Gas: Bp, Socar e Total si uniscono a consorzio
Tap
L'UNIONE SARDA - Economia: La tv cinese a
Cagliari intervista gli artigiani
L'UNIONE SARDA - Economia: L'estate fa tornare
i turisti
L’Eni si rinnamora di Gela. Nasce “polo di
eccellenza”
Istat. I cittadini non comunitari regolarmente
soggiornanti
Istat. Occupati e disoccupati (dati provvisori)
Istat. Prezzi al consumo: dati provvisori
Coldiretti: Cucina “fai da te” per un italiano
su tre
Germania: disoccupati in calo a 2,93 mln
Letta in Grecia, 2014 anno di svolta per Unione
Europea
Fitch conferma rating BB- con outlook negativo
alla Serbia
Addio alle barre d'uranio dell'Itrec
Le scorie tornano in
Usa per sempre
Tornano in America
le barre della centrale di Elk River che da 40 anni erano custodite nel centro
Enea-Itrec di Rotondella. Lunedì sera si è conclusa la prima fase
dell’operazione top secret gestita dalla Sogin con la collaborazione dei
ministeri di Interno e Difesa, ma restano dubbi.
di LEO AMATO e
VALERIO PANETTIERI
POTENZA - Tornano a
casa negli Stati Uniti le barre di combustibile nucleare custodite all’Itrec di
Rotondella. Per non tornare mai più. E al trasporto avvenuto lunedì sera ne
seguirà almeno un altro prima che l’operazione top secret gestita dalla Sogin
con la collaborazione dei ministeri di Interno e Difesa potrà dirsi davvero conclusa.
E’ arrivata al
Quotidiano ieri pomeriggio la conferma di una delle ipotesi della prima ora sul
misterioso trasferimento di materiale radioattivo dal centro ex Enea
all’areoporto militare di Gioia del Colle. A distanza di qualche ora un
comunicato striminzito della Sogin ha fugato i dubbi residui, che pure non sono
mancati. «In ossequio agli impegni presi dall’Italia in occasione del Vertice
sulla Sicurezza Nucleare svoltosi a Seoul nel marzo del 2012 - ha spiegato la
società che gestisce il lascito dell’epopea dell’atomo tricolore - si è
concluso oggi il rimpatrio negli Stati Uniti di materiali nucleari sensibili di
origine americana che erano custoditi in appositi siti sul territorio nazionale
per attività di ricerca e di sperimentazione. Il rimpatrio di tale materiale
negli Usa si inquadra nell’ambito dell’Accordo internazionale tra Stati Uniti e
Comunità europea dell’Energia Atomica (Euratom) concernente l’utilizzo
dell’energia nucleare a scopi pacifici». Poche parole e a dir poco scarne, per
annunciare l’inizio della fine di un vero e proprio incubo per Rotondella e
dintorni.
I contorni
dell’operazione verranno forniti con ogni probabilità domani dal ministro
Andrea Orlando alla commissione Ambiente della Camera dei deputati. Finora si è
saputo soltanto che era programmata da tempo e i suoi preparativi non sono
passati inosservati dato anche il dispiegamento massiccio di esercito e forze
dell’ordine sul territorio. Tutto sarebbe andato per il meglio, per questo si è
deciso di tranquillizzare la popolazione che da due giorni può ben dire di
avere qualcosa in meno di cui preoccuparsi.
Quindi addio alle
barre e non soltanto a loro, perché dieci anni dopo la vittoria di Scanzano
contro il progetto di un sito lucano per lo stoccaggio definitivo di tutte le
scorie dell’atomo italiano, con la bonifica dell’ex Itrec che va avanti, sembra
allontanarsi anche lo spettro di un nuovo colpo di mano del Governo.
Un’evenienza da sempre temuta da chi ricorda come andarono le cose nel 2003, e
guarda con diffidenza anche ai progetti per quando sarà ultimata la bonifica
dell’impianto di Rotondella.
Le 84 barre di
uranio e torio provenienti dalla centrale di Elk River in Minnesota erano
arrivate in Basilicata negli anni ‘70 per essere riprocessate con una
tecnologia sviluppata dall’Enea per il recupero del combustibile nucleare. A
che fini? Senz’altro militare, se ancora di recente in alcuni documenti viene
definito materiale «weapons grade», idoneo per fornire il la materia prima
necessaria a un’arma atomica. Cosa che è a un certo punto sembra aver attirato
giovani scienziati da diversi paesi medio-orientali interessati al ciclo
uranio-torio come al suo possibile secondo uso.
