembre 2010.
Annuncio degli investimenti per Mirafiori all'Unione industriale di Torino. Il
piano prevede la creazione di una joint venture tra Chrysler e Fiat per portare
a Torino una nuova piattaforma dagli Stati Uniti, che servira' per produrre
automobili e SUV di classe superiore per i marchi Jeep e Alfa Romeo (che
successivamente diventeranno a marchio Jeep e Fiat).
- Dicembre 2010.
Accordo per Mirafiori su modello Pomigliano. ''Un gran bel momento per tutti
quelli che hanno faticato per raggiungere un'intesa, ma soprattutto per i
lavoratori e per il futuro dello stabilimento'', osserva Marchionne. Nel corso
dell'anno la cassa integrazione ha riguardato tutti gli stabilimenti del gruppo
in particolar modo Mirafiori e Pomigliano. A fine anno il mercato in Italia
segna un calo nelle vendite del 9,2% il piu' duro degli ultimi 14 anni. Le
nuove immatricolazioni scendono sotto i 2 milioni a 1,96 milioni. Il gruppo
Fiat in Italia nel 2010 ha immatricolato 589 mila vetture per una quota del
30,1%, in calo del 2,7% rispetto all' anno precedente.
- Gennaio 2011.
Passa il si' al referendum sul nuovo contratto a Mirafiori. La Fiom non
partecipa al voto.
- Febbraio 2011.
Viene annunciato l'investimento su Grugliasco, nello stabilimento della ex
Bertone. Fiat investira' 500 milioni di euro per la industrializzazione - a
partire dal secondo semestre 2011 - di una nuova Maserati del segmento E
destinata alla commercializzazione nei mercati internazionali. L'inizio della
produzione e' previsto per dicembre 2012 con l'obiettivo di arrivare fino a
50.000 vetture l'anno a regime e di raggiungere gradualmente un organico pari
al personale in forza (circa mille unita').
- Maggio 2011. Vince
il si' al referendum anche a Grugliasco dove la Fiom ha la maggioranza degli
iscritti e dei delegati. - Ottobre 2011. Fiat da' l'addio a Confindustria in
polemica contro l'accordo interconfederale sulla rappresentanza sindacale: ''Il
nostro e' un addio ufficiale, che parte dal primo gennaio 2012, non facciamo
entrate e uscite '', dichiara Marchionne. Marchionne con un'informativa alla
Consob annuncia l'addio a Fabbrica Italia, la cui dizione e' scritto ''molti
avevano interpretata come un impegno assoluto dell'azienda mentre invece si
trattava di una iniziativa del tutto autonoma che non prevedeva tra l'altro
alcun incentivo pubblico''.
- Dicembre 2011.
Viene inaugurato il nuovo impianto di Pomigliano, dopo uno stop sostanziale di
diversi anni tra cig e ristrutturazione, si prevede che produrra' 260mila nuove
Panda. Accordo per il contratto collettivo specifico di lavoro di I livello dei
dipendenti Fiat che sostituisce il contratto nazionale dei metalmeccanici,
spariscono nel gruppo le Rsu e tornano le Rsa previste dallo statuto dei
lavoratori, riservate soltanto ai sindacati che hanno firmato l'accordo, quindi
non alla Fiom. Marchionne parla di ''svolta storica''. Nell'anno sono state
immatricolate 1.748.143 nuove auto, con un calo del 10,88% rispetto alle
1.961.579 immatricolazioni del 2010. Nell'intero 2011 il gruppo Fiat registra
un calo del 13,8% a 515mila vetture dalle precedenti 598mila. La cassa integrazione
continua a colpire tutti gli stabilimenti, anche se a Pomigliano grazie al
nuovo investimento cominciano le prime riassunzioni, 600 sui circa 4.300
addetti dell'impianto.
