L'UNIONE SARDA - Economia: «Stabilimenti
balneari, a rischio 6.500 posti»
Istat. 9° Censimento industria e servizi,
istituzioni e non profit: un Paese in profonda trasformazione
Casa: -74 mld euro di acquisti in 6 anni
Fisco: da 2000 ruoli per 807,7 mld
Evasione fiscale, 545 miliardi da riscuotere:
ma 107 riguardano falliti
Premier Lettonia, da ingresso in Eurozona onori
e oneri
Imprese in Sicilia, una valle di lacrime. “Entro
sei mesi 14mila chiusure”
11 luglio 2013 -
15:29 - Cronaca,Cronaca Regionale,Economia,Politica
di ebon -
Una valle di
lacrime, fra crisi annunciate e cartelli di chiusura. Se le banche non tendono
la mano – oltre ai contanti – e la burocrazia affonda progetti uno dopo
l’altro, la vera “mazzata” per le piccole imprese siciliane non può che esser
dietro l’angolo. È giusto una questione di attese: per la chiusura di un gran
numero di attività, il countdown potrebbe concludersi, secondo molti, nel caso
dell’aumento dell’Iva.
Il grido d’allarme
arriva forte e chiaro dalla Comitas, l’associazione delle microimprese
italiane, che ha elaborato un apposito
studio sulla crisi delle piccole attività nelle regioni d’Italia. In Sicilia,
come prevedibile, la situazione è pressoché drammatica. Perché, senza
interventi mirati, le piccole aziende destinate a chiudere, per di più entro
sei mesi, secondo le previsioni dell’associazione sono oltre 14mila.
I neri orizzonti
emergono a seguito dello studio che ha incrociato i dati sul calo dei consumi
delle famiglie (-4,3% nel 2012), aumento della pressione fiscale e il blocco
dei prestiti delle banche (che in un anno sono stati del 10%). Risultato? Nei
primi tre mesi del 2013, hanno già chiuso più di 11mila imprese: cifra già
superiore allo stesso periodo del 2012.
Le ripercussioni sul
fronte occupazionale, di conseguenza, sono scontate. Ancor di più, con lo
spettro dell’aumento dell’Iva dal 21 al 22%: “I consumi in regione – è
l’allarme della Comitas – caleranno di un ulteriore 3% per effetto del rincaro
dei prezzi, e più di 14mila microimprese della Sicilia chiuderanno i battenti
entro il primo trimestre 2014. Le ripercussioni sul fronte occupazionale –
altro dato rilevante – saranno enormi, con oltre 42 mila cittadini che
perderanno il lavoro”.
Le soluzioni non
mancano, ma servirebbe la bacchetta
magica per un effetto immediato. Il blocco dell’Iva è fra le tante.
All’appello, inevitabilmente, vengono chiamate le banche, cui è chiesto di
concedere credito attraverso il potenziamento dei Confidi. Condizione
fondamentale, tuttavia, quella di sostenere le imprese con sgravi fiscali e
semplificazioni burocratiche. Fra il dire e il fare, poi, si sa, c’è il mare. O
l’Oceano.
L'UNIONE SARDA - Economia: «Stabilimenti
balneari, a rischio 6.500 posti»
11.07.2013
«Le strutture
balneari della Sardegna devono ottenere la proroga sino al 2020 come prevede la
legge per tutto il territorio nazionale. A rischio ci sono 1.500 lavoratori
diretti e 5.000 stagionali». Lo ha chiesto il deputato sardo del Pdl, Mauro
Pili, presentando ieri un'interrogazione appello al Governo con la quale chiede
un intervento diretto sulla Regione per uniformare le condizioni di proroga su
tutto il territorio nazionale, garantendo la salvaguardia delle imprese del
settore. «Se non dovesse essere attuata la norma», spiega Pili, «le spiagge
sarde finirebbero nelle mani delle grandi multinazionali straniere che si
stanno attrezzando per partecipare a eventuali gare internazionali dove gli
operatori sardi rischiano di essere cancellati. È impensabile», aggiunge il
deputato, «che la Sardegna resti esclusa da quella norma che il Parlamento ha
varato nei mesi scorsi consentendo a tutte le concessioni di essere prorogate
sino al 2020». In Sardegna, le strutture balneari sono circa 900 con
occupazione diretta stimata in circa 1.500 unità, a cui si aggiungono 4-5.000
unità stagionali. «Si tratta di una realtà economica di rilievo che non può
essere cancellata con un colpo di spugna», conclude Pili. In tarda serata è
arrivata la replica della Regione: «Le concessioni balneari di competenza
regionale sono tutte già prorogate al 31 dicembre 2020», ha precisato l'assessore
regionale degli Enti locali, Nicola Rassu.
Istat. 9° Censimento industria e servizi,
istituzioni e non profit: un Paese in profonda trasformazione
Il mondo del non profit cresce e si
diversifica, la Pubblica Amministrazione si snellisce, il settore delle imprese
subisce trasformazioni nel contesto della crisi e della globalizzazione. A
confermarlo sono i risultati del 9° Censimento Istat su Industria e servizi,
Istituzioni pubbliche e Non Profit. Alla rilevazione hanno partecipato oltre
300 mila organizzazioni non profit, 13 mila istituzioni pubbliche e un campione
di 260 mila imprese (tutte quelle con 20 e più addetti e circa 190 mila unità
produttive di piccole e piccolissime dimensioni).
Innovativa nel metodo e nelle tecniche di
rilevazione, l'operazione censuaria si è caratterizzata per un uso quasi
capillare del web da parte dei soggetti coinvolti nella compilazione dei
questionari. Proprio questo ha consentito la pubblicazione dei dati definitivi
a distanza di soli quattro mesi dalla chiusura delle rilevazioni sul campo.
Accanto ai dati tradizionali, alcuni
approfondimenti inediti su occupazione, governance, internazionalizzazione e
strategie finanziarie costituiscono una solida base informativa per un monitoraggio
continuo delle trasformazioni della realtà produttiva italiana.
Casa: -74 mld euro di acquisti in 6 anni
Ance, 690mila posti
persi nelle costruzioni da inizio crisi
(ANSA) - ROMA, 11
LUG - "Il mercato della casa è praticamente fermo: l'acquisto di nuove
abitazioni da parte delle famiglie ha subito un crollo di 74 mld di euro
rispetto a 6 anni fa". Lo ha detto il presidente Ance Buzzetti
all'assemblea dei costruttori sottolineando che "l'Imu ha contribuito in
modo determinante a questa caduta". Dall'inizio della crisi, ha aggiunto,
sono 690mila i posti di lavoro persi nella filiera delle costruzioni e "si
stima che 50-80mila persone, oggi in Cig, potrebbero non essere reintegrate".
Fisco: da 2000 ruoli per 807,7 mld
Riscossi 69,1 mld,
545,5 da riscuotere ma 107 riguardano falliti
11 luglio, 10:53
(ANSA) - ROMA, 11
LUG - Dal 2000 al 2012 grazie alla lotta all'evasione sono stati emessi ruoli
per 807,7 miliardi di euro.
La somma
effettivamente riscossa in questi 13 anni è di 69,1 miliardi di euro. E' quanto
risulta da alcune tabelle consegnate dal ministero dell'Economia alla
Commissione Finanze della Camera. Il carico dei ruoli da riscuotere ammonta
teoricamente a 545,5 miliardi di euro ma di questa somma 107,2 miliardi
riguardano soggetti in fallimento.
Evasione fiscale, 545 miliardi da riscuotere:
ma 107 riguardano falliti
ROMA - I redditi
evasi al fisco e non ancora incassati dallo Stato ammontano sono superiori a
500 miliardi. Il carico dei ruoli da riscuotere ammonta infatti a teoricamente
a 545,5 miliardi di euro ma di questa somma 107,2 miliardi riguardano soggetti
in fallimento. È quanto risulta da tabelle del ministero dell'Economia
depositate alla Commissione Finanze della Camera.
In particolare, dal
2000 al 2012 grazie alla lotta all'evasione sono stati emessi ruoli per 807,7
miliardi di euro. La somma effettivamente riscossa in questi 13 anni è di 69,1
miliardi di euro. Nel tempo le somme della lotta all'evasione che vengono
effettivamente riscosse dalla società di riscossione (Equitalia) ammontano al
20%.
«A seguito del
decorso di un decennio dall'affidamento del carico all'agente di riscossione,
il dato del riscosso tende strutturalmente ad attestarsi intorno al 20%», ha
detto il vice ministro all'Economia Luigi Casero rispondendo ad una
interrogazione parlamentare del presidente della Commissione Finanze della
Camera Daniele Capezzone Pdl e di Enrico Zanetti (Sc). «Ne consegue - ha
aggiunto Casero - che anche l'andamento delle riscossioni relative agli anni di
più recente affidamento, ancorché sicuramente influenzato dal peggioramento del
quadro economico di riferimento, potrà essere valutato nella sua effettività
solo allorquando, nei prossimi anni, si sarà ormai consolidato».
Non tutto il carico
dei ruoli, le somme ricavate dalla lotta all'evasione, può essere
effettivamente riscosso. L'Agenzia delle Entrate «con riferimento ai residui
attivi al 31 dicembre 2012 inoltrati dalla Ragioneria Generale, ha comunicato
una percentuale di abbattimento pari all'82%», ha detto ancora Casero.
Ammontano invece a 18,6
miliardi di euro i ruoli che Equitalia deve riscuotere ma che sono oggetto
delle rateazioni accordate ai contribuenti in temporanea situazione di
obiettiva difficoltà.
Il carico residuo
dei ruoli fiscali da riscuotere riguarda in gran parte debitori per oltre mezzo
milione di euro. «Al 31 dicembre 2012, oltre l'80% del carico residuo era
riferibile a debitori iscritti a ruolo per importi complessivamente pari
osuperiori a 500.000 euro (121.409 soggetti per un carico netto residuo da
riscuotere pari a 452 miliardi di euro)», ha precisato ancora Casero.
«La percentuale di
abbattimento - ha spiegato il vice ministro Casero alla Commissione Finanze di
Montecitorio riferendosi ai ruoli da riscuotere - è individuata valutando il
grado di riscossione delle
partite tenendo conto del grado di esigibilità
dei residui in funzione delle caratteristiche degli stessi, e cioè se sono
riferiti a soggetti falliti o a ruoli per i quali è stata richiesta
l'inesigibilità e della vetustà del ruolo».
Per quanto riguarda i
carichi previdenziali, «l'Inps ha comunicato per le vie brevi - riferisce
ancora Casero - di considerare quale quota di presunti crediti inesigibili,
rispetto al totale dei crediti da riscuotere, una percentuale pari al 44%».
Squinzi. «Qualcosa
si muove, ma siamo lontani dal considerare chiusa la stagione nera
dell'economia». Lo ha detto il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi,
parlando all'assemblea dei costruttori dell'Ance. «A un anno di distanza i
nostri auspici per un'inversione di tendenza che mettesse fine allarecessione
faticano a realizzarsi» ha aggiunto Squinzi. «A fine anno la caduta dovrebbe
rallentare, tanto che nel 2014 dovremo vedere un Pil con segno positivo, un
segno debole soprattutto se non faremo gli interventi necessari. Un dato che
non ci rende soddisfatti - ha detto ancora Squinzi - il nostro obiettivo è una
crescita stabile al 2%, obiettivo ambizioso ma necessario per la ripresa».
«Sulla base dei dati
forniti da Agenzia delle Entrate ed Equitalia nella risposta del viceministro
dell'Economia Luigi Casero, posso stimare che i 545 miliardi di euro di ruoli
non ancora riscossi dal 2000 al 2012 produrranno in concreto incassi per
complessivi 55 miliardi di qui al 2024», ha replicato Zanetti. «Nessun
tesoretto, dunque, e ancora tanto lavoro da fare, su una riscossione - continua
- che riesce nell'impresa di essere di essere percepita al contempo feroce e
poco efficiente, nonostante i molti interventi di questi anni. Trovo molto
significativo il fatto che, sui 545 miliardi di ruoli non ancora riscossi, ben
452 miliardi (l'80%) sono riferibili ad appena 121.409 'grandi debitorì
iscritti a ruolo per importi complessivamente superiori a 500mila euro»,
conclude.
Giovedì 11 Luglio
2013 - 14:45
Ultimo
aggiornamento: 15:04
Premier Lettonia, da ingresso in Eurozona onori
e oneri
Dombrovskis da
Letta, nuovo passo importante per Paese
11 luglio, 15:16
(di Cristiana
Missori)
(ANSA) - ROMA -
''Siamo convinti che l'ingresso nell'Eurozona avrà ripercussioni positive sulla
nostra economia e non ci aspettiamo un grosso impatto sui prezzi. Dopo
l'adesione alla Nato e all'Ue, si tratta di un nuovo importante passo avanti
simbolico per la Lettonia''. Lo ha detto ad ANSA Nuova Europa il primo ministro
lettone, Valdis Dombrovskis, commentando il via libera definitivo con cui
l'Ecofin di martedì scorso ha sancito ufficialmente l'ingresso della piccola
Repubblica baltica nell'Euro a partire dal 1 gennaio 2014.
A Roma dove incontra per una colazione di
lavoro il presidente del Consiglio, Enrico Letta, Dombrovskis esprime molta
soddisfazione per la decisione adottata dai 28 ministri dell'Economia e delle
Finanze europei, ma si appresta a rassicurare quella parte dell'opinione
pubblica interna contraria al passaggio alla moneta unica, perché, dice, ''non
ci aspettiamo un grosso impatto sui prezzi''. Già da tempo, spiega, ''abbiamo
iniziato un monitoraggio dei prezzi e con gli operatori economici stiamo per
firmare un accordo che potremmo chiamare ''contro la paura dell'introduzione
dell'euro''.
Attraverso questa intesa, questi ultimi si
impegnano a convertire i prezzi esattamente al cambio già fissato tra Lat e
euro''.
Dal 2014, dunque, la Lettonia sarà in grado
''di ridurre i tassi di interesse e eliminare i costi di conversione della
nostra valuta'', spiega il premier. ''Siamo una piccola economia e circa il 70%
dei nostri scambi li realizziamo in euro, questo significa che fino a ora
abbiamo speso molti soldi per convertire il Lat nella moneta europea''. Entrare
nella zona euro significa anche aderire in toto a un sistema di solidarietà tra
Stati. ''Siamo consapevoli - replica Dombrovskis - che si tratti di un
pacchetto ''all inclusive'' e che dovremo contribuire al meccanismo di
stabilità europea''. Contribuzione, fa sapere, che nei prossimi 12 anni porterà
la Lettonia ''a pagare oltre 300 milioni di euro''. Eppure i benefici per
l'economia del piccolo Stato baltico, e' convinto, saranno maggiori dei costi
da affrontare per l'accesso. E sempre di economia parlerà con il presidente del
Consiglio Letta. ''Sul tavolo - anticipa - ci sono il rilancio economico
europeo e il rafforzamento dell'interscambio tra Roma e Riga su cui possiamo
fare di più''. L'Italia, ricorda, ''e' il nostro tredicesimo partner
commerciale e ci sono i margini affinché i nostri scambi crescano''. Dopo il sì
definitivo dell'Ecofin, sostiene, dal 2014 sarà più facile attrarre
investimenti.
Nel 2012 l'interscambio tra Italia e Lettonia
ha registrato un incremento del 12%. A crescere sono soprattutto le
esportazioni italiane verso la repubblica baltica (+25%). A oggi sono 500 le
aziende a capitale italiano che operano sul territorio della piccola repubblica
baltica, per lo più piccole e medie imprese, mentre gli investimenti diretti
ammontano a 50 milioni di euro. La Lettonia, ricorda Dombrovskis, rappresenta
anche un hub verso altri mercati quali Russia, Comunità degli Stati
Indipendenti e l'estremo Oriente, ma anche un ponte verso l'Est europeo. Le
nostre economie non sono concorrenti, ma complementari. Possiamo quindi
lavorare bene insieme''. (ANSA).
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