Rimaste in 64, dopo
che 20 sono state trasformate in maniera irreversibile, per quasi quarant’anni
le barre di Elk River erano rimaste immerse in una piscina a temperatura
costante. Poi è arrivato il progetto di messa in sicurezza della Sogin che
prevedeva la realizzazione di due contenitori da 32 barre cadauno di cemento e
piombo, dove inserirle per lo stoccaggio temporaneo e il trasporto in sicurezza
fino alla loro destinazione “finale”. Dove fosse è rimasto riservato fino a
ieri, tant’è che i più pensavano che sarebbero rimaste in Italia.
Quello di lunedì
notte sarebbe quindi il primo di due “viaggi” programmati per riportare a casa
l’eredità atomica a stelle e strisce del centro Enea-Itrec della Trisaia. Ma
non solo. Infatti l’operazione ha coinvolto anche altri due siti nucleari
italiani, tra i quali ci sarebbe la Casaccia vicino Roma, dove risultavano
depositate altre 2 barre come quelle di Rotondella. I convogli scortati da militari
con i mitra spianati si sarebbero mossi in contemporanea verso un unico punto
di concentramento, e di qui sarebbero partiti alla volta dell’America. Si è
parlato anche di un aereo cargo tipo “Jumbo” 747 partito dall’aeroporto di
Gioia del Colle con una scorta di jet militari, ma conferme in questo senso non
ne sono arrivate. Infatti, nelle vicinanze dell’aereoporto militare c’è anche
una stazione delle ferrovie dove il “cask” proveniente da Rotondella potrebbe
essere stato caricato dietro un locomotore e diretto verso un porto. Quindi
imbarcato su una nave e avviato a una tranquilla traversata dell’Atlantico,
proprio come 40 anni fa.
martedì 30 luglio
2013 15:15
Gas: Bp, Socar e Total si uniscono a consorzio
Tap
Operatore transito
gas Fluxys prende 16% quote del progetto
30 luglio, 14:20
(ANSA) - BRUXELLES -
BP, SOCAR e Total, già membri del consorzio del fornitore di gas Shah Deniz in
Azerbaijan, hanno deciso di unirsi al gruppo alla guida del progetto del
gasdotto transadriatico (Tap). Tap aprirà la via del cosiddetto Corridoio Sud
del gas: collegherà il gasdotto che attraversa l'Anatolia (Tanap) al confine
greco-turco a Kipoi, per poi attraversare la Grecia e l'Albania e il Mare
Adriatico, per finire in Puglia, nel Sud dell'Italia. Secondo quanto riferisce
una nota, BP e SOCAR hanno preso una quota del 20% ciascuna, mentre Total ha
comprato il 10% del consorzio. Fluxys invece, uno dei principali operatori per
il transito del gas in Europa, ha deciso di unirsi a Tap acquistando il 16% di
quote. Gli altri azionisti di Tap, cioè la svizzera Axpo, la norvegese Statoil
e la tedesca E.ON, continueranno a sostenere il progetto, quindi le quote di
Tap attualmente risultano distribuite fra BP (20%), SOCAR (20%), Statoil (20%),
Fluxys (16%), Total (10%), E.ON (9%) e Axpo (5%).
''I nostri nuovi azionisti aumenteranno in
maniera significativa la posizione strategica di Tap nel diventare una via di
collegamento per le loro attività di upstream e downstream'' del gas, ha detto
Kjetil Tungland, Managing Director di Tap. ''Questo rafforzerà ulteriormente
l'integrazione del Corridoio Sud e faciliterà la consegna del progetto Tap
secondo i tempi e con il bilancio previsti'' ha aggiunto Tungland. Gli
azionisti di Tap, riferisce la nota, rimangono aperti a nuovi ulteriori partner
strategici intenzionati ad aderire al progetto in futuro. (ANSA)
L'UNIONE SARDA - Economia: La tv cinese a
Cagliari intervista gli artigiani
30.07.2013
Curiosità La Cina si candida a diventare
uno dei mercati di riferimento per le aziende sarde che intendono promuovere e
commercializzare i loro prodotti. L'incontro tra la Sardegna e il colosso
economico cinese è stato possibile grazie all'iniziativa di Confartigianato
Sardegna che ha attivato un contatto con la Tv di Stato cinese, ieri a Cagliari
con un suo inviato che ha intervistato il presidente (Luca Murgianu ) e il
segretario (Filippo Spanu) e visitato le aziende artigiane sarde. Sviluppo,
uscita dalla crisi, lavoro e prospettive gli argomenti trattati. Il
corrispondente dall'Italia della China Central Television-CCTV, Feng Zhu, dopo
la visita ai produttori del tipico-tradizionale e ad alcune imprese più
tecnologicamente avanzate, ha voluto conoscere la situazione del comparto
artigiano, analizzando le possibili vie d'uscita dalla crisi, anche alla luce
dei recenti dati negativi riguardanti la preoccupante mortalità delle imprese.
