Ilva, sequestrati beni per 916 milioni
L'UNIONE SARDA - Economia: L'artigiano
invecchia e chiude bottega
Visco: 'i tempi della ripresa sono ancora
altamente incerti'
Istat. Le esportazioni delle regioni italiane
Fondi Ue: Comitato Regioni, no blocco come
punizione
Dal cibo alle auto, tagli alle spese delle
famiglie
Nel mondo aumentano i Paperoni. E sono sempre
più ricchi
Grecia: logistica cinese per porto del Pireo
Ilva. Riva, scovato un altro miliardo
Ordinanze di
custodia cautelare, nuovi indagati, interrogatori e sequestri: tutto in meno di
una settimana, a dimostrazione del fatto che il “caso Ilva” resta sempre sulla
breccia. Questa volta a tenere banco è il “blocco” di beni, azioni e titoli per
un valore di circa un miliardo di euro che la Guardia di Finanza ha effettuato
sempre nell’ambito del primo provvedimento, vale a dire quello adottato dalla
magistratura lo scorso maggio, quando furono fatti finire sotto chiave beni per
8,1 miliardi. Stando a quanto si è appreso, ad essere interessate dalla misura
sono state alcune società del gruppo Riva, fra cui figurerebbero quelle che si
occupano di energia, attività commerciali e servizi marittimi. Quanto requisito
nelle ultime ore dalle Fiamme gialle va ad aggiungersi al miliardo e 200 milioni
di euro che era stato già individuato subito dopo l’adozione del decreto
firmato dal giudice delle indagini preliminari del Tribunale dott.ssa Patrizia
Todisco su richiesta del pool di magistrati che sta seguendo l’inchiesta (il
procuratore capo dott. Francesco Sebastio, il procuratore aggiunto dott. Pietro
Argentino ed i sostituti dott. Mariano Buccoliero, dott. Remo Epifani e
dott.ssa Giovanna Cannarile). Il tutto si registra a circa due mesi dal
deposito delle motivazioni che fecero da sfondo alla conferma del
maxi-sequestro. In quell’occasione il Tribunale del Riesame di Taranto
(presieduto dal dott. Alessandro de Tommasi, a latere il dott. Massimo De
Michele ed il dott. Benedetto Ruberto) illustrò in un provvedimento di oltre
quaranta pagine il perché della sua decisione. In ballo c’erano oltre 8
miliardi di euro, una somma che (stando a quanto sostiene la pubblica accusa)
corrisponde al profitto che sarebbe stato realizzato negli anni passati
dall’azienda. Una somma che (sempre secondo i magistrati titolari
dell’inchiesta) sarebbe dovuta essere impiegata per rendere ecocompatibili gli
impianti del colosso siderurgico e, di conseguenza, impedire il disastro
ambientale ipotizzato dalla Procura. Valutati gli elementi probatori prodotti
dagli inquirenti, i giudici del Riesame rilevarono che Emilio Riva era “al
corrente di tutte le gravi lacune e disfunzioni che caratterizzavano e che
continuano a caratterizzare lo stabilimento a livello di prestazioni
ambientali, come emerso ad esempio dal suo interessamento, accertato in base ad
alcune conversazioni intercettate, alle vicende legate allo stabilimento
jonico”. Come si legge nella motivazione del Tribunale, l’ex presidente del CdA
dell’Ilva era “a conoscenza delle iniziative adottate da Girolamo Archinà, ex responsabile
dei rapporti istituzionali dell’azienda siderurgica, “tese a pilotare l’azione
dei pubblici poteri a vantaggio di Ilva”, come risulta da una telefonata del 28
giugno 2010 tra Emilio Riva e il figlio Fabio nella quale i due “commentano la
richiesta di incidente probatorio appena notificata e utilizzano espressioni
sintomatiche di una indebita conoscenza della relazione integrativa che
avrebbero dovuto depositare i consulenti tecnici dei pubblici ministeri.” Nel
provvedimento si legge che “di significativo rilievo appare anche la
sottoscrizione da parte di Riva Emilio, della missiva inoltrata all’onorevole
Pierluigi Bersani, all’epoca segretario del Partito Democratico, per lamentarsi
del comportamento del senatore Della Seta, esponente del medesimo partito, il
quale aveva pubblicamente commentato negativamente il fatto che, con decreto
legislativo approvato il 13.08.2010, il Governo avesse inteso prorogare, sino
al 01-01-2013, l’entrata in vigore del valore-limite di concentrazione del
benzo(a)pirene nell’aria, pari a 1 nanogrammo per metro cubo”. Circostanze che,
a giudizio del Tribunale, evidenziavano la pienezza dei poteri esercitati da
Emilio Riva anche quando non era più il rappresentante legale dell’azienda.
Sempre nello stesso provvedimento, il Riesame pose in risalto anche un altro
aspetto della vicenda: quello dei cosiddetti “fiduciari” della famiglia Riva. I
giudici non mancarono di rilevare che “nel corso delle indagini è emersa
l’esistenza di una sorta di governo aziendale occulto (non ufficiale) operante
all’interno dello stabilimento Ilva di Taranto, una struttura ombra costituita
da soggetti denominati ‘fiduciari’, non inquadrati nell’organico di Ilva Spa ma
riconducibili direttamente alla proprietà ed alla famiglia Riva”. Una situazione
tutt’altro che sorprendente se è vero che gli inquirenti avevano già messo a
punto un piano di lavoro che sarebbe sfociato nelle nuove iniziative
giudiziarie di una settimana fa.
E.R.
Ilva, sequestrati beni per 916 milioni
Anche Potenza tra le
città coinvolte
Sono in tutto 24 le
città interessate dal sequestro preventivo, funzionale alla confisca per
equivalente, di beni immobili, disponibilità finanziarie e quote societarie per
una somma complessiva di oltre 916 milioni di euro, riconducibile a 13 società
del Gruppo Riva, eseguito ieri dalla Guardia di Finanza
TARANTO - Sono 24 le
città interessate dal sequestro preventivo, funzionale alla confisca per
equivalente, di beni immobili, disponibilità finanziarie e quote societarie per
una somma complessiva di oltre 916 milioni di euro, riconducibile a 13 società
del Gruppo Riva, eseguito ieri dalla Guardia di Finanza, su disposizione del
gip del tribunale di Taranto Patrizia Todisco, nell’ambito dell’inchiesta della
Procura ionica a carico dei vertici del gruppo Riva per associazione per
delinquere finalizzata al disastro ambientale.
Il sequestro ha
interessato le città di Milano, Taranto, Roma, Genova, Cagliari, Modena, Parma,
Reggio Emilia, Sondrio, Varese, Potenza, Bolzano, Savona, Bergamo, Brescia,
Verona, Napoli, Salerno, Bari, Vercelli, Como, Massa Carrara, Lecco e Cuneo. In
particolare, sono state interessate nove società controllate in via diretta, e
indiretta in forma dominante, dall’Ilva, tre società controllate in via
diretta, in forma dominante, da Riva Forni Elettrici, e una società controllata
mediante influenza dominante dalla holding Riva Fire.
A conclusione di
questa fase, sono stati sequestrati beni immobili per oltre 456 milioni di
euro, disponibilità finanziarie per oltre 45 milioni di euro, e azioni e quote
societarie per circa 415 milioni di euro. Sono stati sequestrati anche un
centinaio di automezzi, il cui valore complessivo è ancora da quantificare.
(ANSA)
mercoledì 11
settembre 2013 11:59
L'UNIONE SARDA - Economia: L'artigiano
invecchia e chiude bottega
11.09.2013
Interessa anche
l'Ogliastra la flessione dell'11,6 per cento per colpa della crisi e del
mancato ricambio generazionale In cinque anni la Camera di commercio di Nuoro
ha registrato oltre 800 cessazioni di attività NUORO Anno dopo anno, nel
Nuorese, diminuiscono le imprese artigiane. Una flessione che si fa sempre più
consistente con il trascorrere del tempo. Le piccole realtà sono messe a dura
prova dalla crisi economica e a risentirne maggiormente sono le aziende che si
occupano di mestieri antichi e tradizionali. Stando ai dati divulgati da
Movimprese, la percentuale di ditte artigiane presenti del territorio di
competenza della Camera di commercio di Nuoro ha subito negli ultimi cinque
anni una lenta e costante flessione.
L'EMORRAGIA Il tasso
di decremento medio annuo, infatti, si è attestato intorno al 2.3% a fronte
dello 0,5% corrispondente al totale delle imprese iscritte nel Registro delle
imprese. Ciò testimonia la particolare difficoltà attraversata da questo
comparto produttivo che, nel periodo di tempo considerato, ha perso 824
attività, passando dalle 7.912 presenti nel 2008 (anno di inizio della crisi)
alle 7.088 registrate nel secondo semestre di quest'anno. Una flessione
complessiva pari all'11,6% che va a colpire prevalentemente le attività
imprenditoriali più piccole e quelli che vengono definiti «gli antichi
mestieri».
MANCATO RICAMBIO
Corniciai, arrotini e calzolai. Sono questi alcune delle attività artigianali
destinate a scomparire nel futuro più prossimo se non vi sarà una repentina
inversione di tendenza. Le cause non sempre sono dovute ad una selezione di
tipo darwiniano ma a volte si palesa un problema generazionale: i giovani
paiono non essere più disposti ad intraprendere questi mestieri e portare
avanti un'attività imprenditoriale ad essi collegata.
LABORATORI CHIUSI
Stesse difficoltà di sopravvivenza anche per chi si occupa delle lavorazioni
artistiche in legno, in tessuto e in cuoio, per i conduttori di macchinari per
tipografia e stampa e, infine, per le sarte, i frigoristi, gli idraulici e i
tappezzieri. Tutte attività che hanno in comune una forte componente tecnica e
creativa votata al saper produrre e al saper intervenire. Per non arrendersi a
questo destino che ormai per molte specializzazioni pare segnato, occorrerebbe
non desistere e attraverso una re-interpretazione dell'attività essere in grado
di innovare ed andare incontro alle necessità di mercati e consumatori.
IMPRESE INDIVIDUALI
Attualmente le imprese artigiane rappresentano una buona fetta del tessuto
imprenditoriale locale e costituiscono il 26% del totale delle attività
produttive presenti tra Nuorese e Ogliastra. Si tratta prevalentemente di
piccole realtà organizzate per la maggior parte in forma di ditte individuali
(82%) mentre il legame societario è quasi assente. Appena il 15% si
costituisce, infatti, come società di persone e solo il 3% come società di
capitali. I settori produttivi maggiormente rappresentati, invece, sono quelli
dell'edilizia, delle lavorazioni specialistiche e della produzione alimentare e
ornamentale.
Visco: 'i tempi della ripresa sono ancora
altamente incerti'
Possibile
un'inversione di tendenza, ma la disoccupazione continuera' a crescere
Roma - Secondo il
governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco la ripresa economica non è così
vicina. 'I tempi e la forza della ripresa sono ancora altamente incerti', ha
infatti dichiarato durante il suo intervento al ministero degli Esteri
nell'ambito del Council of Councils Regional Conference.
Un'analisi, quella
di Visco, che troverebbe ulteriore conferma nei dati della Confesercenti che,
come sottolineato da Visco, mostrano una possibile inversione di tendenza, con
conseguente innalzamento del pil dell'1% circa, che, tuttavia, non archivierà
definitivamente la crisi. 'I rischi di un ribasso di questo scenario', ha
continuato Visco, 'sono accresciuti dalle preoccupazioni degli investitori per
la possibile instabilità politica. La ripresa', ha aggiunto, 'è ora a portata
di mano, ma i rischi al ribasso rimangono significativi'. 'Se vogliamo cogliere
questa opportunità non possiamo vanificare i nostri sforzi', ha infine concluso
il numero uno di Bankitalia.
Una spinta in
positivo che tuttavia non toccherà la spinosa questione della disoccupazione.
Sempre secondo i dati forniti dalla Confesercenti Ref, infatti, nel corso del
prossimo anno il numero di inoccupati continuerà a salire arrivando a
raggiunger quota 12,8%, il 2,1% in più, dunque, rispetto al 2012.
Elsa Russo
Istat. Le esportazioni delle regioni italiane
Nel secondo trimestre del 2013, la crescita
congiunturale del complesso delle esportazioni dell'Italia dello (+0,4%) è la
sintesi di dinamiche territoriali significativamente differenziate: le
esportazioni fanno registrare una diminuzione congiunturale sensibile nelle
regioni meridionali e insulari (-3,2%), più contenuta per l'Italia
nord-occidentale (-1,0%) e centrale (-0,9%); per contro, nell'Italia
nord-orientale le esportazioni crescono (+3,6%).
La dinamica tendenziale dell'export
nazionale nei primi sei mesi dell'anno (-0,4%) è la sintesi del calo delle
vendite per le regioni dell'Italia insulare (-13,8%), meridionale (-6,0%) e
nord-occidentale (-0,2%) e del risultato positivo conseguito dall'Italia
centrale (+2,8%) e nord-orientale (+0,8%).
Le regioni che contribuiscono maggiormente
alla flessione dell'export nel primo semestre 2013 sono Sicilia (-17,9%),
Puglia (-17,0%), Liguria (-13,4%), Toscana (-1,9%) e Friuli-Venezia Giulia
(-3,3%). Tra le regioni in espansione si segnalano come particolarmente
dinamiche: Lazio (+7,9%), Marche (+12,7%) e Provincia Autonoma di Bolzano
(+5,5%).
Nei primi sei mesi del 2013 le esportazioni
di coke e prodotti petroliferi raffinati da Sicilia e Lazio, di metalli di base
e prodotti in metallo, esclusi macchine e impianti da Toscana e Puglia e di
mezzi di trasporto, esclusi autoveicoli dalla Liguria risultano in forte
diminuzione.
Nello stesso periodo, l'aumento delle
esportazioni di articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici da Lazio e
Marche, di autoveicoli dal Piemonte e di macchinari e apparecchi n.c.a dalla
Toscana contribuisce a ridurre la flessione dell'export.
Nel primo semestre, si segnalano tra le
province con il più elevato contributo alla diminuzione dell'export nazionale:
Siracusa, Taranto, Arezzo, Genova, Caltanissetta, Frosinone e Terni. Latina,
Firenze e Ascoli Piceno contrastano, invece, in misura rilevante il rallentamento
delle vendite all'estero.
Fondi Ue: Comitato Regioni, no blocco come
punizione
Bresso, nostro Sud
prenda esempio dalla California
11 settembre, 18:22
BRUXELLES -
"Siamo assolutamente contrari al blocco dei fondi alle Regioni come
punizione per i Paesi indisciplinati", così il vicepresidente del Comitato
delle Regioni Ue Mercedes Bresso in un'intervista all'ANSA sulla
macrocondizionalità economica, clausola che sarà al centro del negoziato tra
Commissione, Consiglio e Parlamento europeo dal 18 settembre.
"Il nostro Sud dovrebbe prendere esempio
dalla California. Turismo e patrimonio culturale vanno anche bene ma abbiamo
bisogno di settori che creino reddito e occupazione stabile. Non siamo la
Grecia. Il turismo non basta", ha detto il vicepresidente parlando della
programmazione dei fondi Ue 2014-2020. "Ok al grande progetto per Pompei -
dice - ma ad esempio, il solare a concentrazione di cui Rubbia parla da sempre,
si potrebbe fare in Sicilia e Sardegna".
Dal cibo alle auto, tagli alle spese delle
famiglie
CRISI. Indagine Istat sui consumi da aprile a
giugno. Confesercenti: «L'Iva non va aumentata»
La diminuzione complessiva è del 3,3%.
Crollati i beni durevoli come abiti e macchine (-7,1%) Giù alimentari (-3,3%) e
servizi
ROMA Le famiglie
italiane stringono sempre di più la cinghia e non in senso figurato: tra aprile
e giugno scorsi i consumi sono scesi nel totale di un ulteriore 3,3%
tendenziale, segnala l'Istat che ha diffuso ieri i dati sul Pil. La flessione è
generale, il calo più forte (-7,1%) riguarda i beni durevoli quali abiti,
elettrodomestici, auto; ma si taglia anche sugli alimentari (-3,3%) e i servizi
(-1,8%). «Il governo non ha ancora capito che questa è una crisi di consumi e
che fino a quando non si allenterà la morsa fiscale sui ceti medio bassi
ridotti sul lastrico, la ripresa resterà una chimera», dice il Codacons, che
insieme alle altre associazioni dei consumatori Federconsumatori e Adusbef e
alle imprese chiedono al governo di scongiurare l'aumento dell'Iva dal 21 al
22%, previsto dal primo ottobre. Con prospettive economiche così fragili,
l'aumento dell'aliquota Iva al 22% sarebbe «un clamoroso autogol», afferma la
Confesercenti. «A fronte dell'aumento dei prezzi, il calo di consumi
produrrebbe un minor gettito di 300 milioni invece dei 5 miliardi di maggiori
entrate previste dal Tesoro». I dati diffusi dall'Istat certificano «la gravità
della crisi economica che attanaglia il paese», dice la Confcommercio,
concordando sulla necessità di «una terapia shock» fatta di tagli alla
pressione fiscale sui redditi delle famiglie e sui fattori della produzione.
