mercoledì 20 aprile 2011

Federali-Sera. 20 aprile 2011. Dapprincipio Durnwalder vuole spostare il duce, come da accordo con Bondi. Poi il mondo politico italiano ed il Comune premono per mantenere l'opera di Hans Piffrader al suo posto, storicizzandola. Alla fine si decide per il concorso legato al depotenziamento del duce a cavallo.-----Trento. A partire dall'autunno 2009, l'organizzazione legata al clan dei Casalesi che ruotava attorno alla finanziaria Aspide di Padova ha cominciato l'assalto alle imprese trentine. Un'opera di infiltrazione a colpi di erogazione di prestiti a usura a imprenditori in difficoltà e senza più credito dalle banche.

Luis e' toponimo tedesco, registrato 34.214 volte:
Scambi con San Marino. Azienda ternana truffava lo Stato Italiano.
Luino. Non lasciate soli me e i frontalieri
Bozen. Duce a cavallo, la Provincia prende tempo
Bozen. Toponomastica in Alto Adige: 34 mila cartelli sui sentieri solo in tedesco
Merano. Sempre più ricchi 526 meranesi

Immigrati:
Aosta. Emergenza profughi, in Valle arrivano i primi cinque migranti al dormitorio Caritas
Aosta. Emergenza profughi, Aosta potrà accogliere subito 6 migranti e altri 10 in caso di urgenza
Treviso. Stop ai profughi, Bof spara sulla Caritas
Treviso. Ordinanza antiprofughi, Cgil contro Lio

Economia padana:
Tremonti ammette: "Manovra aggiuntiva per andare in pareggio"
Belluno. Senza incentivi stop alle assunzioni
Made in Lombardy: 500 milioni a disposizione delle imprese
Trento. Camorra, assalto alle imprese trentine
Brescia. Assessori in manette per corruzione


Scambi con San Marino. Azienda ternana truffava lo Stato Italiano.
Denunciati gli amministratori
Oltre alle attività di recupero dell’imposta sono stati anche denunciati penalmente gli amministratori della società, attiva nel ternano dai primi anni 2000.
Secondo quanto riferito dalle fiamme gialle, le indagini sono nate su input del secondo reparto del comando generale della guardia di finanza, in seguito all’esame dei dati di una serie di banche dati. Da questi è risultato che l’impresa, tra il 2008 e il 2009, aveva ceduto delle merci per un valore di 200 mila euro a operatori della Repubblica di San Marino con modalità ritenute dai finanzieri poco convincenti.
Inoltre, nel corso di altre verifiche, è emerso che aveva avuto rapporti con aziende, sempre del ternano, che erano state al centro di precedenti indagini su consistenti ”frodi carosello”, un tipo di truffa ai danni dell’erario realizzata attraverso l’emissione di fatture per operazioni inesistenti e l’utilizzo di prestanomi nullatenenti che non versano l’imposta dovuta.
L’indagine ha permesso quindi di appurare che numerose fatture emesse dall’impresa ternana non erano state registrate, per un importo complessivo di oltre 5,5 milioni di euro.

Luino. Non lasciate soli me e i frontalieri
Contro le offese rivolte ai lavoratori e a lui stesso dal ticinese Bignasca interviene il sindaco di Luino
di ANDREA PELLICINI ** Sindaco di Luino
Se Bignasca pensa di intimidirmi con le sue volgari offese si sbaglia di grosso. Sono stato ingiuriato soltanto per aver difeso i nostri frontalieri, gravemente insultati dalla Lega Ticinese. Il fatto è più serio di quello che sembra: è in atto una politica anti italiana che non può essere più tollerata, in quanto contraria a tutti gli ideali di solidarietà tra i popoli. Facciamo tutti parte di quello splendido territorio che si chiama Regio Insubrica, presieduta tra l'altro dall'On. Marco Borradori, Consigliere di Stato del Cantone e uomo politico della Lega Ticinese.
Che senso ha, mi chiedo, andare avanti in questo modo? Dove sono finiti i propositi di fratellanza e di scambio culturale tra la gente di frontiera? Come può giustificare l'On. Borradori gli insulti di Bignasca alla gente di Luino e delle nostre Valli?
Ritengo infine ingiusto che Luino e il suo Sindaco siano lasciati soli in questa battaglia di civiltà e mi aspetto che le istituzioni superiori vogliano spendere una parola di solidarietà, non tanto nei confronti del sottoscritto, ma di migliaia di frontalieri che non possono essere svillaneggiati tutti i giorni senza alcuna reazione da parte italiana.

