venerdì 27 settembre 2013

XXVII.IX.MMXIII – Bruxelles apre una procedura di infrazione contro l'Italia per l'Ilva di Taranto. Roma non ha saputo garantire che lo stabilimento siderurgico più grande d'Europa rispettasse le prescrizioni della normativa comunitaria sulle emissioni industriali, "con gravi conseguenze per salute e ambiente". E il Belpaese viene ritenuto "inadempiente" anche per il mancato rispetto sulla responsabilità ambientale, per il principio di chi "inquina paga".---Corleto Perticara (Potenza) - Entrerà in funzione nel primo quadrimestre del 2016 il Centro oli che la Total - con un investimento complessivo di 1,6 miliardi di euro - realizzerà a Tempa Rossa, in Basilicata, per trattare a regime 50 mila barili di petrolio al giorno.

Petrolio. Nel 2016 Centro Oli Total a Tempa Rossa
Petrolio. Il fondo Memorandum e l'accordo per il gas gratis
Petrolio. "L'aumento non c'entra"
Petrolio. Un rivolo a 6 zeri partito in anticipo per i comuni della Valle
Petrolio. Viaggio nel tesoro di Tempa Rossa
Ilva: Ue contro Italia per carenze controlli a Taranto
Istat. Clima di fiducia delle imprese




Petrolio. Nel 2016 Centro Oli Total a Tempa Rossa
In Basilicata a regime tratterà 50 mila barili greggio al giorno
26 settembre, 19:32
(ANSA) - CORLETO PERTICARA (POTENZA), 26 SET - Entrerà in funzione nel primo quadrimestre del 2016 il Centro oli che la Total - con un investimento complessivo di 1,6 miliardi di euro - realizzerà a Tempa Rossa, in Basilicata, per trattare a regime 50 mila barili di petrolio al giorno. La zona è stata fatta visitare oggi ai giornalisti dalla Total, in occasione dell'inaugurazione, a Corleto Perticara, di una scuola di formazione per 54 operatori (nove donne e 45 uomini).

Petrolio. Il fondo Memorandum e l'accordo per il gas gratis
Il capo dell'Unmig: "Il decreto può cambiare"
Attesi tra i 40 e i 55 milioni all’anno dal nuovo accordo con Eni. «Ma se non si fanno nuovi pozzi diminuiranno subito», sottolinea Franco Terlizzese, direttore generale per le risorse minerarie ed energetiche del Ministero dello sviluppo economico
di LEO AMATO
POTENZA - Quanto arriverà in Basilicata dei due miliardi di euro (per l’esattezza poco più di un miliardo e 900 milioni) attesi per infrastrutture e occupazione in cambio del via libera all’aumento delle estrazioni in Val d’Agri. Franco Terlizzese, direttore generale per le risorse minerarie ed energetiche del Ministero dello sviluppo economico, chiede cautela sui numeri («Al dicastero dell’Economia hanno fatto una serie di proiezioni ma ci sono variabili che dipendono dalle compagnie»). Ma su una questione si dice possibilista: «Quello approvato lo scorso 12 dicembre è un decreto innovativo sotto molti aspetti. Vediamo all’opera i risultati che produrrà con la consapevolezza che può essere sempre modificato».
Direttore una domanda secca: quanto?
«Diciamo prima che si tratta di una novità assoluta nel panorama fiscale italiano. Si sono contemperati interessi diversi, infatti la difficoltà principale per chi ci ha lavorato è stata quella di cambiare logica. Utilizzare uno strumento di fiscalità generale come l’imposta sul reddito delle società per indirizzare risorse verso un territorio in particolare. Una forma di federalismo fiscale, per capirsi. Come non è mai esistita. Metabolizzarlo non è stato semplice né veloce, per questo il decreto è arrivato con un anno di ritardo».
Quindi la soglia dei 50 milioni di euro l’anno?
«Sono state adottate delle misure di prudenza. Mi metterei anche nei panni del colleghi del ministero dell’Economia. In questa prima fase si sono tutelati introducendo requisiti come quello che le società protagoniste dei nuovi accordi abbiano sede nei territori interessati dalle estrazioni, o per la quota del 30% fino a 130milioni di imposte e poi del 15%. Così pure il tetto annuale dei 50 milioni perché si vuole fare una verifica di questo nuovo approccio, che apre un orizzonte dove molti hanno tentato prima senza successo. Questo - però - chi ci ha lavorato non l’ha visto messo in evidenza da nessuno. Il provvedimento che abbiamo adottato va anche contestualizzato in un 2013 difficilissimo per cui far passare principio di ridistribuire ai territori risorse mentre nel Governo si prova a tagliare dappertutto non è una cosa da poco».
Ma si parlava di quasi due miliardi e adesso al massimo di 500 in dieci anni non le pare poco?
«Tre anni fa con il presidente Vito De Filippo e i sottosegretari Stefano Saglia e Guido Viceconte sono state esaminate quali erano le esigenze di sviluppo infrastrutturale della Basilicata e il suo potenziale petrolifero. Per questo si parlava di un 1miliardo e 900milioni ma oggi quel potenziale di sviluppo è ancora da verificare perché le ricerche sono ancora ferme. I progetti in Basilicata non sono solo Val d’Agri e Tempa Rossa. Ci sono anche Monte Grosso e altre aree interessanti per l’esplorazione del sottosuolo. All’epoca facemmo una stima per ognuno di questi».
Quindi i 24mila barili al giorno in più in Val d’Agri quanto dovrebbero portare nel fondo?
«Diciamo che una produzione del genere può portare ad avere 700/800 milioni di entrate l’anno».
Fatti due conti ci siamo, tra i 40 e i 55 milioni?
«Da solo l’incremento di produzione in Val d’Agri non basterà a lungo se non si procede a effettuare dei pozzi di completamento. Quelli esistenti sono destinati a esaurirsi in fretta senza sfruttare appieno il giacimento».
venerdì 27 settembre 2013 08:46

