di
Mauro Manzin
Il vertice comunitario festeggia la
“ventottesima stella” che brillerà da lunedì Ma il Paese fa i conti con
stipendi medi di 700 euro e disoccupati al 22%
ZAGABRIA. La signora Dragica, 43 anni,
casalinga, si alza alle 6 nel suo appartamento della periferia dormitorio di
Zagabria. Vive al quarto piano del blocco 6. Una leggera nebbiolina segna il
corso della Sava. Un caffè per la famiglia che si sta svegliando e poi via con
l’autobus verso la campagna al limes della capitale. E mentre il marito Zoran
accompagna i due figli a scuola e poi va al suo lavoro di impiegato al Comune
di Zagabria lei tira fuori la zappa da una piccola casupola e inizia a lavorare
il suo orto. Piano piano l’area circostante si riempie di piccole figure scure
chine su zappe e badili. È l’economia del terzo millennio. Quello della grande
crisi. Dragica riempie le sporte di plastica con verze e cicoria, una quantità
di gran lunga maggiore di quanto servirebbe alla sua famiglia. Verso le 10 è di
nuovo a casa. E qui comincia il porta a porta, la vendita abusiva di prodotti
alimentari che aiuta a sbarcare il lunario. Anche i blocchi circostanti si
animano di “venderigole” improvvisate e, molte volte, al posto delle kune si
passa direttamente al baratto, allo scambio merce, tu mi dai le verze e io ti do
un po’ di arance o di patate.
È questa la Croazia “vera”. Quella che
dalla mezzanotte di domenica diventerà la 28esima stella d’Europa. Quella che
ieri ha ricevuto un saluto speciale in apertura dei lavori del vertice Ue con
Zoran Milanovic, il premier, ospite d’onore. «Un momento storico» ha detto il
presidente dell’Ue, Herman Van Rompuy, tra gli applausi dei leader europei.
Storico, eppure Dragica si alza all’alba e
vende verze. E suo marito, siccome i 750 euro di paga non bastano a tirare
avanti una famiglia di quattro persone, quando alle 14 esce dall’ufficio,
cammina per qualche isolato, smette giacca e cravatta e indossa la tuta di
meccanico. È un buon elettrauto e dà una mano al suo amico titolare
dell’autofficina. Rimborso rigorosamente in nero. Così si va avanti, di giorno
in giorno, di mese in mese, in un sistema che può vantare il 30% di economia
sommersa fatta da tanti signori Zoran e signore Dragice. E al negozio, se paghi
in contanti ti fanno un prezzo, se paghi con la carta di credito ti tocca
versare il 10% in più. Del resto la credit card qui è ancora un lusso, se ce
l’hai vuol dire che hai soldi, quindi è giusto che paghi di più del milione e
200mila pensionati e dei 400mila disoccupati (22%) del Paese.
È questa la Croazia rinomata all’estero per
le sue splendide coste di Istria e Dalmazia e conosciuta in Italia soprattutto
per i suoi dentisti a buon prezzo che ti fanno la dentatura nuova in 24 ore e a
prezzi assolutamente concorrenziali. Il “turismo odontoiatrico” funziona,
eccome, e i medici si fanno i soldi, girano in lussuosi suv e vanno in vacanza
ai Caraibi. E intanto, solo nei primi due mesi del 2013, la società che
gestisce l’energia elettrica (Hep) ha provveduto a staccare 4.500 utenze perché
morose. Insomma dalle 10mila alle 15mila persone vivono senza corrente
elettrica. Le aree più colpite sono quelle della regione dalmata e di Spalato
visto che qui la rete del gas è ancora del tutto insufficiente e per riscaldare
gli ambienti si usa solo l’energia elettrica. La Hep può contare su 1,87
miliardi di kune di crediti (7 kune=1 euro) non pagati, saliti nell’ultimo anno
del 25%. Le banche hanno bloccato 250mila conti correnti di persone fisiche
insolventi. Una persona su dieci vive in un’abitazione non riscaldata e il
numero dei poveri ha superato quota 900mila. Sono 725mila i croati che non
mangiano carne perché troppo cara. Secondo l’Ufficio croato di statistica una
famiglia su cinque non riesce a sbarcare il lunario, una su tre ce la fa solo
con grandi sacrifici e solo il 12% vive senza eccessivi problemi.
Chi viene licenziato per la crisi in atto
può contare su un sussidio di disoccupazione che dipende però dall’anzianità di
servizio e dal livello dello stipendio e può andare da un minimo di 148 euro al
mese a un massimo di 500 euro. Lo si può ricevere per un minimo di 90 e un
massimo di 450 giorni. Poi il vuoto. Però se hai almeno 32 anni di lavoro e 60
anni di età ricevi un salario di accompagnamento alla pensione (65 anni per
uomini e donne) nei termini dell’indennità di disoccupazione. Non c’è da
stupirsi, dunque, se ai margini urbani di Zagabria gli orti si moltiplicano, il
lavoro nero impera e l’economia grigia prospera.
«Nema para» (non ho soldi) si legge su un
cartello esposto da un barbone in piazza Ban Jela›i„ nel centro di Zagabria. La
gente passa, storce la bocca, ma più di uno getta qualche kuna nel berretto
riverso sul selciato. Sul petto l’accattone sfoggia due decorazioni di guerra e
parlando con lui scopri che ha difeso Vukovar ma oggi non ha lavoro, ha perso
la casa perché non riusciva a pagare il mutuo e la sua donna se n’è andata con
uno spocchioso tycoon della Slavonia. Lui resta qui, fino a quando la polizia
non lo manda via. Dorme sotto i ponti. Alle spalle un passato da eroe, davanti
a sè fame e miseria. E per lui l’Europa altro non è se non «merda».
http://ilpiccolo.gelocal.it/cronaca/2013/06/29/news/i-leader-dell-unione-benvenuta-croazia-1.7335755
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