sabato 7 settembre 2013

VII.IX.MMXIII – Baby-pensionati padani! Come la va?===Taranto. (...) Stando alla ricostruzione degli investigatori, la proprietà aveva ideato, creato e strutturato, una “governance” di tipo parallelo, un vero e proprio “governo ombra” che si avvaleva di personale dipendente da altri stabilimenti Ilva o società appartenenti allo stesso gruppo industriale, personale dipendente direttamente dalla Riva Fire spa, consulenti esterni (solitamente attraverso società in accomandita semplice), sia inquadrati che non nell’organigramma aziendale del gruppo Riva.---Bozen, oltrepadania nord. Bolzano e Trento hanno chiesto di farsi carico dei costi sostenuti dallo Stato per le agenzie fiscali sul territorio, come a Bolzano già accade con la convenzione Rai e il conservatorio.

Ilva, arrestati cinque fiduciari dei Riva
Crescono le imprese Campania + 13,2 per cento rispetto al 2012
Tra i baby-pensionati che ancora lavorano. In nero
Grecia: Dijsselbloem, realistico nuovi aiuti in 2014
Kosovo decide embargo su prodotti dalla Macedonia
Bozen, oltrepadania nord. Agenzia entrate, primo passo verso la provincializzazione




Ilva, arrestati cinque fiduciari dei Riva
L'accusa: sono i funzionari "ombra" inviati dalla proprietà a controllare lo stabilimento ionico
I militari del Nucleo di Polizia Tributaria di Taranto, hanno eseguito, nelle province di Genova,  Brescia, Varese,  Verona e Taranto, cinque ordinanze di custodia cautelare, di cui quattro in carcere ed una ai domiciliari, nei confronti di cinque di fiduciari della Riva Fire e della famiglia Riva che, secondo l’accusa, hanno svolto avuto un ruolo nello stabilimento tarantino.
 I provvedimenti, emessi dal g.i.p.  Patrizia Todisco su richiesta della procura, sono scaturiti  da approfondimenti investigativi all’esito dei quali è stato ipotizzato che dal 1995 (ossia fin dal momento dell’insediamento del Gruppo Riva a Taranto) determinati soggetti di diretta derivazione della proprietà (i cosiddetti fiduciari) tenevano sotto stretto controllo lo stabilimento tarantino, avendo il compito effettivo di verificare l’operato dei dipendenti, assicurandosi che fossero rispettate le logiche aziendali.
 Il fiduciario ha rappresentato una figura di “governo”, che dettava disposizioni su tutte le decisioni da adottare all’interno dello stabilimento pur non avendo, nella maggior parte dei casi, responsabilità ufficiali, dallo stesso  dipendevano anche le decisioni dei vari capi area.
 Stando alla ricostruzione degli investigatori, la proprietà aveva ideato, creato e strutturato, una “governance” di tipo parallelo, un vero e proprio “governo ombra” che si avvaleva di personale dipendente da altri stabilimenti Ilva o società appartenenti allo stesso gruppo industriale, personale dipendente direttamente dalla Riva Fire spa, consulenti esterni (solitamente attraverso società in accomandita semplice), sia inquadrati che non nell’organigramma aziendale del gruppo Riva.
 I quattro destinatari del provvedimento restrittivo in carcere  sono stati accompagnati nella struttura penitenziaria di Taranto.
 L’operazione, denominata dalle Fiamme Gialle “Fiduciari”, potrebbe rappresentare l’ultimo exploit dell’inchiesta prima degli avvisi di conclusione delle indagini.

