mercoledì 4 maggio 2011

Federali Sera-4 maggio 2011. Bozen. Durnwalder: Nonostante il via libera ottenuto dal governo, non vogliamo spostare o distruggere l'opera di Piffrader, ma non vogliamo neppure non fare nulla per depotenziare una fonte di costante provocazione e tensione. Chi passerà dalla piazza non sarà più costretto a vedere il duce a cavallo.----Treviso. Maxievasore: 50 milioni mai dichiarati.-----Puglia: Disoccupati, addio ad esenzione ticket.

Problemi esistenziali dei magna_a_sbafo:
Bozen. Durnwalder e Spagnolli cancellano il concorso: un vetro opaco sul Duce
Bozen. Terrorismo, polemica su convegno della Provincia
Belluno. Provincia, la «specificità» bellunese entra nello Statuto veneto
Treviso. Il manifesto shock di Veneto Stato
Treviso. Maxievasore: 50 milioni mai dichiarati

Bucanieri padani alla ricerca di nuove leve:
Treviso. Gli immigrati diventeranno imprenditori
Venezia. Morìa di vongole, pesce in fuga
Brescia. "Le imprese sono lasciate sole"
Modena. Testa: «A Modena c'è crisi di giovani imprenditori»
Bologna. Cgil propone la 'Fondazione di comunità', risorse private per il welfare

Federalismo sanitario:
Puglia. Disoccupati, addio ad esenzione ticket
POTENZA – La Basilicata sarà la prima regione italiana a sperimentare “TelSat” un sistema di telemedicina


Bozen. Durnwalder e Spagnolli cancellano il concorso: un vetro opaco sul Duce
di Francesca Gonzato
BOLZANO. Il Duce a cavallo verrà coperto da una lastra di vetro opaco. Bocciato il parere della commissione di esperti sul concorso di idee. Sul bassorilievo di Hans Piffrader la giunta provinciale ieri ha deciso da sola, con l'assenso del sindaco Spagnolli.  Inutile lo studio dei 486 progetti arrivati a Palazzo Widmann e la cinquina finale (4000 euro a testa) selezionata dagli esperti nominati da Provincia e Comune. Nessuna delle cinque proposte della giuria è piaciuta a Luis Durnwalder. Se n'è discusso ieri a Palazzo Widmann e la giunta all'unanimità (compresi Bizzo e Tommasini) ha deciso di risolvere la questione coprendo il bassorilievo di piazza Tribunale con un vetro opaco (formula proposta al concorso di idee da Ettore e Domenico Frangipane). Chi vorrà, potrà visitare l'opera accedendo alla balconata. «Sarà una soluzione provvisoria», anticipa Durnwalder. In giunta infatti ieri è tornata in auge la lettera dell'ex ministro Sandro Bondi, che autorizzerebbe anche la rimozione del bassorilievo. «Quell'ipotesi resta valida», conferma Luigi Spagnolli. Contattato per telefono, il sindaco ieri è arrivato a Palazzo Widmann e si è dichiarato d'accordo sulla maxi vetrata. «Ne parlerò però con la mia giunta», ha precisato Spagnolli. Per quel che varrà, visto che la decisione ormai è presa, l'assessore alla Cultura Patrizia Trincanato si dichiara contraria e delusa: «Abbiamo perso una occasione». Brigitte Foppa (capogruppo dei Verdi) le fa eco: «Pessima scelta». Amarezza anche tra alcuni dei componenti della commissione, formata da Wolfgang Piller, Letizia Ragaglia, Hans Karl Peterlini, Nadia Moroder e Giorgio Mezzalira. Ragaglia: «Mi preoccupa anche il futuro. Che valore avranno le scelte delle giurie artistiche?». Peterlini: «Il fascismo non si copre. Si spiega».  Ma il neo comandante degli Schützen Elmar Thaler proprio sabato aveva attaccato Durnwalder: «In una lettera agli Schützen aveva affermato che il duce sarebbe stato rimosso. Quel monumento va spostato». E questa tesi, come detto, ieri è tornata sul tavolo a Palazzo Widmann.  Così Durnwalder ha motivato la scelta di scartare la cinquina proposta dalla commissione: «Nessuna delle cinque opere rispetta alla lettera i parametri stabiliti dalla giunta». In particolare, tre dei progetti lasciavano scoperto il bassorilievo, intervenendo con scritte, colori o un maxi scalpello collocato in piazza. Un progetto prevedeva la copertura con alberi e un altro la posa di un sipario rosso. Ma anche queste due soluzioni sono state scartate. Nei giorni scorsi Spagnolli, Trincanato e l'assessore Christian Tommasini si erano dichiarati favorevoli al progetto di Arnold Holzknecht e Michele Bernardi, che prevedeva di appendere davanti al bassorilievo la citazione di Hannah Arendt «Nessuno ha il diritto di obbedire». L'idea piace ancora, ma sia Tommasini che Spagnolli ieri si sono schierati con l'ipotesi della vetrata. Tommasini: «Si doveva trovare una mediazione. Meglio la copertura, che lo spostamento, cui sono contrario perché enfatizzerebbe ancora di più il Mussolini». Ancora Durnwalder: «Nonostante il via libera ottenuto dal governo, non vogliamo spostare o distruggere l'opera di Piffrader, ma non vogliamo neppure non fare nulla per depotenziare una fonte di costante provocazione e tensione. Chi passerà dalla piazza non sarà più costretto a vedere il duce a cavallo». 

Bozen. Terrorismo, polemica su convegno della Provincia
Frena (Pd): la violenza va sempre condannata.
BOLZANO. Polemica tra Pd e Durnwalder sul giudizio storico in merito ai bombaroli degli anni Sessanta. Per il secondo - ma anche per tutta la Svp - gli attentati senza vittime servirono a catalizzare l'opinione pubblica internazionale sul caso altoatsino. Per il segretario del Pd, Antonio Frena, tutti gli atti terroristici sono da condannare in toto. Ieri la giunta provinciale ha deciso di organizzare un convegno per i 50 anni della notte dei fuochi che avvenne nel giugno 1961. Come spiega il governatore Luis Durnwalder, il terrorismo degli anni Sessanta costituisce una pagina della storia altoatesina, che va studiata ed elaborata. «Coloro che agirono in quegli anni - sottolinea - lo fecero anche perché l'opinione pubblica internazionale prendesse coscienza della situazione nella quale si trovava la popolazione altoatesina». «Approfondire culturalmente le questioni storiche alla base della cosiddetta "notte dei fuochi" è cosa lodevole se si inquadra nel percorso virtuoso di costruzione di un'identità comune tra italiani, ladini e tedeschi in Alto Adige", afferma Antonio Frena, segretario provinciale del Partito democratico in merito all'iniziativa pubblica organizzata dalla Provincia. "Il terrorismo invece - prosegue Frena - va sempre condannato, qualunque sia lo scopo che esso si ripromette di raggiungere. Non c'è giustificazione alcuna a chi uccide o distrugge per una causa, fosse pure per richiamare l'attenzione dell'opinione pubblica. La cronaca recentissima lo dimostra: l'uccisione di Osama Bin Laden testimonia a tutto il mondo che non ci sarà mai rifugio né tregua per i terroristi".  Era la notte tra l'11 e il 12 giugno 1961, una serie di attentati dinamitardi fece saltare decine di tralicci in tutta la Provincia: passò alla storia come la "notte dei fuochi". A 50 anni di distanza da uno degli episodi più discussi della storia recente altoatesina, la giunta provinciale ha deciso di organizzare un'iniziativa pubblica sull'argomento. La proposta arriva dall'assessore Sabina Kasslatter Mur, e la parte "operativa" è delegata all'Archivio provinciale. Storici internazionali e locali, appartenenti a tutti e tre i gruppi linguistici, daranno vita ad un convegno presso la Libera Università di Bolzano, che avrà luogo giovedì 9 giugno. Al termine delle relazioni ci sarà un dibattito aperto al pubblico. "Vogliamo che venga spiegato alla popolazione altoatesina uno dei capitoli più controversi della nostra storia comune - spiega Durnwalder - sarebbe sbagliato cancellare la notte dei fuochi, crediamo sia invece meglio interpretarla nel modo corretto".  Sul medesimo anniversario anche gli Schützen organizzano per il 12 giugno prossimo un corteo che partirà dalla casa dell'irredentista Sepp Kerschbaumer a Frangarto per concludersi a Castel Firmiano, dove ci sarà una discussione sul tema, con testimoni dell'epoca, politici e storici.  Il ruolo degli attentati degli anni Sessanta e la strada dell'autonomia altoatesina. Un rapporto da sempre controverso, anche per una padre della patria come Silvius Magnago. Negli anni Sessanta mise i «combattenti per la libertà» in un angolo. Non voleva che i «bombaroli» rovinassero il suo cammino verso il secondo Statuto d'autonomia. Poi - a iter del Pacchetto concluso - ne rivalutò in parte il ruolo. «Contribuirono ad un'accelerazione delle trattative», così Silvius Magnago, che ancora nel 2002 si prese a cuore l'istanza di quanti - tra gli ex terroristi si trovavano ancora sulle spalle condanne penali da parte dello Stato italiano: «La soluzione migliore sarebbe l'amnistia per tutti. Ma anche la grazia per pochi sarebbe un importante segno di pacificazione».

Belluno. Provincia, la «specificità» bellunese entra nello Statuto veneto
Sì quasi unanime in commissione regionale. Più autonomia su energia, trasporti, economia e minoranze
BELLUNO—Alla fine è passata con votazione bulgara: nella commissione Statuto del consiglio regionale un solo pollice verso, quello di Pietrangelo Pettenò di Rifondazione comunista, per questioni più di forma che di merito. La quadra sulla «specificità» bellunese (e della montagna veneta in generale) nel futuro Statuto della Regione, i partiti l’hanno trovata: all’accordo di massima tra Pdl e Pd, la linea "Bond-Reolon", la Lega si è accodata e la partita s’è chiusa. Ora la Regione, con l’articolo 16ter della «Costituzione veneta», «ferma la salvaguardia di esigenze di carattere unitario, conferisce con legge alla Provincia di Belluno, in considerazione della specificità del suo territorio transfrontaliero e interamente montano nonché abitato da significative minoranze linguistiche, autonomia amministrativa, regolamentare e finanziaria, in particolare in materia di politiche transfrontaliere, minoranze linguistiche, governo del territorio, risorse idriche ed energetiche, viabilità e trasporti, sostegno e promozione delle attività economiche, agricoltura e turismo ».

