C'è il Ragusano Dop tra le vittime eccellenti
dei tagli alla spesa
Credito: bankitalia, a luglio prestiti -3.3%
Cipe: assegnati 973 mln per il Mose e 172 mln
per metro Milano
Bozen, oltrepadania nord. La giunta
provinciale: disoccupazione al 4,7%, vale il dato Astat
Ilva. «I fiduciari? Una Gladio interna»
In Ilva sono
conosciuti come “i fiduciari”. Arrivano quasi tutti dal nord Italia per
controllare il funzionamento dei settori nevralgici dello stabilimento. In
tutto sono 19, stando a quanto si legge nell’ordinanza di custodia cautelare
emessa a carico di 5 di essi. In manette sono finiti coloro che si sono
occupati dell’area a caldo, dei parchi minerali e della zona portuale. Per la
famiglia Riva sono consulenti che lavorano a contratto o dipendenti della Riva
Fire. Qualcuno (nelle intercettazioni) li chiama «i capi… i supremi». Per i
magistrati della procura i cinque indagati costituiscono un’ipotetica
associazione a delinquere insieme a Emilio, Nicola e Fabio Riva, l’ex direttore
dello stabilimento Luigi Capogrosso e l’ex pr Girolamo Archinà. Con l’accusa
associazione a delinquere, disastro ambientale doloso e mancata adozione di
misure di sicurezza sul lavoro sono stati arrestati l’altro ieri Lanfranco
Legnani, 74 anni, originario di Bologna e residente a Bussolengo, (l’unico a
beneficiare dei domiciliari per motivi anagrafici), Alfredo Ceriani, 69 anni,
di Origgio (Varese) Giovanni Rebaioli, 65 anni di Berzo Inferiore (Brescia),
Agostino Pastorino, 60 anni di Masone (Genova), Enrico Bessone, 45 anni,
originario di Mondovì (Cuneo) e residente a Martina Franca. Gli altri quattro
sono stati prelevati dai militari della Guardia di Finanza e condotti in
carcere a Taranto ad eccezione di Ceriani, in carcere di Busto Arsizio dove è
stato trasferito dopo il ricovero in ospedale. Le sue condizioni di salute non
gli consentivano di affrontare il viaggio.
La struttura parallela, della quale i cinque
facevano parte, di segreto non aveva nulla, infatti i nomi venivano registrati
dalla foresteria dell’azienda, dove alloggiavano durante le loro trasferte a
Taranto. Secondo il responsabile nazionale della siderurgica della Fiom- Cgil
Rosario Rappa era una sorta di Gladio. Rispondendo agli investigatori delle
Fiamme Gialle che gli chiedevano se fosse a conoscenza della presenza dei
fiduciari, Rappa, a Taranto da maggio 2009 a giugno 2012 per «normalizzare il
sindacato», come spiega lui stesso, traccia il suo profilo del governo ombra:
«I fiduciari che, pur non essendo inseriti in organigramma aziendale,
rispondevano direttamente e ed esclusivamente alla proprietà, era un fatto
noto. Per quanto mi riguarda, avendo avuto rapporti unicamente col responsabile
delle relazioni sindacali Ilva (De Biase e Biagiotti) non ho mai avuto contatti
con tali personaggi. Ritengo, come mia valutazione, che all’interno dello
stabilimento Ilva di Taranto, la proprietà aveva costituito una vera e propria
struttura di comando, promanazione diretta della stessa famiglia Riva,
parallela a quella ufficiale che nei fatti la sostituiva e ne determinava le
decisioni, possiamo definirla come una vera e propria Gladio interna. Nei
fatti, a mio parere, le figure dei fiduciari sovrastavano le figure dei
preposti non ufficiali». Da quanto riferito dal sindacalista, ci sarebbero
stati episodi di vessazione ai danni dei lavoratori: «Un fiduciario ha
aggredito verbalmente, nel tentativo di intimorirlo, un delegato sindacale,
scagliando anche in aria sedie e suppellettili. Per fronteggiare tale
situazione fu indetto uno scopero generale il 3 giugno 2010».
Gli indagati sottoposti alla misura carceraria
saranno interrogati domani alla presenza dei rispettivi legali. Bessone e
Rebaioli sono difesi dall’avvocato Egidio Albanese e Pastorino dall’avvocato
Franz Pesare. Alle 15 è fissato il primo confronto col gip Patrizia Todisco, il
giudice che ha firmato le ordinanze di custodia cautelare in carcere chieste
dai pm Franco Sebastio, Pietro Argentino, Mariano Buccoliero, Giovanna
Cannarile e Remo Epifani. Ceriani sarà interrogato per rogatoria nel
penitenziario di Busto Arsizio. Nei prossimi giorni sarà fissato
l’interrogatorio di garanzia di Legnani, il direttore ombra sottoposto ai
domiciliari.
C'è il Ragusano Dop tra le vittime eccellenti
dei tagli alla spesa
Nelle recenti
vicende che hanno investito il CoRFiLaC (Consorzio Ricerca Filiera Lattiero
Casearia) di Ragusa, a seguito dei tagli alla spesa della Regione Sicilia, il
ruolo di principale vittima (assieme ai sessantadue dipendenti dell'ente,
prossimi al licenziamento) tocca al più prestigioso formaggio Dop siciliano e
ai suoi protagonisti: cinquanta aziende tra quelle che producono latte ad esso
destinato (venti allevamenti), quelle che lo trasformano (venticinque
caseifici) e quelle infine che lo portano a maturazione (cinque stagionatori)
secondo i dettami di un rigoroso disciplinare.
La crisi che li investe è dovuta proprio alla
prospettiva di messa in liquidazione di tale consorzio, a quanto pare ormai
inevitabile, visto che proprio a quell'ente viene demandata la certificazione
di ogni passaggio della filiera di produzione, dalla qualità del latte alla
marchiatura a fuoco di ciascuna forma. E proprio nelle settimane a venire, con
la chiusura ufficiale della campagna produttiva 2012-13 e con l'avvio di quella
2013-14, il "sistema Ragusano Dop" andrà in blocco, se dovesse venire
a mancare chi controlla ogni passaggio, dalla qualità della materia prima
(certificandone la rispondenza ai severi parametri stabiliti) all'apposizione
dell'indispensabile sigillo, senza il quale nessuna forma può essere introdotta
sul mercato per quel che è.
Il conseguimento
della denominazione di origine
Riconosciuto Dop nel 1995, a seguito degli
studi compiuti dal Progetto Ibleo (progenitore del CoRFiLaC di Ragusa), il Ragusano
Dop è un formaggio storico siciliano certificato a partire dal 2001 e affidato
proprio al CoRFiLaC per i severi controlli di legge e per la certificazione.
Proprio al CoRFiLaC va ascritto il merito di aver attuato nel concreto una
reale tutela delle produzioni tipiche e storiche (non solo del Ragusano, ma
anche del Pecorino Siciliano e dei Formaggi Storici Siciliani, ndr),
introducendo una tale caratterizzazione del prodotto da escludere, di fatto, le
industrie dalla produzione dello stesso. Premessa di non poco conto, visto che
una tale "blindatura" del Ragusano non è mai stata digerita dagli
industriali dell'isola e dalla lobby dei allevatori intensivi dell'isola (i
dietrologi e i "malpensanti" - ma anche molti altri - legano a questo
aspetto molte scelte compiute dalla politica in questi ultimi tempi, ndr).
Dopo un periodo assai critico (durato circa
dieci anni, in cui il Ragusano Dop non ha avuto alcun ente a sostegno e in
difesa della produzione, ndr) si è passati ad una più recente situazione in cui
operavano addirittura due consorzi volontari di tutela. Una situazione che fu
superata grazie alla decisione del MiPAAF di mettere il consorzio stesso con le
spalle al muro, in merito ad alcune modifiche al disciplinare, tra cui
l'estromissione dal consorzio stesso di sindacati e associazioni di categoria,
che vi si erano inopinatamente fatti inserire (caso forse più unico che raro).