Crescono le imprese Campania + 13,2 per cento rispetto al 2012
Regione | 06/09/2013
La rilevazione censuaria ha messo sotto la lente di ingrandimento anche il mondo del Non Profit: in Campania le Istituzioni rilevate sono 14.472 pari al 4,8% del totale nazionale (301.191) con un incremento dell'11,2% rispetto al Censimento 2001, inferiore alla media nazionale (+28%). Questo settore impiega a livello regionale 192.242 risorse umane di cui: 19.552 addetti, 13.346 lavoratori esterni, 253 lavoratori temporanei e 159.091 volontari.
 La regione presenta i piu' bassi rapporti di volontari e addetti rispetto alla sua popolazione: l'incidenza e' pari rispettivamente a 276 volontari e 34 addetti per 10 mila abitanti, rispetto al dato nazionale che vede 801 volontari e 115 addetti per 10 mila abitanti. Ancora piu' bassa l'incidenza sulla popolazione della regione dei lavoratori esterni e dei lavoratori temporanei con un valore (24 lavoratori per 10 mila abitanti) inferiore alla media nazionale (46 lavoratori per 10 mila abitanti). Cultura, sport e ricreazione con 9.705 istituzioni risulta essere, come a livello nazionale, anche in Campania il primo settore di attivita' del Non Profit (62,7% del totale regionale) assorbendo il 52,5% del totale dei volontari a livello regionale (83.565) e il 35,3% dei lavoratori esterni (4.711).
 Secondo settore di attivita' prevalente e' quello dell'Assistenza sociale e protezione civile con 1.482 istituzioni che rappresentano il 10,2% del totale e impiegano il 27,3% degli addetti (5.333). Seguono i settori dell'Istruzione e ricerca con 887 istituzioni (6,1%), delle Relazioni sindacali e rappresentanza di interessi con 815 istituzioni (5,6%) e della Sanita' con 492 istituzioni (3,4%).
 In Campania il settore Non Profit e' costituito principalmente da 9.380 associazioni non riconosciute (64,8% del totale) e 3.095 associazioni riconosciute (21,4%). Seguono 1.003 cooperative sociali (6,9%) e 727 istituzioni con altra forma giuridica (rappresentate principalmente da enti ecclesiastici civilmente riconosciuti, comitati e societa' di mutuo soccorso) pari al 5% del totale. 

Tra i baby-pensionati che ancora lavorano. In nero
A Botticino, nel Bresciano, dove la parola d’ordine è «arrotondare»
marco alfieri
INVIATO A BOTTICINO (BS)
Paola G., 61 anni, ex infermiera, è pensionata dall’età di 52. A Botticino, ricco paesone di diecimila anime alla periferia di Brescia, famoso per i calzifici e le cave di marmo, segue alcuni anziani. «Signora fidata per eccellenza», raccontano al bar con un filo di orgoglio localista. «Spesso le badanti polacche o moldave fregano le famiglie...». E poi la cifra che chiede, 10 euro l’ora in nero, in tempi di crisi è vantaggiosa.
Stefano L., 57 anni, è un ex tornitore coi fiocchi. Per 40 anni ha lavorato in un’azienda metalmeccanica imparando un mestiere pagato fino a duemila euro al mese. Dopo che si è pensionato la sua ditta non ha più trovato uno come lui, capace di creare il pezzo di precisione partendo dal disegno e dal materiale grezzo. Solo operai generici. Che fa allora Stefano? Il pomeriggio si gode pensione e nipotino ma al mattino è tornato in azienda. In nero e pagato bene: 20 euro l’ora su cui la ditta non versa un centesimo di tasse. Michele B., 58 anni di cui 38 trascorsi prima da impiegato comunale poi alla storica municipalizzata locale, la Asm Brescia, è invece in pensione da quasi due. Appena ci è andato ha creato una società in accomandita semplice intestata al figlio grande che frequenta l’università. In questo modo può lavorare da consulente esterno alla multiutility Garda Uno, stipendio netto mensile 2.000 euro. L’escamotage gli permette di non vedersi decurtata la pensione e di intestare le fatture alla Sas del figlio che a sua volta, al termine degli studi, si ritroverà qualche annetto di contributi versati.
Giovanni M., 57 anni, dall’età di 45 fa parte di quel mezzo milione di baby pensionati italiani che costano alle casse dello Stato la bellezza di 9,5 miliardi l’anno (sic). Ex insegnante di musica, il signor Giovanni da 12 anni impartisce lezioni di pianoforte ai ragazzi di Botticino e dei comuni intorno a 30 euro l’ora mentre, nei ritagli di tempo, si diletta a restaurare mobili antichi. Tutto comodamente in nero. Il suo amico Dino S., 62 anni, fino al 2003 faceva il portalettere. Quando lavorava in posta smontava il turno alle 13,30 per rimontare nel pomeriggio sul furgone: consegna calze e filati ai clienti di un noto calzificio del paese. Adesso che è «a riposo» consegna anche di mattina. In nero naturalmente.
Poi ci sono Ottavio R., 57 anni, ex operaio della ditta Camozzi pensionato da 4. Consegna bibite e vino in nero per un’azienda vinicola locale. E Carlo T., 71 anni, in pensione da 16, ex imbianchino di Botticino con trascorsi alla mitica azienda Lonati. Lui continua regolarmente a tinteggiare appartamenti e non solo. Bianche le pareti, nero il guadagno. Come quello di Nadia C., 59 anni, baby pensionata del Comune di Brescia e oggi portinaia presso una fondazione locale controllata dalla diocesi.
«Innocenti evasioni», le chiamano in paese. Mentre la Lega punta i piedi sulle pensioni si continua allegramente a lavorare in nero anche dopo il fatidico «riposo». Botticino e i suoi intrecci sono la grande provincia padana: cugini, fratelli, zie, vicini di casa, vecchi colleghi, istituzioni complici con le mani nel sommerso, sindacati che sanno ma non dicono nulla, ditte che evadono e nascondono collaboratori, preti che chiudono un occhio e bar di paese omertosi verso un’arte di arrangiarsi diventata vizio diffuso, nascosto dietro l’ipocrisia delle troppe tasse, della crisi e della necessità di «arrotondare». Destra e sinistra unite nel partito unico dell’evasione: a Botticino governa una giunta di centrosinistra ma Lega e Pdl insieme (26% dei consensi il Carroccio, 27 il Pdl) sono da anni politicamente egemoni. Naturalmente non significa che ogni giovane pensionato, o pensionando, finisce per coltivare il vizietto. Ma in provincia molti di quei 200 mila lavoratori padani che andranno a breve in pensione di anzianità, la linea del Piave di Umberto Bossi, seguiranno le orme di Paola G., Stefano L. e dei tanti che non si accontentano di passeggiare ai giardinetti.
Anche così si alimenta la grande torta del nero: 3 milioni di lavoratori irregolari in Italia, 100 miliardi di Pil annuo sottratto alle tasse e una bella fetta di quei 125 miliardi di euro in assegni che l’Inps eroga ogni anno, staccati a pensionati 45-59enni che continuano bellamente a lavorare nel sommerso. Un lusso che non possiamo più permetterci. Per questo Botticino siamo noi. E i diktat dell’Europa non c’entrano nulla.

Grecia: Dijsselbloem, realistico nuovi aiuti in 2014
Urgente fare unione bancaria, avanti con riforme e risanamento
05 settembre, 19:13
E' "realistico" pensare che nel 2014 la Grecia avrà bisogno di un nuovo piano di aiuti. Lo ha confermato il presidente dell'Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, che nel corso di un'audizione davanti alla Commissione economico-finanziaria (Econ) del Parlamento europeo ha indicato in aprile il momento in cui sara' definita l'ampiezza del nuovo intervento.
Dijsselbloem ha poi osservato che "c'è ancora una lunga strada da fare, ma stiamo uscendo dalla crisi. Stiamo lavorando al riequilibrio delle nostre economie, e' importante mantenere lo slancio" ha aggiunto affermando che "la priorita' è superare la frammentazione del mercato dei prestiti per le Pmi, riequilibrare i bilanci delle banche, e affrontare la conseguenza finale della crisi: la disoccupazione giovanile".
Rispondendo alle domande dei parlamentari, il presidente dell'Eurogruppo ha ammesso che è "molto difficile" far avanzare le riforme strutturali richieste ai paesi dell'Eurozona. "Se non ci sono progressi in alcuni paesi non e' a causa di raccomandazioni sbagliate - ha sottolineato - ma della qualita' dell'attuazione di tali raccomandazioni", un'azione che "spetta ai governi nazionali". In questo contesto, e per sostenere la crescita, "non dobbiamo fermare il cammino verso ulteriori riforme strutturali, dobbiamo mantenere il ritmo della riduzione del deficit ed e' molto, molto, urgente andare avanti con l'unione bancaria"

Kosovo decide embargo su prodotti dalla Macedonia
Lanciata ''guerra commerciale'' tra Pristina e Skopje
07 settembre, 08:01
(ANSA) - PRISTINA - Il Kosovo ha deciso un embargo sull'importazione di prodotti dalla Macedonia. Il divieto riguarda grano e altri cereali, farina, prodotti lattiero-caseari e di pasticceria, frutta e verdura, vino e bevande alcoliche, tabacco e suoi derivati. Nel darne notizia, il governo di Pristina ha detto che la misura restrittiva e' in risposta a una analoga decisione adottata dalle autorita' di Skopje, che vieta l'importazione di prodotti dal Kosovo.
 Il Kosovo e' il maggiore importatore di prodotti macedoni.
Finora Skopje ha esportato nel Paese vicino merci per 160 milioni di dollari, mentre l'importazione dal Kosovo e' stata per soli 17 milioni di dollari. (ANSA).

Bozen, oltrepadania nord. Agenzia entrate, primo passo verso la provincializzazione
Autonomia finanziaria, vertice a Roma per attuare il memorandum Letta-Durnwalder Palazzo Widmann: «Per iniziare chiediamo il finanziamento delle agenzie fiscali»
 di Francesca Gonzato
BOLZANO. Primo passo verso la provincializzazione delle agenzie fiscali. Si è tenuto ieri a Roma al ministero degli Affari regionali il primo vertice con i tecnici della Provincia di Bolzano e di Trento. È l’avvio della trattativa finanziaria promessa dal premier Enrico Letta nella visita a Bolzano il 5 agosto. Il memorandum firmato quel giorno prevede una serie di impegni. Quello impostato ieri è il primo risultato, il più facilmente concretizzabile. Bolzano e Trento hanno chiesto di farsi carico dei costi sostenuti dallo Stato per le agenzie fiscali sul territorio, come a Bolzano già accade con la convenzione Rai e il conservatorio.
I tecnici della Ragioneria generale dello Stato e degli Affari regionali (presente anche Mauro Bonaretti, capo di gabinetto del ministro Graziano Delrio) hanno accettato di aprire la discussione su questo punto. Lo riferisce il direttore della ripartizione Finanze Eros Magnago: «Iniziamo a parlarne, ed è positivo. I dirigenti ministeriali si sono presi l’impegno di riconvocarci a fine mese e per quella data dovrebbero avere acquisito le cifre sui costi effettivi di questi uffici». Si tratta delle Agenzie delle entrate, del demanio, del territorio e delle dogane. L’obiettivo di Palazzo Widmann è ottenere anche le relative competenze. .
Prudente il commento del presidente Luis Durnwalder al termine dell’incontro: «Non c’è ancora nulla di concreto, ma è importante che ci sia la disponibilità del governo a trattare. I tempi sono stretti, perché dobbiamo preparare il bilancio provinciale per il 2014. Un primo risultato dovrebbe quindi arrivare al più presto». Farsi carico del finanziamento dei servizi statali fa parte della strategia provinciale per uscire dalla situazione di tagli e riserve all’erario che ha avuto il proprio apice con il governo Monti (la stima è di 450 milioni). Riassume Magnago: «Il bilancio provinciale è bloccato per centinaia di milioni. La Provincia chiede di avere certezza della propria disponibilità finanziaria, visto che anche l’Accordo di Milano non è servito. Come è sempre stato detto dalla giunta, la Provincia farà la propria parte nel risanamento dei conti nazionali, ma chiede di poter decidere come». Nel vertice di ieri è stato ribadito che Bolzano chiede di arrivare alla definizione della cifra dovuta dalla Provincia al risanamento. «Ai dirigenti abbiamo ricordato che sommando tutte le voci Bolzano sta contribuendo più delle ricche regioni del nord», riferisce Magnago. Una volta definita la cifra «dovuta» dalla Provincia, potrà iniziare la trattativa sulle modalità con cui verrà corrisposta. La proposta resta, come detto, l’assunzione di nuove competenze. Sullo sfondo infine, l’obiettivo più ambizioso, l’autonomia fiscale. Nel corso del mese di settembre saranno programmati incontri tecnici con la Ragioneria generale dello Stato per definire la partita degli arretrati relativi alle quote variabili e al gettito riscosso fuori dal territorio. Un ulteriore incontro con la Ragioneria generale dovrà approfondire il nuovo modello proposto dalle Province per la determinazione del concorso delle stesse al risanamento finanziario dello Stato e agli obiettivi di perequazione e solidarietà. È stato toccato ieri anche il tema dell’Imu. Le Province di Bolzano e Trento non sono citate nel decreto sull’Imu che prevede compensazioni ai Comuni per i mancati introiti. Riferisce Magnago: «Ciò può essere dovuto al fatto che la Provincia ha la competenza primaria sulla finanza locale. Ai dirigenti ministeriali abbiamo però ricordato che ci sono 40 milioni accantonati di maggior gettito Imu rispetto all’Ici e che sarà necessario sbloccarli. Ci hanno risposto che se ne rendono conto».


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