n. 4 - L'economia della Lombardia
Istat. Produzione industriale
Ocse:record disoccupazione Italia, a 12%
Governo Serbia mette a punto misure di
austerita'
Bankitalia. n. 11 - L'economia dell'Umbria
Rapporto annuale,
giugno 2013
Sommario
Nel 2012 in Umbria
la contrazione dell'attività economica, iniziata nella seconda metà del 2011,
si è fatta più profonda; secondo le stime di Prometeia, il valore aggiunto,
misurato in termini reali, è diminuito dell'1,7 per cento. La spesa per
investimenti è ulteriormente diminuita, risentendo negativamente della ridotta
redditività aziendale e dell'incertezza nelle prospettive economiche.
Nel 2012 l'attività
industriale ha risentito della debolezza della domanda interna. Sulla base
dell'indagine della Banca d'Italia, il saldo tra giudizi di aumento e di
diminuzione del fatturato è divenuto negativo. Soltanto la domanda estera ha
continuato a fornire un impulso espansivo; le esportazioni regionali a prezzi
correnti sono aumentate del 7,6 per cento.
L'attività nel
settore delle costruzioni ha continuato a contrarsi a ritmi ancora più decisi
rispetto al 2011. La debolezza ha riguardato sia il comparto dell'edilizia
residenziale, soprattutto quella di nuova realizzazione, sia le opere pubbliche.
La caduta
dell'attività, che nel 2011 aveva riguardato il settore industriale e quello
delle costruzioni, si è estesa nel 2012 anche al terziario, soprattutto nei
comparti che più dipendono dai consumi interni. Dopo un biennio di crescita
moderata, l'attività turistica ha mostrato segnali di flessione, specie per
l'offerta di fascia medio-bassa e per quella rivolta prevalentemente alla
clientela domestica.
Nel 2012 le
condizioni del mercato del lavoro sono peggiorate. L'occupazione in regione è
scesa (-1,4 per cento) più che nella media nazionale. Il calo ha interessato
soprattutto la componente maschile e le posizioni lavorative a tempo
indeterminato. Il ricorso alla Cassa integrazione guadagni è nettamente
aumentato. Il tasso di disoccupazione è cresciuto di quasi tre punti
percentuali rispetto al 2011; l'aumento è stato più marcato per i giovani.
Dopo la forte
decelerazione avvenuta sul finire del 2011 e nei primi mesi del 2012, il
credito bancario, al lordo delle sofferenze, ha iniziato a ridursi a partire
dalla metà del 2012; alla fine dell'anno i prestiti bancari sono diminuiti dello
0,9 per cento rispetto allo stesso periodo del 2011. Alla dinamica negativa,
che ha coinvolto sia le imprese sia le famiglie, hanno concorso la debolezza
della domanda e condizioni di offerta che sono rimaste tese, pur non mostrando
segnali di ulteriore irrigidimento. Si sono accentuati i segnali di
peggioramento della qualità del credito: nella media dei quattro trimestri del
2012, il flusso di nuove sofferenze in rapporto ai prestiti in essere
all'inizio del periodo è stato pari al 3,4 per cento, in aumento rispetto
all'anno precedente. Alla fine del 2012, la consistenza dei crediti deteriorati
lordi delle banche rappresentava il 22,2 per cento dei prestiti alla clientela.
n. 4 - L'economia della Lombardia
Rapporto annuale,
giugno 2013
Sommario
Le difficoltà
congiunturali, iniziate nella seconda metà del 2011 in conseguenza delle
tensioni sul debito sovrano e delle manovre di consolidamento fiscale, si sono
approfondite l'anno passato. Secondo le stime di Prometeia il prodotto interno
lordo (PIL) della Lombardia a prezzi costanti è diminuito del 2,0 per cento nel
2012, portando a oltre 3,5 punti la perdita in termini di PIL dal 2008. La
recessione ha colpito in particolar modo l'industria e le costruzioni, mentre
il terziario ha recuperato i livelli precedenti la crisi.
Nell'industria, i
cali produttivi sono stati eterogenei tra province, anche per effetto della
diversa specializzazione settoriale; gli indicatori congiunturali del primo
trimestre indicano che la fase di debolezza della domanda e dell'attività non
si sarebbe esaurita; non sono ripartiti gli investimenti. Nelle costruzioni, al
ridimensionamento ciclico ha contribuito in misura rilevante l'edilizia
residenziale: le compravendite e i permessi di costruire abitazioni si sono più
che dimezzati rispetto al picco della metà degli anni Duemila; sono rimasti
tuttavia modesti gli effetti sui prezzi. In tutti i settori, dal 2008 è molto
aumentato il numero di imprese uscite dal mercato per cessazione dell'attività:
un'analisi sui bilanci delle imprese fallite o liquidate negli ultimi quattro
anni rivela che queste presentavano una situazione economico-finanziaria tesa
già prima del 2007. Per le prospettive di crescita della regione è rilevante la
capacità di produrre innovazione. Sotto questo profilo la regione sconta un'incidenza
sul prodotto della spesa in ricerca e sviluppo effettuata dalle imprese minore
di quella europea, anche se più elevata che nella media nazionale, una
dotazione di ricercatori inferiore e un'attività brevettuale meno dinamica.
Anche la ricerca universitaria, più pro-duttiva che in Italia, resta lontana
dalla frontiera dell'eccellenza in Europa.
L'unico stimolo alla
crescita è venuto dalle esportazioni, che hanno continuato a espandersi, pur
debolmente, spinte da quelle verso le destinazioni extra UE, che si
ragguagliano al 47 per cento del totale. Negli ultimi anni si sono
intensificati gli scambi internazionali di servizi alle imprese, anche per
effetto della progressiva ter-ziarizzazione dell'economia, e gli investimenti
diretti da e verso l'estero. Questi fenomeni, per i quali la Lombardia è la
prima regione italiana, hanno un'incidenza sul prodotto superiore che nel resto
del Paese.
Nella media dello
scorso anno l'occupazione è rimasta stabile, ma la forte crescita dell'offerta
di lavoro ha innalzato il tasso di disoccupazione al 7,9 per cento nell'ultimo
trimestre del 2012. Le ore autorizzate di Cassa integrazione guadagni han-no
ripreso ad aumentare, per l'incremento della componente ordinaria. Il
deterioramento occupazionale è stato sensibile soprattutto per i giovani. I
salari orari dei lavoratori dipendenti sono superiori ai corrispondenti dati
nazionali e hanno una minore dispersione intorno alla media.
In un quadro di
aggravamento della fase recessiva, nel 2012 i finanziamenti alla clientela
lombarda hanno prima rallentato, per poi ridursi nella seconda parte dell'anno
e nei primi mesi del 2013. Sull'andamento hanno influito componenti sia di
domanda, sia di offerta. Le richieste di prestiti sono risultate infatti
estremamente deboli, specie quelle indirizzate alla copertura degli
investimenti produttivi delle imprese e al finan-ziamento dell'acquisto di
abitazioni da parte delle famiglie. Le politiche d'impiego seguite dalle banche
sono rimaste selettive, risentendo soprattutto dell'elevata incertezza sulle
prospettive dell'attività economica e del mercato degli immobili.
Queste indicazioni
sono confermate dalle indagini effettuate presso le imprese, che hanno
lamentato un inasprimento dei criteri per l'accesso al credito, particolarmente
evidente tra la fine del 2011 - in concomitanza con la fase più acuta della
crisi del debito sovrano - e la prima parte dell'anno scorso. Nelle indagini
più recenti, le im-prese hanno segnalato con minor frequenza che in passato
difficoltà di reperimento dei fondi, e le aspettative per i prossimi mesi sono
di una stabilizzazione.
Il credito alle
famiglie - per la prima volta dalla crisi finanziaria del 2008-09 - si è
ridotto nei primi mesi del 2013. Le nuove erogazioni di mutui ipotecari si sono
pressoché dimezzate nel corso del 2012, riflettendo la riduzione delle
compravendite e la cautela delle banche nella concessione dei prestiti. Per le
imprese, il calo dei finanziamenti è stato marcato e diffuso a tutti i settori
produttivi; sono diminuite le forme tecniche più legate alle vendite e quelle a
medio e lungo termine orientate agli investimenti. La selettività nelle
politiche di offerta ha determinato differenze sistematiche nella dinamica del
credito alle imprese in base al loro grado di rischiosità, ma una riduzione,
seppure più contenuta, ha accomunato anche quelle finanziariamente solide. Le
aziende più fragili hanno tuttavia riscontrato con maggior frequenza un
peggioramento delle condizioni di accesso al credito.
Sulle politiche di
offerta ha gravato l'ulteriore deterioramento del merito di credito delle
imprese, per le quali le nuove situazioni d'insolvenza hanno raggiunto livelli
particolarmente elevati anche nel confronto storico, specie nel comparto delle
costruzioni. La qualità del credito alle famiglie è rimasta invece
sostanzialmente stabile.
Si sono attenuate le
difficoltà di raccolta da parte degli intermediari: la provvista al dettaglio
presso la clientela residente nella regione ha mostrato un progressivo recupero
nel corso del 2012, confermato negli andamenti più recenti. Anche gli altri
investimenti finanziari delle famiglie sono cresciuti, seppure di poco.
Istat. Produzione industriale
In aprile 2013
l'indice destagionalizzato della produzione industriale è diminuito dello 0,3%
rispetto a marzo. Nella media del trimestre febbraio-aprile l'indice ha
registrato una flessione dell'1,0% rispetto al trimestre precedente.
Corretto per gli
effetti di calendario, in aprile 2013 l'indice è diminuito in termini
tendenziali del 4,6% (i giorni lavorativi sono stati 20 contro i 19 di aprile
2012). Nella media del periodo la produzione è scesa del 4,4% rispetto allo
stesso periodo dell'anno precedente.
Gli indici corretti
per gli effetti di calendario registrano, ad aprile 2013, diminuzioni
tendenziali in tutti i comparti. Calano in modo significativo i beni di consumo
(-5,8%) e, in misura minore, i beni strumentali e i beni intermedi (-4,5% per
entrambi).
Segna un calo più contenuto l'energia (-2,3%).
Nel confronto
tendenziale, ad aprile 2013 i settori in crescita sono quelli della
fabbricazione di computer, prodotti di elettronica ed ottica, apparecchi
elettromedicali, apparecchi di misurazione e orologi (+10,0%), della produzione
di prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici (+3,6%) e della
fabbricazione di apparecchiature elettriche e apparecchiature per uso domestico
non elettriche (+1,4%).
Il settore che, in
termini tendenziali, registra in aprile la più ampia variazione negativa è
quello dell'attività estrattiva (-14,8%).
Ocse:record disoccupazione Italia, a 12%
Dati di aprile. In
Eurozona tasso sale al 12,2%
11 giugno, 13:49
(ANSA) - ROMA, 11
GIU - In Italia la disoccupazione raggiunge un nuovo picco ad aprile salendo al
12%. Lo scrive l'Ocse in un rapporto in cui evidenzia che nell'Eurozona il
tasso di disoccupazione ha toccato un nuovo massimo al 12,2%.Per l'intera area
Ocse il tasso di disoccupazione rimane stabile ad aprile all'8%, ma ci sono
forti divergenze tra i vari Paesi. In Germania la disoccupazione e' ferma al
5,4% mentre si registra ''un nuovo picco in Francia (11,0%), Italia (12,0%),
Portogallo (17,8%),Spagna (26,8%)''.
Governo Serbia mette a punto misure di
austerita'
Per contenere deficit bilancio. Esclusi
tagli salari e pensioni
10 giugno, 17:07
(ANSA) - BELGRADO - Il governo serbo e'
impegnato nella messa a punto di un pacchetto di misure di tagli e risparmi per
contenere l'eccessivo deficit di bilancio e evitare scenari da possibile
bancarotta per le finanze pubbliche del Paese balcanico.
Il
premier Ivica Dacic e il ministro dell'economia e finanze Mladjan Dinkic hanno
a piu' riprese assicurato negli ultimi giorni che la situazione finanziaria
della Serbia, pur seria e pesante, accompagnata da un forte aumento della
disoccupazione, non e' paragonabile a quella della Grecia, e che con una serie
di provvedimenti adeguati si riuscira' a riaddrizzare la situazione. Le misure
tuttavia non dovranno colpire i ceti piu' deboli della popolazione, e fra esse
non ci saranno tagli in salari e pensioni.
Piu'
preoccupati appaiono tuttavia i rappresentanti delle organizzazioni finanziarie
internazionali, a cominciare da Fmi e Banca mondiale (BM). Loup Brefort,
responsabile della BM per la Serbia, ha detto oggi in un'intervista che,
rappresentando salari e pensioni il 52% delle spese di bilancio, e' difficile
immaginare come si possa ridurre il deficit senza intervenire su quelle due
voci.
Il
ministro Dinkic ha detto da parte sua che il pacchetto di misure previste dal
governo mira a interventi in tre direzioni: riduzione delle spese di bilancio
per almeno 40 miliardi di dinari (circa 350 milioni di euro), per evitare
riduzioni o congelamenti di stipendi e pensioni; riforme strutturali nelle
aziende pubbliche; miglioramento del generale clima economico, con l'attrazione
di maggiori investimenti. Non sono previste nuove tasse. L'obiettivo, ha
osservato Dinkic, e' di fare in modo che il deficit di bilancio non superi il
4,7% del Pil.
(ANSA).
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