«Le vendite in promozione nella distribuzione organizzata hanno ormai raggiunto
il 30% del totale», sottolinea il presidente di Centromarca, Luigi Bordoni,
unendosi al coro dei no sul previsto scatto Iva. «Se le forze politiche
mettessero al centro il fatto che le famiglie non mangiano abbastanza, credo
che troverebbero subito una convergenza». In sei anni i consumi delle famiglie
italiane si sono erosi di oltre il 7%, evidenziano le previsioni economiche
Confesercenti-Ref, con un vero crollo per i beni durevoli (-27,4% dal 2007) e
non durevoli (-10,4%). Anche se nel 2014 dovrebbe aversi una crescita del Pil
dell'1%, «si tratterà però di una ripresina ancora fragile e incerta, e non
basterà a creare nuovo lavoro», dice l'organizzazione guidata da Marco Venturi.
«Tagliare con coraggio 70 miliardi di spesa corrente per dare più soldi alle
famiglie e alle imprese», è il suggerimento della Confesercenti che al governo
fornisce una lista delle voci da tagliare.
Nel mondo aumentano i Paperoni. E sono sempre
più ricchi
Uno studio ne conta
quasi 200 mila. Soprattutto maschi, età media 58 anni. In Italia sono 2.075,
più della metà dei quali residenti a Roma
Roma, 11 set.
Crescono nel mondo in numero e in ricchezza i super ricchi, anche in Italia. Il
rapporto annuale (link) della società specialistica Wealth-X con il gigante
bancario elvetico Ubs ne ha contati 199.235, il 6,3% in più rispetto al 2012.
Messi tutti assieme i loro patrimoni valgono 27.770 miliardi di dollari, il
7,7% in più rispetto allo scorso anno: una crescita ben superiore
all'espansione globale del Pil. Il censimento dei Paperoni riguarda i privati
con patrimoni superiori ai 30 milioni di dollari, catalogati come "Ultra
High Net Worth". Ma questa è solo la soglia minima, perché dei quasi 200
mila censiti, 2.170 vantano patrimoni superiori al miliardo
I super ricchi
italiani sono 2.075 (+7% sul 2012) con un patrimonio totale stimato di 235
miliardi di dollari, cresciuto del 6,8%. Più della metà risulta residente a
Roma, città che ha visto il numero di questi facoltosi cittadini crescere del
5,8%, a quota 1.195. Per numero totale di Paperoni l'Italia è al quinto posto
in Europa, dietro Germania, Gran Bretagna, Svizzera e Francia, mentre per
valore dei patrimoni si piazza al sesto posto dietro i miliardari della Russia,
che pur essendo meno numerosi (1.180) hanno un portafoglio di 620 miliardi.
Nella stragrande
maggioranza dei casi i supermiliardari sono uomini, 176 mila a fronte di 23 mila
donne. Tra i maschi, il 70% ha accumulato il patrimonio con le proprie forze
(self made), il 14% l'ha ereditato e il 16% ha incrementato per conto suo
quanto ricevuto dalla famiglia. Il 20% si occupa di banche, finanza o
investimenti, mentre industria, costruzioni e altri settori hanno quote più
marginali. Il 95% è sposato. L'età media è 58 anni.
Tra le donne super
ricche, in media 54 ennni, solo il 33% è del tutto self-made. Nel 53% di casi
il patrimonio è frutto di eredità, in un altro 14% in parte ereditato in parte
creato da sè. Il settore che va per la maggiore è il no profit (presumibilmente
tra le ereditiere). L'89% è sposato, il 6% ha alle spalle un divorzio.
Grecia: logistica cinese per porto del Pireo
Zte
corporation,entro fine anno al via lavori costruzione centro
11 settembre, 15:01
(ANSAmed) - ATENE,
11 SET - Entro la fine dell'anno il gigante cinese delle telecomunicazioni Zte
Corporation (Zhongxing Telecommunication Equipment Corporation) avvierà al
Pireo i lavori per la costruzione di un centro logistico. E' quanto annunciato
oggi al termine di un incontro fra il vice presidente per l'Europa centrale e
orientale della Zte, Chang Xiao Wei, ed il ministro greco per lo Sviluppo,
Costis Hatzidakis. Inoltre, secondo informazioni di stampa, la compagnia cinese
starebbe prendendo in considerazione l'eventualità di costruire una stazione di
manutenzione per tutti i suoi prodotti presenti sul mercato europeo. L'incontro
tra Wei e Hatzidakis è avvenuto nell'ambito della preparazione della prossima
visita in Grecia del presidente della compagnia, Shi Lirong, in programma per
il 10 ottobre, durante la quale incontrerà anche il premier greco Antonis
Samaras. "La Zte - ha detto Chang Xiao Wei dopo l'incontro - vede nella
Grecia la porta d'ingresso dei suoi prodotti in Europa e si sta muovendo
gradualmente per raggiungere tale obiettivo". (ANSAmed).
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