Bozen. Duce a cavallo, la Provincia prende tempo
La giuria sceglie la cinquina di elaborati. Durnwalder: bene, ma serve approfondimento
di Maurizio Dallago
BOLZANO. Cinque progetti per depotenziare il duce a cavallo in piazza Tribunale. Li ha selezionati una giuria di esperti tra i 486 presentati, ma la giunta provinciale prende tempo. Nessuna scelta immediata a Palazzo Widmann, perché, come dice Luis Durnwalder «le proposte sono indubbiamente interessanti, anche se non tutte rispettano alla lettera i criteri previsti dal concorso di idee». E allora? «Nelle prossime settimane le valuteremo con calma - insieme al Comune di Bolzano - e non è esclusa la decisione di combinare le idee positive che arrivano da progetti diversi». Di certo la scelta finale vedrà comunque il duce in qualche modo coperto. Anche perché rispetto ai suoi intendimenti originari, il governatore altoatesino è tornato già a suo tempo sui propri passi che prevedevano lo spostamento in toto dell'opera di Piffrader. I cinque progetti elevati al rango di finalisti dalla giuria mista Comune-Provincia e composta da Wolfgang Piller, Giorgio Mezzalira, Hans Karl Peterlini, Letizia Ragaglia e Nadia Moroder, appartengono ai brissinesi Gerd Bergmeister e Michaela Wolf (insieme ai viennesi Franziska e Lois Weinberger), ai gardenesi Arnold Holzknecht e Michele Bernardi, ai bolzanini Quirin Prünster e Nicolò Degiorgis, al bolzanino Matthias Trebo e alla pusterese Julia Bornefeld. Ieri mattina gli elaborati sono stati presentati dalla giuria alla giunta altoatesina. «Abbiamo preso atto della scelta e ne discuteremo nuovamente insieme al sindaco di Bolzano, oggi (ieri, ndr) sostituito dal suo vice Klaus Ladinser e dall'assessore comunale atrizia Trincanato», sottolinea l'assessore provinciale alla cultura tedesca Sabina Kasslatter Mur. «Ora si tratta di valutare a approfondire con gli stessi progettisti le cinque proposte selezionate dalla commissione, che è riuscita in tempi rapidi a selezionare le idee considerate più adeguate all'obiettivo del concorso», ancora Kasslatter Mur, evidenziando di essere soddisfatta «per il numero di proposte giunte, a dimostrazione che si tratta di un argomento che sta a cuore alla popolazione». «Interessanti i cinque progetti, a me piace molto quello con la frase "nessuno ha il diritto di obbedire", ma ci sarà tempo per approfondire e decidere in via definitiva», dice l'assessore Christian Tommasini. «Tutte e 5 le proposte soddisfano i criteri del concorso: depotenziare e spiegare», afferma Patrizia
Trincanato. Per la scelta finale potrebbero passare alcune settimane.  
L'INTESA CON BONDI. Nell'accordo con Sandro Bondi del 25 gennaio scorso l'allora ministro ai Beni culturali comunicava a Durnwalder di «aver già acquisito l'assenso del ministro Tremonti per una diversa collocazione, anche in sedi museali più idonee a valorizzarne il significato storico, delle immagini e delle icone marmoree del periodo fascista presenti su edifici pubblici del centro cittadino ed in particolare del rilievo di Piffrader sull'Intendenza di finanza in piazza Tribunale». «Il diverso collocamento potrà essere operato anche direttamente dalla Provincia», così Bondi. 
 IL DIBATTITO POLITICO. Dapprincipio Durnwalder vuole spostare il duce, come da accordo con Bondi. Poi il mondo politico italiano ed il Comune premono per mantenere l'opera di Hans Piffrader al suo posto, storicizzandola. Si apre il dibattito: la destra tedesca è per lo spostamento, ma anche parti della Svp come il vicesindaco del capoluogo Klaus Ladinser. Alla fine si decide per il concorso legato al depotenziamento del duce a cavallo. 
IL CONCORSO DI IDEE. Trasformare la facciata del palazzo degli Uffici finanziari di piazza Tribunale, musealizzare l'opera dello scultore Piffrader che salta il regime fascista e farla diventare una sorta di luogo della memoria non più visibile direttamente, ma accessibile per una visita "consapevole". Questo l'obiettivo del concorso di idee. «L'opera di Piffrader potrà essere resa meno visibile e musealizzata, mantenendo da un lato la possibilità di visitarla ma evitando dall'altro le provocazioni», così nelle indicazioni della giunta provinciale relative al concorso schizzo, un modello. Ad ognuno dei 5 progetti finalisti un premio di 4 mila euro, mentre la decisione finale spetta alla giunta provinciale con il coinvolgimento del sindaco del Comune di Bolzano. 19 aprile 2011