Petrolio. "L'aumento non c'entra"
Alberti rassicura e garantisce
Giuseppe Alberti, intervistato dal Quotidiano, commenta l’accordo stipulato due settimane fa con Eni per quasi 5 milioni e mezzo di gas all’anno da distribuire tra i 10 comuni dell’area delle estrazioni in Val d’Agri
«NON è una concessione né della Regione né dell'Eni a questi territori. C’è una legge dello Stato che prevede che nei comuni in cui si svolge attività estrattiva gli enti locali possono chiedere dei ristori per le attività che le compagnie svolgono».
E’ il commento del sindaco di Viggiano Giuseppe Alberti intervistato dal Quotidiano sull’accordo stipulato due settimane fa con Eni per quasi 5 milioni e mezzo di gas all’anno da distribuire tra i 10 comuni dell’area delle estrazioni in Val d’Agri.
Come nasce quest’accordo?
«Dalla richiesta di autorizzazione integrata ambientale che ha fatto l’Eni, la cosiddetta Aia. Per averla l’Eni ha presentato un rapporto da cui emergeva che a parità di  barili prodotti al giorno, ovvero i 104mila autorizzati nel 1998, la quantità di gas estratto passava da 3 milioni di metri cubi  a 4 milioni e 6. Ne ho scritto e ne ho parlato con il presidente De Filippo sostenendo che anche se non c’era aumento di produzione di petrolio era previsto un minimo aumento di emissioni in atmosfera. A fronte di questo perciò chiedevamo che una quota di quel gas in più prodotto dovesse restare sul territorio».
Perché allargare agli altri comuni oltre Viggiano?
«In Val d’Agri non si produce petrolio solo a Viggiano. Grumento, Montemurro, Marsicovetere, Marsico Nuovo, sono altri comuni dove avviene attività estrattiva. E’ chiaro poi che anche gli altri che sono molto vicini al Centro oli pur non avendo attività sul loro territorio un disagio lo vivono».
E la prospettiva dell’aumento di produzione di 25mila barili?
«Non c’entra niente. La trattativa che abbiamo condotto si basa sui 104mila barili al giorno. Tutto ciò che verrà dopo sarà oggetto di un’ulteriore trattativa da parte della Regione e gli enti locali interessati. Noi non abbiamo fatto nessuna valutazione circa la possibilità che ci sia un aumento di produzione».
Perché allora tanta riservatezza?
«Ma questo forse dipende dal carattere del sindaco di Viggiano e del senatore Coviello. Le comunicazioni io ce l’ho, sono state per iscritto e partono dall’avvio della trattativa. Prima di dare notizie abbiamo preferito che le cose si concludessero. “Mai dire gatto finché non ce l'hai nel sacco”».
Io però ho saputo che in questa trattativa siete stati supportati dalla struttura della Regione che si sta occupando del Memorandum
«No, c’era il sindaco di Viggiano, Romualdo Coviello Eni e Shell. Per la prima volta gli enti locali trattano direttamente con Eni. Questo è un grande risultato con una grande apertura anche da parte del presidente Vito De Filippo».
Quindi nessuna delega del comune di Viggiano per il sì all'aumento delle estrazioni?
«Niente. Niente. Niente. Per altro in primavera ci sono le elezioni comunali e penso che prima di allora nulla potrà accadere».
venerdì 27 settembre 2013 09:25