Notizie che raggiungeranno la Cina, tramite il servizio televisivo seguito da
quasi un miliardo di telespettatori. «È un segnale di forte attenzione -
evidenzia Murgianu - verso l'artigiano sardo, che nonostante la crisi offre
servizi ad alto valore aggiunto. Vuol dire che anche da parte di colossi
economici c'è un'attenzione particolare nei confronti di potenziali mercati da
sviluppare».
L'UNIONE SARDA - Economia: L'estate fa tornare
i turisti
31.07.2013
I dati
dell'Infopoint dell'aeroporto: tra gli stranieri tedeschi e inglesi i più
presenti Elmas, dopo mesi di calo è boom di arrivi a giugno La crisi c'è ma non
ferma gli arrivi, soprattutto in questa prima fetta d'estate. L'aeroporto di
Elmas lavora senza sosta, e giugno a sorpresa interrompe il trend in calo.
Tengono gli alberghi, precipitano bed & breakfast, agriturismo e seconde
case. E se gli italiani che scelgono Cagliari come meta delle loro vacanze sono
in diminuzione, gli stranieri aumentano, soprattutto francesi e russi. A
stagione appena iniziata dati certi ancora non ce ne sono, ma il bilancio
provvisorio sembra far tornare a sorridere il capoluogo. NUMERI CONFORTANTI Gli
arrivi a Elmas crescono: 205.176 a giugno di quest'anno contro i 199.731
dell'anno scorso. Mentre maggio 2013 si è chiuso con poco più di mille
visitatori in meno rispetto al 2012. «I voli internazionali ci stanno dando una
grossa mano», spiega Vincenzo Mareddu, presidente della Sogaer. «Sono aumentati
del 10,66 per cento, i nazionali sono in calo dell'4,41, con una flessione
costante nei primi sei mesi dell'anno». TURISMO E INFORMAZIONI L'infopoint
dell'aeroporto cittadino è preso d'assalto, e traccia l'identikit dei turisti
in arrivo. Diminuiscono gli italiani, aumentano gli stranieri. Sono soprattutto
tedeschi (2016), seguiti da inglesi (1041) e a stretto giro ci sono spagnoli
(975), francesi (912). Si fanno notare anche i russi (479) e quasi a pari
merito ci sono svizzeri (278) e lituani (244). Cagliari città recita bene la
sua parte tra le possibili destinazioni dell'Isola, con le sue 2786 presenze a
giugno (tra chi ha chiesto informazioni). Sul secondo gradino del podio
Villasimius (1397), terzo posto per Costa Rei (863), il quarto è sull'altra
costa: Pula e Santa Margherita si attestano su 775 preferenze, distanziando
tantissimo Chia-Teulada (188). Tra le altre province sarde (per chi atterra a
Elmas) Carbonia-Iglesias 861 sembra essere la più scelta, a poco distanza
Olbia-Tempio con 715 visitatori. Pochi arrivano sino a Sassari (208), ma
soprattutto è il vicino Medio Campidano (123) ad attirare poco gli ospiti in
arrivo da lontano. Nuoro non riserva sorprese: 198; l'Ogliastra raggiunge 306.
TUTTI IN ALBERGO E per quanto riguarda il tipo di alloggio scelto, gli hotel
trionfano. Sotto la lente sempre giugno, su un totale di 10.204 turisti
registrati nei punti informazione dell'aeroporto, 4904 turisti hanno dichiarato
di essere diretti negli hotel, 1425 hanno preferito i più economici bed &
breakfast, 945 l'appartamento in affitto, 517 il camping e 312 l'ostello. È
presto per tirar somme certe, ma il quadro è incoraggiante. «L'emorragia sembra
essersi arrestata», commenta Mauro Murgia, presidente di Federalberghi sud
Sardegna. «Non ci sono ancora dati certi, ma dalle indicazioni dei nostri
associati siamo in linea con l'anno scorso». Ed è già positivo, visto che il
2012 si è chiuso con un terrificante meno 17 per cento rispetto al 2011. «Gli
alberghi stanno tenendo, il settore extra-alberghiero è in calo», sottolinea.
In picchiata bed & breakfast e agriturismi, ma sono le seconde a passarsela
peggio. «Sono in grandi difficoltà, già dall'anno scorso».
L’Eni si rinnamora di Gela. Nasce “polo di
eccellenza”
30 luglio 2013 - 10:14 - Cronaca,Economia
Il gigante sembra essersi svegliato dal
lungo letargo. Dopo anni di dubbi, enigmatici annunci, decisioni criptate e
ritardi insopportabili, segnali di abbandono e di disamore, l’Ente nazionale
Idrocarburi ha deciso di non tradire la madre di tutte le sue avventure
meridionali, Gela con la sua petrolchimica, i suoi operai, fiore all’occhiello
del gruppo, una storia intensa e, sotto molti aspetti, dal sapore
pionieristico.
L’Eni investe, si rifà ill look, restyling
con bonifica, migliora la qualità della produzione, sbarca in un mercato più
vantaggioso e regala, soprattutto alla comunità industriale, fatta di uomini e
donne, un polo di eccellenza nel settore della formazione.
Nel petrolchimico di Gela si formeranno
operai altamente specializzati nel delicatissimo settore della sicurezza,
soprattutto antincendio: comportamenti e stato degli impianti, manutenzione e
prevenzione, sono il rosario della sicurezza, ma sono gli uomini, e solo loro,
con le loro competenze, intelligenze, esperienza, che fanno alla fine la
differenza.
Il polo di eccellenza di Gela, in materia
di sicurezza, dovrà insegnare a tutti coloro che si occuperanno di questo
setore nell’Ente Nazionali di Idrocarbiuri, comportamenti e interventi idonei
alla prevenzione di incidenti.
L’ingegnere Domenico Elefante, il capo
della raffinazione dell’Eni, ha detto che questa scelta è stata suggerita dalla
qualità del personale Eni di Gela: si è sparsa la voce che sono bravi in questo
campo e non solo, anche per i risultati ottenuti (“nessun incidente nell’ultimo
anno”). Il polo di eccellenza permetterà di all’Eni di fare decollare il piano
con il consenso delle rappresentanze sindacali, sicché il dimagrimento – da
circa mille a meno di settecento – della forza lavoro direttamente impiegata
nello stabilimento, non inciderà sulla base occupazionale. Né cassa
integrazione, né licenziamento, ma la possibilità di una uscita volontaria.
Il piano di riconversione illustrato
dall’Eni a Palazzo d’Orleans dal padrone di casa Rosario Crocetta, ex sindaco
di Gela, ex dipendente del petrolchimico, ed ora il governatore che “battezza”
il progetto Gela con comprensibile soddisfazione.
Il core business della riconversione è il
diesel. Lo stabilimento di Gela non produrrà più benzine, ma diesel, entrando
in un mercato ormai in rapida ascesa. In più, attraverso interventi mirati e
innovativi, recupererà le acque di risulta industriale, rinhunciando all’uso di
acqua potabile per il raffreddamento degli impianti.
Gela, dunque, potrà avere più acqua, l’Eni
immetterà meno acqua toorbida in mare. Insieme all’abbattimento di emissioni
inquinanti nell’aria, potrà vantare parametri molto inferiori a quelli
autorittati dall’Aia.
Sembra una svolta piuttosto importante
nella storia della politica industriale dei grandi gruppi in Sicilia. C’è chi
arriccia il naso, naturalmente, per il calo della manodopera impiegata nel petrolchimico,
e c’è chi invece è scettico sui buoni risultati in materia ambientale. Il
passato non incoraggia la fiducia. Saranno i giorni a venire a dirci come
stanno le cose. Per il momento, dobbiamo prendere atto che i vertici aziendali
hanno capito che non è più aria. Letteralmente, e si sono attrezzati. Ora
devono farsi credere e comunicare in modo trasparente, ogni passo avanti alle
popolazioni interessate, perché il pregiudizio di uno stabilimento “nemico”
della salute venga sfatato.
Istat. I cittadini non comunitari regolarmente
soggiornanti
Al 1° gennaio 2013, in base ai dati forniti
dal Ministero dell'Interno, sono regolarmente presenti in Italia 3.764.236
cittadini non comunitari.
Tra il 2012 e il 2013 il numero di
cittadini non comunitari regolarmente soggiornanti è aumentato di circa 127
mila unità.
I paesi di cittadinanza più rappresentati
sono Marocco (513.374), Albania (497.761), Cina (304.768), Ucraina (224.588) e
Filippine (158.308).
I minori presenti in Italia rappresentano
il 24,1% degli stranieri non comunitari regolarmente soggiornanti, mentre nel 2012
essi costituivano il 23,9%.
Continua a crescere la quota di
soggiornanti di lungo periodo (passano da 1.896.223 nel 2012 a 2.045.662 nel
2013) che costituiscono la maggior parte dei cittadini non comunitari
regolarmente presenti (54,3%). La quota di soggiornanti di lungo periodo sul
totale è particolarmente elevata nelle regioni del Centro-Nord.
Netta è stata la diminuzione di nuovi
ingressi di cittadini stranieri non comunitari: durante il 2012 sono stati
rilasciati 263.968 nuovi permessi, quasi il 27% in meno rispetto all'anno
precedente.
La diminuzione dei nuovi arrivi ha
interessato gli uomini (-33%) più delle donne (-19,5%).
Si riducono notevolmente i nuovi permessi
rilasciati per lavoro (-43,1%); si contraggono, anche se in misura minore
(-17%), le nuove concessioni per famiglia.
I permessi rilasciati per asilo e motivi
umanitari, passano da 42.672 nel 2011 a 22.916 nel 2012. Nel 2012 hanno
rappresentato l'8,7% dei nuovi flussi, mentre l'anno precedente erano il 16,2%
del totale.
Istat. Occupati e disoccupati (dati provvisori)
A giugno 2013 gli occupati sono 22 milioni
510 mila, in diminuzione dello 0,1% rispetto al mese precedente (-21 mila) e
dell'1,8% su base annua (-414 mila).
Il tasso di occupazione, pari al 55,8%,
rimane invariato in termini congiunturali e diminuisce di 1,0 punti percentuali
rispetto a dodici mesi prima.
Il numero di disoccupati, pari a 3 milioni
89 mila, diminuisce dell'1,0% rispetto al mese precedente (-31 mila) ma aumenta
dell'11,0% su base annua (+307 mila).
Il tasso di disoccupazione si attesta al 12,1%,
in calo di 0,1 punti percentuali rispetto al mese precedente e in aumento di
1,2 punti nei dodici mesi.
Tra i 15-24enni le persone in cerca di
lavoro sono 642 mila e rappresentano il 10,7% della popolazione in questa
fascia d'età. Il tasso di disoccupazione dei 15-24enni, ovvero l'incidenza dei
disoccupati sul totale di quelli occupati o in cerca, è pari al 39,1%, in
aumento di 0,8 punti percentuali rispetto al mese precedente e di 4,6 punti nel
confronto tendenziale.
Il numero di individui inattivi tra i 15 e
i 64 anni aumenta dello 0,3% rispetto al mese precedente (+39 mila unità) e
dello 0,4% rispetto a dodici mesi prima (+51 mila). Il tasso di inattività si
attesta al 36,4%, in aumento di 0,1 punti percentuali in termini congiunturali
e di 0,2 punti su base annua.
Istat. Prezzi al consumo: dati provvisori
Nel mese di luglio
2013, secondo le stime preliminari, l'indice nazionale dei prezzi al consumo
per l'intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, risulta stabile
rispetto al mese precedente e aumenta dell'1,1% nei confronti di luglio 2012,
mostrando un lieve rallentamento rispetto alla dinamica rilevata a giugno
(+1,2%).
Il rallentamento
dell'inflazione a luglio è imputabile alla dinamica su base annua dei prezzi di
tutte le tipologie di servizi, soltanto in parte controbilanciata
dall'accelerazione della crescita tendenziale dei prezzi di gran parte delle
tipologie di beni e in particolare dei Beni energetici non regolamentati.
