Il ministro Trigilia spinge per l’accentramento della programmazione
2014/2020. Dopo la perdita dell’autonomia sul petrolio, rischiamo anche sui
soldi. L' autorità di gestione del Po Fesr, Patrizia Minardi: «Bene l’Agenzia
Nazionale, ma i territori devono decidere l’allocazione»
POTENZA - Si profila come l’ennesimo tentativo di
scippo a danno delle Regioni. Dopo quello tentato in materia energetica, ora
toccherebbe anche alle competenze in fatto di programmazione dei fondi
comunitari. A mettere benzina sul fuoco ci ha pensato di recente il ministro
per la coesione sociale, Carlo Trigilia, al convegno sul futuro del Sud che si
è svolto nei giorni scorsi all’Accademia dei Lincei. Che oltre a criticare la
classe dirigente meridionale è tornato a ribadire la necessità di un maggiore
intervento delle Stato in materia. Le polemiche che ne sono conseguite cadono a
ridosso di un importante appuntamento per le Regioni, ovvero la certificazione
delle spesa rispetto al target fissato al 31 ottobre del 2013. Uno step
intermedio prima del “bilancio” conclusivo che le attende par la fine
dell’anno. E che per la Basilicata si chiude in positivo. Ancora una volta la
regione dimostra una capacità di spesa migliore di quella delle altre regioni
del Mezzogiorno, con una spesa certificata superiore a quella fissata dalla
Ue. Smentendo così le notizie di qualche
settimana fa secondo le quali anche la Basilicata, insieme al resto del
Mezzoggiorno, avrebbe rallentato la marcia, con il rischio di perdere ingenti
risorse. Con l’aggiunta di un altro particolare importante: a differenza di
quanto è stato fatto altrove per evitare il rischio disimpegno, la Regione non
ha ridotto il cofinanziamento nazionale. Certo, si potrebbe fare di più e
meglio. In fatto di certificazioni della spesa, però, le performance lucane ci
collochino al pari delle regioni competitività. Ed ecco perché la linea che si
va definendo a livello nazionale, ovvero l’accentramento delle competenze in
vista della programmazione per il settennio 2014-2020 potrebbe rappresentare
una vera beffa. Qual è il rischio? Che l’Agenzia nazionale per la coesione
territoriale già varata e prevista dal precedente ministro Fabrizio Barca possa
celare il tentativo di un vero e proprio commissariamento della programmazione,
oggi in capo alle regioni.
Il discorso che si sta facendo a livello nazionale
è questo: se le regioni che hanno ricevuto il maggiore flusso di trasferimenti
europei non sono riuscite a spendere, tanto che - secondo un allarme lanciato
di recente - potrebbero andare in fumo quasi due miliardi di euro che non
stati, tanto vale che lo Stato avochi a sè le competenze. Un passo in questa
direzione è stato già fatto con la previsione di quel piano di azione e coesione che assorbe una parte
delle risorse non spese. Ma ora il fatto è che si vuol andare ben oltre. Da
Roma si guardano bene dal pronunciare parole quali commissariamento o
accentramento. Per quel che si sa, ma forse anche si vuole far sapere, più che
altro l’Agenzia nazionale che ora dovrà essere riempita di mission e contenuti
dovrebbe occuparsi soprattutto di controlli e sanzioni. Ma è chiaro che i
territori sono preoccupati per questa intromissione, supportata, per altro, da
un duro attacco alle classi dirigenti meridionali, come ha fatto qualche giorno
fa il numero due di Confindustria, Alessandro Laterza. Che cosa questo potrebbe
rappresentare per la Basilicata ce lo spiega l’autorità di gestione del Po
Fesr, Patrizia Minardi. Che innanzitutto precisa: «La linea del ministro
Trigilia ripropone l’approccio già delineato dal precedente ministro Barca». «A
mio avviso - spiega - una regia nazionale che indichi un quadro programmatico
generale entro il quale le regioni possono muoversi non è solo cosa buona, ma
fatto indispensabile. Gli interventi programmati non riguardano solo lo
sviluppo dei singoli territori. Serve quindi una cornice d’insieme. Che ben
venga, dunque, l’Agenza nazionale per la coesione territoriale. Detto questo,
però, va pure precisare che non si può pensare a un semplice sostituzione dei
livelli di programmazione. Alle Regioni deve essere comunque lasciata la
capacità di decidere dove allocare le risorse. Le autorità nazionali non
possono conoscere le singole specificità
dei territori. Dunque servirebbe un maggiore coordinamento tra questi due
livelli istituzionali».
Ed è per
questo - insiste Patrizia Minardi - «che occorre tenere gli occhi ben aperti
rispetto a quello si farà nei prossimi mesi. E occorre che le Regioni esprimano
una posizione politica forte» per evitare che si trasformi in un vero e proprio
scippo. Sui tavoli romani anche la politica lucana, con il nuovo esecutivo che
si delinearà con il risultato del voto di novembre, dovrà far sentire la
propria voce.
Ma in fatto
di fondi comunitari la prima urgenza che dovrà affrontare la nuova compagine di
Governo è la nuova programmazione 2014-2020: risorse stimate in quasi due
miliardi di euro. Anzi, buona parte doveva essere già stata fatta. Entro la
fine di novembre la Basilicata dovrà presentare una bozza della programmazione
sul Por. L’autorità di gestione e gli uffici tecnici hanno fatto la propria
parte. Ma quello che manca è la programmazione politica. In assenza della quale
potrò fare solo una previsione generica di spesa. «La gestione tecnica -
conclude Patrizia Minardi - ha bisogno
di essere preceduta da una visione politica che indirizzi la previsione
di spesa alla maggiore efficacie possibile».
sabato 26 ottobre 2013 09:26
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