lunedì 18 novembre 2013

XVIII.XI.MMXIII – Sciacallaggio e decontestualizzazione, Vendola proprio non riesce a digerirli, ed i nuovi primati mondiali del belpaese padanino: le bufale sulle bufale, il trattamento fiscale pesante e punitivo sui pensionati italiani, e le famiglie, che rivestono un ruolo rilevante in quanto a esse sono riconducibili quasi i due terzi delle societa' quotate, prevalentemente piccole societa'. Lo Stato invece e' azionista di riferimento in imprese di maggiore dimensioni operanti nel settore dei servizi.

Vendola, «difendevo posti di lavoro»
La bufala campana dop cerca un patto con i consumatori
Pensioni, confesercenti "italiani i più tartassati d'europa"
Rimborsi fiscali, contribuenti.it: in italia l'attesa dura 15,6 anni, nuovo primato mondiale.
Finanza: Consob, famiglie controllano 2 societa' quotate su 3
A settembre surplus commerciale Eurozona salito a 13,1 mld




Vendola, «difendevo posti di lavoro»
 di Pierpaolo D'Auria
Sciacallaggio e decontestualizzazione, Vendola proprio non riesce a digerirli. E non ne fa mistero ai partiti che fanno parte della sua maggioranza in Regione chiamati ieri mattina a raccolta. Ma non si abbatte più di tanto e, subito, il governatore di Puglia rialza la testa perchè, alla fine, è l’orgoglio che prevale. L’orgoglio «di aver difeso, ogni giorno, ogni singolo posto di lavoro».
 Insomma, il Nichi nazionale resta sul ponte di comando, con il pieno sostegno di tutti i capigruppo di maggioranza che ieri hanno fatto quadrato intorno a lui, Pd compreso che manda il suo segretario regionale, Blasi, a dare pieno sostegno. Ed è pronto ad affrontare in Consiglio regionale e in qualsiasi momento «il dibattito su questo tema».
 Dell’intercettazione della telefonata con Girolamo Archinà, l’uomo che curava le pubbliche relazioni dei Riva, e della risata, per come questi abbia strappato il microfono ad un giornalista (Luigi Abate, ndr) reo di aver formulato una domanda ritenuta imbarazzante per il patròn dell’Ilva, resta «l’operazione di sciacallaggio». Un’operazione, ribadisce Vendola in conferenza stampa, tesa «a rappresentare una telefonata, una tra le migliaia di telefonate, il cui oggetto era riagganciare i rapporti con l’ambasciatore dell’Ilva, cioè con quel Girolamo Archinà che nel corso degli anni è stato il punto di riferimento della interlocuzione esattamente su questi temi, avanzamento sul piano della ambientalizzazione e difesa dei posti di lavoro» con l’unico obiettivo «di dare speranza alla città di Taranto».
 E, poi, ripete a più riprese Vendola, la telefonata «va contestualizzata» e il contesto di quei giorni «era incandescente e complesso, era un contesto in cui, accanto alla battaglia per la difesa del posto dei lavoratori somministrati, non volevamo perdere l’appuntamento con l’abbattimento delle emissioni di benzo(a)pirene». Del resto, sottolinea il governatore, gli atti amministrativi compiuti dalla sua Giunta «sono un repertorio di documenti che non consentono dubbio alcuno sulla volontà di dare scacco matto a chiunque pensasse di continuare, con la furbizia, a gestire una centrale di inquinamento in una città come Taranto».
 Sì ma il rapporto diretto con Archinà? Presto detto. La «confidenza telefonica» con l’ex pr dell’Ilva era legata «al raggiungimento di alcuni obiettivi, in particolare quello della difesa dei posti di lavoro. Molti dimenticano – sottolinea ancora il presidente – che stiamo parlando di oltre 20mila famiglie che campano su Ilva e indotto. Per me difendere i posti di lavoro non è una cosa da considerare oggetto di vergogna. Io sono orgoglioso di aver difeso ogni giorno, ogni singolo posto di lavoro naturalmente cercando di porre tutte le aziende di fronte al loro dovere di ambientalizzare gli impianti».
 Come suo dovere «è stato quello di dare speranza alla città di Taranto» e, per farlo, era necessario «tenere in equilibrio due questioni». La prima, «mettere in agenda l’appuntamento con il diritto alla vita e alla salute lungamente negato, anche con gravi complicità e gravi silenzi, in un clima di decenni e decenni di omertà generale e quindi, contemporaneamente, cominciare a mettere limiti drastici alle grandi ciminiere e fare i conti con gli effetti dell’inquinamento industriale sulla salute dei cittadini». La seconda, «garantire l’esercizio del diritto al lavoro. La nostra opinione, forse opinabile sul piano politico, non può costituire un reato o un crimine. La nostra opinione è che non si può risolvere la questione dell’inquinamento industriale con la chiusura del siderurgico. Questo abbiamo pensato nel corso degli anni, anche alla luce di altre esperienze che ci erano note come quella di Bagnoli».
 Pensierino finale per Luigi Abate, il giornalista al centro della sua risata telefonica. «Sono dispiaciuto per aver maltrattato il giornalista» ma se Vendola lo ha fatto era perchè era «strumentale a quella captatio benevolentiae con l’interlocutore». Quello che più «mi interessava», conclude Vendola, «erano fondamentalmente due questioni: le centinaia di lavoratori somministrati che rischiavano il posto di lavoro e la legge sul benzo(a)pirene».

La bufala campana dop cerca un patto con i consumatori
La pazienza, come si dice, ha un limite, e il limite per quelli del consorzio della mozzarella di bufala campana è stato più che superato, non dai media che rimesterebbero nel torbido - come a qualcuno piace insinuare - ma dalla cronaca stessa. Dalle notizie divulgate dalle stesse forze dell'ordine, a seguito dei sequestri di interi allevamenti, per brucellosi, e anche dai pentiti di mafia che dopo anni vuotano il sacco raccontando di territori martoriati dagli sversamenti e dai fuochi (incendi di copertoni come pratica di "smaltimento" abusivo) che generano diossina.
 Da giornalisti pensiamo che il diritto/dovere di cronaca sia sacro e incontestabile. Da comunicatori capiamo altresì che certi clamori possano essere sgraditi a chi, a seguito di quelle notizie, trae perdite sia in termini di immagine che economici.
 Bene ha fatto quindi il consorzio bufalino dop a lanciare un'iniziativa finalmente intelligente, e a promuoverla attraverso i canali più vicini al mondo dei consumi, invitando le principali associazioni dei consumatori a far analizzare i loro prodotti, reperiti liberamente sul mercato, e a divulgare i risultati di quelle indagini.
 Lo racconta Antonio Lucisano, in un'articolo-intervista pubblicato giovedì scorso su Consumerismo.it, la testata telematica che definisce sé stessa come "fatta da consumatori per i consumatori" e che fa capo ai vertici di Codacons, Movimento Difesa del Cittadino e Associazione di Consumatori "Codici". «Saranno queste associazioni», spiega il direttore del consorzio «a consegnare direttamente a un laboratorio di analisi tedesco (verosimilmente l'ente certificatore della Dop, ndr) riconosciuto a livello internazionale che provvederà a effettuare i più sofisticati test, proprio allo scopo di dimostrare l’assoluta salubrità delle nostre mozzarelle».
 Nell'articolo Lucisano ci tiene a sottolineare che quella del consorzio è «una sorta di sfida che si basa sulla certezza del lavoro capillare di controllo che svolgiamo tutti i giorni a tutela della qualità dei nostri prodotti e, di conseguenza, della salute dei cittadini».
 "Fortunatamente", racconta l'articolo, "qualcosa sta cambiando negli ultimi giorni", e questo qualcosa lo fa raccontare a Domenico Raimondo, che del consorzio è il presidente: «importanti trasmissioni ci chiedono confronti leali e notizie, offrendo allo spettatore l’opportunità di approcciare la questione in modo più realistico. E importanti personaggi come Oscar Farinetti, patron di Eataly, dichiarano dal salotto televisivo di Bruno Vespa, Porta a Porta, l’importanza di affidarsi ai marchi Dop, gli unici in grado di offrire precise garanzie ai consumatori».
 A noi sinceramente era sembrato che Farinetti si fosse messo in testa di creare un suo marchio, che superasse le garanzie offerte dai marchi di protezione Doc, Dop, Igp, etc. Era più o meno un anno fa, quando l'imprenditore albese sodale di Carlin Petrini divulgava (qui un articolo, tra le decine di pezzi che ne parlarono) al mondo intero le sue intenzioni di promuovere il made in Italy di qualità - quello da lui commercializzato - con l'apposizione di una mela tricolore come marchio. A Bruxelles di certo l'idea non piacerà che a pochi, e ci sarà da vedere, all'atto pratico, se l'operazione potrà davvero andare in porto (la legislazione comunitaria vieta marchi che si sovrappongano - o che sostituiscano - ai marchi di protezione comunitaria).
Al di là dell'aspetto mediatico, si registrano in questi giorni attività tese ad ottimizzare la tracciabilità e la formazione dei professionisti operanti nella filiera bufalina, come quella intrapresa dall'Ordine dei Biologi della provincia di Caserta, che ha ritenuto necessario organizzare una conferenza sull'"Autocontrollo nel comparto lattiero-caseario: nuovi approcci applicativi". Nel corso dell'incontro, tenutosi la settimana scorsa nella città della Reggia, la Confartigianato locale ha ribadito la necessità di un "marchio di sanità" come sistema aggiuntivo a quello ordinario, in grado di seguire il prodotto alimentare in tutte le sue fasi (di produzione, trasformazione e distribuzione), di garantire elevata qualità e sicurezza alimentare e che soddisfi i requisiti per la certificazione territoriale, di filiera e di prodotto.
18 novembre 2013

Pensioni, confesercenti "italiani i più tartassati d'europa"
18 novembre 2013
ROMA (ITALPRESS) – Il trattamento fiscale dei pensionati italiani e’ pesante e punitivo. Sia perche’ soffre dell’eccesso di prelievo che scaturisce dalla combinazione fra Irpef e addizionali regionale e comunale; sia perche’, diversamente da quanto avviene nel resto d’Europa, il carico fiscale sulle pensioni e’ superiore a quello che grava sui redditi da lavoro dipendente di analogo ammontare. E’ quanto emerge da uno studio di Confesercenti che confronta il rapporto tra fisco e pensioni in Europa, e che verra’ trattato domani, nel corso dell’Assemblea Fipac Confesercenti. In particolare, spiega Confesercenti, emergono due significative differenze particolarita’ tutte italiane: l’importo delle
 detrazioni d’imposta riconosciute ai pensionati (1.725 euro al di sotto dei 75 anni e a 1.783 euro oltre 75 anni e’ inferiore a quello previsto a favore dei redditi da lavoro dipendente (1.840 euro); nel nostro Paese non vi e’ traccia dei trattamenti
 impositivi agevolati che sono riconosciuti nella quasi generalita’ dei paesi europei, ricorrendo a deduzioni maggiorate e, talora, esentando parzialmente dall’imposta sul reddito l’importo della pensione. Prendendo in considerazione i due livelli principali, quelli corrispondenti a 1,5 volte e a 3 volte il trattamento minimo Inps (pari, nel 2013, a 9.661 euro e a 19.322 euro), si evince che non esiste per la pensione pari a 1,5 volte il trattamento minimo: solo il pensionato italiano paga le imposte (che decurtano di oltre il 9% la sua pensione), mentre altrove non si subisce alcun prelievo, a motivo dell’operare di specifici trattamenti agevolativi.
 Ma non meno dirompente e’ il risultato che emerge nel caso del trattamento pari a tre volte il minimo: il pensionato italiano e’ soggetto ad un prelievo doppio rispetto a quello spagnolo, triplo rispetto a quello inglese, quadruplo rispetto a quello francese e, infine, incommensurabilmente superiore a quello tedesco. Il divario emerge ancor piu’ nettamente con i valori in euro delle imposte pagate in ciascun paese con riferimento a una pensione pari a tre volte il minimo: si va dagli oltre 4mila euro sopportati dal pensionato italiano ai 39 euro a carico del pensionato tedesco. Secondo Confesercenti, quindi, nel nostro Paese esiste un problema di eccesso di prelievo sui redditi delle persone fisiche che riguarda i redditi da lavoro come i redditi da pensione. Un problema che viene sottolineato anche dalle impietose statistiche Ocse ed Eurostat che collocano l’Italia ai primissimi posti quanto a livello di prelievo sul lavoro e a dimensione del cuneo fiscale.
 (ITALPRESS).

