lunedì 23 maggio 2011

Federali Mattino-24 maggio 2011. U baràis. Uaaaàh! Mocc’a l…A ddorm’.----Com’è la diffusione della messa in latino in Puglia? «Da quello che mi risulta credo ci siano una decina di centri, tra cui Lecce, Taranto, San Vito dei Normanni, Monopoli, Barletta; alcuni anche nel Foggiano».----topo gigio: Milano non può, alla vigilia dell'Expò 2015, diventare una città islamica, una zingaropoli piena di campi rom e assediata dagli stranieri a cui la sinistra dà anche il diritto di voto.

Se non ci fossero i baresi, che cacchio di mondo sarebbe?:
«Uaaaàh!; Mocc’a l…» Il barese medio? Il più civile del mondo
La messa? A Bari piace quella in latino
Palermo. L'attesa dei fedeli: reliquie di San Pio in arrivo in Sicilia da Pietrelcina

Chi e’ – tra i seguenti - topo gigio?:
Frontalieri, Gnassi: Aeroporto e turismo, stop a rapporti con San Marino  
Berlusconi: con la sinistra al potere Milano diventerà una città islamica
Padova. Profughi, scende in campo la Caritas: Ce ne occupiamo noi




«Uaaaàh!; Mocc’a l…» Il barese medio? Il più civile del mondo
di ALBERTO SELVAGGI
BARI - Il barese medio è estremamente fine. Questa peculiarità lo rende apprezzato nel mondo. E il suo senso civico si esprimerà al meglio ora che il Comune ha seminato dal Margherita alle spiagge cestini che giammai verranno utilizzati come forni per cani o latrine en plein air. Altezza adeguata ai parapetti del Lungomare (non corto, non alto), furbizia levantina, individualista tabula rasa, nutre aspirazioni elementari che guidano i suoi costumi quotidiani.
«Uaaaàh!»: è il saluto al sole che risuona nelle stanze da letto in città. Ascoltate bene: «Aaaàuuuh». A tale manifesto gutturale segue, taciuta o altisonante, un’imprecazione sciatta che accompagna la discesa dal letto: «Mocc’a l…». Pochi passi, caffè, seconda gastema: «Vaff...». Svegliarsi e andare al lavoro è per tutti una pena, per cui il barese medio va compreso, in questo caso.
Col labbro cascante egli si schiaffa in macchina: al primo ingorgo bofonchia altri improperi e lascia cadere una manata sul volante. Un concittadino gli soffia la postazione infilandosi dietro il primo della fila al semaforo. Lui lo guarda male, mugugna, solitamente evita di andare oltre perché non giova a nessuno buscarsi un tuzzo in prima mattinata. Sgasa, è prontissimo, incavolato: ma prima ancora che scatti il verde, pe-pe pe-pe!, strombazza. Come a dire: non hai forse intuito, tu che mi sei passato avanti, che il rosso tra 2-3 secondi si leverà dalle scatole? Sei scemo? Gimmone? Perché non sei partito prima del verde come si suole da queste parti? «Kedda’ b…!» (copyright televisivo, Tonin’Cassén’).
Ciò altera ulteriormente la serenità del barese. A questo punto, incassato il ritardo, le strisce sulle quali i pedoni avrebbero diritto di attraversare non possono più avere diritto di esistere sul codice stradale. Gli arditi lo sanno e zompettano come grilli impazziti per raggiungere il marciapiede in due balzi. Se, per accidente, l’automobilista si ferma per lasciarli passare, il miracolato si prosterna, ringrazia, conscio di aver ricevuto un trattamento che non gli spettava.
Il percorso dellu baràis si completa tra ciclisti scorrazzanti in controsenso, motorini che fanno lo stesso impennando, passanti meteorici, signore murate dalle doppie file, camion che scaricano aggrumando code strepitanti. Non è Napoli, certo, ma non è male.
Il barese medio a questo punto lavora: toc-toc-toc (falegname) frùsc-frusc (bancario) zac-zac (barbiere) roonf-roonf (consigliere comunale) tic-tic (sindaco su Facebook, 24 ore su 24). Pasto pesante. Dopodiché: mo basta. A ddorm’: zzz-zzz. Poscia, televisione sparata: chi non l’ha ancora accesa mena mazzate di scopa a quello del piano di sopra o dell’appartamento accanto.
E adesso, passiamo ai fatti: a mangià’. È il chiodo serale del barese standard. Che si concretizza in una scelta pragmatica: dove si mangia assai e si spende poco è buono, dove si cazzano i soldi è da scartare: goòst (costa!). Il barese non è stolto.
A tavola si è sempre convinti di ricevere un trattamento di favore dal ristoratore che lo riserva anche ai torinesi e ai clandestini gheddafiani. Ma l’importante è che si tenti almeno di venire serviti prima degli anticipatari. E che si scrofani. L’urgenza alimentare raggiunge l’acme nei banchetti pubblici o privati: vestiti di stracci o di Armani, tutti si avventano sulla tavolata frenando gli avversari con i gomiti estroflessi e empiendo con la mano destra al contempo il piatto sulla sinistra e le fauci: «È aggratis».
Anche nel tema taxi il barese si dimostra tale: all’uscita del Petruzzelli si scatena immancabilmente una gazzarra british per la conquista sleale del tassinaro: «Ahòu», «aei», «uuuh!» «aeiouuuh». Ottime anche le dimostrazioni nel garage aeroportuale: invece di percorrere il perimetro d’asfalto fino al gabbiotto dei ticket, lo scafato freca gli altri infilando l’uscita e sgasando controsenso per un breve tratto. Così dimostra di essere «c’rnùt». O, meglio, «figgh’d’puttàn’» (segue risatina di autocompiacimento sorchiante con grattata rapida sulla patta). Due complimenti, se pure suonano come offese nella lingua italiana, per un barese che vuol dirsi veramente tale.

La messa? A Bari piace quella in latino
Don Bux: «La più richiesta dai giovani»
La celebrazione la domenica mattina a Bari Vecchia
Il teologo: «È la ricerca di uno spazio interiore»
BARI — Per alcuni è un ritorno inutile al passato, per altri contribuisce a ritrovare il senso della fede in Dio. Fatto sta che la celebrazione della messa in latino divide. E pur non essendo molto diffusa, inizia a farsi spazio in alcune realtà. Come nella chiesetta di San Giuseppe, a Bari Vecchia. Spesso a celebrarla è don Nicola Bux, consultore delle Congregazioni per la dottrina della fede e per le cause dei Santi, nonché teologo di notevole fama. Lì, a San Giuseppe, la messa latina si celebra ogni domenica alle 10, e sono in aumento i fedeli che decidono di approcciarvisi.
Don Nicola, quali sono i motivi di questo crescendo di partecipazione?
«Le ragioni sono diverse. Credo che il bisogno dell’uomo di trovare uno spazio di silenzio pieno, in cui porre le basi per un colloquio autentico con Dio costituisca un elemento importante di comprensione del fenomeno. Il ritorno all’antico, al latino, consente di farlo».
Ma quali sono le fasce di fedeli maggiormente coinvolte?
«A cercare questo peculiare confronto con Dio sono i giovani, più che gli adulti. E questo dimostra che non si tratta di nostalgia del passato, ma della ricerca di uno spazio interiore. Domenica scorsa nella Basilica di San Pietro si è celebrata una messa in latino, con circa un migliaio di persone e 200 sacerdoti. C’era silenzio assoluto, con il sottofondo solo delle musiche gregoriane. È la stessa sensazione, se volessimo fare un paragone, che si prova andando a teatro».
Ma non c’è il rischio che, non capendo il latino, i fedeli si limitino a ripetere meccanicamente le formule del rito?
«Il problema della comprensione è un aspetto, ma non l’unico. Oggi tante forme di comunicazione non sono in lingua parlata. Il problema non è quello di capire la liturgia e in questo senso la lingua parlata non è poi così importante per capire qualcosa. Ogni branca ha il suo lessico e i giovani non hanno il problema della lingua».
Perché sono proprio i giovani a richiedere il rito straordinario?
«L’anziano non è molto interessato, per certi versi è accomodato. Io ho sempre ricevuto richieste dai giovani. Oggi è in atto una vera e propria manipolazione e interpretazione dei dettami centrali. Eppure in liturgia nessuno dovrebbe osar toccare il sacro. La società invece tende a secolarizzarlo e noi lo pieghiamo secondo le nostre convenienze. È bello che molti giovani tentino di opporsi alla desacralizzazione. E per fare questo la ricerca del contatto col divino assume un ruolo fondamentale».
Lei celebra spesso la messa con il rito straordinario nella chiesa di San Giuseppe?
«Celebro messa sia ordinariamente che straordinariamente. I fedeli statisticamente sono in buon numero la domenica alle 10. Considerando anche che l’accesso alla città vecchia non è facile».
Com’è la diffusione della messa in latino in Puglia?
«Da quello che mi risulta credo ci siano una decina di centri, tra cui Lecce, Taranto, San Vito dei Normanni, Monopoli, Barletta; alcuni anche nel Foggiano».
Da quanto tempo si celebra la messa in latino nella chiesa di San Giuseppe e come l’hanno accolta i fedeli all’inizio?
«La celebriamo da tre anni. L’accoglienza è sempre variegata. C’è stato chi ha accolto la novità con contentezza, chi invece si è mostrato indifferente. D’altro canto c’è spazio per entrambe le forme del rito. Qualche anno fa ricordo che fu avanzata una richiesta per la messa in latino nella Basilica di San Nicola. Richiesta che però fu rifiutata, cosa che sorprese molto i giovani».
Crede che possa realmente avere una diffusione capillare?
«Io auspico che questo succeda. Credo che pian piano si possa crescere, venire incontro alle esigenze dei fedeli che la vogliono».
Pasquale Caputi

Palermo. L'attesa dei fedeli: reliquie di San Pio in arrivo in Sicilia da Pietrelcina
L’ampolla contiene residui di barba, denti e crosticine delle stigmate ricevute da padre Pio nel 1918
PALERMO - C'è attesa nel mondo dei fedeli siciliani per l’arrivo delle reliquie di San Pio da Pietrelcina a Balestrate, nel Palermitano. Mercoledì, in occasione dell’anniversario della nascita del frate, le reliquie giungeranno nel Comune del Palermitano dove resteranno fino a domenica 29. Alle 17,30 è previsto un raduno al belvedere, da dove partirà una processione fino alla vicina chiesa madre. Nella piazza antistante la chiesa, don Sebastiano Gaglio celebrerà una messa alla presenza di don Ludovico Cocola, custode dell’ampolla dove saranno trasportati residui di barba, denti e crosticine delle stigmate ricevute da padre Pio nel 1918.

L’ampolla resterà in venerazione nella chiesa madre della borgata marinara dal 25 al 29 maggio, dove è previsto l’arrivo di migliaia di fedeli. In passato alcune testimonianze del Santo avevano fatto tappa nell’Isola: nel 2009 a Belmonte Mezzagno, nel Palermitano, e poi a Lipari. «Ma alcune di queste reliquie », spiegano gli organizzatori, «non fanno parte dei beni personali del frate e arriveranno per la prima volta in Sicilia».

Annunciata anche la partecipazione dell’arcivescovo di Monreale, Salvatore Di Cristina, che celebrerà la messa il 28 maggio. L’indomani, l’ampolla tornerà in viaggio verso casa, questa volta accompagnata anche da un autobus di fedeli che giungerà l’indomani a San Giovanni Rotondo, paese natale di padre Pio.