Bozen. Toponomastica in Alto Adige: 34 mila cartelli sui sentieri solo in tedesco
Il record spetta a «Panoramaweg»: segnale monolingue per 239 volte
di Davide Pasquali
 BOLZANO. Se la commissione di esperti nata a seguito dell'intesa Fitto-Durnwalder ha stabilito che sui cartelli di montagna da ripristinare i nomi bilingui saranno il 90%, un motivo c'è.
 Lo si evince dal documento qui presentato in esclusiva dal nostro giornale: in totale i nomi monolingui rinvenuti sui cartelli di montagna dell'Alto Adige assommano a 34.214. Cifra inimmaginabile.
 In pratica, un cartello su due è esclusivamente in tedesco. Lo si evince dall'elenco di 44 pagine elaborato dalle forze dell'ordine e attualmente nelle mani di Prefettura, Procura, Cai dell'Alto Adige e Commissione Fitto-Durnwalder.
 Le singole denominazioni monolingui rinvenute sul terreno - e questo già si sapeva - sono 1.526, ma questa cifra da sola non dice più di tanto. Il dato davvero significativo si scopre solo ora. È il totale: lo stesso nome monolingue è stato registrato non una sola volta, ma in più circostanze. Totale:. Facendo la media: ogni singola indicazione solo in tedesco è stata rilevata in 22 occasioni. Ma i picchi sono stratosferici: il record assoluto spetta a "Panoramaweg", contato 239 volte. Detto altrimenti, su 239 cartelli è scritto solo in tedesco, senza corrispettivo italiano: sentiero panoramico.

 E a mancare sono pure i toponimi ufficiali: San Genesio, in italiano, manca su 183 cartelli, dov'è scritto solo in tedesco: Jenesien. Silandro manca 128 volte; il Corno del Renon 114; Lagundo 109; Termeno 103. Il colmo è Bolzano: la denominazione tedesca Bozen, sola soletta, è stata registrata per 79 volte.

NOMI GENERICI. Chi cerca il sentiero dei masi, in 224 occasioni sui cartelli trova solo "Höfeweg". Chi vorrebbe orientarsi sul sentiero europeo (!) per 181 volte trova solo "Europäischer Fernwanderweg". Il nome cascata, in italiano manca 101 volte. Le piramidi di terra sono monolingui su 79 cartelli. Il sentiero archeologico è assente 112 volte. Strepitosa la mancanza in italiano del sentiero natura e cultura: per 91 volte scritto solo in tedesco. E si potrebbe continuare a lungo.

 TOPONIMI UFFICIALI. La polpa, però, sono i toponimi ufficiali, ossia i nomi propri. Monte San Vigilio detiene il primato: in italiano è scomparso 211 volte, terzo posto assoluto della classifica. Maranza manca 181 volte; San Leonardo 179; Plan de Corones 173; Scena 170; Terento 154; Rio Pusteria 141 (come Rablà); Sluderno è assente 139 volte; Velturno 131; Silandro 128; Burgusio 123, Avigna 115; Villa Ottone 113; Lauregno 111; Lagundo 109. A mancare, dunque, non sono i microtoponimi. E nemmeno le frazioncine. Esclusivamente in tedesco sta scritto anche Merano: 97 le segnalazioni.

 I SANTI. I beati sono tedeschi? Parrebbe di sì. San Leonardo gode della sola denominazione germanofona per 179 volte. San Pietro in italiano è assente 162 volte. San Martino è tedesco 128 volte; Maria Assunta è tedesca su 118 cartelli; Santa Maddalena su altrettanti. Poi ci sono San Pancrazio (117 assenze in italiano); Santa Valpurga (112); San Giorgio (111); San Sigismondo (109)... In totale i beati monolingui assommano a trentatré. 20 aprile 2011