Petrolio. Un rivolo a 6 zeri partito in anticipo per i comuni della Valle
Dietro l’accordo per la cessione da parte dell’Eni ai comuni della Val d’Agri di oltre 5 milioni di euro di gas resta un’ambiguità irrisolta
POTENZA - Indipendente dall’agognato aumento di produzione fino a 130mila barili al giorno. Ma neanche tanto. Dietro l’accordo per la cessione da parte dell’Eni ai comuni della Val d’Agri di oltre 5 milioni di euro di gas resta un’ambiguità irrisolta. Così il sospetto che si tratti di un rivolo delle compensazioni legate al prossimo accordo con la Regione partito in anticipo per i comuni della Valle resta tutt’altro che sopito.
C’è ancora un certo riserbo sui contenuti del patto stipulato due settimane orsono nella sede della compagnia del cane a sei zampe dal sindaco di Viggiano Giuseppe Alberti e dall’ex senatore Romualdo Coviello, tornato nel consiglio comunale del suo paese d’adozione.
Si attende infatti che nei prossimi giorni il testo passi in giunta regionale per l’approvazione. Ma da quanto si è riuscito a carpire da fonti pressoché certe oltre ai richiami ripetuti ai 104mila barili di produzione previsti nel 1998, Eni avrebbe ottenuto garanzie quantomeno sulla prosecuzione dei negoziati per un incremento. Qualcosa tipo un accordo integrativo per cui resta da definire lo strumento amministativo più adatto, che coincide con «i nuovi progetti di sviluppo» menzionati nel decreto attuativo dell’articolo 16 del dl liberalizzazioni, sottoscritto quasi incontemporanea con l’accordo tra Eni e comune di Viggiano in rappresentanza di tutti i comuni della Valle.
Così oggi da una parte c’è un decreto che prevede l’istituzione di un fondo per finanziare infrastrutture e lavoro «in ambito regionale, provinciale e locale» con le maggiori entrate tributarie attese dai «nuovi accordi di sviluppo». Per quanto inferiori alle aspettative. Dall’altro - invece - comuni Regione e paesi della Val d’Agri si stanno già attrezzando per ricevere dall’Eni una quantità considerevole di gas naturale destinato a ridurre la bolletta energetica delle utenze sui territori interessati dalle estrazioni.
Quei 45mila metri cubi di gas al giorno destinati ai comuni di Viggiano, Paterno, Tramutola, Montemurro, Marsicovetere, Marsico Nuovo, Moliterno, Grumento Nova, Sarconi e Villa d’Agri andrebbero infatti considerati né più né meno di una parte di quelli oggetto della trattativa in corso con la Regione per l’incremento della produzione giornaliera nell’ambito della concessione Val d’Agri.
Senza che con questo - però - l‘a loro’avvio della loro fornitura richieda  dalla stipula del relativo «piano di sviluppo». Nell’accordo infatti sarebbe stata introdotta una specie di clausola “anticipatoria”, che prevede che possano essere scontati anche a posteriori. D’altra parte Eni si riserva di interrompere l’erogazione nel caso in cui dovessero frapporsi ostacoli di natura amministrativa o diversa alle sue attività, incluso l’avvio di una fase di sviluppo che prevede l’incremento di produzione.
Oltre all’ok della giunta regionale perché i primi metri cubi di gas vengano destinati dove stabilito dai comuni della Val d’Agri occorrerà quindi l’approvazione di un disciplinare e ogni cinque anni le parti dovrebbero riunirsi per stabilire se rinnovare l’accordo o meno e in che termini, nel caso in cui la produzione di greggio dovesse aumentare o diminuire in maniera considerevole.
Stando a quanto stabilito al primo posto tra i beneficiari del gas restano scuole, case per anziani, ospedali e strutture di rilievo sociale per la comunità. Subito dopo vengono le imprese per cui la bolletta energetica potrebbe abbassarsi in maniera considerevole. C’è persino chi si spinge a dire che potrebbe azzerarsi. Ma per questo anche 45mila metri cubi al giorno potrebbero non essere sufficienti.
venerdì 27 settembre 2013 09:16

Petrolio. Viaggio nel tesoro di Tempa Rossa
Cantieri aperti per la produzione che partirà dal 2016
Tra i pozzi di Gorgoglione, un ventre da un miliardo e mezzo a 1.100 metri di altitudine, per una linea di 7 chilometri
di VALERIO PANETTIERI
GORGOGLIONE - Ed eccolo il ventre da un miliardo e mezzo a circa 1100 metri di altitudine. L'impianto di Tempa Rossa è ancora una larga spianata su tre livelli, a poca distanza dai pozzi veri e propri. Qui sorgerà l'intero impianto di raffinamento delle materie prime: petrolio, zolfo, gpl e gas. La spianata è incastonata sulle montagne. In lontananza si osservano i comuni di Gorgoglione, Corleto e Guardia Perticara. E lungo l'area sorgono i sei pozzi già perforati. Ne mancano ancora due all'appello. Quelli perforati sono quasi dei campi da calcio, spianate di cemento circondate dai cancelli.
Al centro una gabbia che custodisce "l'albero di Natale", una sorta di collettore che servirà, una volta collegati i pozzi all'impianto di trattamento, a trasportare il petrolio seppellito a sette chilometri di profondità. Sette chilometri che sono un record personale per la Total, la società petrolifera francese che ha messo le mani su questa concessione. Ancora è tutto in divenire, ma l'area di cantiere ha delle scadenze ben precise. Ad agosto 2014 dovrebbe terminare il lavoro di preparazione del sito, poi ci vorrà il 2016 per vedere a regime un impianto che potrà prendersi dalla roccia un tetto massimo di 50mila barili al giorno. Una cifra inferiore a quella prodotta nel centro oli di Viggiano, ma che garantirà alla multinazionale francese un "vitalizio" di circa trent'anni, ovvero fino all'esaurimento dei pozzi. Questa è la storia della Total in Basilicata, una storia che racconta anche di terreni comprati a 35 euro al metro quadro e di vicende legali che ancora legano uno dei proprietari di una parte della concessione. Ora le cose sono in mano alla ditta Aleandri-Bocchi, che a sua volta ha sub appaltato i lavori a due ditte lucane. Quando arriviamo il turno di lavoro è già concluso. L'unica struttura riconoscibile è quella dei container logistici.
Qui la tecnologia applicata è diversa: i pozzi non sono le classiche torri con fiamme sulla punta. Sono semplicemente degli snodi appiattiti. Lei ammidi sicurezza restano nascoste. Il pozzo Gorgoglione è stato scavato in 14 mesi. Al Tempa Rossa 2 i lavori sono in corso. Qui svetta una torre arrivata da Milano, è la trivella vera e propria in allestimento. Corleto è arroccata dall'altra parte della valle. Qui il movimento è consistente, stanno installando l'enorme valvola di sicurezza e i cavi elettrici. All'ingresso ci sono due ragazzi di Corleto. Sono molti i lucani che lavorano qui, circa un centinaio tra ditte e Total vera e propria. Ce lo conferma anche un carrellista che fa base in un hangar dove all'esterno sono piazzate le "pipelines", i collettori che porteranno il greggio e il gas. La linea del petrolio sarà lunga 7 chilometri dal centro oli e poi si allaccerà a quella già esistente di 119 chilometri verso Taranto.
Il metano, invece, entrerà direttamente nella rete Snam tramite collettore di 7,7 chilometri. Storia diversa per il GPL che sarà stoccato sui camion così come le settanta tonnellate di zolfo raccolte giornalmente. E poi c'è l'acqua di risulta. Questa dovrà essere depurata in vasche fino a demineralizzarla quasi completamente (0,01 ppm). Il "mud", la mistura di acque utilizzate dalle trivelle invece è smaltita in discariche gestite in loco dalla Semataf di Matera. Dunque, per il primo quadrimestre del 2016 Total marchierà definitivamente questi territori, non solo i 400 chilometri quadrati dell'intera concessione. Perchè stando ai progetti qui dovranno nascere strade di collegamento ex novo, alcune finite proprio in mezzo ad antichi insediamenti ora sotto il controllo della Sovrintendenza. Il loro destino si deciderà più in la'.
venerdì 27 settembre 2013 09:04

