Le economie locali sono il tramandato della storia, dell’impegno degli
uomini e del loro lavoro sul territorio, delle opportunità che questo ha
offerto e offre. Un potenziale in grado di generare nuova crescita.
Il Mezzogiorno nel continuum storico dell’ultimo secolo ha vissuto un
indebolimento culturale, che lo ha portato ad un generale impoverimento di
prospettive e di ricchezza.
L’economia Meridionale è malata, un fenomeno
conosciuto nei suoi aspetti manifesti, nella sua rappresentazione del
quotidiano: povertà, arretratezza e mancanza di fiducia.
Una vocazione allo sviluppo del Mezzogiorno
sembra essere assente, la sua economia appare legata più ai fenomeni esogeni
riconducibili alle grandi direttive economiche, piuttosto che sulle possibilità
di crescita endogena offerte dal territorio. Obbiettivo: iniziare un proprio
percorso verso uno sviluppo sostenibile, seguire la propria vocazione naturale.
[1]
Settori di inclinazione territoriale, come quello
agricolo, alimentare, boschivo, dell’energia pulita, (green economy) possono
rappresentare, se adeguatamente interpretati occasioni di sviluppo.
In agricoltura, il Sud possiede circa 700mila
ettari di superficie biologica su un totale di 1 milione e 100mila, il 62% del
totale nazionale, regioni come la Calabria, Campania e Sardegna, nel 2011
segnano veri e propri boom della crescita dei terreni coltivati biologicamente,
rispettivamente (+11%), (+20%), (+43%).
Il Sud possiede un patrimonio forestale
considerevole da meglio utilizzare nelle politiche di sviluppo rurale, avendo
il 62% di Parchi sulla superficie totale nazionale e il 30% di boschi. Forte
può essere anche il beneficio derivante dall’incrocio tra agricoltura e
turismo, gli agriturismi, infatti dimostrano buoni margini di profittabilità,
lo attestano i dati sulla crescita del loro numero (2010), rispetto all’anno precedente
(+4,9% in Campania, +4,4% in Puglia, + 3,4% in Calabria, +10% in Abruzzo e +17,7%
in Sicilia (Svimez 2012).
L’agro-alimentare, che in alcune regioni arriva a
rappresentare il 40% del PIL locale, è un comparto importante, dove tuttavia
solo il 25% del valore creato resta ai settori produttivi, mentre oltre il 50%
è controllato dalle catene di distribuzione, con uno squilibrio ancora più
accentuano nel settore agricolo puro. (SRM 2013). [2]
Le nuove energie rinnovabili (solare
fotovoltaica, eolica e biomasse), rappresentano per il Mezzogiorno una grande
occasione. Nel Sud è stata prodotta la quota prevalente, pari circa al 66%, di
tutta l’energia italiana generata da queste tre fonti. Per il solare
fotovoltaico, al 2011 era installata una potenza pari a circa il 40% del
totale. Per l’eolico il Mezzogiorno è protagonista dello sviluppo, in virtù
delle caratteristiche del suo territorio: la ventosità, l’orografia e
l’accessibilità. Sia in termini di potenza che di aerogeneratori installati, le
regioni meridionali pesano, al 2011, per il 98% del totale. Nel Sud sono
localizzati 97 impianti di biomasse, pari a circa il 15% del totale nazionale,
per una potenza di 753 MW corrispondente al 32% della potenza installata nel
Paese. (Svimez 2013).
Settori nei quali sviluppare nuove attività
imprenditoriali, legate alla valorizzazione delle risorse ambientali, adottando
modelli di riqualificazione e di specializzazione produttiva, attraverso il
sostegno alle attività che si distinguono per alta produttività relativa,
l’informatica, per il rafforzamento della ricerca su produzioni ad alto valore
aggiunto e che si basano sull’innalzamento delle dimensioni medie d’impresa
superando quella dannosa polverizzazione dell’offerta.
Incrementare i sistemi e le reti d’impresa, che
permettono di migliorare il know how, il valore aggiunto dei propri prodotti,
di agire in modo più efficace nel contesto competitivo internazionale, di
ridurre il divario tra ricchezza prodotta e surplus espropriato dalle catene di
distribuzione, creare nuovi sistemi di commercializzazione.
Lo sviluppo è possibile, solo con innovative
forme di partecipazione alle scelte pubbliche e programmazione mirata, “bisogna che i cittadini comprendano che lo
Stato, (regioni e comuni) non sono una maledizione esterna né un dio a cui
rivolgersi in preghiera, ma il prodotto di una costruzione collettiva. Bisogna
ricordarlo nell’agire politico quotidiano, che troppo spesso oscilla dalla
tolleranza per i comportamenti deviati dei politici, e dell’attesa di soluzioni
salvifiche, a mere manifestazioni di protesta” (Edoardo Salzano).
[Salvatore M. Pace]
[23.09.2013]
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