sabato 29 giugno 2013

Chi legge questo blog sa dedurre che quanto si vuol dar ad intendere in questo articolo e’ opposto alla realta’ che emerge dalle informazioni patrimoniali ed economiche che lo stesso articolo ci offre. Per cui: questi non sono affatto poveri, dalla mie parti sarebbero definiti piccoli benestanti. Chi vuole ulteriori inputs d’indirizzo, per andare oltre nell’analisi su quanto scritto dal pennucolo oltrepadano dell’est, son qui.

I leader dell’Unione: «Benvenuta Croazia» 
di Mauro Manzin


Il vertice comunitario festeggia la “ventottesima stella” che brillerà da lunedì Ma il Paese fa i conti con stipendi medi di 700 euro e disoccupati al 22%
ZAGABRIA. La signora Dragica, 43 anni, casalinga, si alza alle 6 nel suo appartamento della periferia dormitorio di Zagabria. Vive al quarto piano del blocco 6. Una leggera nebbiolina segna il corso della Sava. Un caffè per la famiglia che si sta svegliando e poi via con l’autobus verso la campagna al limes della capitale. E mentre il marito Zoran accompagna i due figli a scuola e poi va al suo lavoro di impiegato al Comune di Zagabria lei tira fuori la zappa da una piccola casupola e inizia a lavorare il suo orto. Piano piano l’area circostante si riempie di piccole figure scure chine su zappe e badili. È l’economia del terzo millennio. Quello della grande crisi. Dragica riempie le sporte di plastica con verze e cicoria, una quantità di gran lunga maggiore di quanto servirebbe alla sua famiglia. Verso le 10 è di nuovo a casa. E qui comincia il porta a porta, la vendita abusiva di prodotti alimentari che aiuta a sbarcare il lunario. Anche i blocchi circostanti si animano di “venderigole” improvvisate e, molte volte, al posto delle kune si passa direttamente al baratto, allo scambio merce, tu mi dai le verze e io ti do un po’ di arance o di patate.
È questa la Croazia “vera”. Quella che dalla mezzanotte di domenica diventerà la 28esima stella d’Europa. Quella che ieri ha ricevuto un saluto speciale in apertura dei lavori del vertice Ue con Zoran Milanovic, il premier, ospite d’onore. «Un momento storico» ha detto il presidente dell’Ue, Herman Van Rompuy, tra gli applausi dei leader europei.
Storico, eppure Dragica si alza all’alba e vende verze. E suo marito, siccome i 750 euro di paga non bastano a tirare avanti una famiglia di quattro persone, quando alle 14 esce dall’ufficio, cammina per qualche isolato, smette giacca e cravatta e indossa la tuta di meccanico. È un buon elettrauto e dà una mano al suo amico titolare dell’autofficina. Rimborso rigorosamente in nero. Così si va avanti, di giorno in giorno, di mese in mese, in un sistema che può vantare il 30% di economia sommersa fatta da tanti signori Zoran e signore Dragice. E al negozio, se paghi in contanti ti fanno un prezzo, se paghi con la carta di credito ti tocca versare il 10% in più. Del resto la credit card qui è ancora un lusso, se ce l’hai vuol dire che hai soldi, quindi è giusto che paghi di più del milione e 200mila pensionati e dei 400mila disoccupati (22%) del Paese.
È questa la Croazia rinomata all’estero per le sue splendide coste di Istria e Dalmazia e conosciuta in Italia soprattutto per i suoi dentisti a buon prezzo che ti fanno la dentatura nuova in 24 ore e a prezzi assolutamente concorrenziali. Il “turismo odontoiatrico” funziona, eccome, e i medici si fanno i soldi, girano in lussuosi suv e vanno in vacanza ai Caraibi. E intanto, solo nei primi due mesi del 2013, la società che gestisce l’energia elettrica (Hep) ha provveduto a staccare 4.500 utenze perché morose. Insomma dalle 10mila alle 15mila persone vivono senza corrente elettrica. Le aree più colpite sono quelle della regione dalmata e di Spalato visto che qui la rete del gas è ancora del tutto insufficiente e per riscaldare gli ambienti si usa solo l’energia elettrica. La Hep può contare su 1,87 miliardi di kune di crediti (7 kune=1 euro) non pagati, saliti nell’ultimo anno del 25%. Le banche hanno bloccato 250mila conti correnti di persone fisiche insolventi. Una persona su dieci vive in un’abitazione non riscaldata e il numero dei poveri ha superato quota 900mila. Sono 725mila i croati che non mangiano carne perché troppo cara. Secondo l’Ufficio croato di statistica una famiglia su cinque non riesce a sbarcare il lunario, una su tre ce la fa solo con grandi sacrifici e solo il 12% vive senza eccessivi problemi.
Chi viene licenziato per la crisi in atto può contare su un sussidio di disoccupazione che dipende però dall’anzianità di servizio e dal livello dello stipendio e può andare da un minimo di 148 euro al mese a un massimo di 500 euro. Lo si può ricevere per un minimo di 90 e un massimo di 450 giorni. Poi il vuoto. Però se hai almeno 32 anni di lavoro e 60 anni di età ricevi un salario di accompagnamento alla pensione (65 anni per uomini e donne) nei termini dell’indennità di disoccupazione. Non c’è da stupirsi, dunque, se ai margini urbani di Zagabria gli orti si moltiplicano, il lavoro nero impera e l’economia grigia prospera.
«Nema para» (non ho soldi) si legge su un cartello esposto da un barbone in piazza Ban Jela›i„ nel centro di Zagabria. La gente passa, storce la bocca, ma più di uno getta qualche kuna nel berretto riverso sul selciato. Sul petto l’accattone sfoggia due decorazioni di guerra e parlando con lui scopri che ha difeso Vukovar ma oggi non ha lavoro, ha perso la casa perché non riusciva a pagare il mutuo e la sua donna se n’è andata con uno spocchioso tycoon della Slavonia. Lui resta qui, fino a quando la polizia non lo manda via. Dorme sotto i ponti. Alle spalle un passato da eroe, davanti a sè fame e miseria. E per lui l’Europa altro non è se non «merda».

Nessun commento: