Crisi: Codacons, budget vacanze -7,2%
Frena crisi negozi,7mila nuovi in 2 mesi
Unione bancaria sfida cruciale, Italia rincorre
fondi Ue
Pesca: accordo su fondi Ue 2014-2020, a Italia
oltre 400 mln
Udin, oltrepadania est. Alessandra Guerra in
pensione a 50 anni
Sicilia. “Contro la crisi, medici e avvocati scelgono
le cooperative”
27 luglio 2013 -
19:48 - Cronaca,Economia,Politica
Sos crisi. Anche per
professioni d’elite, ritenute in passato al sicuro dalle turbolenze economiche.
In Sicilia medici e avvocati ricorrono sempre piu’ alle cooperative per
ammortizzare costi e offrire tariffe piu’ competitive. Parola di Elio
Sanfilippo, presidente regionale di Legacoop.
“Il mondo delle
cooperative in Sicilia – spiega Elio Sanfilippo, presidente di Legacoop Sicilia
nel corso di un forum nella redazione dell’agenzia Italpress – attraversa la
stessa crisi del sistema delle imprese siciliane. Assistiamo tuttavia ad una
crescita delle cooperative di servizio, come quelle a cui stanno dando vita
medici e avvocati, crescita accompagnata comunque da un drastico calo
generalizzato dei fatturati, che puo’ arrivare fino al 30%”.
Un mondo quello
delle coop che cerca risposte concrete dagli interlocutori istituzionali. “Molto
spesso – sottolinea Sanfilippo i tempi dell’economia non sono gli stessi della
politica. Il giudizio sul Governo Crocetta? Io gli darei una non piena
sufficienza. Da un lato il Governatore sta facendo emergere degrado
istituzionale e malaffare. Ma accanto a quest’azione di bonifica e risanamento
indispensabile, ci deve essere una ‘pars construens’, ovvero pensare ad una
strategia di sviluppo e di alternativa. Anche rispetto all’ultima finanziaria
sono rimasto decisamente deluso. Ecco credo sia necessario pragmatismo e una
chiara strategia di rilancio e sviluppo”.
Sanfilippo parla
anche del nodo-credito e dell’ipotesi di fusione di Ircac e Crias: “Ci siamo
opposti perche’ crediamo che le banche non si creino a tavolino ma per progetti
condivisi. Non siamo pero’ aprioristicamente contrari al cambiamento ne’ siamo
arroccati in posizioni di difesa dell’esistente, vogliamo tuttavia che venga
salvaguardata la specificita’ del quel credito agevolato alle coop. Un
meccanismo importante che nel passato ha consentito a diverse realta’
nell’isola di crescere”.
Crisi: Codacons, budget vacanze -7,2%
Chi parte spenderà
97 euro al giorno, contro i 104 del 2012
28 luglio, 12:47
(ANSA) - ROMA, 28
LUG - Vacanze estive all'insegna del risparmio per i cittadini italiani: chi
parte spenderà quest'anno mediamente 97 euro al giorno, contro i 104 del 2012,
con una riduzione di spesa procapite pari al 7,2%. Lo calcola il Codacons,
precisando che questa cifra comprende i costi di trasporto (auto, treno o
aereo), i soggiorni presso le strutture turistiche, le spese per
l'alimentazione, per i servizi balneari (stabilimenti o altro), per svago e
intrattenimento.
Frena crisi negozi,7mila nuovi in 2 mesi
Dati Confesercenti,
primo saldo positivo da 2012,meglio al Nord
28 luglio, 11:14
(ANSA) - ROMA, 27
LUG - Rallenta l'emorragia di negozi e piccole botteghe al dettaglio che tra
maggio e giugno tornano, per la prima volta dal 2012, a registrare un saldo
positivo tra chiusure e aperture (+1.422), grazie soprattutto alla vitalità del
Nord Italia. Sono i dati dell'Osservatorio Confesercenti che nel terzo bimestre
2013 rileva un 'piccolo boom' di aperture: 7.546 nuove imprese, +88% rispetto a
marzo-aprile (4.014). Da inizio 2013 hanno però chiuso senza essere sostituite
11.328 imprese.
Unione bancaria sfida cruciale, Italia rincorre
fondi Ue
Parte pausa estiva
pensando a autunno ed elezioni tedesche
28 luglio, 13:30
BRUXELLES - Da un
lato la necessità di trovare un difficile ma indispensabile accordo per dare
vita all'Unione bancaria Ue e andare oltre la crisi. Dall'altro, l'attesa per
le elezioni tedesche di fine settembre e le incognite legate a un Mediterraneo
di nuovo in fiamme. In mezzo l'Italia con la rincorsa ai miliardi di euro dei
fondi comunitari passati e futuri e a una maggiore flessibilità che potrà
arrivare solo se a ottobre presenterà a Bruxelles una legge di stabilità per il
2014 con i conti in ordine e riforme.
Sono questi i
principali elementi dello scenario in cui l'Europa affronta la pausa estiva
guardando a un autunno che si annuncia 'caldo' e denso di incognite. "Il
tema centrale sarà il varo del meccanismo unico per la risoluzione delle crisi
bancarie", sottolinea l'ambasciatore Stefano Sannino, da inizio luglio
alla guida della rappresentanza permanente dell'Italia presso le istituzioni
Ue. Trovare un accordo è "fondamentale", aggiunge, per spezzare il
circolo vizioso creato dalla spirale salvataggio banche-crescita debito
pubblico. E quindi anche per rimettere in moto un sistema economico in grado di
dare risposte al dilagante malessere sociale.
Il meccanismo di
risoluzione delle crisi bancarie è forse il più importante dei tre pilastri -
gli altri sono la vigilanza unica Bce che partirà entro il 2014 e il fondo
unico di garanzia sui depositi ancora in gestazione - su cui si sta costruendo
faticosamente l'Unione bancaria. Un progetto che rappresenta l'indispensabile
complemento 'politico' all'azione calmieratrice esercitata sui mercati da
Draghi. Ma rispetto al quale la Germania, che pure lo ha voluto, continua a
nutrire riserve che molti attribuiscono alla cautela pre-elettore di Angela
Merkel.
"Non credo però
che ci saranno enormi cambiamenti nella posizione tedesca dopo le
elezioni" prevede Sannino. Il quale, davanti alle critiche rivolte da
molti all'Europa e al suo modus operandi, evidenzia che senza l'Ue l'impatto
della crisi sarebbe stato "molto più drammatico" e che alternative al
progetto di integrazione europea non ce ne sono. Sull'Europa l'ambasciatore
auspica, anche in vista delle elezioni europee del prossimo maggio, "un
dibattito più informato e meno demagogico". Ad ogni modo, per Sannino,
oggi nell'Ue "c'e' molta più consapevolezza" della necessità di
sostenere lo sviluppo con azioni mirate come quelle già adottate in favore
dell'occupazione giovanile dall'ultimo Consiglio Europea. Ma è indubbio che
"disciplina e crescita devono andare insieme e che i singoli Paesi devono
fare la loro parte".
In questo contesto
l'Italia, a partire da settembre dovrà giocare una duplice, delicata quanto
cruciale partita. Da subito dovrà lavorare intensamente per non perdere neanche
un euro dei circa 15 miliardi di fondi comunitari che le restano da spendere
rispetto a quanto le è stato assegnato con il bilancio Ue 2007-2013 (finora ha
utilizzato solo il 40% delle risorse disponibili). Perché se è vero che
tecnicamente avrà ancora il biennio 2014-2015 per impiegare gran parte di ciò
che resta, è vero anche che - in base ai meccanismi Ue - una quota di questi 15
miliardi (4-5 secondo le ultime stime) rischia di essere 'disimpegnata'
automaticamente, ovvero persa, se non sarà utilizzata entro la fine di
quest'anno. Parallelamente, l'Italia deve attrezzarsi per programmare presto e
bene l'impiego degli oltre 38 miliardi messi a disposizione per le politiche di
coesione e lo sviluppo rurale dal bilancio Ue 2014-2020.
Ma i fondi Ue, per
essere utilizzati, devono essere impiegati in progetti cofinanziati -
generalmente al 50% - dallo Stato. Ed è per questo che Roma chiede da mesi più
flessibilità, cioè la possibilità di non conteggiare queste spese, come anche
quelle destinate alle grandi opere infrastrutturali, nel calcolo del deficit
pubblico. Su questo fronte l'appuntamento è fissato per ottobre quando, dopo le
elezioni tedesche, tornerà a riunirsi il Consiglio Europeo. Ma soprattutto
quando tutti i Paesi, e quindi anche l'Italia, dovranno per la prima volta -
secondo quanto previsto dalle nuova governance economica Ue - presentare
preventivamente a Bruxelles le leggi di stabilità per il 2014.
Sarà quello il
momento in cui Bruxelles verificherà non solo la tenuta dei conti pubblici, ma
anche se e come sono state recepite le riforme e gli altri interventi economici
'raccomandati' all'Italia con il documento adottato dal vertice Ue dello scorso
giugno insieme alla chiusura della procedura per deficit eccessivo.
Pesca: accordo su fondi Ue 2014-2020, a Italia
oltre 400 mln
Introdotti aiuti per
le attività artigianali e quelle costiere
16 luglio, 15:27
BRUXELLES - E'
positivo per l'Italia l'accordo raggiunto a Bruxelles, tra i ministri della
pesca dell'Ue, sui criteri di ripartizione del nuovo Fondo europeo per
l'attività marittima e la pesca 2014-2020 (Feamp). La delegazione italiana
infatti ritiene che "l'Italia possa mantenere per i prossimi sette anni
l'ammontare di finanziamenti al settore come nella vecchia programmazione
finanziaria 2007-2013, che ammontava a 424 milioni di euro, a cui vanno
aggiunti altrettanti fondi nazionali".
"Un accordo
positivo - ha spiegato all'Ansa al termine di lavori il Rappresentante
permanente aggiunto dell'Italia presso l'Ue, Marco Peronaci - in primo luogo
perché viene riconosciuto il criterio dell'aiuto alla piccola pesca artigianale
e costiera che rappresenta l'88% della flotta italiana". Nell'accordo
rientra inoltre il riconoscimento del sostegno al fermo temporaneo
dell'attività e alle demolizioni delle imbarcazione fino al 2017, mentre per le
spese impegnate a quel fine la scadenza può essere protratta al 2019.
Altri criteri di
ripartizione del nuovo Feamp favorevoli al settore della pesca in Italia
riguardano - ha aggiunto Peronaci - "i criteri dell'occupazione, del
livello di produzione e non ultimo l'acquacoltura". Prima di accettare
l'accordo proposto, l'Italia ha chiesto ed ottenuto di stralciare dal testo la
parte in cui si voleva creare un nesso tra le risorse attribuite agli Stati
membri e la dimensione delle 'zone economiche esclusive' che permettono ad uno
Paese di espandersi fino a 200 miglia dalla costa, ma che l'Italia non ha
istituito.
In relazione al
controllo delle zone marine sono stati invece inseriti criteri legati alle
situazioni in alto mare e alle aree economiche dei Paesi terzi. La delegazione
italiana ha infine sottolineato l'importanza che, quando si parla di pesca
sostenibile, siano coinvolti anche gli altri Paesi rivieraschi extra-Ue. Il
nuovo Fondo europeo dovrebbe poter contare per i prossimi sette anni su un
ammontare globale pari a 5,5 miliardi di euro di cui circa 4,4-4,5 miliardi da
destinare all'attività di pesca. Il resto all'attività marittima.
Udin, oltrepadania est. Alessandra Guerra in
pensione a 50 anni
L’ex presidente
della Regione da giovedì incasserà 4.388 euro lordi al mese. È stata in giunta
e in Consiglio dal ’93 al 2008
di Anna Buttazzoni
UDINE. Giovedì. È un
giorno da circoletto rosso sul calendario per Alessandra Guerra. Giovedì avrà
compiuto 50 anni da pochi giorni e incasserà il suo primo assegno da pensionata
di lusso. Una baby-pensionata l’ex presidente della Regione, prima donna in Fvg
a ricoprire quel ruolo nell’era in cui l’elezione diretta del governatore
ancora non esisteva e decidevano i partiti.
L’ex pasionaria della Lega, non più first lady
del Carroccio, passata al Pd nel 2009, ha lasciato il Consiglio regionale nel
maggio del 2008. Vi era entrata nel luglio del 1993. Per 15 anni, anzi, per chi
ama le statistiche, dopo un’esperienza in Regione durata 14 anni 10 mesi e 4
giorni, riceverà ogni mese 4.388,87 euro lordi.
Figlia di Romano (storico autonomista
friulano), laureata in lettere, insegnante di scuola media, Alessandra Guerra
viene eletta in Consiglio nel 1993. Ha 30 anni, fa parte del popolo padano
dalla prima ora e per la Lega diventa subito assessore. Il 3 agosto del 1993,
sotto la presidenza del leghista Pietro Fontanini, le vengono affidate le
deleghe a Istruzione, Cultura e Formazione professionale, fino all’11 gennaio
1994. Dal gennaio al luglio di quello stesso anno la guida della Regione tocca
a Renzo Travanut (allora Pds).
È il 18 luglio del 1994 che Guerra viene
indicata presidente, ruolo che svolge fino al 6 novembre del 1995. Il giorno
dopo la Lega cambia cavallo e punta su Sergio Cecotti, ma la pasionaria resta
assessore, agli Affari comunitari, ai Rapporti esterni, all’Istruzione e alla
Cultura, fino al 4 dicembre 1996. Nel 1998 Guerra viene rieletta in Consiglio e
ritorna nell’esecutivo regionale il 15 giugno 2001, da vicepresidente della
prima giunta di Renzo Tondo, che dura fino al 23 giugno 2003. È l’anno della
svolta, della candidatura per la terza volta consecutiva. È l’anno dello
schiaffo romano all’Autonomia del Fvg (e a Tondo).
È l’anno dei visitors, come disse Cecotti che
lasciò il Carroccio e si dimise da sindaco di Udine per essere rieletto
guidando una propria compagine civica e un’alleanza di centrosinistra. I
“cavalieri” della Casa delle Libertà Berlusconi, Bossi, Fini e Follini, si
calarono sul castello di Udine per annunciare la candidatura a governatore
della lady del Carroccio. Comincia l’era dell’elezione diretta del presidente
della Regione, ma i visitors e il machismo della politica non aiutano Guerra,
sconfitta da Riccardo Illy.
La leghista chiude la propria esperienza in
Consiglio dopo cinque anni d’opposizione. La Lega non la ricandida in Regione.
E fa anche di più, negandole nel 2008 un seggio sicuro alla Camera, infilandola
al quarto posto in lista, lontana da uno scranno romano. Lei, travolta e stravolta,
non sta a guardare e passa al Pd, al sostegno ufficiale a Illy, con tanto di
conferenza stampa dove fa scorrere il veleno, conservato troppo a lungo, sulla
Lega. Ma nel 2008 è Illy a perdere contro Tondo. Guerra si ritira dalla
politica, scrive un libro, si dedica alla famiglia, ritorna a insegnare.
Tutta un’altra storia quella recente. Da
giovedì l’ex presidente passa all’incasso, almeno economico, perché la vecchia
legge regionale permetteva di ottenere il vitalizio già a 55 anni e di
anticiparlo a 50. Guerra ha compiuto cinquant’anni il 19 luglio. E ha subito
chiesto l’anticipo del vitalizio. L’Ufficio di presidenza del Consiglio ha
approvato. Guerra otterrà dalla Regione ogni mese 4.388,87 euro lordi. È la
politica, bellezza.
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