sabato 18 dicembre 2010

L'antipasto del federalismo non basta a sfamare la Lega

di Sergio Luciano
Ci vuol altro che il decretino sull'armonizzazione fiscale approvato ieri dal governo per sfamare la Lega al tavolo del federalismo: siamo ancora agli antipasti, all'aperitivo. E se davvero Berlusconi riuscirà, aiutato dal Vaticano, a convincere Pierferdinando Casini a portare la sua Udc all'interno della maggioranza e dell'esecutivo, in cambio del suo indispensabile consenso, Umberto Bossi chiederà ben altro.


E a questo riguardo, anche l'accordo Stato-Regioni sul federalismo fiscale raggiunto giovedì rappresenta soltanto un preambolo. Non a caso, su di esso come sul provvedimento di ieri, i governatori delle regioni meridionali – quelle in default sostanziale – come Stefano Caldoro della Campania e Raffaele Lombardo della Sicilia si sono espressi positivamente: segno che non vedono lesi i propri interessi. Mentre invece l'applicazione dei principi veri del federalismo, se mai avverrà, non potrà che lederli. Ma a quel redde rationem presto o tardi si arriverà. Per una ragione chiara come il sole: oggi in Italia c'è un solo partito che sicuramente, se si andasse a votare, avrebbe tutto da guadagnare e niente da perdere, e questo partito è la Lega. La Lega è però un partito «di scopo»: lo scopo di trattenere al Nord, almeno in parte, la grande massa di quattrini (50 miliardi di euro) che dalla fiscalità complessiva raccolta nelle regioni del Nord defluisce ogni anno verso le regioni del Sud, e non per finanziare infrastrutture logistiche o produttive ma spesa pubblica para-assistenziale. Quella spesa che alimenta i 30 mila forestali della Calabria, che sono il doppio di quelli canadesi_ Quella spesa per cui i dipendenti della Regione Sicilia sono il doppio, in rapporto con i cittadini, di quelli della Regione Lombardia. Ecco: se il federalismo fiscale vorrà davvero aiutare i conti pubblici dell'Azienda-Italia dovrà, sia pur gradatamente e con le mille cautele sociali del caso, porre un limite e un termine a questo travaso sterile di risorse tipiche di uno Stato assistenziale che oggi non ha più modo di essere. E nell'intesa Stato-Regioni di giovedì, come nel disegno di legge sull'armonizzazione dei principi contabili tra le varie Regioni e tra esse e lo Stato di ieri, non c'è nulla di tutto questo. Ma di una cosa si può esser certi: quando e se Berlusconi dovesse chiedere a Bossi il «nulla osta» per l'inclusione dell'Udc nell'esecutivo e nella maggioranza, il Senatur alzerebbe il prezzo. Sicuro di poterlo riscuotere. È bene ricordarselo: i numeri dicono che la Lega è l'ago della bilancia di ogni possibile diversa maggioranza e in sondaggi rivelano che è l'unico partito sicuro di crescere se vi tornasse a votare. (com/red) 17 dic 2010 18:2

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