- Febbraio 2012. Il
numero uno del Lingotto comincia a sottolineare il problema della capacita'
produttiva. Si cominciano a discutere i primi ricorsi della Fiom, 61 in tutto,
contro la sua esclusione dalle rappresentanze sindacali aziendali, che riguardera'
una ventina di sedi giudiziarie e che si risolvera' in una serie di sentenze in
contrasto fra loro in parte favorevoli al sindacato e in parte all'azienda.
- Giugno 2012. Per
la prima volta la Cig conivolge i circa 5mila addetti degli enti centrali di
Mirafiori per la maggior parte impiegati. ''Un pessimo segnale'' commentano i
sindacati.
- Luglio 2012. Si
annuncia lo stop alle nuove linee di Pomigliano. Il mercato e' in crisi
drammatica e non riesce ad assorbire le nuove Panda previste. ''Dopo la
chiusura estiva la fabbrica si fermera' per due settimane, dal 20 al 31 agosto.
Nei prossimi mesi la situazione sara' oggetto di continuo monitoraggio'',
annuncia l'azienda. Si presenta a Torino la nuova 500l che viene prodotta in
Serbia grazie anche a un accordo finanziario con il governo locale
particolarmente vantaggioso. E Marchionne annuncia: in Italia ''c'e' uno
stabilimento di troppo''.
- Agosto 2012. Nei
primi otto mesi del 2012 il crollo e' verticale, 1,069 milioni le auto
immatricolate in Italia con un calo del 21,4% rispetto ai primi mesi del 2011.
Fiat raggiunge quota 290mila auto, con un calo del 20% rispetto ai 363,200 dei
primi otto mesi del 2011, anche se la sua quota di mercato si mantiene ferma al
29,6%. La sua performance in Europa viene condizionata pesantemente.
- Settembre 2012. La
Fiat diffonde una nota ufficiale: ''Il piano Fabbrica Italia non esiste piu'''.
Nuovo massiccio ricorso alla Cig a Melfi e Cassino (la fabbrica della Delta,
della Giulietta e della Bravo) ma anche alla Sevel di Val di Sangro, finora
unica fabbrica che ha continuato a lavorare a pieno ritmo. rec/eg/mau
Corruzione, contribuenti.it: italia + 68% nel
2012, primato europeo.
ROMA - L'Italia e'
il Paese europeo con la più alta corruzione, +68% nei primi 6 mesi del 2012,
raggiungendo un giro d'affari di 62MLD di euro all'anno. Lo rileva un'indagine
del Centro Studi e Ricerche Sociologiche "Antonella Di Benedetto" di
Krls Network of Business Ethics per Contribuenti.it Magazine dell' Associazione
Contribuenti Italiani, che ha elaborato dati economico-statistici dei singoli
stati europei. Dopo l'Italia, nella lista nera figurano la Bulgaria con +66%,
la Romania con +62%, l'Ungheria con + 55%, la Polonia con +51%, la Slovenia con
+46%, il Portogallo con +43%, la Spagna con + 42%, Cipro con +39% e l'Estonia
con + 38%. Fanalino di coda la Francia con + 12%, l'Austria con + 12%, la
Germania con +10%, il Lussemburgo con + 8%, l'Olanda con +5%, la Norvegia con
+1%, la Svezia con -2%, la Norvegia con -5%, chiude la Danimarca con -12! %.
A livello
territoriale, in Italia la corruzione è aumentata del +72% nel Nord Est, del
+70% nel Centro, del +68% nel Nord Ovest, del +65% nel Sud e del +61% nelle
Isole.
"La corruzione
e l'equità fiscale sono i principali problemi che affliggono i contribuenti -
afferma Vittorio Carlomagno presidente di Contribuenti.it Associazione
Contribuenti Italiani - Non si può combattere l'evasione fiscale se non si
sradica la corruzione diffusa che si registra nel nostro Paese. La corruzione
genera sia un danno diretto all'economia, generando costi insostenibili per le
imprese, che un danno indiretto, allontanando quelle straniere dall'investire
in Italia".
Contribuenti.it -
Associazione Contribuenti Italiani
L'ufficio stampa
Infopress 3314630647 – 0642828753
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