lunedì 10 settembre 2012

(2) X.IX.MMXII/ Massimiliano Scagliarini, de "La Gazzetta del Mezzogiorno”: Legge 488, il governo perdona gli imprenditori


Legge 488, il governo perdona gli imprenditori
«Vendemmia, Puglia divisa a metà»
Pil, l'Istat rivede al ribasso le stime: nel secondo trimestre -0,8% mensile
Imprese, ad agosto cresce richiesta finanziamenti (+12%)
Slovenia in crisi: «Servono 500 milioni per arrivare a fine anno»
Crisi: Grecia; nulla di fatto in incontro Samaras-Troika

Legge 488, il governo perdona gli imprenditori
di Massimiliano Scagliarini
BARI - Quattro righe nascoste tra le pieghe del decreto Sviluppo possono dare agli imprenditori un «bonus» da alcuni miliardi di euro. Ma c’è la crisi, ed assumere (e non licenziare) è diventato difficile. E così il governo Monti ha silenziosamente deciso una sorta di colpo di spugna che avrà conseguenze clamorose: niente più controlli sui contributi erogati alle imprese attraverso la legge 488. Un meccanismo che negli ultimi vent’anni ha funzionato così: lo Stato paga, e l’imprenditore si impegna ad investire ed assumere. Adesso la seconda parte del patto è stata cancellata.
La novità è in vigore da un mese esatto, ma ad essersene accorti sono solo i diretti beneficiari. Ovvero quelle imprese che hanno incassato i contributi e che, al momento delle verifiche, sarebbero state chiamate a restituirne almeno una parte. Ora non più. «Le imprese beneficiarie delle agevolazioni - è detto infatti all’articolo 29, comma 1, del decreto legge che il Parlamento ha convertito prima delle ferie - non sono più tenute al rispetto degli obblighi derivanti dal calcolo degli indicatori utilizzati per la formazione delle graduatorie».
Gli «incentivi» sono quelli della legge 488, per la quale - secondo il ministero dello Sviluppo economico, restano da ancora da erogare 800 milioni di euro - ma anche quelli della legge 215/92 sull’imprenditoria femminile. E gli «indicatori» sono i parametri su cui si basavano i bandi per la concessione dei contributi, ovvero - soprattutto - numero di occupati e mezzi propri.
«La disposizione - è detto nella relazione tecnica presentata dal governo a luglio - si rende necessaria poiché gli obblighi sono stati assunti dalle imprese in un contesto economico del tutto diverso da quello dell’attuale situazione di crisi». Insomma, ciò che si è promesso fino ai primi anni 2000 soprattutto in termini occupazionali è oggi difficilmente realizzabile. Vero. Tuttavia le conseguenze della norma (su cui l’ufficio studi della Camera ha avanzato garbate riserve, completamente ignorate) saranno paradossali. Perché si ottiene - secondo gli addetti ai lavori - un generale effetto sanatoria per tutte le imprese che avrebbero dovuto restituire i soldi: anche se la norma esclude «i provvedimenti già adottati», è evidente che chi ha subito la revoca dei contributi prima dell’emanazione del decreto Sviluppo avrà ottime ragioni per farsi restituire i soldi in Tribunale.
La legge 488 è nata nel 1992 per sostituire, di fatto, la vecchia Cassa per il Mezzogiorno. Contributi per artigianato, industria, turismo, ma per tutte le aree svantaggiate italiane e non più soltanto per il Sud. Il tutto con un importante ruolo di verifica affidato (non gratis) alle banche concessionarie, tra cui spicca per importanza l’allora San Paolo di Torino. È andata avanti fino al 2007, quando è subentrato il meccanismo del credito di imposta tuttora in vigore. Nel frattempo, i maggiori beneficiari della 488 sono state le grandi imprese: oltre 200 milioni li ha ricevuti il gruppo Fiat, 82 l'Enel, 98 l'Eni, 65 la Telecom. Ma migliaia di piccole e medie imprese hanno ricevuto negli anni centinaia di milioni di euro tra contributi a fondo perduto e finanziamenti a tasso agevolato. Soldi che lo Stato distribuiva a fronte dell’impegno di investire in prima persona (i «fondi propri») e di mantenere un determinato livello occupazionale per un certo numero di anni.
La storia, e soprattutto le cronache dei giornali, hanno raccontato che non è andata così. Capannoni costruiti e mai aperti, stabilimenti abbandonati, imprenditori del Nord accolti come salvatori del Mezzogiorno e spariti il giorno dopo aver incassato i contributi, insieme alle macchine comprate con i soldi dello Stato e riciclate altrove o rivendute in nero in Albania, Tunisia o Marocco.
Il primato per le frodi ai contributi comunitari spetta - lo dice un recente rapporto dell'Unione Europea - a Calabria e Sicilia, ma non è che in Puglia vada molto meglio. Soltanto lo scorso anno, la Finanza ha individuato truffe sulla legge 488 per 50 milioni di euro: i fondi pubblici destinati a creare economia e nuova occupazione – secondo le verifiche delle fiamme gialle - sono stati usati per acquistare automobili, pagare vecchi debiti, persino per giocare in Borsa, mentre gli investimenti previsti sono rimasti sulla carta, grazie a fatture false e professionisti compiacenti.
Oltre alle conseguenze amministrative, gli imprenditori scoperti a fare giochi simili sono finora stati denunciati per truffa ai danni dello Stato e falso ideologico, e spesso hanno subito il sequestro dei soldi. Ma venuto meno l’obbligo di rispettare gli «indicatori», i contributi sono diventati a fondo perduto. E cade automaticamente anche il reato: il danno e la beffa.

«Vendemmia, Puglia divisa a metà»
Fedagri: bene lo stato di calamità
In Salento vendemmia anticipata per il caldo, nelle altre zone si ritarda. Flessione tra il 20 e il 50%
BARI - Fedagri Confcooperative Puglia accoglie con soddisfazione l'impegno assunto dall'assessore regionale Dario Stefàno che ha dichiarato lo stato di crisi per l'agricoltura, così come chiesto nei giorni scorsi dal mondo della cooperazione vitivinicola pugliese. «La Puglia del vino - spiega Santo Ingrosso, presidente regionale di Fedagri Confcooperative - sembra divisa in due: nel Salento la siccità degli ultimi mesi ha costretto le Cantine sociali ad anticipare la vendemmia, rispetto allo scorso anno, registrando una flessione nei conferimenti che oscilla dal 20 al 50 per cento. Nella zona del Barese e della Capitanata, a causa delle piogge di questi giorni i soci delle cooperative hanno dovuto ritardare la raccolta nelle campagne, con una flessione rispetto al 2011 che si aggira intorno al 30 per cento».
LA SITUAZIONE - «Le nostre previsioni negative - prosegue Ingrosso - sono state elaborate sulla base di rilevazioni sul campo fornite da 50 cantine aderenti che rappresentano più del 50 per cento dell’intera produzione vitivinicola pugliese. In virtù di questi dati la dichiarazione dello stato di crisi era urgente. Siamo contenti che l'assessore Stefàno sia intervenuto per evitare che la situazione possa peggiorare in questo settore, fiore all'occhiello dell'agroalimentare pugliese».

Pil, l'Istat rivede al ribasso le stime: nel secondo trimestre -0,8% mensile
ultimo aggiornamento: 10 settembre, ore 10:39
Roma, 10 set. - (Adnkronos) - L'Istat rivede al ribasso i dati relativi al secondo trimestre con un prodotto interno lordo che è diminuito dello 0,8% rispetto al trimestre precedente e del 2,6% nei confronti del secondo trimestre del 2011. La stima preliminare diffusa lo scorso 7 agosto aveva misurato una diminuzione congiunturale dello 0,7% e una diminuzione tendenziale del 2,5%. Il secondo trimestre del 2012 ha avuto due giornate lavorative in meno del trimestre precedente e una giornata lavorativa in meno rispetto al secondo trimestre del 2011. Dall'inizio dell'anno la variazione acquisita è pari a -2,1%.
Rispetto al trimestre precedente, sottolinea l'Istat, i principali aggregati della domanda interna sono diminuiti in misura significativa, con cali dello 0,7% dei consumi finali nazionali e del 2,3% degli investimenti fissi lordi. Le importazioni hanno subito una flessione dello 0,4% e le esportazioni sono aumentate dello 0,2%. La domanda nazionale al netto delle scorte ha sottratto un punto percentuale alla crescita del Pil (-0,6 i consumi delle famiglie e -0,4 gli investimenti fissi lordi), mentre il contributo della domanda estera netta e' stato positivo per 0,2 punti percentuali.
Tutti e tre i grandi comparti di attività economica registrano una diminuzione congiunturale del valore aggiunto: -1,9% per l'agricoltura, -1,6% per l'industria e -0,5% per i servizi. In termini tendenziali, il valore aggiunto è aumentato dello 0,9% nell'agricoltura, mentre e' diminuito del 6,0% nell'industria in senso stretto, del 6,5% nelle costruzioni e dell'1,1% nel complesso dei servizi.

Imprese, ad agosto cresce richiesta finanziamenti (+12%)
Barometro Crif sulla domanda di credito delle aziende. Da inizio anno la domanda sale dello 0,3%. Importo medio richiesto è di 31.651 euro per le imprese individuali e di 75.698 euro per le società
Roma - Le imprese continuano a chiedere finanziamenti alle banche. La conferma arriva dal Barometro Crif sulla domanda di credito delle aziende italiane, elaborato sulla base del patrimonio informativo di Eurisc, il Sistema di Informazioni Creditizie che raccoglie i dati relativi a oltre 8 milioni di posizioni creditizie attribuite a utenti business. Il numero di finanziamenti richiesti, nell’ultimo aggiornamento riferito ad agosto, non solo conferma l’andamento positivo degli ultimi mesi, ma fa addirittura registrare una crescita a doppia cifra, +12 per cento ponderato a parità di giorni lavorativi rispetto allo stesso mese del 2011. Non succedeva da gennaio dello scorso anno, quando l’incremento era stato del 10 per cento, e per trovare una variazione più sostenuta bisogna tornare indietro addirittura fino all’agosto 2010. Analizzando la domanda aggregata nei primi otto mesi del 2012, emerge una sostanziale stabilità rispetto allo stesso periodo del 2011 (+0,3 per cento), che si mantiene anche in riferimento agli anni precedenti. Se si suddivide la domanda di credito tra imprese individuali e società il trend risulta sostanzialmente identico, con la già evidenziata inversione di tendenza a partire dall’inizio dell’anno.
 Analizzando invece la domanda di credito in funzione dell’importo emerge che nei primi otto mesi dell’anno in corso il 32 per cento delle richieste si è concentrato nella fascia fino a 5.000 euro (nei primi otto mesi del 2011 in questa classe si collocava quasi il 37 per cento delle richieste), seguite da quelle comprese tra 20 e 50mila euro (21 per cento del totale, erano il 20 per cento nei primi otto mesi del 2011) e da quelle oltre i 50mila euro (18 per cento sia nel 2012 sia nel 2011) e tra 10 e 20mila euro (18 per cento, erano 16 per cento nello stesso periodo del 2011). Infine, relativamente all’importo medio dei finanziamenti complessivamente richiesti, i primi otto mesi del 2012 confermano una sostanziale stabilità, assestandosi a 57.425 euro (+0,1 per cento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno). L’importo medio dei finanziamenti richiesti dalle imprese individuali è stato pari a 31.651 euro contro una media di 75.698 euro richiesti dalle società.   (ilVelino/AGV)
(red/mpi) 10 Settembre 2012 11:54

Slovenia in crisi: «Servono 500 milioni per arrivare a fine anno»
Lo sostiene il ministro delle Finanze. Indispensabili le riforme strutturali per evitare il default. Banche sotto inchiesta
di Mauro Manzin
TRIESTE. La Slovenia ha bisogno di 500 milioni di euro per la fine dell'anno. Lo ha annunciato il ministro sloveno delle Finanze, Janez Šušterši›, in una intervista rilasciata al quotidiano austriaco Die Presse. «Fino alla fine dell'anno, noi potremmo avere bisogno di mezzo miliardo di euro. La Slovenia ha più possibilità da mettere in campo, ma è altresì vero che una emissione di obbligazioni di Stato entro la fine del 2012 potrebbe essere molto utile», ha dichiarato il ministro, insistendo poi sull'importanza per il suo Paese di adottare le riforme strutturali proposte dal governo.
«Dobbiamo attuare le riforme necessario questo autunno. Più velocemente finiamo, più sarà probabile che noi non avremo bisogno di aiuto e potremo rifinanziarci da soli», ha precisato Šušterši›. Tra le azioni che il governo dovrà intraprendere, il ministro ha citato la ristrutturazione della compagnia aerea pubblica Adria Airways e della banca Nova Ljubljanska Banka, detenuta dallo Stato, aggiungendo che «anche per altre imprese, che si trovano in una situazione migliore, non c'è ragione perchè lo Stato continui a detenerne una partecipazione» e ha fatto gli esempi di Telekom Slovenija, la compagnia di assicurazioni Triglav o la società petrolifera Petrol.
Solo pochi giorni fa, ricordiamo, il primo ministro Janez Janša, aveva dichiarato che il suo Paese avrebbe potuto «cessare i pagamenti» nel mese di ottobre, se non avesse adottato le riforme necessarie. E che la crisi fosse profonda lo ha ribadito anche il membro sloveno al Fondo monetario internazionale. Ora, per la prima volta, il ministro delle Finanze esce allo scoperto e ammette i problemi della Slovenia. Che non sono di poco conto anche perché la privatizzazione della Nova Ljubljanska Banka non sarà, di questi tempi poi, un’impresa semplice, considerato poi che la belga Kbc presente nel pacchetto azionario del principale istituto di credito sloveno non ha contribuito alla ricapitalizzazione dello stesso.
E che il nodo, un po’ come nel resto d’Europa, sia proprio quello del sistema bancario lo conferma anche il governatore della banca centrale slovena, Marko Kranjec il quale alla Tv Slovenija ha dichiarato che «lo Stato non è un proprietario adeguato per le banche e il risultato è quello che abbiamo davanti a noi». Gli istituti di credito, invece, invitano a fermare la caccia alle streghe e la gogna contro i banchieri. Ma il ministro Šušterši› non torna indietro: l’indagine sui responsabili del buco da 2,7 miliardi delle banche slovene si farà.

Crisi: Grecia; nulla di fatto in incontro Samaras-Troika
10 settembre, 13:47
 (ANSAmed) - ATENE, 10 SET - E' durato meno di un'ora e si e' concluso in pratica con un nulla di fatto il programmato incontro stamani fra il premier greco Antonis Samaras e i rappresentanti della troika (Ue, Bce e Fmi). Fonti vicine al governo hanno rivelato che la troika e' rimasta sostanzialmente sulle sue posizioni e non sembra essere stata convianta dalle argomentazioni del premier ad adottare misure alternative nei tagli necessari a risanare il bilancio del Paese. (ANSAmed).



Nessun commento: