martedì 24 settembre 2013

La cura per le economie locali

[Salvatore M. Pace]
Le economie locali sono il tramandato della storia, dell’impegno degli uomini e del loro lavoro sul territorio, delle opportunità che questo ha offerto e offre. Un potenziale in grado di generare nuova crescita.
Il Mezzogiorno nel continuum storico dell’ultimo secolo ha vissuto un indebolimento culturale, che lo ha portato ad un generale impoverimento di prospettive e di ricchezza.



L’economia Meridionale è malata, un fenomeno conosciuto nei suoi aspetti manifesti, nella sua rappresentazione del quotidiano: povertà, arretratezza e mancanza di fiducia.
Una vocazione allo sviluppo del Mezzogiorno sembra essere assente, la sua economia appare legata più ai fenomeni esogeni riconducibili alle grandi direttive economiche, piuttosto che sulle possibilità di crescita endogena offerte dal territorio. Obbiettivo: iniziare un proprio percorso verso uno sviluppo sostenibile, seguire la propria vocazione naturale. [1]
Settori di inclinazione territoriale, come quello agricolo, alimentare, boschivo, dell’energia pulita, (green economy) possono rappresentare, se adeguatamente interpretati occasioni di sviluppo.

In agricoltura, il Sud possiede circa 700mila ettari di superficie biologica su un totale di 1 milione e 100mila, il 62% del totale nazionale, regioni come la Calabria, Campania e Sardegna, nel 2011 segnano veri e propri boom della crescita dei terreni coltivati biologicamente, rispettivamente (+11%), (+20%), (+43%).
Il Sud possiede un patrimonio forestale considerevole da meglio utilizzare nelle politiche di sviluppo rurale, avendo il 62% di Parchi sulla superficie totale nazionale e il 30% di boschi. Forte può essere anche il beneficio derivante dall’incrocio tra agricoltura e turismo, gli agriturismi, infatti dimostrano buoni margini di profittabilità, lo attestano i dati sulla crescita del loro numero (2010), rispetto all’anno precedente (+4,9% in Campania, +4,4% in Puglia, + 3,4% in Calabria, +10% in Abruzzo e +17,7% in Sicilia (Svimez 2012).
L’agro-alimentare, che in alcune regioni arriva a rappresentare il 40% del PIL locale, è un comparto importante, dove tuttavia solo il 25% del valore creato resta ai settori produttivi, mentre oltre il 50% è controllato dalle catene di distribuzione, con uno squilibrio ancora più accentuano nel settore agricolo puro. (SRM 2013). [2]
Le nuove energie rinnovabili (solare fotovoltaica, eolica e biomasse), rappresentano per il Mezzogiorno una grande occasione. Nel Sud è stata prodotta la quota prevalente, pari circa al 66%, di tutta l’energia italiana generata da queste tre fonti. Per il solare fotovoltaico, al 2011 era installata una potenza pari a circa il 40% del totale. Per l’eolico il Mezzogiorno è protagonista dello sviluppo, in virtù delle caratteristiche del suo territorio: la ventosità, l’orografia e l’accessibilità. Sia in termini di potenza che di aerogeneratori installati, le regioni meridionali pesano, al 2011, per il 98% del totale. Nel Sud sono localizzati 97 impianti di biomasse, pari a circa il 15% del totale nazionale, per una potenza di 753 MW corrispondente al 32% della potenza installata nel Paese. (Svimez 2013).

Settori nei quali sviluppare nuove attività imprenditoriali, legate alla valorizzazione delle risorse ambientali, adottando modelli di riqualificazione e di specializzazione produttiva, attraverso il sostegno alle attività che si distinguono per alta produttività relativa, l’informatica, per il rafforzamento della ricerca su produzioni ad alto valore aggiunto e che si basano sull’innalzamento delle dimensioni medie d’impresa superando quella dannosa polverizzazione dell’offerta.
Incrementare i sistemi e le reti d’impresa, che permettono di migliorare il know how, il valore aggiunto dei propri prodotti, di agire in modo più efficace nel contesto competitivo internazionale, di ridurre il divario tra ricchezza prodotta e surplus espropriato dalle catene di distribuzione, creare nuovi sistemi di commercializzazione.

Lo sviluppo è possibile, solo con innovative forme di partecipazione alle scelte pubbliche e programmazione mirata, “bisogna che i cittadini comprendano che lo Stato, (regioni e comuni) non sono una maledizione esterna né un dio a cui rivolgersi in preghiera, ma il prodotto di una costruzione collettiva. Bisogna ricordarlo nell’agire politico quotidiano, che troppo spesso oscilla dalla tolleranza per i comportamenti deviati dei politici, e dell’attesa di soluzioni salvifiche, a mere manifestazioni di protesta” (Edoardo Salzano).
[Salvatore M. Pace]
[23.09.2013]

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