Merano. Sempre più ricchi 526 meranesi
Sono quelli che incassano più di 100 mila euro lordi all'anno
di Giuseppe Rossi
  MERANO. Cinquecento residenti in città vivono una vita da nababbi, non si fanno remore su cosa acquistare e su come investire i propri quattrini. Ma allo stesso tempo altrettante persone non riescono a mettere in tasca neppure mille euro in un intero anno e sono costrette ad appoggiarsi a strutture di assistenza per poter vivere. Ecco la fotografia dei redditi meranesi elaborata dall'Agenzia delle Entrate.  Sono infatti seimila le persone che vivono stabilmente sotto la soglia di reddito minimo, non riuscendo a guadagnare almeno 1.200 euro lordi al mese, ovvero circa 800 euro netti al mese.  Questa è la fotografia della città fornita dal particolare osservatorio dell'Agenzia delle entrate, che nei giorni scorsi ha pubblicato le statistiche sui redditi dei meranesi.  Nell'anno 2009 i 23.150 contribuenti residenti in riva al Passirio hanno portato a casa un reddito lordo di 608 milioni di euro, cento milioni in più rispetto a cinque anni prima, un 20% che in anni di crisi non è da sottovalutare. L'aumento di reddito però finisce nelle tasche di chi già sta bene dal punto di vista economico.  Oltre 500 contribuenti, 526 per essere precisi, hanno dichiarato al fisco di aver guadagnato nel 2009 oltre 100 mila euro lordi, cento persone in più rispetto a cinque anni prima.  Altri 500 contribuenti non sono dei ricchi sfondati ma possono contare su un reddito importante all'interno di una forbice tra 70 e 100 mila euro. Con questi stipendi non si deve certo badare a come far quadrare i conti a fine mese, operazione questa che invece è indispensabile per le seimila persone che invece vivono a Merano stabilmente sotto la soglia minima di reddito.  Un altro dato interessante che emerge dalla statistica è un altro: crescono infatti soprattutto i contribuenti della fascia media, quella che va da 20 a 50 mila euro di reddito lordo annuale.  Il maggior numero di contribuenti è quello compreso nelle fasce intermedie di reddito, quelle tra i 20 mila e i 33.500 euro, ovvero quei lavoratori, operai e impiegati che in soldoni portano a casa tra i mille e i milleduecento euro al mese, tutti dipendenti di aziende con le detrazioni effettuate direttamente alla fonte dal datore di lavoro.  Una particolarità della statistica elaborata dall'Agenzia delle Entrate e disponibile sul sito del ministero delle Finanze, emerge anche guardando le fasce più deboli, le persone che guadagnano fino a 20 mila euro. In tutte le categorie di reddito il numero dei contribuenti scende, ma, in particolare, i residenti che guadagnano da 7.500 a 20 mila euro sono addirittura 900 in meno rispetto al 2005. 
Aosta. Emergenza profughi, in Valle arrivano i primi cinque migranti al dormitorio Caritas
Aosta - Si trovano nella struttura di accoglienza “Abri Monsieur Vincent” di viale Gran San Bernardo ad Aosta. Hanno ottenuto il permesso di soggiorno per sei mesi e sono arrivati ad Aosta durante la notte da Civitavecchia.
Si trovano nella struttura di accoglienza “Abri Monsieur Vincent”, gestito dalla Caritas diocesana, i primi cinque immigrati giunti in Valle d’Aosta da Lampedusa.
L’accoglienza è organizzata dalla Protezione civile che è incaricata di coordinare la raccolta dei dati e gli accertamenti sanitari. Secondo il protocollo stabilito dalla Protezione civile, le schede con i dati dei migranti vengono trasmesse alla direzione sanitaria dell’azienda Usl che dovrà effettuare gli accertamenti sanitari entro 24 o al massimo 36 ore.
I cinque uomini, che hanno ottenuto il permesso di soggiorno per sei mesi per scopi umanitari, sono arrivati ad Aosta durante la notte da Civitavecchia, a partire dal centro, cioè, dove erano stati ospitati dopo lo sbarco a Lampedusa.
“I cinque migranti non sono ancora entrati nella struttura - dice don Aldo Armellin, direttore della Caritas diocesana - perché durante la giornata hanno svolto diverse operazioni burocratiche. All’Abri di viale Gran San Bernardo, comunque, potranno entrare soltanto dopo 18,30 perché la struttura è un dormitorio. I pasti verranno consumati alla mensa Tavola amica di via Abbé Gorret”.
Da quanto si è appreso, al momento non sono ancora state fornite indicazioni a livello nazionale per nuovi trasferimenti. “Dalla riunione a cui abbiamo partecipato la scorsa settimana era emerso che la prima tranche doveva essere di 22 persone. Questi sono i primi cinque migranti”.
di Domenico Albiero

Aosta. Emergenza profughi, Aosta potrà accogliere subito 6 migranti e altri 10 in caso di urgenza
Aosta - Il sindaco Giordano ha annunciato in Consiglio comunale la disponibilità del Comune ad accogliere persone provenienti dal Nord Africa: "Non sono clandestini".
Accoglienza per sei profughi, disponibilità per altri dieci: il Comune di Aosta potrà ospitare nell'immediato sei profughi provenienti dal Maghreb nel dormitorio comunale di via Jean-Joconde Stévénin, "anche in sistemazioni provvisorie negli spazi comuni", e altri nove o dieci entro trenta giorni, in attesa che si liberino i posti nel dormitorio, "alla scadenza della proroga per gli alloggiamenti agli attuali utenti". Lo ha detto il sindaco Bruno Giordano, leggendo in Consiglio comunale la lettera inviata al presidente della Regione Augusto Rollandin, nella sua funzione di prefetto, l'11 aprile scorso, in cui l'amministrazione comunale esprimeva la sua disponibilità.