Il centrosinistra Se non è ancora autodeterminazione piena, ci somiglia. Ne sono convinti i promotori. «Un importante passo in avanti - afferma il consigliere regionale del Pd ed ex presidente di Palazzo Piloni, Sergio Reolon - per il riconoscimento dell’autonomia della Provincia di Belluno, passando dall’intesa preliminare all’ufficialità. Un voto pesante, significa che quando si voterà sullo Statuto, per la questione bellunese non ci saranno problemi. Il fronte politico è compatto». A proposito, a che punto siamo? Concede Reolon: «La Lega vuole inserire nell’atto costitutivo il voto di fiducia. È l’unico ostacolo a una rapida approvazione. Gli articoli li stiamo votando in commissione uno dopo l’altro, maquello sulla fiducia rischia di bloccare la macchina: perché, secondo le opposizioni, svilisce il ruolo dei consiglieri, imbavagliandoli anche quando appartengono alla maggioranza.Malo Statuto lo vogliono tutti, in qualche modo si farà».

Il centrodestra Ottimista anche il capogruppo del Pdl a Palazzo Ferro-Fini Dario Bond. «La questione bellunese arriverà in Consiglio a giugno insieme a tutto lo Statuto - annuncia il consigliere feltrino - Ormai siamo pronti, la stragrande maggioranza delle forze politiche ha capito la necessità di un riconoscimento di questo tipo ed è pronta a sostenere le ragioni del nostro territorio ».

Bottacin sconfitto La formula non gli era mai piaciuta e l’ha sempre detto. «La Regione - aveva affermato qualche settimana fa il presidente di Palazzo Piloni, il leghista Gianpaolo Bottacin - indichi le materie che vuole tenere per sé. Fare un elenco di cosa vogliamo qui a Belluno è stupido e miope: sarebbe più semplice non avere limiti, cioè potersi muovere fra le deleghe che Venezia non avrà mantenuto in propria gestione». Una posizione stroncata da Reolon. «Lo ripeto ancora - aveva affermato nell’occasione il consigliere democratico - con l’articolo in discussione si trasferiscono tutte le materie che non richiedono l’esercizio della competenza unitaria regionale. Segue una lista, necessaria ma non esaustiva: se non la facciamo, Belluno rischia di rimanere a mani vuote. L’idea di Bottacin, quella dell’elenco definito di materie regionali e tutto il resto alla Provincia, era quella della Lega di qualche anno fa, ma forse non si è accorto che anche il Carroccio ha cambiato posizione. È rimasto spiazzato dal corso degli eventi».

Carroccio con Pdl e Pd Proprio ciò che è stato formalizzato ieri in commissione: il Carroccio ha votato compatto la formula Bond-Reolon. Tanto che il vicepresidente del consiglio veneto, il leghista Matteo Toscani afferma che «ora sarà importante evitare due errori: non dobbiamo perderci in discussioni e polemiche sull’inserimento dell’elenco delle competenze da trasferire da Regione a Provincia. Al contempo non illudiamoci che l’approvazione di questo articolo e quella successiva dello Statuto, per quanto significative, risolvano tutti i problemi del territorio».
Marco de’ Francesco

Treviso. Il manifesto shock di Veneto Stato
Anoressia e nudo contro Lega e Italia. Le donne insorgono: rivoltante
Pubblicità shock della lista Veneto Stato. Questa volta la formazione politica di Antonio Guadagnini ha scelto di contrapporre l'immagine di una donna prosperosa e a seno nudo a quella di una ragazza affetta da anoressia. Lo slogan è: «Veneto Stato senza la politica romano-padana» (la donna prosperosa) e «Veneto regione con la politica romano-padana» (l'anoressica). «Un messaggio forte, ma non c'è altro modo per far parlare di noi» si giustifica il candidato presidente della Provincia Antonio Guadagnini, che in serata cerca di dissociarsi dalla pubblicità. «Al governo ci sono Lega e Pdl che stanno affamando il Veneto. La nostra regione, se fosse uno Stato autonomo, potrebbe avere abbondanti risorse invece che morire di fame. Si tratta di immagini trovate nella rete, che rappresentano la floridezza e la deprivazione». L'immagine ha suscitato un'ondata di reazioni. Anche perchè giunge all'indomani del «Sono resuscitato» di Gianluca Panto, uno dei candidati di Veneto Stato, che ha infastidito la famiglia dello scomparso imprenditore televisivo Giorgio Panto, morto in un incidente aereo. «Mi lascia sconcertata. E' una propaganda senza argomenti, che usa l'immagine della donna in maniera totalmente inappropriata» si infervora Antonella De Giusti, presidente della commissione pari opportunità della Provincia. «Dico sempre no all'uso del corpo della donna per scopi pubblicitari. Mi sembra davvero priva di senso» aggiunge Valeria Zagolin, presidente della commissione pari opportunità del Comune di Treviso. «E' un'immagine forte usata fuori contesto, è evidente il fine di suscitare clamore» commenta Maricla Camerotto, responsabile delle donne Uil. «Un messaggio certamente poco etico. Mi sembra un'immagine alla Toscani - commenta lo psicologo, e direttore del dipartimento per le dipendenze dell'Usl 9, Germano Zanusso - ma dietro a questa immagine ci sono situazioni di disagio, sofferenza, morte. Mi sembra  una scelta poco etica e di scarso rispetto per i familiari di chi conosce questo disagio. Spesso i media usano il disagio umano per ragioni di propaganda, ora si mette anche la politica: come psicologo non posso condividere questo tipo di scelta». Anche il presidente uscente della Provincia, Leonardo Muraro, è deluso: «Mi sembra che Guadagnini sia scaduto parecchio in questa campagna elettorale - spiega Muraro - Sta lanciando messaggi di cattivo gusto, offensivi della memoria nel caso di Panto e molto scadenti, in questo caso, rispetto a chi ha vissuto il disagio dell'anoressia. Forse la risposta migliore è quella di ignorarlo». «Una pubblicità di pessimo gusto - aggiunge Mariangelo Foggiato, candidato consiogliere per il Terzo polo - usata solo per far parlare di sè. E' sempre sbagliato usare la sofferenza o la malattia per messaggi di propaganda elettorale. E' inoltre un sintomo di quanto ammalata sia la politica».4 maggio 2011

Treviso. Maxievasore: 50 milioni mai dichiarati
La Finanza li ha scoperti in Svizzera grazie alla lista Pessina: imprenditore nei guai
di Giorgio Barbieri
Ha portato in Svizzera oltre 50 milioni di euro tra il 2002 e il 2007. E' quanto ha scoperto la Guardia di Finanza su uno dei dodici imprenditori trevigiani indagati in relazione alla «lista Pessina».

 Si tratta del risvolto fiscale dell'inchiesta penale avviata dalla Procura di Milano. Le Fiamme Gialle hanno trasmesso gli atti all'Agenzia delle Entrate, che dovrà contestare il mancato pagamento delle tasse.

 Anche per tutti gli altri undici indagati la Guardia di Finanza avrebbe rilevato somme non dichiarate al Fisco e portate all'estero: somme comunque a sei zeri, ma lontane dai 50 milioni che al momento rappresentano un record.

 Sono dodici gli imprenditori trevigiani iscritti nel registro degli indagati per il reato di evasione fiscale.

 I sostituti procuratori Laura Pedio e Gaetano Ruta, titolari dell'inchiesta a Milano, hanno spedito al collega trevigiano Giovanni Francesco Cicero tutti gli elementi dell'indagine: Agostino ed Enrico Bit della Bit e della Eurotravi di Cordignano, Lorenzo Codello della Daytona spa di Valdobbiadene, Renzo Comacchio della Comacchio srl di Riese Pio X, Dino Giusti della Gi.Di. Meccanica e della Tecnologica spa di Godega Sant'Urbano, Alfonso Kratter della Inox Veneta di Vittorio Veneto, Danilo Poser della Falmec di Vittorio Veneto, Giorgio Sangalli della Manfredonia vetro di Conegliano, Renzo Savasta della Casimiro Gaggio di San Vendemiano, Roberto Tonon della Impresa Tonon spa di Colle Umberto, Sergio Zanchettin della Apinox di San Fior, Giovanni Vidotto della Modelleria Veneta di Motta di Livenza.

 Toccherà ora all'Agenzia delle Entrate stabilire quanti, dei cinquanta milioni portati in Svizzera dall'imprenditore trevigiano, dovranno essere pagati, tra tasse e interessi. Decisivo, in questo senso, sarebbe stata la legge, voluta dal ministro Tremonti, che ha invertito l'onere della prova dal fisco al contribuente.

 Secondo gli inquirenti questo era il sistema: Pessina aveva creato nei paradisi fiscali alcune società-veicolo che emettevano fatture per «consulenza» e «prestazione di servizi», in realtà inesistenti, verso le imprese trevigiane. Queste ultime, ricevuta la fattura, pagavano attraverso normali movimenti bancari i finti servizi facendo confluire in queste società fiumi di denaro. Le quali poi «giravano» l'incasso ad altre società, in altri paradisi fiscali, che facevano riferimento agli imprenditori veneti.

Treviso. Gli immigrati diventeranno imprenditori
Hanno chiesto i 37 mila euro previsti dall'accordo. Ieri partita la prima cassa integrazione
di Francesco Dal Mas
 SUSEGANA. Anche lavoratori immigrati hanno chiesto i 37 mila euro per diventare imprenditori, all'interno dell'Electrolux, secondo quanto prevede il recente accordo, mentre la prima cassa integrazione è partita ieri. A casa 109 lavoratori, per un mese. La cig sarà a rotazione.  Venerdì fabbrica sarà chiusa per la cassa ordinaria, richiesta per fronteggiare la crisi di mercato. Nella prospettiva che alla crisi segua rapidamente la ripresa, sempre più numerosi immigrati, anziché andare a casa, preferiscono rimanere ma per fare gli imprenditori. Accade, ad esempio, all'Electrolux di Susegana, dove il recente accordo mette in conto 37 mila euro per chi lascia l'azienda e avvia una propria attività, magari sotto la tutela del gigante del freddo che mette a disposizione anche pezzi di capannone.  «So di una decina di dipendenti Electrolux, che conosco uno per uno, che hanno fatto richiesta di usufruire di questa opportunità. La maggioranza è di stranieri, 6 su 10», riferisce Rosanna Paolazzi della Fim Cisl. Numeri ancora piccoli, ma con ogni probabilità sarà questa la tendenza che diventerà comunque più consistente. Nei prossimi giorni, infatti, si costituirà la commissione interna, che comprenderà anche esperti esterni, con il compito di valutare le richieste, i progetti, il grado di affidabilità. Il neoimprenditore, infatti, sarà accompagnato verso l'apertura dell'attività e il suo consolidamento. Le prime commesse potrebbero arrivare anche dalla stessa Electrolux. E' grazie a questo paracadute che la prospettive comincia a piacere anche agli stranieri, numerosi in fabbrica. Ieri, intanto, l'accordo di fine marzo si è concretizzato per quanto riguarda la cassa integrazione, quella a rotazione. Sono usciti i primi 109 lavoratori, che resteranno a casa circa un mese; a giugno ne partiranno altrettanti. Questo, appunto, è l'ammortizzatore sociale previsto dall'intesa. Invece di cassa integrazione ce n'è altra, quella determinata dall'andamento poco rassicurante del mercato. Venerdì prossimo lo stabilimento di Susegana resterà chiuso, per il primo giorno di cig del mese di maggio. In marzo ne furono fatti 7, in aprile 6, nelle prossime settimane saranno probabilmente un po' di meno, fra i 4 ed i 5. I segnali di ripresa, infatti, sono ancora molto timidi. Relativamente alle altre parti dell'intesa sottoscritto in ambito governativo, poco più di un mese fa, fa, sono al momento circa 30 i lavoratori che hanno chiesto di uscire dall'Electrolux, 18 sono già fuori e cinque di questi sono immigrati. Numeri così scarsi fanno dire alla Fiom Cgil che l'accordo è un flop. La Fim Cisl osserva, invece, che il boom delle richieste maturerà anche ai primi di giugno, in quanto l'intesa prevede che si chiudano alla fine del prossimo mese le adesioni alle dimissioni con un incentivo di 30 mila euro. I dubbiosi avranno tempo sino a fine anno, ma in questo caso l'incentivo diminuirà a 22 mila euro. 3 maggio 2011

Venezia. Morìa di vongole, pesce in fuga
Il mare veneto si scopre malato
Chioggia, i prezzi salgono: «Pescatori sul lastrico». Il depauperamento della fauna ittica nell’Adriatico è lento e costante, gli esperti ne discutono e studiano rimedi. Il nodo delle regole
VENEZIA — Che succede nell'alto Adriatico? Le vongole muoiono senza una plausibile spiegazione. I banchi di pesce si riducono. Bruxelles vieta di pescare sottocosta. Il risultato è che i pescatori sono alla fame, il pesce inizia a costare sempre di più, e all'ingrosso il pesce locale sta sparendo. «Il fatto è che in Adriatico il pesce non sa più dove scappare» dice Corrado Piccinetti, biologo che insegna all'Università di Bologna. Quando dice scappare, intende «dall'uomo», dai pescatori. Di quel che accade sotto la superficie del mare, noi ce ne accorgiamo al mercato: squilibri che iniziano a prendere la forma dell'impennata dei prezzi. Sino a metà aprile, al mercato all'ingrosso di Chioggia, il prezzo medio delle canoce, (cicale di mare), era di 11 euro al chilo, con picchi sopra i 13. Come gli scampi. I calamari hanno toccato picchi di 40 euro al chilo. A marzo, le anguèle (acquadelle) toccavano i 7 euro. I banchi delle pescherie venete iniziano a somigliare a fiere del lusso. I mali del mare, poi, affiorano in piena stagione turistica, con il ritardo nei ripascimenti dei litorali.

Le cave di sabbia ospitano fragili colonie di vongole. È una lotta contro il tempo: vanno prelevate prima di aspirare la sabbia necessaria alle spiagge, e immerse in zone dove, da anni, si verificano inspiegate morie che hanno messo in ginocchio i vongolari del Veneziano. Piccinetti ha seguito un progetto della Regione per ripopolare le aree sterili: «È un fenomeno che si verifica da vent'anni - spiega -, eppure le morie recenti non paiono legate a una causa acuta come la carenza di ossigeno. Soprattutto non muoiono tutte le specie che vivono in quelle aree». Sbalzi di salinità, shock termici: nessuna causa basta da sola a spiegare questo fenomeno, la sola cura è un piano di gestione che provveda ogni anno a ripopolare i banchi di vongole. Eppure a soffrire di più, nell'ultimo anno, sono i pescherecci con la «K», quelli della pesca sotto costa. Il famigerato regolamento 1967/2006 dell'Unione Europea ha messo in ginocchio i pescatori che da novembre a marzo pescano le acquadelle o da marzo a giugno le seppie e canoce. Nascono e diventano adulte solo in questo lasso di tempo, ma la Ue ha imposto reti a maglia larga che lasciano sfuggire queste piccole prelibatezze. A denti stretti qualche dirigente delle associazioni di pesca ammette che si sperava in una deroga della deroga. Che finisse all'italiana, insomma. Invece è finita alla prussiana: è stato applicato.