Trattandosi di un consorzio di tutela
volontario, non tutti i produttori di Ragusano Dop sono tenuti ad esservi
iscritti, tuttavia la quasi totalità dei caseificatori, degli stagionatori e
dei produttori di latte che viene conferito ai centri di caseificazione
autorizzati sono iscritti al consorzio di tutela, il che la dice lunga sulla
concreta opera di valorizzazione svolta dall'ente.
La produzione di latte per il formaggio
Ragusano Dop deriva da un migliaio circa di capi delle varie razze presenti
negli altopiani iblei. La produzione di latte da destinare a formaggio Ragusano
è quella ottenuta nel periodo autunno-vernino-primaverile, quando il bestiame
viene condotto al pascolo per il necessario foraggiamento di essenze naturali e
spontanee, tipiche del territorio. Tra tutte le razze presenti che
costituiscono il patrimonio bovino dal quale proviene il latte da destinare a
formaggio ragusano, circa il 10-15% è rappresentato da bovine di razza
Modicana.
Le dimensioni di un
successo (che rischia di svanire)
Nel 2012 sono stati prodotti, nel periodo di
riferimento per la stagione casearia locale, circa 2,4 milioni di litri di
latte destinati a produrre formaggio Ragusano Dop, pari al 70% della produzione
complessiva delle aziende. La restante parte di latte non destinata a Ragusano
Dop è servita per produrre Provola Iblea, "cacetti" (da
commercializzare freschi, per ovvi motivi di "cassa") e ricotta
vaccina iblea.
Tradotta in cifre, la realtà del Ragusano Dop,
ha visto nel 2012 la produzione di circa 11mila forme, per un totale di circa
160 tonnellate prodotte, con un valore commerciale attorno ai 2milioni di euro
ed un trend crescente del 10-15% rispetto all'anno precedente. Una produzione
che, nonostante la crescita, non è in grado di far fronte alle richieste sempre
più crescenti del mercato, tanto da ipotizzare un ulteriore aumento del 15-20%
nella produzione del 2013-14 rispetto all'anno precedente. Ad aggiungere altri
e positivi elementi alle ridenti prospettive di questa bella realtà, va
considerato che meno di un quinto del prodotto viene commercializzato al di
fuori del territorio regionale, con le prime tendenze alla crescita che si
stanno manifestando, attraverso un trend crescente di richieste sia dai mercati
del centro-nord Italia che da quelli esteri.
Adesso, la crisi del CoRFiLaC rischia di
arrestare un processo in piena evoluzione, comportando un danno economico non
indifferente ai soggetti produttori di formaggio Ragusano, sia per la mancata
marchiatura delle forme prodotte nella campagna casearia scorsa, sia per
l'impossibilità di avviare la prossima campagna casearia.
Il consorzio di tutela si è fatto portavoce di
questi timori scrivendo e chiedendo un appuntamento all'assessore regionale
alle risorse agricole e alimentari, Dario Cartabellotta, appuntamento concesso
per domani, martedì 10 settembre. Inoltre, pare che l'assessore abbia
rassicurato i consorzi (nella medesima situazione si trovano i produttori del
Pecorino Siciliano Dop) in quanto al CoRFiLaC non verrà impedito di garantire
l'indispensabile servizio per la valorizzazione e la tutela di prodotti di
pregio, fiore all'occhiello della produzione siciliana. La politica è invero
spesso fatta di circonvoluzioni assai improbabili e difficili da comprendere
per chi viva di cose normali: staremo a vedere nei prossimi giorni quali siano
le prospettive colte dall'assessore che nessun comune mortale riuscirebbe oggi
ad afferrare.
9 settembre 2013
Credito: bankitalia, a luglio prestiti -3.3%
9 settembre 2013
ROMA (ITALPRESS) – A
luglio il tasso di crescita dei depositi del settore privato è stato pari al
5,9 per cento (6 per cento a giugno). La raccolta obbligazionaria è diminuita
del 6,3 per cento sui dodici mesi (-4,2 per cento nel mese precedente). Lo
rende noto la Banca d’Italia, nel rapporto “Principali voci dei bilanci
bancari”.
