sabato 26 ottobre 2013

XXVI.X.MMXIII – Le Fondamenta dell’Occidente valgono 500.000 euro: resta BBB+, con outlook negativo

Cinquecentomila euro a Metaponto. 
Corte diritti umani Ue indagaherà sull'Ilva
Saline Ioniche, via libera dei sindacati nazionali per la centrale a carbone: «Opera strategica»
Fitch, l'Italia ha fatto progressi ma non cresce: confermato l'outlook negativo




Cinquecentomila euro a Metaponto.
Bray stanzia i fondi per l'area archeologica
Un finanziamento straordinario per consentire la riapertura al pubblico
IN ARRIVO 500 mila euro per l’area archeologica di Metaponto. È’ il ministro dei Beni e delle attività culturali, Massimo Bray,  a disporre “un finanziamento straordinario di 500 mila euro per l’area archeologica investita lo scorso 8 ottobre dall’esondazione del fiume Bradano, per imboccare - cosi è scritto in una nota diffusa dal Mibac - la strada della riapertura al pubblico dell’area archeologica” (nella tragica alluvione di quindici giorni fa l’acqua del Bradano ha infatti ricoperto con acqua mista a fango e detriti le strutture antiche del parco per uno spessore di oltre un metro e mezzo). Il Ministero ricorda che “l'intervento dei Vigili del fuoco e l’efficacia dell’impianto di sollevamento esistente nel parco hanno permesso di asportare l’acqua - circa 90 mila metri cubi - in soli sei giorni”.  E tuttavia è rimasto uno strato diffuso e uniforme di melma che impedisce l’accesso ai visitatori. Le risorse stanziate dovranno servire, nelle intenzioni di Bray, “ a completare il recupero dei canali drenanti, il ripristino della viabilità di servizio interna al parco, la ricomposizione dell’argine distrutto, la rimozione della melma e la riapertura dell’area archeologica”.
Ma quella giunta dal ministero della Cultura non è la sola buona notizia giunta ieri dal Governo. Palazzo Chigi, infatti, è pronto ad  aiuterà la Basilicata (e la Puglia) a ripristinare i danni provocati dall’alluvione del 7 ottobre scorso nel Metapontino. L'assicurazione è arrivata, ieri mattina, dal sottosegretario alle Risorse agricole, Giuseppe Castiglione, nel corso di un vertice alla prefettura di Matera alla quale ha partecipato anche Gianni Fabbris, portavoce del comitato Terre Joniche che da settimane si batte perchè siano adottate misure urgenti a sostegno delle aziende e delle famiglie colpite dall’alluvione.
Davanti al prefetto Luigi Pizzi e al presidente della Provincia Franco Stella, Castiglione si è impegnato a promuovere presso il presidente del Consiglio un’ordinanza che contenga “misure snelle e straordinarie" per aiutare gli enti pubblici a superare le emergenze infrastrutturali, e andare incontro alle imprese e ai privati danneggiati”.  “Terremo conto - precisa il sottosegretario - delle richieste avanzate dalle due Regioni circa il riconoscimento dello stato di calamità, confrontandoci con il Ministero dello Sviluppo economico e coinvolgendo la Protezione civile”.
Pizzi, dal canto suo,  ha illustrato le azioni messe in campo dalla Prefettura e della Regione, insieme ad altri soggetti territoriali per far fronte alle stime dei danni alle aziende agricole e alle infrastrutture che ammontano a decine di milioni di euro.
Tutto bene? Dipende. Fabbris fa infatti sapere che ha chiesto al ministro “che si adoperi perché nell'ordinanza ci siano somme certe, quindi soldi veri, non di quelli spendibili soltanto sulla carta” e soprattutto “che,  non ci si limiti a interrventi straordinari ma si dia corpo a un intervento strutturale che investa tutta l’area”. Il portavoce del comitato Terre Ioniche, tra l’altro, mette in guarda il Governo sul rischio che il provvedimento possa essere bocciato in sede comunitaria. “Per evitare di entrare in conflitto con le norme Ue - aggiunge Fabbris -  abbiamo indicato al sottosegretario l’iter burocratico da adottare:  l’unico percorso tecnico che ha consentito due anni fa alla Regione di accedere ai fondi per il Metapontino”.  In ogni caso il comitato dà 15 giorni di tempo al Governo per emettere un’ordinanza  che indichi con chiarezza misure e investimenti. “Non c’è alcuna ragione perché si perda più tempo. Sennò vuol dire che la politica e le istituzioni vogliono la guerra. Noi siamo pronti”.
sabato 26 ottobre 2013 09:42

Corte diritti umani Ue indagaherà sull' Ilva
STRASBURGO – Dopo Bruxelles anche Strasburgo decide di investigare sugli effetti che le emissioni dell’Ilva avrebbero sulla salute degli abitanti di Taranto. La Corte europea dei diritti umani ha infatti reso noto di aver giudicato, in via preliminare, ricevibile il ricorso presentato dai familiari di Giuseppina Smaltini, morta di leucemia il 21 dicembre scorso. Nel ricorso i familiari sostengono che la malattia della donna è stata causata dalle emissioni prodotte dall’Ilva. Nel comunicare al governo italiano la ricezione del ricorso, la Corte di Strasburgo chiede a Roma di dimostrare di aver fatto quanto doveva e poteva per accertare che non ci fosse alcun nesso tra le emissioni della fabbrica siderurgica e la leucemia che ha ucciso Giuseppina Smaltini.
La donna, ammalatasi nel 2006, aveva presentato una denuncia alla procura di Taranto contro l’Ilva che riteneva responsabile della sua leucemia. Ma per ben due volte la procura ha deciso di rigettare il suo ricorso ritenendo le prove di un nesso tra emissioni e malattia insufficienti. Secondo il marito e i due figli della Smaltini le indagini della procura non sono state condotte adeguatamente. Inoltre nel ricorso viene sostenuto che essendoci invece un nesso tra le emissioni dell’Ilva e il tasso di malati di cancro a Taranto, lo Stato ha violato il diritto alla vita di Giuseppina Smaltini.
I giudici di Strasburgo vogliono quindi ora sapere quali dati avesse a disposizione la magistratura di Taranto quando esaminò la denuncia e se le indagini sono state condotte con la dovuta attenzione. Inoltre la Corte chiede se lo Stato abbia fatto tutto quanto in suo potere per proteggere la salute e quindi la vita della donna.

Saline Ioniche, via libera dei sindacati nazionali per la centrale a carbone: «Opera strategica»
Le sigle di settore energetico di Cgil, Cisl e Uil hanno firmato un'intesa con la società che vuole trasformare l'impianto reggino: partirà un tavolo con incontri trimestrali per definire i dettagli. E dopo il nulla osta del ministero e l'accordo con Confindustria la contestata struttura sembra andare verso la realizzazione
I SINDACATI nazionali di categoria del settore elettrico – Filctem-CGIL, Flaei-CISL e Uiltec-Uil – hanno firmato con SEI Spa, la società del gruppo Repower rappresentata dall’amministratore delegato Fabio Bocchiola e dal Consigliere Delegato Luca Poggiali, un patto per lo sviluppo territoriale legato al progetto della centrale a carbone di ultima generazione di Saline Ioniche, in provincia di Reggio Calabria.
Grazie a questo accordo viene istituito un nuovo coordinamento (che si aggiunge a quello già creato con Confindustria Reggio Calabria) tra la Società e le sigle sindacali nazionali che prenderà la forma di un tavolo di confronto tra le parti firmatarie con incontri a cadenza indicativamente trimestrale. Le ragioni di tale accordo si ritrovano, come recita il testo “nella valenza strategica riconosciuta al Progetto e la grande importanza che questo potrebbe avere soprattutto in termini di sviluppo e quindi di ricadute occupazionali sia nella fase realizzativa che in quella successiva di esercizio commerciale, nonché di contributo alla riduzione del costo medio dell’energia elettrica in Italia”.
LA CGIL LOCALE: "RESTIAMO CONTRARI" - Non sembra pensarla allo stesso modo la Cgil in Calabria che in una nota della Camera del lavoro di Reggio e Locri sottolinea che "nulla è cambiato" e che resta "netta contrarietà alla realizzazione dell'opera". Secondo i sindacalisti locali, la Cgil "a tutti i livelli" si batterà per ipotesi alternative. E questo nonostante l'accordo firmato dalla Cgil nazionale parli esplicitamente di "valenza strategica del progetto", di "importanza" per le ricadute occupazionali e per la riduzione del costo dell'energia.
LA SOCIETA': PROGETTO DA 1% DEL PIL -  Da parte sua la Sei esulta_ «Si tratta di un altro importante passo avanti per il Progetto – ha dichiarato Fabio Bocchiola. Dopo aver avuto la certificazione del Ministero dell’Ambiente sulla positiva compatibilità ambientale del Progetto, con la firma di questo protocollo portiamo al centro del confronto le tematiche occupazionali connesse alla Centrale e al suo indotto. Nei giorni scorsi lo Svimez ci ha ricordato che il Sud è a rischio desertificazione industriale: nel primo trimestre 2013 il Meridione ha perso 166mila posti di lavoro rispetto all’anno precedente. Con questo patto, insieme a quello firmato il mese scorso con Confindustria Reggio Calabria, la Società si impegna a utilizzare nuovi strumenti per massimizzare le ricadute del progetto Sei, consci che la ripresa economica passa necessariamente attraverso grandi iniziative imprenditoriali, come quella della centrale di Saline che da sola, senza quindi contare l’indotto, è in grado di creare centinaia di posti di lavoro sia in fase di cantiere sia a regime. Stiamo parlando di una grande Progetto industriale che, giova ricordarlo, non costa nulla al contribuente».
Secondo Bocchiola, «In uno scenario economico dove i tassi di disoccupazione non fanno che crescere, particolarmente quelli giovanili e soprattutto in una regione come la Calabria, ed a fronte di un investimento che ha ottenuto il via libera dal Governo, come sindacati abbiamo ritenuto indispensabile vincolare l'impresa a precisi impegni sul versante occupazionale e dello sviluppo sostenibile del territorio cointeressato al fine di invertire questo trend negativo. Quanto congiuntamente sottoscritto testimonia questo impegno attraverso il sostengo ad un Progetto innovativo che da solo rappresenta più dell’1% del PIL della Regione. Un investimento con una doppia valenza: la creazione di un numero significativo di posti di lavoro stabili nel tempo, la diversificazione del mix energetico e la conseguente riduzione della bolletta elettrica sia a livello locale che nazionale».
venerdì 25 ottobre 2013 11:47

Fitch, l'Italia ha fatto progressi ma non cresce: confermato l'outlook negativo
L'agenzia di rating Fitch ha confermato il rating dell'Italia a BBB+, l' outlook è negativo. È qaunto si legge in una nota.  L'Italia ha fatto «progressi sostanziali» sul fronte del consolidamento fiscale, ma «la crescita potenziale resta debole, rispetto ai paesi con lo stesso rating e al resto della zona euro». Lo afferma Fitch in una nota.
Venerdì 25 Ottobre 2013 - 19:15
Ultimo aggiornamento: 19:49


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