A Chioggia molti pescherecci non escono più, oppure calano le reti vietate. La Guardia costiera stacca verbali da 2 mila euro a chi torna a pescare dentro le 3 miglia. Ma non resta altro che rischiare se si vuol portare qualcosa in banchina. «A fine marzo - racconta un pescatore - siamo usciti in mare con la "sciabica", (una rete che si usa in Liguria, ndr) per la pesca sperimentale delle acquadelle, siamo tornati con una cassetta di moli che vale 30 euro. Tolti 20 euro di spese vive, cosa ci resta? I signori di Bruxelles dovrebbero venire qui a Chioggia, salire a bordo delle nostre barche e vedere che con la sciabica non prendiamo ni-en-te! Vogliamo le deroghe come le hanno avute anche altre regioni». In banchina la sensazione è che si sia fatto della piccola pesca un capro espiatorio. I banchi di pesce sono decimati dalla pesca massiva che interrompe la catena alimentare, col risultato che i predatori si spostano altrove per sopravvivere. «Sta arrivando la nuvola nera», dice Maria Berica Rasotto, biologa dell'Università di Padova che coordina il «Progetto Clodia». «Che cosa accade se si continua con questo sforzo di pesca che porta sui mercati pesci cui non si dà la possibilità di riprodursi? Noi proviamo a dare una risposta - spiega - Per quatto anni sono state fatte ricerche su squali e razze. Se ne è estratto un modello previsionale che va bene anche per altre specie. Nei nostri modelli, dopo soli cinque anni di minor sforzo di pesca sulle specie più vulnerabili, la curva della popolazione risale ». La ricerca indica alla politica come raggiungere la sostenibilità ambientale. «Ma è necessario sostenere economicamente i pescatori in questa fase di transizione. E non solo una marineria, quella di Chioggia, perché altrimenti altri mercati ti sopravanzano ».
Enrico Bellinelli

Brescia. "Le imprese sono lasciate sole"
Il presidente della Piccola industria di Aib, Francesco Franceschetti –
Ore: 20:19 martedì, 3 maggio 2011
Gli imprenditori e i loro collaboratori possono mettercela tutta, ma le piccole e medie imprese, che costituiscono la spina dorsale dell’economia italiana, «da sole non riusciranno a trainare l’Italia fuori dalla crisi». Lo ha detto Francesco Franceschetti, presidente del comitato Piccola industria di Aib, aprendo i lavori dell’annuale assemblea.

Al centro del dibattito la responsabilità sociale dell’impresa. Un obiettivo, per molti imprenditori, ma anche un elemento costitutivo del fare impresa che contraddistingue il tessuto produttivo nazionale.
 Ma l’impresa non può farsi carico di tutto, da sola. Ecco perché Franceschetti ha chiesto «il sostegno di tutto il sistema Paese: solo remando tutti insieme nella stessa direzione, si raggiungono gli obiettivi».

 In particolare, gli imprenditori chiedono la riduzione del peso burocratico, tema che sarà al centro delle assise generali di Confindustria, in programma sabato 7 maggio a Bergamo. Sull’importanza dell’appuntamento ha insistito in Aib il presidente nazionale della Piccola, Vincenzo Boccia: «Presenteremo - ha detto - un progetto organico per il Paese, con la richiesta di precisi interventi di politica economica: non possiamo più aspettare, visti anche i continui incrementi dei costi, a partire dalle materie prime».

In Aib è intervenuto anche l'economista Marco Vitale, presidente del Fondo italiano di investimento. "Nonostante le criticità presenti in Italia - ha detto - c'è spazio per superare la crisi, ma si deve recuperare il valore dell'economia sociale di mercato, che guarda al profitto ma tiene insieme tutta la collettività".
 Le imprese lo hanno capito. Ora aspettano di non essere da sole.
Guido Lombardi

Modena. Testa: «A Modena c'è crisi di giovani imprenditori»
Il coordinatore dell'associazione "G.I. 11" commenta i dati di Infocamere
di Felicia Buonomo Fare largo ai giovani. È di questo avviso il coordinamento dei Giovani imprenditori modenesi (G.I. 11), che denuncia: «Poco meno di 6000 sono gli imprenditori modenesi under 30. Ben al di sotto della media nazionale».  I numeri arrivano da Infocamere, secondo la quale a Modena il dato relativo agli under 30 alla guida di imprese è ben al di sotto della media nazionale: solo il 4,6%, pari a poco più di 6mila aziende (mentre a livello nazionale la percentuale si attesta a circa il 7%), inserendo anche i titolari di nazionalità extra Unione Europea. Per contro le imprese guidate da ultrasettantenni a Modena sono 11.320 e rappresentano l'8,6% del totale.  «L'analisi di questi dati - sottolinea Simone Testa, portavoce del G.I. 11 - ci consegna una chiara diagnosi di invecchiamento della classe imprenditoriale modenese, che non può non stimolare riflessioni critiche circa le prospettive della nostra imprenditoria. Siamo ben cosci che ci sia rimasto poco da inventare. Ma lo siamo altrettanto nell'affermare che da rivoluzionare, migliorare, saper cogliere e ricostruire ci sono, ancora tantissime opportunità. Quello che è stato fatto in passato sul territorio è stato importante a livello imprenditoriale, così come quello che tra tante difficoltà stiamo facendo. È pur vero però che se oggi un giovane desidera lavorare autonomamente a quali modelli potrebbe ispirarsi?».  Proseguendo nella disamina dei dati si osserva che i settori economici in cui i giovani sono più attivi sul territorio sono quello dei servizi alle imprese con il 65,6% e quello del turismo e ristorazione con il 65,4%. Difficile invece la situazione in agricoltura che registra il numero più basso di imprenditori giovani: solo il 29,2%.  «C'è da parte nostra tutta la disponibilità nell'offrirci come punto di riferimento e di supporto a chi vuole lavorare autonomamente - conclude Testa - Debbono impegnarsi però anche le istituzioni: sia locali  che regionali. Per riportare la voglia di fare impresa tra i giovani, per dare loro una speranza di crescita, innovativa e diversa dal posto fisso».3 maggio 2011

Bologna. Cgil propone la 'Fondazione di comunità', risorse private per il welfare
L'idea, come negli anni '70, è che  imprese e contribuenti devolvano parte dei loro redditi per finanziare il sistema cittadino dei servizi sociali
Bologna, 3 maggio 2011 - Una Fondazione di comunita’, a cui imprese e contribuenti devolvano parte dei loro redditi per finanziare il sistema cittadino dei servizi sociali. Come negli anni ‘70, quando a Bologna le aziende donarono l’1% del loro monte salari per realizzare i nidi e garantire autobus gratis ad anziani e bambini in alcune fasce orarie. A lanciare la proposta e’ la Cgil, che gia’ nel 2004 provo’ a fare un’operazione di questo tipo intavolando un accordo con gli industriali, finito pero’ con un buco nell’acqua. A riprovarci oggi e’ Danilo Gruppi, segretario della Camera del lavoro di Bologna, che presentera’ ufficialmente la proposta lunedi’ prossimo, 9 maggio, al convegno organizzato per lanciare il progetto della Cgil per la citta’.


 Quel giorno lo ascolteranno il numero uno uscente di Unindustria, Maurizio Marchesini, il direttore generale di Legacoop, Ethel Frassineti, il vicepresidente della Provincia, Giacomo Venturi, e il presidente dell’Anci di Bologna, nonche’ sindaco di Casalecchio, Simone Gamberini. In platea i cinque principali candidati a Palazzo D’Accursio: Virginio Merola, Manes Bernardini, Stefano Aldrovandi, Daniele Corticelli e Massimo Bugani, chiamati a dare il loro parere sulle proposte del sindacato. Dal canto suo, Merola ha anticipato questa mattina all’iniziativa dello Spi il suo appoggio all’idea della Cgil.
 “Condivido profondamente la proposta di Gruppi sulla creazione di una Fondazione di comunita’- afferma Merola- in cui far confluire risorse private per sostenere il welfare. Dobbiamo sfidare le imprese sul terreno della responsabilita’ sociale- sostiene il candidato sindaco del centrosinistra- a Bologna ci sono grandi esempi di eccellenze in questo campo, come la Gd e le altre aziende che hanno realizzato nidi al loro interno”.
Nel 2004, ricorda oggi Gruppi in conferenza stampa, “firmammo un accordo per la nascita di una Fondazione di comunita’, in cui raccogliere fondi privati da imprese e contribuenti per finanziare l’infrastrutturazione del welfare cittadino”. Quell’accordo “non funziono’- sottolinea Gruppi- ma oggi lo rilanciamo perche’ serve uno strumento nuovo.
 Se lo avessimo avuto dal 2004, ora questa fondazione potrebbe mettere a disposizione molte risorse” per l’assistenza agli anziani, i nidi e i lavoratori colpiti dalla crisi. Il numero uno della Cgil rileva che “Bologna e’ una delle citta’ in cui si devolve di piu’”, non solo per quanto riguarda il cinque per mille, ma anche sotto il profilo delle donazione testamentarie ad associazioni ed enti benefici. “Dobbiamo sfruttare questa generosita’”, afferma Gruppi, che alle imprese ricorda la “possibilita’ di esenzione fiscale per devoluzioni fino a 70.000 euro”.
 Il segretario della Cgil ricorda l’operazione 1% fatta negli anni ‘70 e sottolinea comunque che la nascita della Fondazione di comunita’ “e’ una costruzione complessa”. Cio’ non toglie, sostiene Gruppi, che sia uno strumento necessario in questo momento, in cui anche le cooperative sociali stanno soffrendo molto la crisi. “I loro dipendenti sono sospesi finche’ non rientrano delle commesse da parte dei Comuni- sottolinea Gruppi- questa ubriacatura astratta della sussidiarieta’ non porta da nessuna parte, perche’ non si pone il tema delle risorse”.

Puglia. Disoccupati, addio ad esenzione ticket
di BEPI MARTELLOTTA
Niente più esenzione ticket per visite ed esami specialistici per lavoratori in cassa integrazione e per disoccupati o lavoratori in mobilità. La «mannaia» della Regione si rende necessaria a seguito delle norme pugliesi varate in materia e giudicate dalla Corte Costituzionale in conflitto con le competenze dello Stato. Ieri la commissione Sanità ha approvato la leggina messa a punto dall’assessore Tommaso Fiore, con il sì del Pdl e l’astensione dell’Udc, motivata con l’opposizione alla linea assunta dal governo nazionale (che aveva impugnato le norme pugliesi), giudicata in constrasto con il federalismo e l’autonomia delle Regioni.

Le misure pugliesi, anche sul piano contabile, sono state giudicate dai giudici costituzionali in contrasto con l’attuazione del piano di rientro sanitario, non essendo possibile prevedere in termini finanziari la platea interessata dai benefici dell’esenzione. Di qui l’altolà e la correzione normativa apportata dalla Regione. In pratica, spiega l’assessore, è possibile parametrare il prelievo fiscale sulla base delle fasce di reddito (l’esenzione dal ticket varata anni orsono e poi abolita dal governo regionale), ma non su una platea variabile qual è quella di disoccupati o cassintegrati. Le previsioni di mancato gettito ipotizzate dalla Regione parlano di 1- 1,5 milioni di euro, che ora - con il ripristino del ticket - dovrebbero rientrare in cassa. Fiore ha colto la palla al balzo lanciata dall’Udc Euprepio Curto con le contestazioni alla «ricentralizzazione del sistema» che il governo starebbe mettendo in campo e gli ha dato supporto il presidente della commissione Dino Marino (Pd), auspicando una giornata di studio del consiglio regionale sulla salvaguardia della tutela delle autonomie locali.

Diversa la posizione del capogruppo Pdl Rocco Palese: il calice amaro dei tagli previsti dal piano di rientro va bevuto fino in fondo, mentre per il prosieguo si potrà fare affidamento sulla maggiori risorse del Fondo sanitario ottenute in sede di riparto. Sempre da Curto, è poi arrivata la richiesta di un’audizione con i revisori dei conti delle sei Asl pugliesi, vista la mancata istituzione di una sottocommissione dedicata agli sprechi nella sanità. Duro, invece, sui tagli e l’attuazione del piano di riordino il finiano Gianmarco Surico (Fli): «da una parte il governo Vendola presenta il suo piano di riorganizzazione ospedaliera come la panacea dei mali, dall'altra la pratica smentisce la teoria».
Un esempio? «A Putignano il reparto di ostetricia e ginecologia può garantire solo le urgenze per carenze di personale, con buona pace per la prevenzione e le diagnosi precoci». Il blocco del turn over, per Surico, «sta diventando l'alibi del governo Vendola per nascondere le inefficienze e l'assenza di una strategia». Infine, le imminenti nomine dei manager Asl. Dopo il ricambio generazionale richiesto dal Pd, spunta la proposta dei socialisti di Sel: «che siano cervelli pugliesi» dice Franco Pastore.
04 Maggio 2011

POTENZA – La Basilicata sarà la prima regione italiana a sperimentare “TelSat” un sistema di telemedicina installato su un’ambulanza, che prevede la trasmissione via satellite di una serie di esami clinici, eseguiti direttamente sull'automezzo e inviati alla sede centrale del 118.
Il progetto è stato illustrato stamani, a Potenza, nel corso di un incontro con i giornalisti a cui hanno partecipato il presidente della giunta regionale e l’assessore alla salute, Vito De Filippo e Attilio Martorano, il direttore di Basilicata Soccorso, Libero Mileti, e il responsabile del progetto per la Kell (azienda capofila del gruppo di imprese che hanno realizzato “TelSat” insieme all’Agenzia spaziale italiana), Cesare Aragno.

L'obiettivo del progetto è duplice: quello dell’emergenza sanitaria, per soccorrere pazienti in ogni area della Basilicata e permettere una trasmissione “in tempo reale” via satellite (e quindi in “banda larga”, quindi con linee maggiormente stabili) dei dati acquisiti tramite elettrocardiogramma, ecografo o spirometro, e quello della diagnosi sul posto, per pazienti affetti da malattie croniche che hanno necessità di controlli periodici, evitando quindi ricoveri e ospedalizzazioni.

DE FILIPPO: TELSAT MIGLIORERA' IL SERVIZIO
“Lo sforzo è di abbattere le distanze territoriali e fare in modo che tutti i cittadini, soprattutto quelli delle aree più disagiate, possano usufruire degli stessi standard di qualità e delle migliori prestazioni che il servizio sanitario può garantire”. Lo ha detto oggi, a Potenza, il governatore lucano, Vito De Filippo, nel corso di un incontro organizzato per presentare il progetto “TelSat”, realizzato in collaborazione con l’Agenzia spaziale italiana e Basilicata soccorso. “La Basilicata è una regione con un territorio vasto – ha aggiunto De Filippo – e molto più grande di altre, per questo 'TelSat' può contribuire all’efficienza del nostro servizio e alla riduzione dei costi della sanità, oltre a rientrare nel percorso che immaginiamo per lo sviluppo dei sistemi tecnologici a servizio dei privati e degli enti pubblici”. Per l’assessore regionale alla salute, Attilio Martorano, “la telemedicina, con i suoi molteplici campi di applicazione, può migliorare la qualità delle diagnosi, della terapia e dell’assistenza in generale”, all’interno di “un progetto per ora sperimentale – ha aggiunto il direttore di Basilicata soccorso, Libero Mileti – con cui la Basilicata può sviluppare un sistema di comunicazione di dati alternativo, e più efficiente e sicuro, di quello tradizionale, anche in casi di calamità naturale”.
02 Maggio 2011

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