I prestiti al settore privato hanno registrato
una contrazione su base annua del 3,3 per cento (-3 per cento a giugno). I
prestiti alle famiglie sono scesi dell’1,1 per cento sui dodici mesi (-1 per
cento a giugno); quelli alle società non finanziarie sono diminuiti, sempre su
base annua, del 4,1 per cento, come a giugno.
Il tasso di crescita sui dodici mesi delle
sofferenze è risultato pari al 22,2 per cento (21,9 per cento nel mese
precedente).
I tassi d’interesse, comprensivi delle spese
accessorie, sui finanziamenti erogati nel mese alle famiglie per l’acquisto di
abitazioni sono stati pari al 3,96 per cento (3,90 per cento a giugno); quelli
sulle nuove erogazioni di credito al consumo sono stati pari al 9,52 per cento
(9,55 a giugno). I tassi d’interesse sui nuovi prestiti alle società non
finanziarie di importo fino a 1 milione di euro sono stati pari al 4,41 per
cento (4,30 nel mese precedente); quelli sui nuovi prestiti di importo
superiore a tale soglia sono aumentati al 2,96 per cento (2,77 per cento a
giugno). I tassi passivi sul complesso dei depositi in essere sono stati pari
all’1,05 per cento (1,08 per cento a giugno).
(ITALPRESS).
Cipe: assegnati 973 mln per il Mose e 172 mln
per metro Milano
09 Settembre 2013 -
15:05
(ASCA) - Roma, 9 set - Il Cipe ha approvato il
progetto definitivo della Linea M4 della Metropolitana di Milano-prima tratta
funzionale Lorenteggio-Sforza Policlinico e le varianti al progetto definitivo
della seconda tratta funzionale Sforza Policlinico-Linate della stessa linea.
Nella seduta odierna, informa una nota, il Comitato Interministeriale per la
Programmazione Economica ha assegnato in via definitiva alla linea
metropolitana M4 di Milano 172,2 milioni di euro e circa 973 milioni di euro
derivanti dalla legge di stabilita' per il 2013 per la prosecuzione del
'Sistema Mose' per la salvaguardia della laguna e della citta' di Venezia, e ha
preso atto della stipula del 43* Atto Attuativo della Convenzione Generale del
1991 tra il Magistrato alle Acque di Venezia ed il Consorzio Venezia Nuova.
red-drc/sam/
Bozen, oltrepadania nord. La giunta
provinciale: disoccupazione al 4,7%, vale il dato Astat
Durnwalder: per il
futuro dare priorità al lavoro femminile, sostenendo l’insediamento di nuove
aziende
«Il dato reale sulla
disoccupazione in Alto Adige è del 4,7%". Lo ha ribadito il presidente
Luis Durnwalder al termine della seduta ridotta della giunta per lasciare
spazio al consiglio provinciale. "Per il futuro - ha spiegato Durnwalder -
bisognerà dare priorità al lavoro femminile, sostenendo anche l'economia e l'insediamento
di nuove aziende"
Nelle ultime
settimane aveva fatto molto discutere il dato diffuso dall'Istat (Istituto
nazionale di statistica) che parlava di una percentuale di disoccupati, in
Provincia di Bolzano, pari al 5,4%. Numeri in contrasto con quelli diffusi
dall'Istituto provinciale Astat, che invece si attestavano al 4,7%. Sul punto
hanno fatto chiarezza durante la seduta di giunta i vertici della Ripartizione
lavoro.
"L'Istat - ha
spiegato il presidente Durnwalder - ha pubblicato dei dati elaborati su un test
a campione effettuato in soli 31 comuni dell'Alto Adige. Inoltre, le
statistiche sono relative esclusivamente al secondo trimestre dell'anno, mentre
i dati reali sono quelli dell'Astat: non solo perchè riguardano tutto il
territorio, ma anche perchè si riferiscono agli ultimi 4 trimestri, dando così
una tendenza più veritiera non influenzata dagli sbalzi dovuti ai lavoratori
stagionali".
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