Rimborsi fiscali, contribuenti.it: in italia l'attesa dura 15,6 anni, nuovo primato mondiale.
ROMA - In Italia, in cinque anni, il debito pubblico per i rimborsi fiscali si è quasi triplicato passando da 18,4 miliardi del 2008 a 51,6 miliardi del 2013, da rimborsare a 14,7 milioni di contribuenti.
E' questa la sintesi della nuova indagine, presentata oggi a Roma, condotta dal Centro Studi e Ricerche Sociologiche "Antonella Di Benedetto" di KRLS Network of Business Ethics per conto di Contribuenti.it Magazine dell'Associazione Contribuenti Italiani.
In Italia, quando si tratta di pagare le tasse il fisco non perdona. Basta anche un solo giorno di ritardo per far scattare sanzioni ed interessi da capogiro. Ma sul versante opposto, lo Stato, invece, si conferma un pessimo e tardo pagatore. Fa resistenza finanche nei confronti delle aziende che erogano servizi di trasporto pubblico. Le Amministrazioni finanziarie in! Italia impiegano mediamente 15,6 anni per rimborsare le imposte, contro una media europea di 9 mesi.
Nella speciale classifica dei rimborsi fiscali, l'Italia si aggiudica il 'primato mondiale' per la lentezza nei rimborsi fiscali con 15,6 anni, seguita dalla dalla Grecia (3,8 anni), Cipro (3,2 anni), Turchia (2,6 anni), dalla Spagna (2,3 anni), Romania (1,8 anni), dalla Francia (1,2 anni), dall'Inghilterra (0,8 anni), dalla Germania (0,4 anni), dall'Austria (0,3 anni), dagli Usa (0,2 anni) e dal Giappone (0,1).
Nel 2013, i contribuenti maggiormente penalizzati dai mancati rimborsi dei crediti fiscali sono quelli residenti nelle regioni del Sud Italia con in testa i residenti in Campania, con +235,6%. Secondo e terzo posto spettano rispettivamente ai residenti nel Molise con + 223,7% ed in Puglia con +215,7%. A seguire nella Sicilia con +201,8%, nella Basilicata con 200,4%, nel Lazio con 197,3%, nelle Marche con +193,5%, nell'Abruzzo con +192,6%, nella Valle d'Aosta con! 190,1%, nell'Emilia Romagna con +182,4%, nella Toscana con +175,3%, nella Liguria con +174,1%, nell'Umbria con +171,3%, nel Piemonte con +168,7%, nel Veneto con +108,2%, ed in Lombardia con +102,2%.
Tutto questo accade perché le Amministrazioni finanziarie, dopo 13 anni, non ha ancora dato attuazione all'art. 8 dello Statuto del contribuente, in dispregio della Carta Costituzionale, che prevede la possibilità di pagare tutte le imposte mediante compensazione.
"Per esigenze di cassa non si può sempre far leva sui rimborsi fiscali - afferma Vittorio Carlomagno, presidente di Contribuenti.it Associazione Contribuenti Italiani - Agiremo innanzi alle Corti di giustizia europee per far valere i diritti dei contribuenti italiani. Solo l'Europa forte, che metta al centro i diritti dei contribuenti, può far rinascere l'economia in Italia. Urge un'armonizzazione fiscale in modo che, quanto prima, in tutta Europa, la tassazione possa essere omogenea e i rimborsi fiscali possano es! sere erogati con gli stessi tempi e modalità"
Contribuenti.it - Associazione Contribuenti Italiani
L'ufficio stampa Infopress 3314630647 – 0642828753

Finanza: Consob, famiglie controllano 2 societa' quotate su 3
14:21 18 NOV 2013
(AGI) - Roma, 18 nov. - Il capitalismo italiano e' ancora di tipo famigliare. Lo rileva il rapporto Consob sulla corporate governance delle societa' quotate. Le famiglie infatti "rivestono un ruolo rilevante in quanto a esse sono riconducibili quasi i due terzi delle societa' quotate", prevalentemente piccole societa'. Lo Stato invece e' azionista di riferimento in imprese di maggiore dimensioni operanti nel settore dei servizi. Infine, le societa' non controllate sono prevalentamente finanziarie.

A settembre surplus commerciale Eurozona salito a 13,1 mld
Eurostat: in primi 8 mesi avanzo Germania a quota 127,8 mld
18 novembre, 16:11
BRUXELLES - Lo scorso settembre la bilancia commerciale dell'Eurozona con il resto del mondo ha registrato, secondo le prime stime Eurostat, un surplus di 13,1 miliardi di euro rispetto ai 6,9 miliardi di agosto e agli 8,6 miliardi del settembre 2012. Il saldo positivo della bilancia commerciale della Germania, il più grande tra i 28 Paesi dell'Ue, ha invece toccato i 127,8 miliardi.
Per l'Ue nel suo insieme Eurostat ha stimato per settembre un surplus di 0,6 miliardi rispetto al deficit di 2,4 mld di agosto e di 14,5 di settembre 2012. Le esportazioni dei 17 Paesi dell'Eurozona, lo scorso settembre rispetto al mese precedente, sono cresciute dell'uno per cento mentre le importazioni sono diminuite dello 0,3%. A livello Ue l'export è cresciuto dello 0,2% e l'import è diminuito nella stessa misura.
Tra i singoli Paesi Ue, nel periodo gennaio-agosto, dopo la Germania il maggiore avanzo negli scambi commerciali con l'estero è stato registrato dall'Olanda (36 miliardi) seguita dall'Irlanda (25,3) e dall'Italia (19,3). La Francia ha registrato invece un passivo di 50,1 miliardi, la Gran Bretagna un deficit di 44,5 miliardi e la Grecia di 12,9 miliardi di euro.

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