L'UNIONE SARDA - Economia: «In Sardegna costi
energetici da record»
Crolla l’export a causa del blocco all’Ilva. La
Puglia fanalino di coda tra le regioni
Istat. Prezzi al consumo
Ue-17: produzione industriale rallenta, +0,4%
ad aprile
Bankitalia. n. 18 - L'economia della Basilicata
Rapporto annuale,
giugno 2013
Sommario
Nel 2012 l'economia
lucana, secondo le stime di Unioncamere-Prometeia, ha registrato una caduta del
prodotto interno lordo del 3,1 per cento. La produzione industriale, secondo
l'indagine Unioncamere, è calata bruscamente nel 2012 (-9,5 per cento, -4,3 nel
2011), come nel Mezzogiorno ma in misura più marcata rispetto al resto del
paese. La contrazione si è estesa a tutti i principali settori, compreso quello
meccanico, che include le imprese specializzate nella produzione di
autoveicoli, in linea con le tendenze degli ultimi anni. Tra il 2007 e il 2011,
il fatturato delle imprese lucane dell'automotive si è ridotto complessivamente
del 18,2 per cento, più della media del settore nel resto del paese.
Tra le regioni
italiane, la Basilicata ha registrato il calo più marcato delle esportazioni (
17,5 per cento). Vi ha contribuito principalmente la contrazione delle vendite
di autoveicoli, mentre altri comparti hanno continuato a espandersi. Al netto
dell'automotive e del petrolio greggio, le esportazioni sono aumentate dell'1,4
per cento su base annua, trainate dal settore dell'elettronica e da quello
metallurgico.
Il valore aggiunto
delle costruzioni, secondo stime di Prometeia, ha continuato a contrarsi a un
ritmo sostenuto. La forte caduta delle compravendite immobiliari (-17,7 per
cento) si è accompagnata al calo delle quotazioni. Nel complesso, durante la
fase recessiva le imprese della filiera immobiliare hanno registrato un calo
del fatturato e una crescita dell'indebitamento, sebbene in misura inferiore
rispetto ad altre aree del paese. In prospettiva, il settore delle opere
pubbliche risentirà dello sfavorevole andamento degli appalti pubblici che,
secondo il Cresme, si sarebbero ridotti fortemente nel 2012.
Lo sfavorevole
quadro occupazionale e il calo del reddito disponibile hanno influito
sull'andamento dei consumi. Le vendite al dettaglio si sono ridotte del 10,5
per cento, più che in Italia e nel Mezzogiorno. Dopo essere aumentate nel 2011,
le presenze di turisti sono diminuite del 4,2 per cento nel 2012, riflettendo
principalmente la flessione di quelle degli italiani (che rappresentano oltre
il 92 per cento del totale), diminuite per la prima volta dopo un quinquennio
di espansione.
Dopo il calo
registrato nel 2011, il ricorso alle procedure fallimentari ha ripreso a
crescere nel 2012; l'incidenza è rimasta tuttavia inferiore al Mezzogiorno e
all'Italia. In base a diversi indicatori, la capacità innovativa delle imprese
lucane, che potrebbe dare impulso alla competitività del sistema economico
regionale, è più bassa di quella media del paese. Il divario è riconducibile
alla minore quantità di risorse investite dal settore privato, a sua volta
connessa alla minore dimensione media delle imprese.
Nel 2012 il mercato
del lavoro in Basilicata ha risentito della contrazione dell'attività
economica: sia la flessione degli occupati, sia la diminuzione delle ore
lavorate sono state più ampie che nel Mezzogiorno e in Italia. Il calo degli
occupati (1,5 per cento) e l'aumento dell'offerta di lavoro hanno determinato
un aumento del tasso di disoccupazione (al 14,5 per cento nella media del
2012), che rimane inferiore rispetto a quello del Mezzogiorno e superiore a
quello medio italiano. L'avversa congiuntura economica ha continuato a
penalizzare maggiormente i più giovani: il tasso di disoccupazione nella fascia
di età compresa tra i 15 e i 34 anni è aumentato di 5,1 punti, portandosi al
28,2 per cento. Più marcata del calo degli occupati è stata la riduzione delle
ore lavorate, scese del 7,9 per cento. Nel 2012 le ore autorizzate di Cassa
integrazione guadagni (CIG) sono aumentate del 46,3 per cento, in forte
accelerazione rispetto al 2011. Circa metà delle ore totali di CIG sono state
autorizzate per il comparto della produzione di mezzi di trasporto.
Alla debolezza
dell'attività economica ha corrisposto un andamento flettente dei prestiti
bancari e un peggioramento della qualità del credito. I prestiti bancari hanno
progressivamente rallentato nel corso del 2012, registrando una lieve
contrazione lo scorso dicembre (-0,7 per cento sui dodici mesi). La flessione è
stata più marcata per le famiglie consumatrici, a fronte di una sostanziale
stagnazione dei prestiti alle imprese. Tale andamento riflette sia una domanda
di credito ancora debole da parte di famiglie e imprese sia le perduranti
tensioni sulle condizioni di offerta, connesse in parte con il deterioramento
della qualità del credito.
Nel 2012 il credito
concesso alle famiglie consumatrici da banche e società finanziarie è
diminuito, per la prima volta negli anni recenti. Sono calati sia i mutui per
l'acquisto di abitazioni (-1,4 per cento), in connessione con la riduzione
delle compravendite immobiliari, sia il credito al consumo (-0,9 per cento), che
ha riflesso la perdurante debolezza degli acquisti di beni durevoli. Per quanto
concerne le imprese, la contrazione dei prestiti è stata ampia per le imprese
manifatturiere e per quelle delle costruzioni. È stata più lieve per i
finanziamenti concessi alle imprese dei servizi. Il flusso di nuove sofferenze
rettificate, riferito al complesso dei residenti in regione, è aumentato
rispetto al 2011. Il deterioramento è stato rapido in tutti i principali
settori di attività economica e particolarmente ampio per le imprese di
costruzioni; vi hanno influito specifiche crisi aziendali nel settore
dell'impiantistica, solo in parte riconducibili ad attività produttive svolte
in regione. Anche la qualità del credito concesso alle famiglie ha continuato a
deteriorarsi, sebbene a ritmi contenuti.
Anche per effetto
della maggiore rischiosità, il costo del credito alle imprese è aumentato, in
particolare per quelle di maggiori dimensioni, sia per i finanziamenti a breve
termine sia, soprattutto, per quelli a scadenza più protratta.
L'UNIONE SARDA - Economia: «In Sardegna costi
energetici da record»
12.06.2013
Il grido d'allarme
degli artigiani sardi risuona dal palco dell'assemblea nazionale di
Confartigianato. È un passaggio della relazione del presidente Giorgio Merletti
a richiamare l'attenzione sulla Sardegna, citata come esempio di regione che
paga i più alti costi energetici in Italia, che a sua volta è la “cenerentola”
in Europa. «Non è l'unico problema che affligge le imprese sarde», chiarisce il
presidente regionale di Confartigianato Luca Murgianu (foto). Ma è l'unico
riferimento fatto alla Sardegna? «Espressamente sì ma la Sardegna c'era,
eccome, tra le righe della relazione del leader nazionale. È il concentrato di
tutti i difetti del sistema: burocrazia, costi energetici, fisco, costo del
lavoro, stretta del credito, pagamenti in ritardo. Sono questi i nostri problemi».
I numeri nazionali sono catastrofici, e nell'Isola? «Gli ultimi dati di
Unioncamere vedono la Sardegna perdere un ulteriore pezzo del suo patrimonio di
piccola impresa e imprenditoria artigiana. Al 31 marzo 2013 si è andati sotto
quota 40mila, livello raggiunto dopo un ulteriore saldo negativo nel primo
trimestre dell'1,74%, che vale un totale di 699 imprese in meno, dato dalla
differenza tra le 401 iscrizioni e le 1.100 cessazioni». Con pesanti
contraccolpi sull'occupazione. «Attualmente nelle 39.398 imprese artigiane ci
sono 82mila addetti, il 14% del totale degli occupati. Dal 2008 a oggi sono
andati perduti più di diecimila posti di lavoro». Dove intervenire per uscire
dalla crisi? «Fisco e costo del lavoro innanzitutto: come ha detto Merletti le aziende
artigiane non ce la fanno più a sopportare una pressione fiscale del 44% e
costi altissimi del lavoro. Ci ha fatto piacere l'annuncio di nuovi sgravi del
ministro Zanonato: il fatto è che occorrerebbe intervenire su tutti i fronti
nevralgici in tempi medio-brevi». Come agire sul fronte del credito? «Noi oggi
chiediamo alle banche di andare dentro le nostre aziende per conoscerle e
valutarle: non è più possibile che sia un numero, il rating, a penalizzarle.
Basti pensare che negli ultimi due anni il credito al totale delle imprese
sarde è diminuito di 1,5 miliardi di euro». E poi c'è l'annoso problema dei
debiti e pagamenti... «Da noi la partita è aperta e ci auguriamo che il
confronto con la Regione prosegua per poter far luce sui punti ancora oscuri,
sui residui passivi (4,9 milioni) e sul debito che la Regione ha certificato in
572 milioni». Almeno il taglio dell'Irap vi darà una boccata d'ossigeno «La
paura è che le imprese, il 16 giugno, debbano pagare per intero l'anticipo 2013
in assenza di indicazioni ai commercialisti. E gli artigiani non possono
permetterselo: le 3600 aziende chiuse negli ultimi anni significano che il
settore non ce la fa più».
Crolla l’export a causa del blocco all’Ilva. La
Puglia fanalino di coda tra le regioni
Meno 16,1%,
diminuisce il peso sul totale nazionale
Nel primo trimestre
2013 caduta del 68,5% per l’acciaio
BARI - L’Ilva
ribalta l’economia pugliese. Da regione modello per l’export fino al 2012 a
fanalino di coda dell’intero Paese. I dati sulle esportazioni delle regioni
italiane relativi al primo trimestre 2013 relegano la Puglia all’ultimo posto
per la variazione delle esportazioni regionali: -16,1% rispetto allo stesso
periodo dell’anno precedente.
LA TENDENZA - A
trainare al ribasso l’export made in Puglia è stato il crollo della voce
«metalli di base e prodotti in metallo, esclusi macchine e impianti», che in
Puglia per il 95% significa acciaio dell’Ilva, che ha evidenziato un passo all’indietro
del 68,5%. Di conseguenza, si è ridotta di un terzo, dal 2,7% allo 0,9%, la
quota della Puglia nelle esportazioni nazionale di settore e il già basso peso
delle esportazioni pugliesi sul totale nazionale (2,2% nel primo trimestre
2012) si è ulteriormente ridotto sotto il 2%, all’1,8%.
Michelangelo
Borrillo
Istat. Prezzi al consumo
Nel mese di maggio
2013, l'indice nazionale dei prezzi al consumo per l'intera collettività (NIC),
al lordo dei tabacchi, registra una variazione nulla rispetto al mese
precedente e aumenta dell'1,1% nei confronti di maggio 2012 (la stima
provvisoria era +1,2%).
La stabilità
dell'inflazione è il risultato di spinte al rialzo e al ribasso dei prezzi di
diverse tipologie di prodotti, che si compensano tra loro, in un quadro
generale di attenuazione delle tensioni inflazionistiche.
Le spinte al rialzo
dei prezzi interessano sia gli alimentari non lavorati (in particolare la frutta
fresca, +6,8% su base mensile, +9,4% rispetto a maggio 2012) sia i servizi
relativi ai trasporti (+0,5% su base mensile, +3,3% su base annua). Le spinte
al ribasso riguardano i Beni energetici (-1,7% su base mensile, -2,4% su base
annua), trainati dai carburanti.
Rispetto alla stima
provvisoria, la minore inflazione misurata dai dati definitivi si deve a
un'ampiezza meno marcata delle spinte al rialzo e a un consolidamento di quelle
al ribasso dei prezzi dei prodotti interessati da dinamiche congiunturali
intense.
L'inflazione
acquisita per il 2013 è pari all'1,0%. A maggio l'inflazione di fondo,
calcolata al netto dei beni energetici e degli alimentari freschi, sale
all'1,3% (era +1,2% ad aprile).
Al netto dei soli
beni energetici, la crescita tendenziale dell'indice dei prezzi al consumo si
porta all'1,5% (dall'1,3% del mese precedente).
Rispetto a maggio
2012, il tasso di crescita dei prezzi dei beni scende allo 0,8% dallo 0,9% di
aprile, mentre quello dei prezzi dei servizi sale all'1,7% (era +1,4% nel mese
precedente). Pertanto, il differenziale inflazionistico tra servizi e beni si
amplia di quattro decimi di punto percentuale rispetto ad aprile.
I prezzi dei
prodotti acquistati con maggiore frequenza diminuiscono dello 0,1% su base
mensile e crescono dell'1,5% su base annua, come ad aprile.
A maggio 2013,
l'indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA) non varia su base mensile e
fa registrare un tasso di crescita tendenziale stazionario all'1,3%,
confermando le stime preliminari.
L'indice IPCA a
tassazione costante (IPCA-TC) non varia sul piano congiunturale e aumenta
dell'1,1% su quello tendenziale.
L'indice nazionale
dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (FOI), al netto dei
tabacchi, registra una variazione nulla su base mensile e cresce dell'1,2% su
base annua.
Ue-17: produzione industriale rallenta, +0,4%
ad aprile
Crollano Finlandia e
Olanda. Italia frena calo, da -0,9% a -0,3%
12 giugno, 11:39
(ANSA) - BRUXELLES,
12 GIU - Rallenta di nuovo la produzione industriale nella zona euro ad aprile:
da +0,9% di marzo scende a +0,4% di aprile. In Italia il calo invece rallenta:
da -0,9% di marzo passa al -0,3% di aprile. Crollo di Finlandia (-5,1%), Olanda
(-4,3%) e Portogallo (-3,6%). Su base annua, a marzo l'Italia aveva fatto
registrare il calo record in Ue, mentre ad aprile con un -4,6% viene superata
dalla Finlandia che perde invece il -5,1%. Nella zona euro su base annua la
produzione industriale cala dello 0,6%.(ANSA).
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