sabato 1 gennaio 2011

Insomma, il Paese ha bisogno di credere in se stesso

Il Capodanno del politologo italiano
Sabato 01.01.2011 12:24
Di Maria Carla Rota
"Il 2011 sarà un anno di grande incertezza, ci vorrebbe una sfera di cristallo per poter prevedere cosa succederà nella politica italiana". Dopo aver tracciato un bilancio politico del 2010, Nicola Pasini, direttore del Centro di Formazione politica, sceglie Affaritaliani.it per ipotizzare come saranno i prossimi dodici mesi della politica italiana.


Iniziamo dalla Lega, che nel 2010 ha messo a segno degli ottimi risultati. Come sarà il 2011 per Bossi e i suoi?
"Nel 2011 la Lega Nord cercherà di capitalizzare, dal punto di vista simbolico più che reale, il federalismo fiscale…Tuttavia, il Carroccio si trova di fronte a un bivio: deve scegliere se essere responsabilmente un partito di governo, ovvero agitare il suo essere un movimento di lotta. Ormai la Lega Nord è al governo dal 2001, esclusa la parentesi 2006-2008: gli elettori chiederanno un bilancio di questi anni. Finora Bossi è uscito vincitore, usando anche l'exit strategy, il 'chiamarsi fuori' quando le cose prendono una piega non preventivata. Ma la Lega Nord non può più solo gettare il sasso nello stagno, deve mostrare la faccia, non è più tempo dei Pierini e dei Peter Pan. Anche la Lega dovrà assumersi le proprie responsabilità. Prendiamo l’efficienza delle infrastrutture materiali e immateriali al Nord: confrontiamoci con la Baviera, la Svizzera, l’Olanda e vedremo quanto la qualità della vita quotidiana è decisamente inferiore, soprattutto nella fruizione di servizi pubblici locali".

Si andrà a elezioni?
"Ci sono due scenari possibili, ma è davvero impossibile prevedere quale sia il più probabile. La prima ipotesi è quella di andare al voto tra tre mesi: una prospettiva che attira la Lega, proprio perché in questo momento sarebbe ancora in grado di allargare il consenso (soprattutto a discapito del PdL): qui sembrerebbe che l’alleanza PdL-Lega Nord abbia la meglio alla Camera, mentre al Senato potrebbe esserci uno stallo. La seconda ipotesi è quella di un allargamento della maggioranza dovuto a manovre di palazzo (sia pur legittime), dove alcuni parlamentari o piccole forze politiche permetterebbero al governo di sopravvivere.”

Berlusconi cosa vuole fare, secondo lei?
"In questo momento, nonostante il 14 dicembre si sia salvato in corner per tre voti, non gode di quella maggioranza che gli farebbe dormire sonni tranquilli. Tuttavia, il personaggio è molto tenace, di grande fibra. E dà il meglio di sè proprio quando si sente messo all'angolo, dimostrandosi un combattente lontano dalle alchimie di palazzo tipiche della cosiddetta Prima Repubblica. E' un personaggio che vede bianco o nero, da questo punto di vista è proprio emblematico della Seconda Repubblica, che lui stesso ha creato: o di qua o di là. Berlusconi riproduce il Paese spaccato in due, o con me o contro di me!. Un esempio è la vicenda con Gianfranco Fini: nonostante i consigli di molti amici di non andare alla conta, ha voluto sfidare l’avversario faccia a faccia. Credo che continueremo a vedere Berlusconi identico a se stesso, difficile immaginarlo nei panni di Forlani".

Berlusconi tenace, ma allo stesso tempo Berlusconismo al tramonto?
"Beh, se Berlusconi dovesse uscire dalla scena politica italiana, assisteremmo a una accelerazione della destrutturazione e a una successiva ristrutturazione dell’attuale sistema partitico. Ma, ad oggi Berlusconi c’è e con la sua presenza gli avversari devono fare i conti. Ad ogni modo, stiamo assistendo a una lenta ma progressiva destrutturazione del sistema partitico che mette in crisi l'attuale assetto basato sugli attuali due poli, nonostante la domanda politica sia ancora incanalata in una dinamica competitiva bipolare.

In Europa come saremo visti?
"Non siamo tra i PIGS (Portogallo, Irlanda, Grecia, Spagna), ma siamo monitorati e osservati con grande attenzione, soprattutto per l’elevato debito pubblico e per non aver ancora creato i presupposti per far crescere l’Italia ai livelli dei Paesi coi quali siamo soliti confrontarci. Detto questo, è anche vero che, dopo la Germania, siamo il Paese europeo con le maggiori esportazioni, soprattutto nel settore manifatturiero. Insomma , il Made in Italy è in grado di farsi rispettare e ciò è un dato positivo. E, in questi anni di crisi economico-finanziaria, il sistema del credito italiano ha retto e attenuato maggiormente le turbolenze finanziarie internazionali. Inoltre, l’elevata propensione al risparmio degli italiani e lo spirito comunitario dell’Italia sono stati due ottimi ammortizzatori sociali".

Il fenomeno Vendola sarà da tenere d'occhio?
"Il governatore della Puglia vorrà giocarsi la sua partita. Grazie alla sua capacità di comunicare in modo evocativo, usando i segreti della narrazione e della simbologia, sarà un competitor difficile per il Pd. Tuttavia, ammesso che vinca la nomination attraverso le primarie del centrosinistra, credo che Vendola difficilmente entrerà in sintonia con la maggioranza sociale e politica del Paese; soprattutto nel profondo Nord (diversa è la percezione nelle aree urbane) una figura come la sua risulta essere non competitiva".

Il Pd uscirà dal guado?
"Il Pd dovrà prendere delle decisioni: se accetta la sfida di Vendola, rischia di spostarsi a sinistra, con una parte del partito che invece cerca di dialogare maggiormente con soggetti centrali nella società e in parlamento. A questo punto, è alto il rischio di una spaccatura irreversibile, stante l’impossibilità di conciliare le diverse anime. Poi c’è una minoranza veltroniana che ha ancora in mente la cosiddetta ‘vocazione maggioritaria’, ma non credo abbia molto seguito, almeno nel medio periodo, soprattutto per mancanza di leader in grado di portare il partito al centro della società. Infine, c'è il movimento dei 'rottamatori', una nuovo ceto politico locale ed emergente (e un tantino presuntuoso), che sta attendendo la dirigenza attuale sul lato opposto del fiume".

Luca Cordero di Montezemolo scenderà in campo?
"Non credo, anche se una figura come la sua piacerebbe molto agli italiani: col suo lavoro, da Ferrari a Telethon, cerca di rappresentare il mondo dell’Italia migliore, del fare e dei risultati. C'è bisogno di responsabilità e di serietà della classe dirigente; insomma, il Paese ha bisogno di credere in se stesso".
http://affaritaliani.libero.it/politica/pasini_previsione_2011221210.html
 

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