Su base mensile, a
determinare la stabilità dell'indice generale è l'opposta dinamica dei prezzi
dei prodotti che presentano una forte componente stagionale. Da un lato,
infatti, si registra l'aumento dei prezzi dei Servizi relativi ai trasporti
(+1,2%), dall'altro la diminuzione dei prezzi degli Alimentari non lavorati
(-2,3%), in larga parte attribuibile ai Vegetali freschi (-7,3%) e alla Frutta
fresca (-6,8%).
L'inflazione acquisita
per il 2013 è pari all'1,1%.
A luglio
l'inflazione di fondo, calcolata al netto dei beni energetici e degli
alimentari freschi, rallenta all'1,1% (era +1,2% a giugno).
Al netto dei soli
beni energetici, la crescita tendenziale dell'indice dei prezzi al consumo
decelera, portandosi all'1,2% (dall'1,3% del mese precedente).
Rispetto a luglio
2012, il tasso di crescita dei prezzi dei beni sale all'1,1%, dallo 0,9% di
giugno, mentre quello dei prezzi dei servizi scende all'1,3% (era +1,6% nel
mese precedente). Pertanto, il differenziale inflazionistico tra servizi e beni
si riduce di cinque decimi di punto percentuale rispetto a giugno 2013.
I prezzi dei
prodotti acquistati con maggiore frequenza dai consumatori diminuiscono dello
0,2% su base mensile e crescono del 2,0% su base annua (dall'1,7% di giugno).
Secondo le stime
preliminari, l'indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA) diminuisce
dell'1,8% su base mensile e aumenta dell'1,2% su base annua, in rallentamento
di due decimi di punto percentuale rispetto a giugno (+1,4%). La flessione
congiunturale è principalmente attribuibile ai saldi stagionali di
abbigliamento e calzature di cui, come noto, l'indice NIC non tiene conto.
Coldiretti: Cucina “fai da te” per un italiano
su tre
Torna di moda il
pic-nic: tra i cibi più gettonati frutta, panini e verdure
di red - 31 luglio
2013 10:01
fonte ilVelino/AGV
NEWS
Roma
Quest’anno quasi un
italiano su tre (32 per cento) rinuncia al ristorante e si mette ai fornelli
per cucinare i cibi da portare in tavola ma anche in viaggio, in spiaggia, in
montagna o durante le visite nelle città d’arte. È quanto afferma la Coldiretti
sulla base sui dati Ipr marketing nel sottolineare nell’estate 2013 la ricerca
del risparmio spinge ad individuare soluzioni alternative con gli italiani che
scelgono come alloggio una casa in affitto, di proprietà o di parenti e amici
che hanno superato quelli che si recano in un albergo o in pensione. “C’è
comunque un 28 per cento dei turisti italiani che, all’opposto, complice anche
un po’ di pigrizia vacanziera, preferisce - sottolinea la Coldiretti - mangiare
nel ristorante del posto dove alloggia, mentre il 23 per cento sceglie di andare
in trattoria o pizzeria.
Una minoranza del 7
per cento si rifugia in bar e fast food per un pasto mordi e fuggi mentre
appena il 3 per cento può contare sull’ospitalità di parenti e amici. Il pranzo
al sacco in vacanza è l’unica forma di ristorazione che cresce con la crisi
anche se si cerca di caratterizzarlo con i sapori tipici del luogo di vacanza
con salumi, formaggi e frutti tipici del luogo di vacanza, magari acquistati
nelle sagre o nei mercati degli agricoltori di campagna amica che si
moltiplicano durante l’estate. I risultati dell’indagine evidenziano il ritorno
del pic nic, perché rispetta quei canoni di sobrietà, libertà, risparmio, ma
anche di desiderio di esprimere creatività in cucina che sono propri degli anni
della crisi. Una opportunità che cresce nel consenso tra gli italiani che
possono risparmiare senza privarsi di prodotti sani, tipici e genuini facili da
trovare in tutte le località turistiche. Una alternativa valida in un paese
come l’Italia che può contare su 871 parchi e aree protette oltre a chilometri
e chilometri di spiagge”, afferma la Coldiretti nel sottolineare che si tratta
di ben il 10 per cento del territorio nazionale. Secondo l’indagine tra i cibi
piu’ gettonati per un pic nic al mare figurano - precisa la Coldiretti - la
frutta (77 per cento), i panini (61 per cento), le verdure (19 per cento), i piatti
pronti (17 per cento) come pasta e riso freddo, pasticcio e lasagne, ma non
manca chi sceglie altro come salumi, formaggi o la carne in scatola, il
prodotto simbolo delle gite degli anni 60.
Germania: disoccupati in calo a 2,93 mln
A luglio tasso
disoccupazione stabile al 6,8%
31 luglio, 10:37
(ANSA) - ROMA, 31
LUG - Continua a calare il numero dei disoccupati in Germania: a luglio, il
totale dei senza lavoro è diminuito di 7.000 unità a 2,93 milioni, contro
attese per un dato invariato. Il tasso di disoccupazione è rimasto fermo al
6,8%, a ridosso dei valori minimi da due anni a questa parte.
Letta in Grecia, 2014 anno di svolta per Unione
Europea
Premier, da Ue errori su crisi ellenica,
noi al fianco di Atene
29 luglio, 15:41
(ANSA) - ATENE - Il 2014 potra' esser
l'anno di svolta per l'Unione europea, perche' la Ue ha bisogno di questa
svolta'': e' quanto assicurato dal premier Enrico Letta in un incontro stampa
con il primo ministro greco Antonis Samaras, nel corso della sua visita ad
Atene. ''Sono qui per dare un forte incoraggiamento alla Grecia''. ha aggiunto
Letta, parlando di ''segnali'' che permettono di sperare che l'uscita della
Grecia dalla crisi ''stia accadendo o possa accadere''. Ora ''e' importante che
torni la fiducia, tornino gli investimenti'', ha aggiunto, assicurando che
''l'Italia e' al fianco della Grecia'' per ''evitare altre crisi'' e per
garantire ''il rispetto degli impegni'' concordati con le istituzioni
internazionali. ''Deve essere chiaro che i sacrifici non sono sacrifici fini a
se stessi, non sono l'obiettivo, ma lo strumento per arrivare alla terra
promessa'', ha proseguito Letta, lodando i sacrifici fatti dal governo greco.
La "terra promessa" verso cui tendere e' fatta di ''stabilita',
crescita e occupazione'', ha detto Letta.
La presidenza italiana della Ue del
prossimo anno ''lavorera' molto su questo tema''. ''Non ho dubbi: sulla Grecia
ci sono stati forti errori della Ue, con strumenti e tecniche sbagliate.
Senza modi e tempi giusti che hanno
contribuito ad un avvitamento della crisi'', ha commentato il premier. Senza
questi errori, ''sarebbe stato diverso, avremmo evitato un disastro finanziario
e perdita di lavoro'', ha sottolineato.
Enrico Letta e' ''una grande personalita'
nel panorama europeo ed ha migliorato il ruolo dell'Italia nelle decisioni
europee'': cosi' il premier greco Antonis Samaras si e' rivolto al primo
ministro italiano. Samaras ha ricordato che il prossimo anno Grecia e Italia
guideranno il primo e il secondo semestre europeo di presidenza della Ue e si
propongono ''un anno di priorita' comuni congiunte''.(ANSA).
Fitch conferma rating BB- con outlook negativo
alla Serbia
Pesano crescita del debito pubblico e
fragilità ripresa economia
30 luglio, 10:31
(ANSA) - BELGRADO - L'agenzia di rating
Fitch ha confermato il rating della Serbia a ''BB- con outlook negativo''.
Secondo quanto riportato dal sito www.fitchratings.com, il rating invariato è
un riflesso dello stato di incertezza della finanza pubblica, della rapida
crescita del debito pubblico, della fragilità della ripresa economica e
dell'incertezza che pesa su un accordo con il Fondo monetario internazionale
(Fmi). Fitch ha riferito che ci si aspettava che il deficit di bilancio della
Serbia si avvicinasse quest'anno al 6% del Pil e a circa il 5% nel 2014. nel
rapporto dell'agenzia di rating viene anche previsto che il debito pubblico
della Serbia raggiungerà il 65% del Pil entro il 2014, precisando che le
dinamiche del debito pubblico serbo risentono fortemente dell'andamento dei
cambi poiché l'81,5% del debito è in valuta estera. (ANSA)
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