La Valle d'Aosta, secondo il piano di ripartizione tra le Regioni, approvato dal governo, potrà accogliere un massimo di 108 profughi: "Non sono clandestini, non si parla di rimpatri - ha detto Giordano -, ma di persone nello status di profughi, in attesa del permesso di soggiorno temporaneo con cui circolare liberamente nell'area Schengen". Giordano ha anche annunciato di "essere a conoscenza della presenza di due o tre profughi presso la Caritas" e che "per ora la Regione non intende utilizzare la nostra disponibilità, perché Aosta fornisce risposta all'emergenza quotidiana attraverso il dormitorio, che ospita oggi solo persone non residenti nel capoluogo".

Nel caso di esigenze immediate, il Comune è "disponibile a trovare sistemazione per una decina di profughi in camerate da quattro o cinque in strutture ricettive extra-albelghiere in attesa che si liberino i posti nel dormitorio", ha concluso Giordano.
di Alessandro Mano 19/04/2011

Treviso. Stop ai profughi, Bof spara sulla Caritas
Il sindaco di Tarzo (Carroccio) a monsignor Sant: «Atteggiamento poco evangelico»
di Francesco Dal Mas
  VITTORIO VENETO. Pesanti reazioni al no della Caritas all'accoglienza di immigrati dal Nord Africa nelle case diocesane. «E' un atteggiamento incomprensibile - afferma il sindaco di Tarzo, Gianangelo Bof, della Lega -. Prima la Caritas dice di sì, poi di no, solo perché i profughi se ne sono andati, appena arrivati».  Fa discutere la dura reazione della Caritas alla «disorganizzazione» con cui le istituzini, Governo, Regione e Prefettura stanno gestendo l'accoglienza dei profughi. Di fronte alla repentina dipartita per altre mete degli stranieri da accogliere a Vittorio e Motta di Livenza, monsignor Sant aveva detto basta, «le nostre casa non sono più disponibili: non sono alberghi». Questo, secondo Bof, «non è un atteggiamento di disponibilità» e «non so neppure quanto evangelico». Tanto più che, secondo il sindaco di Tarzo, «il numero delle accoglienze è limitatissimo». Con queste premesse, secondo Bof, bisognerà riflettere anche sull'ulteriore collaborazione con la Caritas per ogni altra emergenza. La replica di monsignor Ferruccio Sant, direttore della Caritas, non si fa attendere. «Le nostre porte sono aperte per tutti i disperati che cercano aiuto, ma quando sono le istituzioni a bussare, ci permettiamo di chiedere che l'ospitalità sia concordata, perché le nostre case non sono un albergo». E la fuga dei tunisini dall'appartamento di Motta di Livenza non era stata affatto messa in conto, «perché altrimenti ci saremmo comportati in modo diverso». Insiste Bof: «Chi arriva è un profugo dalla guerra, da situazioni di violenza, non possiamo pretendere che si comporti come qualsiasi altro immigrato che ha bisogno». Giuseppe Maso, vicesindaco e assessore alle politiche sociali del Comune di Vittorio Veneto, precisa, intanto, che neppure la città è in grado di assistere persone provenienti dal Nord Africa, «ma non perché le discriminiamo rispetto ad altre, soltanto per il motivo che le risorse municipali vanno impiegate esclusivamente per i residenti che si trovano in condizioni di disagio». Da questo punto di vista continuerà, pertanto, la collaborazione con la Caritas, la San Vicenzo e la Pastorale del lavoro della città e della diocesi. «Collaborazione anche dal punto di vista informativo, non solo per lo scambio di aiuti specifici - conclude Maso -. Intendo dire che nel recente passato abbiamo assistito a immigrati che passavano di porta in porta, dal Comune alla Caritas, ad altre organizzazioni, per raccogliere alimenti e poi li rivendevano». Così, conclude Maso, non succederà più. 19 aprile 2011

Treviso. Ordinanza antiprofughi, Cgil contro Lio
Il sindacato: è un'indecenza. Il leghista insiste: basta greggi, li fermo e li faccio allontanare
di Massimo Guerretta
  SEGUSINO. I sindacati dichiarano guerra al sindaco di Segusino. Si è scatenata un'autentica rivolta contro l'ordinanza anti-tunisini di Guido Lio. La Cgil: «E' indecente, è una grave violazione dei diritti umani». Ma Lio non si ferma: «Basta greggi, li fermo e li faccio allontanare».  «Ordinanza predisposta e pronta alla pubblicazione, mancano solo le osservazioni della prefettura, perchè è urgente e contingente». Guido Lio conferma ogni riga: l'iniziativa del sindaco di Segusino, che ha emanato un'ordinanza che vieta l'ingresso dei profughi nordafricani nel territorio comunale, ha però trovato contrari anche i primi cittadini leghisti. Ma è dal mondo delle fabbriche e dai sindacati che arriva il guanto di sfida. «Questa ordinanza non è solo illecita ma pure indecente - attacca Mauro Mattiuzzo, responsabile della Cgil di Montebelluna - è da paese incivile. Queste sono azioni che servono solo a creare tensioni con le popolazioni locali, ad aumentare e non a risolvere i problemi di tutti, italiani e immigrati». Il botta e risposta è servito. «Il Pd dice che l'ordinanza è illegittima? Macchè, lo sono i comportamenti degli stranieri - contrattacca Lio - non sanno nulla delle nostre regole. Io mi occupo dei miei cittadini, e non starò qui a guardare la transumanza dei nordafricani, che vogliono arrivare nelle nostre terre come greggi al pascolo. Per questo chi sarà ospitato da qualcuno in grado di mantenerlo sarà in regola. Gli altri no. Fermeremo gli stranieri all'interno del territorio comunale, chi non sarà in regola verrà allontanato subito. L'ho già fatto e sono pronto a farlo ancora, visto che il governo non ha intenzione di darsi una mossa in questo senso. Questi sono tutto fuorchè profughi. I cittadini? Sono tutti d'accordo con me, anche quelli di sinistra». I cittadini, forse. I sindacati, invece, proprio non ci stanno: «Queste sono migliaia di profughi che fuggono dai paesi dove insistono forti tensioni sociali, dalla fame». E sulla vicenda si indigna anche Floriana Casellato, candidata alla Provicia per il Pd: «I permessi temporanei li ha voluti il governo, Maroni ha il dovere di far rispettare la legalità anche nei municipi retti dal Carroccio. Nessuna invasione in vista, gli immigrati sanno che qui non c'è più lavoro». Al contrario, solidarietà a Lio da Amedeo Bolzonello della Destra, che «condivide il coraggio nell'affrontare un fenomeno epocale quale l'immigrazione incontrollata».19 aprile 2011

Tremonti ammette: "Manovra aggiuntiva per andare in pareggio"
Il Pd: "Prima negava"
Per il ministro dell'Economia la correzione “va fatta”, ma “quella chiesta all’Italia è la più bassa del mondo”. In programma anche misure su Sud, grandi opere, ricerca ed edilizia
Roma, 19 aprile 2011 - La correzione dei conti pubblici per raggiungere il pareggio di bilancio nel 2014 “va fatta”, ma “quella chiesta all’Italia è la più bassa del mondo”. Lo ha detto il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, in audizione sul Def a Palazzo Madama davanti alle commissioni congiunte Bilancio di Camera e Senato.
Un parlamentare ricorda che la Banca d’Italia ha parlato di correzioni per oltre 35 miliardi nel 2013-2014, pari al 2,3% del Pil, ma Tremonti non si scompone: l'aggiustamento sarà di almeno 15 miliardi, pari allo 0,5% del Pil per ciascun anno. “La Banca d’Italia ha detto che ha tirato fuori i numeri dai documenti del Tesoro - afferma il ministro - è una correzione che dobbiamo fare, come minimo dello 0,5% un anno e lo 0,5% l’altro anno”. Tuttavia, precisa, “tutto dipende da come andrà l’economia nel prossimo biennio”.

In arrivo misure su Sud, grandi opere, semplificazioni amministrative, edilizia e ricerca. “Adotteremo azioni sul Sud, sulle opere pubbliche, per le semplificazioni amministrative, per la ricerca e l’edilizia”, dice il ministro, sottolineando che l’azione del governo “non si fermerà a questi interventi”. In particolare, il ministro cita la riforma fiscale. Il primo blocco di interventi sarà adottato “in tempo reale nei prossimi giorni”.
Il ministro dell'Economia parla poi della Cassa depositi e prestiti italiana. Uno strumento definito "importante” e non un “modello creativo”.
“Tante volte - ha spiegato Tremonti - ho sentito l’accusa che la Cdp era una direzione interna del Tesoro fino al 2002-2003 e tante volte ho sentito parlare di finanza creativa. La Cdp è uno strumento importante con dentro persone di alto rilievo, con grande spirito di servizio. Credo che serva all’economia circa 100 miliardi”.
Il modello della Cassa, ha aggiunto il ministro, “non e’ creativo, è equivalente a quello” di altri Paesi. Tremonti ha ricordato che ora per la Cdp parte una fase nuova con “finanziamenti alle imprese e garanzie”.
PD: “PRIMA NEGAVA” - “Dopo aver negato per giorni, il ministro Tremonti riconosce la necessità di una manovra correttiva per il 2011 e il 2012”. Lo dichiara in una nota Stefano Fassina, responsabile Economia e lavoro del Pd.
“A questo - aggiunge - punto dovrebbe correggere anche i documenti di finanza pubblica da lui presentati e attendere il voto del Parlamento prima di inviarli a Bruxelles, come prevede la legge. A tale scopo dovrebbe insistere, come ha fatto oggi il Pd con il presidente Schifani, affinché la prossima settima il Senato lavori e voti la risoluzione sul Programma nazionale di riforma”.

Belluno. Senza incentivi stop alle assunzioni
La Sapa congela le chiamate, molti ordini dall'estero sono stati cancellati
di Raffaele Scottini
FELTRE. Emerge con evidenza l'effetto negativo dei tagli agli incentivi statali per le energie sostenibili: la Sapa ha dovuto congelare l'assunzione a tempo indeterminato di alcuni lavoratori interinali, nei programmi dei vertici societari prima dell'approvazione del decreto ministeriale.  Il provvedimento del Governo anticipa al 31 maggio la scadenza del secondo conto energia sul fotovoltaico (inizialmente fissata al 31 dicembre 2013), e questo stop ai finanziamenti per gli impianti che entreranno a regime dall'1 giugno getta nell'incertezza il settore delle energie rinnovabili. Gli investitori (soprattutto esteri), stanno scappando dall'Italia, grossi ordinativi sono stati cancellati e le aziende ne subiscono le conseguenze. Come la Sapa, specializzata nella lavorazione dell'alluminio, che produce le strutture di montaggio dei pannelli solari su tetto o a terra, le cornici dei moduli fotovoltaici e gli inverter (cioè gli apparecchi che convertono una corrente continua in una alternata).  Gli effetti del taglio agli incentivi statali sono ancora più preoccupanti analizzando le possibilità occupazionali che non si concretizzano: «Avevamo in progetto di aumentare la forza lavoro tramite l'assunzione di alcuni interinali, cosa che abbiamo dovuto congelare», spiega l'amministratore delegato della Sapa Giuseppe Vince. «C'è profonda preoccupazione». E potrebbe essere la punta di un iceberg, se si considera l'impatto sulla filiera di piccole e medie imprese che hanno investito nella green economy. Basti pensare all'allarme lanciato dal direttore della Inox Piave di Santa Giustina nelle settimane scorse a causa del blocco degli ordinativi da parte di molti committenti.  «A livello del gruppo Sapa Italia, si è avuta una riduzione del fatturato del 18 per cento in pochi giorni», evidenzia Giuseppe Vince. «La società è fortemente critica nei confronti del nuovo decreto ministeriale: sia dal punto di vista del merito perché penalizza un comparto che stava aiutando l'economia in un momento di ripresa, sia sotto l'aspetto del metodo, perché se gli incentivi erano alti si poteva prevedere una riduzione ma non l'azzeramento che apre un periodo di profonda incertezza sul mercato. Parliamo di un settore formato da 120 mila addetti, con stime che erano date in aumento».19 aprile 2011

Made in Lombardy: 500 milioni a disposizione delle imprese
Ore: 19:18
martedì, 19 aprile 2011
C’è un fondo di 500 milioni a disposizione delle aziende lombarde (o con stabilimenti in Lombardia) per sostenere i piani di crescita nei prossimi anni.
 Il fondo è il "Made in Lombardy", è stato costituito dalla Bnl e da Finlombarda ed è stato presentato al Csmt dalla banca e da Acf spa e Ibs Consulting. Il Made in Lombardy si rivolge a tutte le aziende (grandi e piccole, anche artigianali) purchè manifatturiere e finanzia programmi ad ampio spettro che devono essere ultimati entro 24 mesi dal contratto.
 La durata del finanziamento (che è assistito da una garanzia regionale gratuita fino all’80%) va dai 36 mesi ai 10 anni; non prevede garanzie reali e sosterrà almeno il 60% dell’investimento (massimo 2 milioni); tasso d’interesse pari all’euribor a sei mesi maggiorato fra l’1,25% e il 2,90%.
 "Il Made in Lombardy – ha detto Alberto Bertolotti di Acf – è il maggior fondo oggi disponibile per le aziende, un’opportunità da cogliere per le aziende visto anche che, con ogni probabilità, la moratoria sui rimborsi dei prestiti delle aziende non sarà rinnovata".

Trento. Camorra, assalto alle imprese trentine
20/04/2011 08:44
TRENTO - A partire dall'autunno 2009, l'organizzazione legata al clan dei Casalesi che ruotava attorno alla finanziaria Aspide di Padova, sgominata la scorsa settimana, ha cominciato l'assalto alle imprese trentine. Un'opera di infiltrazione a colpi di erogazione di prestiti a usura a imprenditori in difficoltà e senza più credito dalle banche, e successiva estorsione di quote societarie e di intere aziende a pagamento del debito usurario. Sono almeno quindici le imprese della provincia vittime di queste operazioni. In un solo caso è stata sporta denuncia ed è partita un'indagine presso la procura di Rovereto. Per il resto emerge «la pressoché totale assenza di denunce o semplici segnalazioni da parte delle vittime».

«Omertà diffusa tra le vittime». Così si legge nell'ordinanza, firmata dal giudice per le indagini preliminari di Venezia Luca Marini, che ha portato in carcere o ad altre misure cautelari 29 persone, accusate di usura, estorsione e altri reati connessi, nonché di associazione per delinquere di stampo mafioso, in questo caso di tipo camorrista. Nell'ordinanza si osserva che le posizioni usurarie accertate tra Veneto, Trentino, Emilia e altre regioni sono circa 60, ma che «questo numero deve ritenersi certamente provvisorio dato che per molti altri rapporti di finanziamento non sono stati fin qui acquisiti elementi utili per calcolare il tasso di interesse praticato». Quindi le poche denunce acquisite, tre in tutto compresa quella trentina, possono essere spiegate «solo con una diffusa omertà ingenerata nelle vittime dal sodalizio criminale».

L'archivio di Aspide. Tra le prove raccolte dagli inquirenti, la vasta documentazione sequestrata, in particolare l'archivio della società Aspide srl, composto da 3.571 fogli ripartiti in 14 faldoni. Le operazioni in Trentino cominciano nell'autunno 2009. Il primo indizio è il passaggio di quote in settembre della società Feo srl, che gestisce una palestra e un centro estetico a Rovereto. I nuovi titolari sono gli arrestati Alberto Carraturo e Angelo Nattino, entrambi, si legge nell'ordinanza, associati incaricati di ricevere i versamenti dei ratei usurai e di intestarsi beni e aziende delle vittime, «rendendo così definitiva la loro spoliazione». Tasso di interesse: 120%. Tra le cartelline di Aspide, quella datata 18 novembre 2009 che riepiloga debiti, crediti e partecipazioni di un imprenditore trentino.

L'imprenditore, in difficoltà economiche, riceve un prestito di 40 mila euro con interessi mensili pari a 4.000 euro, cioè il 120% su base annua. A garanzia, gli uomini dei Casalesi hanno un terzo di un'immobiliare che possiede appartamenti a Folgaria del valore di 1 milione di euro, il 50% di un'altra immobiliare che possiede residenze in val di Non per 300 mila euro, quote societarie di altre due aziende e crediti verso terzi per 195 mila euro. Carte d'identità e assegni in bianco. Nella documentazione della finanziaria di Padova sono state rinvenute carte d'identità di molti usurati e assegni firmati in bianco a garanzia dei pagamenti del prestito a usura. Tra i documenti anagrafici, anche quelli di quattro imprenditori trentini. Di uno di loro, titolare di un'impresa edile dell'Alto Garda, sono stati trovati 11 assegni firmati ma col beneficiario in bianco per un totale di 38 mila euro.

Brescia. Assessori in manette per corruzione
Ore: 09:21
mercoledì, 20 aprile 2011
Un'indagine del nucleo investigativo dei carabinieri di Brescia ha portato all'arresto di quattro persone con l'accusa di corruzione per atti contrari ai doveri d'ufficio. Le manette sono scattate tra gli altri per l'assessore all'urbanistica di Castel Mella e per quello ai lavori pubblici di Rodengo Saiano, tra l'altro responsabile dell'area urbanistica all'ufficio tecnico di Castel Mella.

 Oltre a loro sono stati arrestati un geometra di Rodengo Saiano e un imprenditore di origini calabresi ma residente a Lumezzane.

 Tutti e quattro sono accusati di corruzione per atti contrari ai doveri d'ufficio: a quanto si apprende l'assessore all'urbanistica del comune di Castel Mella avrebbe ricevuto una tangente dall'imprenditore, tramite gli altri due coinvolti nella vicenda, per una modifica al piano regolatore di Castel Mella, in modo che potesse essere realizzato un centro commerciale in un'area con destinazione agricola.

Nessun commento: