De Filippo: Fiat a Melfi salvata dalla Regione
Fiat: Marchionne, mobilita' per 19 a Pomigliano
totalmente coerente
Fiat: Marchionne, investiamo in Italia poi
fusione con Chrysler
Fiat: «Resteremo in Italia e a Melfi il nuovo
minisuv»
di FRANCESCO RUSSO
MELFI - La Fiat non
chiuderà gli stabilimenti in Italia - dove invece saranno fatti investimenti -
e farà leva «su grandi marchi storici come Alfa Romeo e Maserati, per
riallineare il portafoglio prodotti e di posizionare l’attività per il futuro».
Ma ci sono buone notizie pure per lo stabilimento lucano della Fiat, dove «la
piattaforma tecnologica verrà utilizzata anche per la produzione di Suv e Cuv».
Lo ha annunciato l’amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne,
nell’incontro di ieri per illustrare il piano di allocazione dei nuovi modelli.
Il manager
dell’azienda, inoltre, ha spiegato che «gli investimenti in Italia
riprenderanno coinvolgendo tutti gli stabilimenti, dove verranno allocati
futuri prodotti, basati su piattaforme globali del gruppo». La casa torinese
realizzerà 17 nuovi modelli in Italia entro il 2016: tre nel 2013, sei nel
2014, cinque nel 2015 e tre nel 2016. Alla Sata di Melfi, nell’area Nord della
Basilicata, verranno realizzati due mini-suv: uno di marchio Jeep, e l’altro
Fiat-Alfa Romeo. La Punto - e questo è un altro dato importante - continuerà ad
essere prodotta a Melfi. La realizzazione di suv alla Sata non comporterebbe il
rinnovamento delle attuali linee di produzioni: sarebbero necessarie però alcune
modifiche strutturali.
«Il pianale della
vettura dei mini suv - spiegano fonti sindacali - è di 4 metri e 20 cm, più o
meno sullo stesso piano della Punto».
«È una notizia buona
- commenta il segretario della Uilm lucana, Vincenzo Tortorelli - che va oltre
le nostre aspettative. Da quello che abbiamo appreso, a Melfi gli investimenti
partiranno da subito: nei prossimi giorni già si lavorerà in prospettiva. Tutto
questo ci fa ben sperare per il futuro». «In realtà - interviene il segretario
generale aggiunto della Fismic Basilicata, Marco Roselli - siamo più che
soddisfatti: a Melfi sono state assegnate importanti missioni produttive. È una
vittoria per l’Italia, per la Basilicata, per i lavoratori e per il sindacato
partecipativo, in primis la Fismic. Grazie ai nostri accordi, la Fiat ha
confermato di voler investire in Italia su nuovi modelli, che garantiranno la
tenuta dei livelli occupazionali, scongiurando la chiusura di stabilimenti.
Questa - dice ancora - è la risposta che aspettavamo verso chi in questi mesi
ha remato contro, auspicando vendite a marchi prestigiosi o colonizzazioni di
concorrenti stranieri sul nostro Paese. Ci sarà, naturalmente - conclude - un
beneficio anche per l’indotto, che però dovrà puntare ad investimenti e seguire
Fiat, per continuare a lavorare su Melfi».
Resta critica la
Cgil lucana. Il segretario regionale Alessandro Genovesi, ribadisce: «Restano
molte nebbie». La notizia delle nuove produzioni in Basilicata fa sperare in
uno scenario sinora contraddistinto dal ricorso continuo alla cassa
integrazione. Ad ottobre si è lavorato soltanto sei giorni, mentre anche tra
novembre e dicembre ci sarà un lungo periodo di fermo produttivo, per via della
contrazione dei mercati.
De Filippo: Fiat a Melfi salvata dalla Regione
di MIMMO SAMMARTINO
POTENZA - «Si
comincia da Melfi», ha assicurato l'amministratore delegato della Fiat, Sergio
Marchionne, per la realizzazione di questo nuovo piano del Lingotto che, entro
il 2016, prevede la produzione di diciassette nuovi modelli, senza chiudere gli
impianti in Italia. Si comincia da Melfi dove la piattaforma per la «Punto»
verrà utilizzata anche per produrre Suv e Jeep (versione mini). Una schiarita
in una stagione in cui, quando si nomina Fiat, lo si fa per parlare di crisi
dei mercati, naufragio di «Fabbrica Italia», cassa integrazione continua (a
Melfi siamo alla quarantaduesima settimana, a fronte di un tetto di 52, oltre
il quale resterebbe la cassa straordinaria), conflitti con i lavoratori della
Fiom, sentenze di riassunzione che fioccano dai tribunali (da Melfi a
Pomigliano). Ma le notizie di queste ore dicono altro.
E il presidente
della Regione Basilicata, Vito De Filippo, sorride.
Presidente, se
l'aspettava un rilancio della Sata di Melfi? «Francamente sì».
Non è stato, dunque,
colto di sorpresa dall'annuncio dei nuovi investimenti? «Avevo alcune
informazioni e c'erano segnali precisi che mi inducevano a un certo ottimismo».
A quali informazioni
e segnali si riferisce? «In tutti questi mesi, come presidente della Regione,
non mi sono aggiunto ai cori di chi chiedeva: “cosa fa la Fiat?”. Però ho
cercato di mantenere un colloquio costante con la dirigenza dell'azienda
automobilistica. Così come sono stato in stretto contatto con altre Regioni,
come la Campania o l'Abruzzo, sedi di stabilimenti Fiat e con problemi analoghi
ai nostri».
E cosa ha potuto
appurare? «Rassicurazioni sulle prospettive dello stabilimento di Melfi».
E per quanto
concerne i segnali di cui parlava? «I segnali positivi, che si coglievano negli
ultimi mesi, vengono da diverse aziende dell'indotto...».
In cosa consistono?
«Ci sono aziende legate strettamente a Fiat e fanno parte dell'indotto storico
della casa torinese. Ebbene queste imprese hanno ricominciato a investire a
Melfi. Ho letto la cosa come una indicazione precisa: qualcosa stava
ricominciando a muoversi».
La Regione
Basilicata condivide con Fiat un importante progetto: quello del campus
tecnologico a San Nicola di Melfi. Sono trascorsi però diversi anni da quando
se n’è cominciato a parlare. Può ancora ritenersi attuale? «Si tratta di un
importante progetto partito nel 2006, che prevede l'impegno di ricercatori (da
25 a 50 unità) ed è stato finanziato con 20 milioni di euro (12 della Regione
Basilicata, il resto di Fiat) e poi affidato al Comune di Melfi quale soggetto
attuatore. Dopo varie vicissitudini siamo giunti alla fase di aggiudicazione
dei lavori. Speriamo, a questo punto, di poter procedere speditamente».
Ma, dopo l'attesa di
anni, forse l'aspetto innovativo sarà un po’ sfumato. Il progetto verrà
rimodulato? «Credo che, al momento di partire, sarà giusto rifare il punto».
Presidente, anche
alla Fiat di Melfi si trascina da tempo un aspro conflitto fra azienda e
Fiom-Cgil. Problemi connessi alla rappresentanza e ai diritti dei lavoratori.
Con tre operai licenziati, e poi reintegrati con sentenza del tribunale, che
vengono pagati per non lavorare. Pensa si possa uscirne? «Credo che sarebbe
utile e necessario un processo bilaterale di riappacificazione. Ritengo che un
clima più sereno porterebbe vantaggi per tutti».
Fiat: Marchionne, mobilita' per 19 a Pomigliano
totalmente coerente
01 Novembre 2012 -
08:52
(ASCA) - Roma, 1 nov - La decisione di mettere
in mobilita' 19 lavoratori di Pomigliano per far posto agli iscritti della Fiom
reintegrati dal giudice ''E' totalmente coerente''. Lo sostiene
l'ammministratore delegato di Fiat, Sergio Marchionne, in un'intervista al
Corriere della Sera.
''La cassa integrazione - prosegue - e'
arrivata anche li'. Non c'e' lavoro sufficiente, dove metto anche solo un
assunto in piu'? Risponda la Fiom. Ma non accetto lezioni di democrazia''.
fgl/
Fiat: Marchionne, investiamo in Italia poi
fusione con Chrysler
01 Novembre 2012 -
08:49
(ASCA) - Roma, 1 nov - ''Per la terza volta,
con la condivisione totale di John Elkann e della famiglia, rivoltiamo
l'azienda'', Fiat restera' ed investira' in Italia con la prospettiva di fondersi
con la Chrysler nel 2014-2015.
Lo annuncia
l'amministratore delegato Sergio Marchionne in un'intervista a Il Corriere
della Sera.
''Se la Fiat avesse scelto di andarsene - dice
- l'impatto sociale forse si sarebbe potuto gestire, quello sull'immagine
dell'Italia a livello internazionale no. Il piu' grande gruppo industriale del
Paese che lascia? Sarebbe stato devastante''. ''Credo nell'Italia - prosegue -
quella di Mario Monti, quella che vuole cambiare'' e quindi ''prima investo qui
per andare a fare concorrenza ai tedeschi'' poi la fusione Fiat-Chrysler:
''Diciamo 2014-2015. Tutto insieme non lo posso fare''. ''Per la terza volta -
spiega - con la condivisione totale di John Elkann e della famiglia, rivoltiamo
l'azienda.
L'abbiamo fatto nel
2004. Rifatto nel 2009, con Chrysler. Ed e' stata quella la mossa,
intelligente, che ci consente ora di ridisegnarla completamente, puntando
ovviamente a guadagnare nonostante tutti gli scenari italiani ed europei.
Oggi e' grazie a
Chrysler che possiamo far leva su Alfa e Maserati e andare a dare fastidio ai concorrenti
dei brand premium''.
L'ammontare degli investimenti previsti ''Non
l'ho detto nemmeno ai sindacati. L'annuncio di Fabbrica Italia e' stato il mio
piu' grande errore: il mercato e' crollato e mi hanno impiccato sui dettagli.
Ora lavoreremo in silenzio, a testa bassa, lasciando che a parlare siano i
fatti''.
Marchionne conferma che presto partira' Melfi:
''La prossima settimana ci vanno i nostri tecnici. Entro l'anno cominceremo a
spendere i primi soldi'' per realizzare i mini Suv che inizialmente rano
previsti a Mirafiori ''Perche' da due i modelli sono diventati tre. A Mirafiori
l'impianto non sarebbe bastato. E poi e' quello con i maggiori costi
strutturali''.
A Torino ci sara' il polo dell'alta gamma
Alfa-Maserati: ''Mirafiori e Grugliasco saranno la nostra arma per sfondare
anche negli Usa. E di nuovo c'entra Chrysler: il Suv della Maserati, che
chiameremo Levante, lo possiamo fare perche' abbiamo la piattaforma della Grand
Cherokee''.
fgl/
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