giovedì 4 luglio 2013

IV.VII.MMXIII — Meridionali, smettetela di piagnucolare; scimmiette, queste son le verita’: 1. ''Le decisioni sulle grandi infrastrutture sono decisioni politiche, noi siamo degli esecutori''. 2. Ha subito una brusca accelerata la trattativa tra Regione, Eni e Shell per incrementare la produzione di greggio nell'area della concessione "Val d'Agri".

Basilicata. Accelerata nel negoziato Eni-Shell-Regione 
Calabria. Economia in affanno, protesti per 145 milioni
Moretti, Terzo Valico? buono per il Nord
Istat. Conto economico trimestrale delle Amministrazioni pubbliche
Croazia, undici paesi con limitazioni a lavoratori croati
Croazia: no ad arresto ex 007 Jugoslavia chiesto da Berlino
Ungheria, parlamento Ue minaccia sanzioni
Kosovo firma accordo militare con Albania, Serbia protesta

Basilicata. Accelerata nel negoziato Eni-Shell-Regione
De Filippo vicino alla firma per incrementare le estrazioni
La produzione aumenterà a 129mila barili al giorno. Si parla di un miliardo di gas in compensazione e molto altro. Il presidente negozia in autonomia, problema tecnico-politico sulla possibilità di bypassare il Consiglio
di LEO AMATO
POTENZA - La svolta è stato l'accordo di massima con i comuni della Val d'Agri per quasi un miliardo di gas naturale come compensazione. Ora la firma dell'intesa per l'aumento di estrazioni è davvero a un passo, e Vito De Filippo sembra tutt'altro che intenzionato a lasciare la chiusura del negoziato al suo successore. Fosse pure l'ultima cosa che farà come presidente della giunta.
Ha subito una brusca accelerata la trattativa tra Regione, Eni e Shell per incrementare la produzione di greggio nell'area della concessione "Val d'Agri". In ambienti bene informati c'è già chi si dice convinto che nelle prossime settimane se ne sentirà parlare e non poco. In Basilicata come nel resto d'Italia. Dato che l'accordo rappresenterebbe il primo passo verso la realizzazione del piano energetico nazionale disegnato dal Ministero dello sviluppo economico diretto da Corrado Passera, con quanto ne consegue in termini di promesse di ricadute.
Sul tavolo c'è sempre l'autorizzazione per l'estrazione di 25mila barili in più al giorno da sommare ai 104mila già autorizzati nel 1998 per la compagnia del cane a sei zampe e il suo socio anglo-olandese. Il negoziato va avanti ormai da due anni e mezzo quando in maniera perfettamente bipartisan due lucani, il governatore democratico della Regione Vito De Filippo e l'ex sottosegretario azzurro allo Sviluppo economico Guido Viceconte hanno sottoscritto il «Memorandum d'intesa Stato-Regione Basilicata per l'accelerazione dello sviluppo regionale attraverso politiche aggiuntive di sviluppo industriale generatore di occupazione, di incremento della dotazione infrastrutturale, di investimenti in ricerca e innovazione connesse alla ricerca e coltivazione delle fonti fossili in Basilicata».
A tanto si era arrivati dopo una lunga discussione in Consiglio regionale, sempre ad aprile del 2011, dove De Filippo ricordando «che lo strumento quadro dell’intesa  è obbligatoriamente definibile ed approvabile dal Consiglio Regionale» si era impegnato relazionare in continuo sulla prosecuzione del negoziato. Poi da Roma è giunto l'annuncio della card e del bonus benzina per i lucani. Quindi a gennaio del 2012 è stato il turno dell'articolo 16 del decreto legge sulle liberalizzazioni del governo Monti in cui veniva recepito appieno lo spirito del Memorandum. Entro 6 mesi «al fine di favorire nuovi investimenti di ricerca e sviluppo delle risorse energetiche nazionali strategiche di idrocarburi, garantendo maggiori entrate erariali per lo Stato», il Ministero per lo sviluppo economico avrebbe dovuto approvare un regolamento per stabilire «le modalità per individuare le effettive maggiori entrate e le modalità di destinazione di una quota di tali maggiori entrate per lo sviluppo di progetti infrastrutturali e occupazionali di crescita dei territori di insediamento degli impianti produttivi e dei territori limitrofi».
Ma allo scadere del termine stabilito del regolamento si sono perse le tracce. Quindi a luglio del 2012 il Consiglio regionale avrebbe approvato all'unanimità una moratoria sulle nuove estrazioni bocciata dalla Corte costituzionale soltanto agli inizi di giugno. E si è tornati al punto di partenza. Sempre in attesa del Ministero, sollecitato da ultimo due giorni fa dal deputato Pdl Cosimo Latronico.
Con ogni probabilità prima della stipula dell'intesa, ci sarà quindi l'atteso parto del regolamento in questione. Dopodiché la firma di De Filippo e dei rappresentanti di Eni e Shell sarebbe cosa già fatta. E non è finita. Infatti in ambienti bene informati si parla persino di un prossimo ruolo nel management della compagnia del cane a sei zampe per l'attuale direttore generale dell'ambiente della Regione, l'ex Enea Donato Viggiano, un fedelissimo di De Filippo. Talmente fidato da restare al suo posto nonostante lo scalpore suscitato dalla partecipazione della moglie in una società impegnata nei lavori di ampliamento del centro oli Eni di Viggiano, autorizzati dalla giunta proprio su proposta del dipartimento da lui diretto. Lavori per cui l'Eni ha dovuto fermare la produzione per diversi giorni, rimettendoci qualcosa come 7 milioni al giorno, eppure ha ammesso di essersi già portata avanti rispetto all'aumento di produzione tuttora in corso di negoziazione, e ha realizzato una quinta linea di trattamento gas a dir poco sovradimensionata rispetto agli standard attuali.
Un'ultima questione riguarda il valore di un'intesa come quella che il governatore si accingerebbe a firmare, dal momento che le leggi, come lui stesso ricordava ad aprile del 2011 prevedono un'ulteriore passaggio in Consiglio regionale in cui i suoi termini potrebbero anch'essere rivisti. Incluso l'accordo di massima già raggiunto con i comuni della Val d'Agri. De Filippo starebbe cercando di bypassare la discussione e il voto nel parlamentino lucano, anche per paura di agguati da parte della sua stessa coalizione. Ma sulla questione non è esclusa la possibilità di maggioranze alternative, e i consiglieri Pdl ancora ricordano la "strigliata" ricevuta da Roma per il voto a favore della moratoria. Una prospettiva che andrebbe inquadrata anche rispetto alla campagna elettorale che sta per cominciare, a possibili fuoriuscite e a collaborazioni cimentate proprio lungo il percorso di questa negoziazione. Cosa che potrebbe ricondurre a miti consigli anche i più duri oppositori del presidente dimissionario.
giovedì 04 luglio 2013 07:48

Calabria. Economia in affanno, protesti per 145 milioni
Nel 2012 raddoppiano i calabresi che non pagano
Nel 2011 sono stati 32.610 i protesti elevati in Calabria, l'anno dopo il numero è passato a 70.815. L'ennesimo sintomo di una economia al collasso che sta progressivamente trascinando a fondo i calabresi che non riescono più ad onorare i loro debiti. E la tendenza non lascia intravedere un miglioramento con tutte le province che fanno segnare dati negativi
di FRANCESCO RIDOLFI
NON è certo la prima volta che i dati economici di settore mettono in luce come la crisi economica che sta stritolando l'Italia abbia una incidenza molto più drammatica in Calabria, ma quello che emerge dall'ultima ricerca dell'Istat certifica, se così possiamo dire, una sistema economico al collasso, prossimo al fallimento finanziario. Non stiamo parlando dell'economia di un Paese in via di sviluppo ma del sistema economico privato calabrese che appare sempre più in uno stato di profonda insolvenza per una evidente e consolidata difficoltà nell'onorare i propri pagamenti. 
La ricerca dell'Istat sui protesti elevati in Calabria non lascia spazio a dubbi: quasi 145 milioni di euro nel corso del 2012 per un totale di 70.815 protesti elevati tra pagherò, tratte e vaglia cambiari accettati, tratte non accettate e assegni. Atti che sono la testimonianza di una economia in profonda crisi. Il dato più eclatante riguarda il numero di pagherò, cambiali tratte e vaglia cambiari accettati e poi protestati che si attesta su un valore complessivo di 81,5 milioni di euro per 56.583 protesti, sono invece 4.532 le cambiali tratte direttamente non accettate per un valore complessivo di 6,7 milioni di euro mentre la parte del leone, proporzionalmente parlando, la fanno gli assegni. In questo caso, infatti, sono stati protestati “solo” 9.710 titoli di credito ma per un valore pari a 56,5 milioni di euro. Tra le province il dato dei protesti rispecchia la ripartizione territoriale con Cosenza che fa registrare il numero più alto di atti, pari a 23.506, quadruplicando, come vedremo più avanti, il dato dell'anno precedente, per un valore di 48,4 milioni di euro. Segue Reggio Calabria con 18.191 protesti pari a 29,9 milioni di euro. Catanzaro pur avendo un numero di protesti inferiore rispetto a Reggio, 16.979, fa registrare un alto ammontare di debito pari a 40,7 milioni di euro. Crotone fa segnare 7.440 protesti per un valore di 15,8 milioni di euro e infine Vibo Valentia, che tutti gli indicatori danno come la più povera della Regione, all'ultimo posto con 4.709 protesti pari a 9,8 milioni di euro. 

NETTO PEGGIORAMENTO RISPETTO AL 2011. Quello che appare sin da subito per la fragile economia calabrese come un dato drammatico si veste di ulteriore negatività nel confronto con i medesimi dati dall'anno precedente. Nel 2011, infatti, i protesti in Calabria erano stati “solo” 32.610 meno della metà rispetto all'anno scorso. Il 2012, dunque, ha visto letteralmente raddoppiare il grado di insolvenza dei cittadini calabresi, tanto imprenditori quanto privati visto che i protesti possono riguardare tutti. Sotto il profilo economico l'ammontare complessivo dei protesti nel 2011 si è fermato a 106 milioni di euro, circa 38 milioni in meno rispetto all'anno successivo.
Se si vanno ad analizzare, poi, i dati relativi alle cinque aree territoriali della regione, l'analisi evidenzia un netto peggioramento in tutte le province tranne che a Catanzaro che sotto questo profilo è l'unico territorio che mostra segnali di ripresa. Proprio il capoluogo, infatti, nel 2011 faceva registrare il maggior numero di protesti, 9.175, per un ammontare complessivo pari a 52,4 milioni di euro, nel confronto con il 2012, come abbiamo visto, pur aumentando quasi del doppio il numero dei protesti il loro ammontare si è ridotto di circa 12 milioni di euro. Crotone nel 2011 faceva registrare 7.193 protesti per 17.796 milioni di euro, anche in questo caso nel confronto con l'anno successivo si registra nella fase recente un miglioramento sotto il profilo dell'ammontare (sceso di circa 2 milioni di euro) ma non sotto quello del numero dei protesti (7.193 nel 2011 contro 7.440 nel 2012) Per le altre province, invece, il confronto diventa imbarazzante per gravità. Cosenza nel 2011 ha fatto registrare 6.629 protesti per un ammontare complessivo pari a 15,8 milioni di euro, l'anno successivo i numeri quadruplicano per atti e triplicano per ammontare. Drammatico aumento anche a Reggio Calabria dove nel 2011 il numero di atti è stato di 8.104 contro i 18.191 del 2012 e l'ammontare è stato di 16,6 milioni di euro contro i 29,9 dell'anno successivo. Infine, per quanto riguarda Vibo Valentia nel 2011 gli atti sono stati 1.509 (triplicati nel 2012) mentre l'ammontare è stato di 3,4 milioni di euro (quasi triplicato nel 2012).
Il sistema economico calabrese è dunque al collasso e a poco vale il confronto con altre regioni come la Lombardia (212.303 protesti per 599,5 milioni di euro nel 2012 e 149.933 protesti per 447 milioni di euro nel 2011)) o il Lazio (216.642 protesti per 592,8 milioni di euro nel 2012 e 143.578 protesti per 471,5 milioni di euro) perché a giocare contro ci sono il numero degli abitanti e i sistemi economici più solidi. Ciò che appare ineludibile, ormai, è la necessità di una seria politica di rilancio che inverta la tendenza in atto prima che sia troppo tardi per il sempre più precario equilibrio economico-finanziario del territorio.
martedì 02 luglio 2013 19:53

Moretti, Terzo Valico? buono per il Nord
Ad Ferrovie, noi esecutori di decisioni politiche
03 luglio, 17:29
(ANSA) - GENOVA, 3 LUG - ''Le decisioni sulle grandi infrastrutture sono decisioni politiche, noi siamo degli esecutori''. Lo ha detto l'ad di Ferrovie Mauro Moretti rispondendo a chi gli chiedeva del Terzo Valico. ''Penso - ha detto Moretti - che per il Nord sia un'opera importante''. Alla domanda se il Terzo valico avesse ancora un senso, Moretti ha risposto: ''Se ci stiamo lavorando avra' senso altrimenti non avremmo fatto i lavori''.

Istat. Conto economico trimestrale delle Amministrazioni pubbliche
Nel primo trimestre 2013 l'indebitamento netto delle Amministrazioni Pubbliche (dati grezzi) è stato pari al 7,3% del Prodotto interno lordo (Pil). Nel corrispondente trimestre dell'anno precedente era stato pari al 6,6%.
Nel primo trimestre 2013 il saldo primario (indebitamento al netto degli interessi passivi) è risultato negativo per 9.601 milioni di euro. L'incidenza sul Pil è stata del -2,6%.
Il saldo corrente (risparmio) è stato pari a -18.506 milioni di euro (era stato -16.819 milioni di euro nel corrispondente trimestre dell'anno precedente), con un'incidenza sul Pil di -5,0%.
Nel primo trimestre 2013 le uscite totali sono aumentate, in termini tendenziali, dell'1,3%. Le uscite correnti sono cresciute dell'1,0% e quelle in conto capitale del 7,6%.
Le entrate totali nel primo trimestre del 2013 sono rimaste invariate rispetto al corrispondente periodo del 2012. Tale andamento è stato determinato, in particolare, dalla variazione nulla delle entrate correnti. La pressione fiscale è stata pari, nel primo trimestre 2013, al 39,2%, risultando superiore di 0,6 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente.

Croazia, undici paesi con limitazioni a lavoratori croati
Tredici non hanno ancora deciso
03 luglio, 19:37
(ANSA) - ZAGABRIA - Sono finora undici i Paesi dell'Ue che hanno introdotto limitazioni per i lavoratori provenienti dalla Croazia, dal primo luglio nuovo membro dell'Unione, mentre sono tredici quelli che non si sono avvalsi del diritto di applicare la moratoria. Lo riferisce l'agenzia di stampa Hina, ricordando che l'annuncio e' giunto ieri dalla Francia e oggi da Malta.
 Limitazioni per i lavoratori croati fino ad almeno luglio del 2015, con la possibilita' di proroghe fino al 2020, sono state introdotte da Malta, Francia, Cipro, Olanda, Austria, Regno Unito, Slovenia, Belgio, Spagna, Lussemburgo e Germania, in quest'ultima con eccezione dei professionisti con laurea e i lavoratori stagionali. ''E' con dispiacere che Malta ha deciso di limitare l'accesso al proprio mercato del lavoro ai croati, anche perche' da sempre e' stata un forte sostenitore dell'ingresso della Croazia nella Ue'', ha spiegato alla Hina Neville Aquilina, incaricato per gli affari europei presso il ministero degli Esteri di Malta. ''Ma il mercato del lavoro maltese e ' piccolo, con appena 148 mila posti in tutto il Paese, e ora che anche alcuni grandi Paesi hanno introdotto queste limitazioni, a Malta c'e' il timore che alcuni croati in cerca di lavoro potrebbero guardare verso il nostro Paese'', ha aggiunto.
 Nel contempo, dalla Lettonia e' giunta la notizia che non ci saranno limitazioni per i croati. Il Paese baltico si aggiunge cosi' a Portogallo, Polonia, Svezia, Romania, Ungheria, Irlanda, Slovacchia, Rep. Ceca, Danimarca, Finlandia, Estonia e Lituania.
 Secondo l'agenzia croata non e' ancora nota la posizione al riguardo di Italia, Bulgaria e Grecia. Il Trattato di adesione della Croazia prevede la possibilita' di una moratoria di due anni, estendibile a ulteriori tre e poi altri due, per un massimo di sette anni. La stessa norma era prevista anche per Paesi che avevano aderito nel 2004 e nel 2007. La Croazia ha diritto in base al principio di reciprocita' a introdurre la stessa moratoria, cosa che il governo di Zagabria ha gia' fatto.
(ANSA).

Croazia: no ad arresto ex 007 Jugoslavia chiesto da Berlino
Perkovic era capo servizi segreti
03 luglio, 13:24
(ANSA) - ZAGABRIA - La Croazia ha detto che non consegnera' alla Germania un ex responsabile dei servizi segreti jugoslavi, colpito da mandato di arresto europeo.
 ''Abbiamo ricevuto ieri il mandato di arresto europeo nei confronti di Josip Perkovic, ma non intendiamo eseguirlo poiche' il reato a lui imputato e' stato commesso prima del 2002'', ha detto il capo della polizia Vlado Dominic, citato dai media.
 Il parlamento di Zagabria ha approvato nei giorni scorsi una legge secondo la quale i mandati di arresto europei sono validi per i reati commessi dopo agosto 2002, data d'entrata in vigore di tali mandati.
 Perkovic, 68 anni, ex capo dei servizi segreti della vecchia Jugoslavia socialista (Udba), e' sospettato dalla giustizia tedesca di coinvolgimento nell'omicidio dell'esiliato politico croato Stjepan Djurekovic, che sarebbe stato ucciso su ordine dell'Udba nel 1983 presso Monaco di Baviera.
 I media croati hanno sostenuto in questi giorni che la posizione di Zagabria su tale vicenda sarebbe stata la causa dell'assenza di Angela Merkel alle celebrazioni solenni per l'ingresso ieri della Croazia nella Ue. Il cancelliere ha giustificato la sua assenza per impegni e mancanza di tempo.
(ANSA).

Ungheria, parlamento Ue minaccia sanzioni
Se Budapest non cambia costituzione, sospensione voto
04 luglio, 12:28
(ANSA) - STRASBURGO - Strasburgo lancia un chiaro avvertimento all'Ungheria: deve rapidamente porre fine alle violazioni dei valori fondamentali dell'Europa unita, senno' il Parlamento Ue potra' chiedere ai 28 l'attivazione dell'art. 7.1 del Trattato, quello che porta alla sospensione del potere di voto. L'ultimatum e' arrivato tramite l'approvazione - con 370 si', 249 no e 82 astensioni - di una risoluzione firmata dal verde portoghese Rui Tavares.
''Le modifiche costituzionali in Ungheria - ha affermato Tavares durante il dibattito sul caso magiaro - sono sistemiche e in generale si allontanano dai valori europei''. Strasburgo punta il dito contro il processo di modifica della Costituzione ungherese: manca di ''trasparenza, apertura, inclusivita'''. I deputati deplorano anche che i cambiamenti apportati ''abbiano determinato un evidente indebolimento dei sistemi di equilibri istituzionali''. Per rimettersi in riga con i valori fondamentali della Ue, il Parlamento invita le autorita' magiare a eliminare dalla Magna Charta le disposizioni dichiarate incostituzionali dalla Corte costituzionale, e limitare il frequente ricorso alle leggi cardinali.
Altre richieste sul fronte dei media: il governo deve ''rispettare, garantire, tutelare e promuovere il diritto fondamentale alla liberta' di espressione'' e mettere in atto ''procedure e meccanismi obiettivi'' per ''la nomina dei dirigenti dei mezzi d'informazione pubblici e degli organismi di regolamentazione''. I deputati chiedono inoltre la creazione di un gruppo ad alto livello per verificare il rispetto dei valori dell'UE in tutti gli Stati membri. (ANSA).

Kosovo firma accordo militare con Albania, Serbia protesta
Belgrado intende parlarne con Ue
03 luglio, 13:36
(ANSA) - BELGRADO/PRISTINA - Il Kosovo ha concluso un accordo militare con l'Albania, provocando l'immediata reazione della Serbia secondo cui si tratta di un ''problema molto serio''.
 L'accordo e' stato firmato a Prizren (sud del Kosovo) dal ministro della difesa albanese, Arben Imami, e dal ministro delle forze di sicurezza del Kosovo, Agim Ceku. Il testo definisce tra l'altro le procedure di ingresso e soggiorno dei militari albanesi e kosovari nei due Paesi, sulla base degli standard previsti dalla Nato. La stragrande maggioranza dei circa 2 milioni di abitanti del Kosovo e' di etnia albanese. I serbi sono circa 120 mila, gran parte dei quali concentrati al nord.
 Il vicepremier e ministro della difesa serbo Aleksandar Vucic si e' espresso oggi in termini molto critici e allarmati per tale intesa, parlando di un ''problema molto serio'' che intende affrontare con l'Unione europea e gli altri partner internazionali. La Serbia non riconosce l'indipendenza del Kosovo, che continua a considerare come una propria provincia meridionale. Il 19 aprile scorso, con la mediazione della Ue, Belgrado e Pristina hanno raggiunto un accordo sulla normalizzazione delle relazioni, che comunque non prevede un riconoscimento dell'indipendenza del Kosovo. (ANSA).



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