Frontalieri, Gnassi: Aeroporto e turismo, stop a rapporti con San Marino          
 Lunedì 23 Maggio 2011
RIMINI / SAN MARINO - Affollata assemblea sabato a Rimini per la presentazione ufficiale del Comitato Frontalieri di San Marino. Erano presenti anche i candidati sindaco di Rimini Andrea Gnassi e Gioenzo Renzi insime al deputato Elisa Marchioni. Dure prese di posizioni dei politici sammarinesi contro la scelta di super tassare i frontalieri italiani, e sulla franchigia.

Renzi: “E’ un provvedimento discriminatorio per gli italiani. La politica deve dare immediate risposte. Sul fronte della franchigia impegno a sollecitare il governo. C’un emendamento Pini che chiede di allargarla 12.000 euro. Bisogna in ogni caso regolamenatare i rapporti con San Marino. La black list è penalizzante.

Gnassi: “E’ necessario un lavoro di squadra. I diritti dei lavoratori non sono temi da campagna elettorale. San Marino scarica sui frontalieri la black list. La supertassa è razzista. I rapporti con San Marino dovranno mettere in cima all’agenda prima la risoluzione del problema dei 6000 frontalieri. Tutto il resto viene dopo, si ferma: dalla partecipazione alla gestione dell’aeroporto di Rimini alla comune promozione turistica e convegnistica”.

Berlusconi: con la sinistra al potere Milano diventerà una città islamica
«Milano non può, alla vigilia dell'Expò 2015, diventare una città islamica, una zingaropoli piena di campi rom e assediata dagli stranieri a cui la sinistra dà anche il diritto di voto». È quanto dice il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi rivolgendo un appello al voto dei milanesi tramite il sito del Pdl. Berlusconi chiede ai milanesi di non consegnare la città all'estrema sinistra.

Il premier sottolinea l'importanza di votare domenica perché si tratta «di una scelta importante per il futuro della nostra città e per tutti noi. Milano - aggiunge - ha una storia che la colloca di diritto nella rosa delle capitali più importanti dell'Europa per l'intelligenza, la creatività e l'imprenditorialità. Una città così - insiste - non vorrà certo consegnarsi all'estrema sinistra con il rischio di diventare una città disordinata, caotica e insicura».

Tasse e tariffe tra le più basse
Nel messaggio agli elettori Berlusconi ricorda che «Albertini e la Moratti hanno sempre mantenuto i loro impegni e scegliendo il centrodestra sarà ancora così» e infine afferma che «grazie alla Giunta Moratti le tasse e le tariffe per i servizi pubblici sono le più basse in Italia».

«Inoltre il Comune - continua il premier - ha da poco varato uno strumento importante, il piano di governo del territorio, grazie al quale avremo 30.000 nuovi alloggi a prezzi di favore per le famiglie meno fortunate il tutto a spese dei privati senza oneri per il Comune. Avremo anche tre milioni di metri quadrati di verde in più».
 23 maggio 2011

Padova. Profughi, scende in campo la Caritas: Ce ne occupiamo noi
Caritas, Acli, Cgil, Cisl e Uil analizzano il problema dell'arrivo degli immigrati dal Nordafrica: "In passato nel territorio padovano ne sono arrivati ben più dei 378 previsti dal piano Maroni"
PADOVA. "L'emergenza profughi non esiste, in passato nel territorio padovano ne sono arrivati ben più dei 378 previsti dal piano Maroni per l'esodo dalla Libia". Caritas, Acli, Cgil, Cisl e Uil lo ribadiscono senza possibilità di fraintendimento e si candidano alla gestione dei profughi destinati al Padovano.

"Nel territorio la quota di migranti prevista per Padova è facilmente gestibile, basta solo attivare la macchina dell'accoglienza con tutta la rete di associazioni di volontariato che hanno dimostrato di saper dare una risposta concreta a situazioni ben più complicate" assicura Marco Ferrero presidente delle Acli di Padova.

Sindacati, Caritas e Acli chiedono con urgenza l'apertura di un tavolo con il prefetto per garantire un'azione sinergica con le altre istituzioni, utile a fornire corrette informazioni, accoglienza diffusa, e azioni reali di inserimento dei migranti. 23 maggio 2011

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