Ilva: Ue contro Italia per carenze controlli a Taranto
Potocnik, buone intenzioni governo ma ora provarle con i fatti
26 settembre, 20:04
(ANSA) - BRUXELLES, 26 SET - Bruxelles apre una procedura di infrazione contro l'Italia per l'Ilva di Taranto. Roma non ha saputo garantire che lo stabilimento siderurgico più grande d'Europa rispettasse le prescrizioni della normativa comunitaria sulle emissioni industriali, "con gravi conseguenze per salute e ambiente". E il Belpaese viene ritenuto "inadempiente" anche per il mancato rispetto sulla responsabilità ambientale, per il principio di chi "inquina paga".
 Le autorità italiane "hanno avuto molto tempo per garantire che le disposizioni ambientali fossero rispettate", spiega il commissario all'Ambiente Janez Potocnik, a capo della direzione generale che ha preparato il provvedimento. "Questo è un chiaro esempio del fallimento nell'adottare misure adeguate per proteggere salute umana e ambiente". "Spero che le buone intenzioni del governo che mi sono state espresse dal ministro Orlando in un incontro ieri a New York - aggiunge - siano provate con passi e azioni concrete". Perchè, come il commissario tiene a sottolineare, lui è abituato a non guardare in faccia nessuno quando si tratta di prendere le decisioni. La sua unica bussola sono i fatti, ciò che è "oggettivamente misurabile", ed il "parere degli esperti".
 Roma intanto si aggrappa alle uniche parole positive che arrivano dall'Ue, e da lì riparte. "Bruxelles riconosce il lavoro del governo sull'Ilva" - evidenzia il ministro Orlando - e "la prima risposta" all'apertura della procedura di infrazione "sarà l'approvazione del nuovo piano ambientale che, come previsto dal decreto, nelle prossime settimane sarà sottoposto in via preliminare, a consultazione pubblica. Gli interventi di risanamento e di innovazione che i commissari stanno ultimando sono parte essenziale di questa risposta".
 Dal canto loro i Verdi, col presidente Angelo Bonelli in testa, ci tengono invece ad indicare come l'azione avviata dalla Commissione sia una "clamorosa bocciatura dell'Autorizzazione integrata ambientale (Aia) dell'ex ministro Corrado Clini". E rivolgendosi a Orlando lo avverte: "sbaglia il ministro a dire che questa procedura non è contro il governo italiano: in realtà è la certificazione che quello che gli esecutivi hanno fatto viola le regole europee in materia di inquinamento, salute e emissioni industriali, e che i provvedimenti fino ad ora adottati non hanno fatto nulla per affrontare il disastro".
 Di un "grande segnale" dall'Europa parlano le organizzazioni ambientaliste tarantine Peacelink e Fondo antidiossina, che hanno giocato un ruolo fondamentale in questa partita, impegnandosi con tutte le risorse a loro disposizione per portare la vicenda all'attenzione di Bruxelles. Così "la Commissione si fa garante della messa a norma dello stabilimento", dicono.
 Ora l'Italia ha due mesi di tempo per rispondere alla lettera di messa in mora in arrivo da Bruxelles. Due mesi per dimostrare che dalle parole è passata ai fatti.

Istat. Clima di fiducia delle imprese
A settembre 2013 l'indice composito del clima di fiducia delle imprese italiane (Iesi, Istat economic sentiment indicator) espresso in base 2005=100, sale a 83,3, da 82,0 di agosto.
L'andamento positivo dell'indice composito rispecchia un miglioramento della fiducia diffuso in tutti i settori economici.
L'indice del clima di fiducia delle imprese manifatturiere aumenta, passando da 93,4 di agosto a 96,6. I giudizi sugli ordini e le attese di produzione migliorano (da -32 a -28 e da -1 a 3, rispettivamente); il saldo relativo ai giudizi sulle scorte di magazzino passa da 0 a -1.
L'analisi del clima di fiducia per raggruppamenti principali di industrie (Rpi) indica un miglioramento dell'indicatore nei beni di consumo (da 92,8 a 96,0), nei beni intermedi (da 94,2 a 98,0) e nei beni strumentali (da 91,7 a 94,8).
L'indice del clima di fiducia delle imprese di costruzione sale da 76,4 di agosto a 78,6. I giudizi sugli ordini e/o piani di costruzione e le attese sull'occupazione migliorano (i saldi aumentano da -52 a -49 e da -18 a -16, rispettivamente).
L'indice destagionalizzato del clima di fiducia delle imprese dei servizi cresce da 79,8 a 80,8. Al peggioramento dei giudizi sul livello degli ordini (da -19 a -25 il saldo) si contrappone il miglioramento delle relative attese (da -13 a -6); si conferma in recupero il saldo relativo alle attese sull'andamento dell'economia in generale (da -38 a -36).
Nel commercio al dettaglio, l'indice del clima di fiducia sale da 86,6 di agosto a 91,1. L'indice aumenta sia nella grande distribuzione (da 81,2 a 90,3) sia nella distribuzione tradizionale (da 93,2 a 94,9).

Nessun commento: