martedì 29 marzo 2011

Mezzogiorno-Sera. 29 marzo 2011.

Molise. Acqua svenduta: la minerale molisana ceduta per due lire

Sicilia. Il grande imbroglio - soldi che ci sono per modo di dire

Lampedusa, timore per ispettori sanitari: isola a rischio quarantena.

Napoli, nuova emergenza: i rifiuti aumentano di 100 tonnellate al giorno.

L’Aquila. Gli abruzzesi ancora aspettano gli aiuti promessi al G8 da Sarkozy.

Salento. Radio Padania è tornata nel Salento

Sicilia. Tranchida: “Il turismo siciliano è ormai in ginocchio”

Napoli. Caldoro: «Federalismo sì, ma virtuoso e che non premi solo il Nord»

Confcommercio: negli ultimi 20 anni il risparmio delle famiglie è crollato del 60%

Napoli. Caldoro accelera sulla differenziata

Lampedusa. Lombardo: identificazioni sulle navi

Termini Imerese, De Tomaso presenta piano produzione auto.


Molise. Acqua svenduta: la minerale molisana ceduta per due lire
L’oro blu della nostra regione non va solo sprecato in una rete di distribuzione fatiscente: anche l’acqua concessa alle aziende per essere imbottigliata e venduta viene praticamente regalata. Secondo uno studio di Legambiente, la regione Molise è ferma ai canoni del regio decreto del 1927 e tarda a conformarli alle linee guida nazionali del 2006. Risultato? Le ditte pagano un terzo di quanto dovrebbero.

E’ ottima, la sprechiamo e addirittura la “regaliamo”. L’acqua del Molise non va solo dispersa in una rete di distribuzione fatiscente. Anche quella da vendere alle aziende, eccellente e preziosa, non viene sfruttata al meglio. Anzi, viene venduta per cifre irrisorie, nettamente inferiori rispetto a quanto potrebbe rendere. La denuncia arriva da Legambiente che inserisce la nostra regione al penultimo posto nazionale (peggio solo la Liguria) per lo sfruttamento delle sorgenti d’acqua da imbottigliare.

Una denuncia che arriva nel bel mezzo del dibattito legato al referendum del giugno prossimo con il quale i cittadini si potranno esprimere sulla privatizzazione dell’acqua. Nel frattempo, considerando che le aziende private pagano attualmente alle regioni dei canoni per poter imbottigliare le acque di sorgente, non si capisce perché il Molise non debba guadagnare quanto gli spetta per una risorsa così importante.

In pratica, a quanto spiega Legambiente, la regione Molise continua a ritardare l’aggiornamento dei canoni di concessione per la raccolta e l’imbottigliamento dell’acqua pubblica alle aziende private. «Il Molise – denuncia l’associazione ambientalista - è l’unica Regione che si affida ancora al regio decreto del 1927». Per questo, le aziende private che usufruiscono dell’acqua del Matese e dintorni pagano «una cifra irrisoria, pari a circa 10 euro per ogni ettaro dato loro in concessione. Per il Molise – precisa Legambiente - è ancora un obiettivo lontano l’adeguamento delle leggi regionali sui canoni di concessione alle linee guida nazionali approvate nel 2006».

Ecco cosa cambierebbe, conformando i canoni a quanto indicato cinque anni fa. « L’adeguamento – prosegue la denuncia di Legambiente - avrebbe dovuto apportare l’adozione di tre tariffe contemporaneamente: da 1 a 2,5 euro per metro cubo o frazione di acqua imbottigliata; da 0,5 a 2 europer metro cubo o frazione di acqua utilizzata o estratta; almeno 30 euro per ettaro o frazione di superficie concessa. Invece, in Molise, nonostante l’altissimo valore della risorsa idrica e l’impatto ambientale causato dai consumi delle acque in bottiglia, si assiste ad uno stallo normativo che collocala Regione agli ultimi posti della classifica italiana.

La Regione non solo fissa i più bassi canoni e costi di concessione d’Italia (appena il 9,96 euro/ettaro) e fra l’altro solo in base alla superficie della concessione, ma non tiene conto dei metri cubi di acqua imbottigliata. Ad oggi, infatti, mancano dei criteri di concessione per le acque minerali basati sul volume di acqua estratto dalle sorgenti e sul volume utilizzato e imbottigliato. Il risultato è che oggi il Molise incassa per 130 ettari di concessioni poco meno di 1300 euro all’anno, una cifra assolutamente irrisoria e, cosa ancora più preoccupante, non fornisce nessuna indicazione sui criteri adottati per fissare i canoni in funzione dei volumi di acqua, prelevata, utilizzata o imbottigliata dalle società a cui sono state date le concessioni».

Anche quando potrebbe sgomitare per i primi posti in Italia, il Molise è confinato nelle retrovie. «L’impasse normativa che viviamo nella nostra Regione - aggiunge il presidente di Legambiente Molise Maria Assunta Libertucci - non solo ci relega a fanalino di coda tra le regioni, ma non tiene nel debito conto il valore economico ed ambientale che l’oro blu potrebbe avere nella nostra regione. I nostri governatori farebbero bene a mettere un piede sull’acceleratore, mandando definitamente in pensione il decreto regio del 1927 e provvedendo subito all’aggiornamento normativo sulla gestione dei canoni delle acque minerali e istituendo i criteri sulle concessioni stabilite dalle linee guide nazionali. Questo infatti porterebbe anche ad un incremento dei fondi incassati dalla regione stessa».

Sicilia. Il grande imbroglio - soldi che ci sono per modo di dire
27 marzo 2011 |  Autore: Andrea Lodato
Che mistero c’è dietro la storia infinita della Ragusa-Catania, la nuova superstrada che dovrebbe finalmente collegare in maniera sicura e rapida il distretto del Sud-Est dell’Isola con Catania e il resto del mondo? Il governo nazionale parla di colpe della Regione, perché Lombardo avrebbe revocato il finanziamento regionale all’Anas per l’opera, 217 milioni. La Regione dice che non ha mai revocato nulla. In effetti non lo ha fatto, ma lo ha detto, anche se in pratica, non ha più alcun titolo per titarsi indietro avendo sottoscritto nel Fas quell’accordo con Stato e Anas. Dunque se non si va avanti, dice Lombardo, è colpa di Roma. Venerdì il ministro delle Infrastrtture, Matteoli, ha scritto all’assessore Russo: tranquilli, i soldi ci sono, la superstrada si può fare. Ha esultato l’assessore: bene, ha detto, noi siamo favorevoli, adesso è tutto a posto, si parte.

Non è nemmeno così. Alla Regione non piace per niente che l’appalto possa aggiudicarselo il gruppo promore del project financing che parte avvantaggiato e che fa capo a Vito Bonsignore, pezzo grosso del Pdl e molto amico di Pino Firrarello. Lombardo lo ha detto in tutti i modi, senza nasconderlo, avanzando forti sospetti e dicendo che giudica anche più grave che il passo successivo alla realizzazione sia la gestione per 40 anni della strada e che il gruppo in questione possa finire con il gestire con l’Anas buona parte del sistema viario siciliano. Ma indietro non può tornare. E allora? Allora non può bloccare nulla, ma avanti non si va, nonostante quel che scrive Matteoli. Perchè? Perchè l’ultima firma al decreto che darebbeil via libera all’appalto deve metterla Giulio Tremonti, e da mesi tiene il documento congelato nel cassetto. Per il semplice fatto che se dovesse firmare la convenzione in poche settimane i andrebbe alla gara e all’aggiudicazione dei lavori e lo Stato dovrebbe cacciare fuori i 400 milioni della parte pubblica. Che nel Fas, in teoria, ci sono, ma in pratica Tremonti non li ha, è solo un cash virtuale. Perciò conviene ritardare, rinviare, far finta di nulla. Questa è la storia della Ragusa-Catania sino ad oggi. Domani vedremo.

Lampedusa, timore per ispettori sanitari: isola a rischio quarantena. Maroni: Mercoledì tre navi per trasferire tremila migranti
Roma, 28 mar (Il Velino) - Resta alta la tensione a Lampedusa. Dopo il Consiglio comunale aperto al quale ha partecipato anche il governatore siciliano Raffaele Lombardo, ieri alcuni residenti hanno continuato a manifestare la loro esasperazione rovesciando cassonetti dell’immondizia e scendendo slogan. Una situazione delicata, acuita anche dalla diffusione della notizia di una rapina con aggressione avvenuta ai danni di un residente di Cala Croce, che ha sorpreso alcuni ragazzi intenti a rubare nel suo appartamento. Si attendono, inoltre, le verifiche degli ispettori sanitari regionali sulle condizioni igieniche dei centri. Il timore dei residenti, ventilato dallo stesso governatore Lombardo, è infatti che un eventuale riscontro di patologie infettive tali da poter determinare un'epidemia costringa l’isola alla quarantena. Per protesta, inoltre, alcuni pescatori hanno bloccato il porto con imbarcazioni per impedire eventuali ulteriori attracchi. Una misura solo simbolica, visto che non solo le motovedette hanno oltrepassato la delimitazione, ma una carretta del mare con una cinquantina di migranti a bordo ha raggiunto senza problemi il molo nel pomeriggio.

La situazione difficile è acuita dallo scontro fra Lombardo e il ministro dell’Interno Roberto Maroni. Dopo le polemiche di domenica, dai microfoni di Radio Padania Maroni ha accusato il governatore di “aver fatto poco e chiacchierato molto”, in pratica “una sceneggiata”. Parole accompagnate però, poco dopo, da una telefonata fra i due, con l’impegno comune alla collaborazione. In questo senso va il richiamo del titolare del Viminale al governo tunisino, cui ha concesso 48 ore di tempo per attivare i controlli delle coste previsti dall’accordo siglato nei giorni scorso. In caso contrario, ha fatto sapere Maroni, l’Italia procederà ai rimpatri forzosi. Ad allievare la situazione, tuttavia, dovrebbe essere l'arrivo mercoledì di tre navi, in cui saranno imbarcati tremila immigrati, come ha annunciato la senatrice della Lega Nord e vicesindaco di Lampedusa, Angela Maraventano, dopo un colloquio telefonico col ministro Maroni. Restano comunque al collasso le strutture dell’isola, dove nelle ultime 48 ore sono giunti oltre duemila migranti (quasi 4.000 da venerdì): complessivamente sono circa seimila le presenze sull’isola.(red) 28 mar 2011 15:02

Napoli. Napoli, nuova emergenza: i rifiuti aumentano di 100 tonnellate al giorno. Il Comune: la situazione comincia a preoccupare
Ma la Regione: le cifre sui cumuli sono sovrastimate
NAPOLI — «Durante la scorsa settimana non siamo riusciti a conferire la quantità di rifiuti che la città produce quotidianamente». È quanto sottolinea all’Ansa l’assessore all’Igiene del Comune di Napoli Paolo Giacomelli che avverte: «i cumuli crescono e l’imminente arrivo di temperature più elevate che potrebbero determinare effetti sul profilo igienico-sanitario e causare disagi ancora più gravi ai cittadini».
Ieri sono state conferite 832 tonnellate: 402 nello Stir di Giugliano in Campania, 223 nell’impianto di Caivano, che ha riaperto solo per la giornata di ieri e oggi risulta nuovamente chiuso, e 49 tonnellate nello Stir di Tufino. Nella discarica di Chiaiano, invece, sono state conferite 158 tonnellate, circa un centinaio in più rispetto a quanto disposto a fronte delle operazioni di verifica per il collaudo degli argini, disposte dalla Sapna. Provvedimenti già calendarizzati, ribadisce il direttore tecnico dell’azienda Giovanni Perillo, «che procedono e che, nei prossimi giorni, dovrebbero concludersi»

Nonostante il conferimento la situazione rifiuti a Napoli città resta preoccupante. Cumuli di immondizia sono tornati ad ammassarsi agli angoli delle strade e lungo le arterie principali. Con la riapertura di Chiaiano - si sottolinea dall'ufficio flussi della Regione - si dovrebbe completare quel lento recupero delle giacenze non smaltite con il ritorno alla normalità. A ogni modo la struttura regionale invita i cittadini a non peggiorare la situazione smaltendo rifiuti ingombranti, se non nelle modalità corrette, e ad attuare la raccolta differenziata.

L’Aquila. Gli abruzzesi ancora aspettano gli aiuti promessi al G8 da Sarkozy. di Pierre de Nolac 
Il presidente della repubblica francese Nicolas Sarkozy ha dimenticato le promesse di aiuto fatte agli abruzzesi durante il G8, che ancora aspettano i fondi che dovevano arrivare da Parigi per restaurare un monumento dell'Aquila, la chiesa delle Anime Sante. Evidentemente a Sarkozy interessa molto di più la conquista della Libia, utilizzando ogni mezzo, bombe d'aereo comprese, piuttosto che lasciare un buon ricordo in Italia recuperando un bene culturale. Fatto sta che Sarkozy, che si era impegnato a versare 3,2 milioni di euro, si trova in ottima compagnia: sì, perché a l'Aquila sono arrivati solo i soldi del Kazakhistan, l'unico stato che ha già versato i soldi per la ricostruzione di un monumento: l'oratorio di San Giuseppe dei Minimi. Oltretutto, la Francia viene accusata dal governo italiano di aver cercato pure un cavillo, per evitare ogni versamento: sì, perché i transalpini c'è stata una trattativa estenuante che ha rischiato di trasformarsi in un ennesimo scontro diplomatico con Parigi. Il governo Fillon era infatti disposto a finanziare la ricostruzione della Chiesa delle Anime Sante, ma in cambio voleva che i lavori venissero appaltati interamente a una ditta francese, quando la legge italiana impone, per importi di quell'entità, un bando europeo. Quindi, addio agli euro francesi che erano stati tanto annunciati. Ma dato che lo stesso presidente del consiglio Silvio Berlusconi non apprezza chi promette e poi non mantiene la parola, il governo italiano ha scelto di affidarsi ai legali. Dallo scorso mese di settembre un avvocato dell'Aquila, Fabrizia Aquilio, è stata incaricata ufficialmente di tenere i rapporti con i rappresentanti degli altri stati proprio sulla questione relativa alle donazioni alla città abruzzese, con l'obiettivo di concretizzare i sostegni arrivando alla firma delle convenzioni: una nomina che è stata fatta direttamente dal ministro degli Esteri Franco Frattini. E pensare che anche la Libia del colonnello Gheddafi si era detta disponibile a dare un contributo per far rinascere l'Aquila_

Salento. Radio Padania è tornata nel Salento
di TONIO TONDO
LECCE - «Buon giorno, amici del Salento, siamo tornati». La notizia i conduttori di Radio Padania Libera l’hanno data venerdì scorso. Pulita la voce, pulito il messaggio iniziale. Poi, è scattata la consueta scaletta dei programmi: lettura dei giornali, musica popolare lombarda e le immancabili telefonate in diretta, tutte contro immigrati e meridionali. In questi giorni, impazza il rifiuto di tunisini e libici. «Se li tengano siciliani e pugliesi, noi siamo occupati a lavorare» dice un parlamentare leghista.
Lo avevano promesso l’onorevole Matteo Salvini e l’amministratore delegato Cesare Bosetti: al Salento non ci rinunciamo, cercheremo qualche altra frequenza. Detto e fatto. La nuova frequenza da occupare Radio Padania Libera l’ha trovata. E’ la 105.3, vicino alla 105.6, di proprietà di Radio Nice che l’emittente leghista fu costretta a liberare dopo le proteste e le denunce al ministero.
Perché tutto questo interesse? «La Puglia - ha detto più volte Salvini - è la regione del Mezzogiorno più vicina alle corde dei settentrionali. Dinamica, aperta ai commerci, attenta alle cose concrete. E poi nel Salento ci sono segnali di autonomismo e indipendenza da Bari. Noi andiamo in aiuto di tutti coloro che si muovono per la loro libertà». Parole roboanti che per alcuni, come il sindaco di Alessano, Luigi Nicolardi, coprono altri interessi più prosaici. Dopo l’occupazione della frequenza 105.6, utilizzata da Radio Nice, e le proteste, non è mancato un simpatico siparietto. Il proprietario di Radio Nice è Paolo Pagliaro, l’uomo che ha creato il gruppo Mixer Media e Telerama e che ha promosso il movimento per la regione Salento. Pagliaro ha riottenuto la frequenza e ha invitato Salvini a trascorrere le vacanze a San Cataldo in una villetta di sua proprietà. Il sì di Salvini è arrivato rapido.

«Mi hanno detto che il Salento è molto bello, verrò sicuramente». Chi, invece, non vuole ammainare la bandiera della polemica è Nicolardi, non per contestare i contenuti dei programmi. «Dicano quello che vogliono» sbotta. Il punto contestato aspramente è il presunto commercio che Radio Padania Libera fa delle frequenze occupate senza spendere un centesimo grazie al suo status di emittente comunitaria. «I leghisti prendono soldi dallo stato e in più scambiano queste frequenze con le reti commerciali. Così realizzano un patrimonio senza spesa. Un privilegio unico. E’ mia intenzione denunciare questo abuso».

Sicilia. Tranchida: “Il turismo siciliano è ormai in ginocchio”
di Markez 28 marzo 2011 -
L’assessore regionale al Turismo, Daniele Tranchida si dice molto preoccupato per la stagione che sta iniziando: ”Le notizie sulle operazioni belliche contro il regime di Gheddafi, sugli sbarchi incontrollati dei profughi dal Nord Africa e sulla chiusura dell’aeroporto di Trapani – Birgi, stanno facendo il giro del mondo e il turismo siciliano è ormai in ginocchio”, denuncia.

”Quotidianamente, ormai – prosegue – dai Servizi turistici regionali arrivano notizie di disdette da parte di tour operator per gli arrivi in Sicilia. Le prossime feste pasquali sono ormai compromesse e c’è il rischio concreto di pregiudicare anche la prossima stagione estiva”.

”Si sta vanificando – aggiunge Tranchida – lo sforzo che la Regione ha fatto e sta facendo per risollevare un comparto già in crisi, con gli investimenti per promuovere l’immagine turistica della Sicilia con le grandi iniziative in settori come lo sport o i grandi eventi culturali e i provvedimenti varati, a partire da quello sui comuni a vocazione turistica o sulle guide e gli accompagnatori turistici”.

”Dobbiamo, invece, prendere atto – prosegue - dell’indifferente inerzia dell’Unione europea e dei ritardi e dell’incapacità del governo nazionale nel gestire la situazione, come dimostrano i casi di Lampedusa e dello scalo aereo trapanese”.

“Occorrono -conclude- risposte immediate e efficaci per risolvere al più presto di una condizione di cui soltanto i siciliani stanno pagando il prezzo. Fermo restando lo spirito di accoglienza che fa parte dell’identità dei siciliani e che anche in condizioni così critiche, gli abitanti di Lampedusa stanno dimostrando, la Sicilia non può fare fronte da sola a una situazione così eccezionale”.

Napoli. Caldoro: «Federalismo sì, ma virtuoso e che non premi solo il Nord»
NAPOLI. «È necessario lavorare per un federalismo che premi e individui i comportamenti virtuosi e e non le regioni virtuose, che non esistono», a dirlo, nel corso di un’iniziativa a Piaggine, nel Salernitano, è il governatore Stefano Caldoro. «Abbiamo condiviso- spiega - l’impianto della legge delega ed è quanto mai opportuno continuare sulla strada indicata. Il mio timore è quello di una falsa partenza. E l’ultimo voto in commissione bicamerale, con l’astensione del Pd, che ha visto il consenso della Lega, mi preoccupa». Il tutto mentre oggi lo stesso governatore parteciperà all’iniziativa “Chi sono i nuovi Mille?”, in programma al Teatro San Carlo. Nel corso della manifestazione sarà presentato il documentario “Storia criminale. Camorra e bande criminali nella città di Napoli” di Aldo Zappalà e Mario Leombruno, realizzato in collaborazione con la Fondazione Polis e l’Università degli Studi “Suor Orsola Benincasa”.

Confcommercio: negli ultimi 20 anni il risparmio delle famiglie è crollato del 60%
Il risparmio delle famiglie è crollato negli ultimi vent'anni del 60% mentre il "mattone" si conferma il bene rifugio per eccellenza. Ad affermarlo è la Confcommercio in un'analisi basata su dati Istat secondo cui dal 1990 ad oggi il risparmio complessivo delle famiglie italiane si è ridotto di circa 20 miliardi di euro.

«Se all'inizio del periodo per ogni 100 euro di reddito se ne risparmiavano 23 - lamenta l'associazione - oggi le famiglie riescono a metterne da parte meno di dieci».
«Nello stesso periodo - prosegue la nota - con un reddito disponibile stagnante e sostanzialmente invariato dal 1990 al 2010, il risparmio annuo pro capite, in termini reali, si è ridotto di quasi il 60% (circa 4.000 euro nel 1990, 1.700 euro nel 2010); un terzo delle famiglie italiane ritiene l'investimento in immobili la principale forma di utilizzo - soprattutto a fini cautelativi - del surplus monetario».

«La ragione di questa contrazione, purtroppo, è tutta dentro la prolungata riduzione del reddito disponibile delle famiglie - nota Confcommercio - rispetto a dieci o venti anni fa il Paese avrebbe bisogno di maggiore risparmio e invece le condizioni economiche non lo consentono. La gravità della stagnazione dei redditi nel periodo pre-recessione e la profondità della caduta dei redditi durante la recessione del biennio 2008-2009 si vedono meglio, dunque, attraverso la lettura delle statistiche sul risparmio rispetto a quanto emerge dalle valutazioni sulle dinamiche dei consumi».
28 marzo 2011

Napoli. Caldoro accelera sulla differenziata
Antonio Vastarelli NAPOLI
La provincializzazione della gestione dei rifiuti non si tocca, ma per Napoli città è in vista un'eccezione. A farlo intuire, nel corso della presentazione del Piano regionale per la gestione dei rifiuti urbani approvato dalla sua giunta, è il presidente della Regione Campania Stefano Caldoro che, pur confermando la competenza delle province nell'individuazione dei siti per le discariche, individua come «ambito territoriale ottimale» per la soluzione del problema proprio quello regionale. Per aggirare il principio fissato dalla legge che ogni provincia si fa carico dei rifiuti che produce, serve un'intesa sul nodo principale: quello del capoluogo il cui territorio cittadino (piccolo e densamente abitato) poco si presta all'apertura di una grande discarica.
Eventuali barricate da parte delle altre province sarebbero frutto di «localismi incomprensibili», sottolinea il governatore che si dice però convinto che «se si discute nel merito» le soluzioni si trovano. Anche perché l'emergenza (quasi 2mila tonnellate di immondizia a terra ieri solo a Napoli città) continuerà ad esplodere ciclicamente «almeno per altri 36 mesi», cioè il tempo minimo necessario per costruire gli impianti e avviare il ciclo dei rifiuti alla normalità. «Attualmente - spiega Caldono - l'Abruzzo, che ha meno di un quarto dei nostri abitanti, ha più impianti della Campania: è ovvio che il sistema va in tilt se all'improvviso, per indagini o verifiche tecniche, chiudono due discariche su quattro, com'è successo la settimana scorsa».
L'assessore all'Ambiente, Giovanni Romano, afferma poi che il Piano («non ce n'era uno operativo dal 1997», precisa) ha tenuto conto dei rilievi avanzati alle precedenti tre bozze dalla commissione europea, il cui via libera è indispensabile per sbloccare quei 400 milioni di euro destinati alla Campania e non ancora erogati per le ripetute violazioni delle direttive europee che hanno determinato una procedura d'infrazione dell'Ue nei confronti dell'Italia. Rilievi che riguardavano sia i criteri di individuazione dei siti che i tempi di realizzazione degli impianti (per Bruxelles, in passato, poco credibili). L'obiettivo è, quindi, arrivare a una drastica riduzione dei rifiuti da smaltire in discarica raggiungendo una raccolta differenziata pari al 50% del totale regionale entro la fine dell'anno: i comuni inadempienti (250 su 551 sono ancora al di sotto della soglia del 35%) saranno commissariati.
Il termovalorizzatore di Acerra sarà, inoltre, affiancato da altri tre: a Salerno e Napoli Est (a combustione) e nella provincia di Caserta (a gassificazione). Prevista, inoltre, la conversione di sei degli attuali sette Stir da centri di tritovagliatura di rifiuti indifferenziati a impianti di digestione anaerobica per produzione di biogas e digestato. Un termovalorizzatore ad hoc, con vita limitata (15-20 anni) dovrebbe, infine, servire a smaltire gli oltre 6 milioni di tonnellate stipate dal 2001 (prevalentemente a Taverna del Re): le cosiddette ecoballe, simbolo plastico del disastro dei rifiuti in Campania.

Lampedusa. Lombardo: identificazioni sulle navi
di BlogSicilia 29 marzo 2011 -
 ”Entro mercoledi’ si dovra’ evacuare l’isola e impedire altri sbarchi. O il governo fa funzionare gli accordi con Tunisi oppure Lampedusa non puo’ essere il primo approdo per i migranti. Li portino a Porto Empedocle, se ce la fanno”. Lo afferma il governatore siciliano Raffaele Lombardo in un’intervista al Sole 24 Ore. Il presidente della Regione Sicilia si dice ”pronto a collaborare perche’ si individui anche in Sicilia un altro punto d’arrivo. Altrimenti – suggerisce – li imbarchino, organizzando 4-5 grandi navi dove far approdare i barconi in arrivo dal Nord Africa e dove svolgere le attivita’ di identificazione, perquisizione e controllo sanitario che oggi vengono fatte a terra. Poi, con navi spola o con aerei direttamente dall’aeroporto di Lampedusa, si trasportino tutte queste persone alle destinazioni finali”. Maroni, afferma Lombardo, ”mi ha chiesto collaborazione e non posso negargliela. Pero’ dovevano cominciare a occuparsi subito del problema. Lampedusa e’ stata condannata alla morte civile, sociale, umanitaria e sanitaria. Le madri sono pronte allo sciopero della fame e ad andare a Roma a fare l’inferno”. Lombardo ricorda quanto fatto dalla  Regione per fronteggiare l’emergenza. ”Abbiamo inviato seimila metri cubi d’acqua potabile, assicurato lo smaltimento straordinario dei rifiuti per 250mila euro, mandato 800mila euro di contributi per i pescatori, potenziato il servizio sanitario, aggiungendo tra l’altro un secondo elicottero che ha gia’ salvato due vite”. Inoltre, aggiunge, ”siamo pronti a mandare la cucina da campo e tutto cio’ che serve”.

Termini Imerese, De Tomaso presenta piano produzione auto.
La società automobilistica De Tomaso ha presentato ieri ai rappresentanti della Regione Sicilia, ai sindacati e al ministero dello sviluppo economico un piano che prevede il riassorbimento dei 1450 lavoratori Fiat, in seguito all’abbandono del sito siciliano da parte del gruppo automobilistico torinese, che avverrà a fine anno.

Secondo il piano di De Tomaso, vi sarebbero investimenti complessivi per 420 milioni di euro, da effettuarsi in tre anni, per la produzione di circa 38/40.000 auto di alta gamma. In particolare, De Tomaso vorrebbe produrre nello stabilimento isolano una minisuv e una city car.
Grazie, quindi, a questo piano industriale, tutti i lavoratori della Fiat attualmente occupati nello stabilimento potrebbero conservare il posto di lavoro.

Ricordiamo, infine, che oltre alla De Tomaso, ci sono in gioco altre sette proposte, tra loro compatibili, secondo il Ministro Romani, tali, quindi, da potere essere tutte accettate, portando a circa 3000 i posti di lavoro creati, per cui non solo verrebbe preservata l’occupazione attuale del sito, ma addirittura raddoppiata, creando un volano di sviluppo per l’intera area.

Lo Stato e la Regione Sicilia partecipano con 450 milioni di euro di investimenti, di cui 350 milioni a carico del governo nazionale e 100 milioni a carico della Sicilia.

Oltre a De Tomaso, vi sono altre due proposte in campo automobilistico, quella di Rossignolo e di una società cinese. La prima si riferisce al mercato dell’auto di lusso, la seconda punta alla produzione di auto ecologiche e solari.

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