lunedì 23 maggio 2011

Federali Sera-23 maggio 2011. Treviso. Il governatore va all'attacco di chi utilizza o sfrutta indirettamente la manodopera illegale cinese. «Via dall'associazione degli industriali chi usa il lavoro cinese, che non rispetta le regole a cancella l'etica dell'intero sistema».----Vicenza. Da una parte Equitalia che denuncia («hanno sequestrato un nostro dipendente per 5 ore»), dall’altra gli allevatori che replicano («vi denunciamo per istigazione al suicidio»).

Se non ci fossero i padani non mi divertirei con questo cacchio di blog:
Treviso. Zaia a Unindustria: «Via chi usa i cinesi»
Vicenza. Multa di 587 mila euro. «Esattore sequestrato»
Caserta. «Chiudete il Cie, è un lager», 500 in corteo


Treviso. Zaia a Unindustria: «Via chi usa i cinesi»
Vardanega sui laboratori-lager: nessun caso, ma la repressione non spetta a noi
di Enrico Lorenzo Tidona
  «Fuori da Confindustria chi usa manodopera cinese». Così il governatore della Regione Veneto Luca Zaia lancia la guerra totale agli industriali che sfruttano i laboratori illegali. Dopo il richiamo da parte del questore di Treviso Carmine Daminano, arriva lo sparo ad alzo zero di Zaia contro gli industriali del tessile.  Il governatore va all'attacco di chi utilizza o sfrutta indirettamente la manodopera illegale cinese. «Via dall'associazione degli industriali chi usa il lavoro cinese, che non rispetta le regole a cancella l'etica dell'intero sistema». Non saranno più tollerate le zone grigie che vanno continuamente a colpire l'apparato produttivo trevigiano, come denunciato dagli stessi imprenditori, danneggiati dalla concorrenza senza regole dei laboratori clandestini.  «Quella del questore Damiano mi sembra una proposta assolutamente condivisibile - ha detto ieri mattina Zaia a Treviso a margine della festa della polizia - pensare che ci sia lo sfruttamento del lavoro minorile, l'approfittarsi delle regole del lavoro, e pensare di lucrare sui lavoratori, dovrebbe portare un'associazione a cancellare quantomeno i propri iscritti. Questa è una cancellazione etica che deve essere assolutamente sostenuta».  Parole dette a poche distanza dal numero uno dell'associazione degli industriali trevigiani Alessandro Vardanega, che conferma l'impegno di Unindustria nella lotta all'illegalità mettendo però le mani avanti. «Condividiamo l'appello del questore di Treviso - ha sottolineato ieri - finora però non abbiamo mai fatto richiami ai nostri associati perchè non abbiamo rilevato alcun caso di contiguità con lavoratori illegali. E comunque il nostro compito è diverso rispetto a quello delle forze dell'ordine. Loro devono reprimere, noi come associazione promuoviamo invece la cultura della legalità e i comportamenti virtuosi». Il sistema di rapporti corrotti tra aziende della moda e il resto della filiera è stato messo nuovamente in luce ieri proprio dal questore, che nel suo discorso lanciato dal palco del teatro Comunale di Treviso, sede della festa della Polizia, ha ribadito che «deve farci molto riflettere il fatto che alcune case di moda e grandi griffes risultino essere conniventi fornendo commissioni a basso costo». A suonare la carica è stata anche la parlamentare trevigiana del Partito democratico Simonetta Rubinato, decisa ad avanzare una proposta finora inedita. «Mettiamo online tutti i nomi delle aziende che sfruttano la manodopera irregolare - ha dichiarato - gli imprenditori che si servono della manodopera cinese irregolare compiono un duplice danno: alimentano il fenomeno dello sfruttamento del lavoro, anche minorile, e fanno concorrenza sleale».  E sul caso interviene anche Giuliano Secco, presidente del gruppo moda della Confartigianato: «Fra le aziende iscritte c'è chi usa i laboratori cinesi. Non li giustifico ma siamo compressi dalle esigenze delle grandi firme».22 maggio 2011

Vicenza. Multa di 587 mila euro. «Esattore sequestrato»
Sanzione per le quote latte non rispettate. La denuncia di Equitalia: «Il nostro dipendente è stato liberato dopo cinque ore». L’allevatore controdenuncia: istigazione al suicidio
LONIGO (Vicenza) - Una cartella esattoriale da 587 mila euro consegnata ad un allevatore vicentino che non ha rispettato le cosiddette quote latte. Da una parte Equitalia che denuncia («hanno sequestrato un nostro dipendente per 5 ore»), dall’altra gli allevatori che replicano («vi denunciamo per istigazione al suicidio»). Sono stati momenti di altissima tensione ieri mattina in un'azienda agricola di via Sabbionara a Lonigo quando un dipendente dell'agenzia di riscossione si è presentato ai cancelli della ditta per notificare la super cartella di pagamento. Quando l'uomo ha mostrato i documenti all'allevatore questo ha chiamato a raccolta gli amici del «Milk Warriors» dei Cospa, e altri conoscenti dalle fattorie vicine, che lo hanno circondato chiedendo spiegazioni. Un'accesa discussione, finita con il lunotto dell'auto del dipendente di Equitalia in frantumi e placata solo dall'arrivo di 30 carabinieri e della Digos. Un braccio di ferro che sembra però non destinato a finire visto che da una parte l'agenzia di riscossione ha annunciato di «aver attivato i propri legali per valutare le opportune azioni da intraprendere », mentre gli allevatori minacciano di accogliere d'ora in avanti tutti gli esattori in questo modo, rilanciano, tramite il loro presidente Vilmare Giacomazzi, una contro querela per abuso d'ufficio e istigazione al suicidio. Verso le 9,30 di ieri Paolino Zanellato, esattore di Equitalia, ha bussato alla fattoria di Mirko Pozzan per consegnargli la super multa.
In quel momento l'allevatore lo avrebbe invitato ad entrare chiamando a raccolta con il cellulare i suoi amici. Da lì in poi è scattato il parapiglia con l'arrivo sul posto di Eugenio Rigodanzo, allevatore e amico, che da quanto è stato ricostruito dai carabinieri avrebbe sferrato una gomitata al lunotto dell'Alfa 147 di Zanellato. E mentre la discussione si faceva sempre più accesa proprio Pozzan ha chiamato i carabinieri: «Venite qui subito, non rispediamo delle nostre azioni, questo qui rischia». E nel frattempo il dipendente di Equitalia è rimasto in «ostaggio» fino a quando non sono intervenuti i militari. I carabinieri si sono interposti così a difesa dell’impiegato. L’allevatore destinatario della maxi-multa si è calmato però solo quando dalla Equitalia gli è stato spedito un fax che attestava la titolarità del credito da riscuotere in capo alla Agea. «Siamo stanchi di questa situazione - tuona Pozzan circondato dai colleghi - sapevamo che erano in arrivo questo cartelle. La settimana scorsa ad un nostro collega è arrivata una multa da 500 mila euro. Cosa possiamo fare? Solo con l'udienza del 15 aprile 2015 in Cassazione sapremo la verità sulle quote latte nel frattempo questi provano a prendesi i nostri soldi. Non abbiamo aggredito nessuno, ma come si fa a rimanere calmi quando arrivano una multa di questo tenore? Vediamo se ci consegneranno ancora queste cartelle, siamo qui ad aspettare».

Nell'azienda Pozzan poco dopo anche il rappresentante dei «guerrieri del latte», leader storico dei Cospa, che ha parlato di un intervento illegittimo di Equitalia in vista dell'ultimo grado del processo. «Sono azioni che mirano ad espropri, Agea non ha dati certi e queste multe solo illegittime. Sono arrivate anche cartelle da 4 milioni di euro. E questa non è istigazione al suicidio per un allevatore che lotta per rimanere a galla facendo un mare di debiti? Ci sono tanti allevatori che lottano per sopravvivere e questa mazzata potrebbe essere la molla per far scattare situazioni drammatiche. Lunedì saremo in procura a Padova per presentare la nostra querela». Equitalia invece torna a condannare la violenza rivolta verso i propri dipendenti. «Questa è l’ulteriore dimostrazione di come strumentalizzazioni ed esasperazione dei toni possano scatenare azioni assurde fuori controllo e soprattutto indirizzate nei confronti di soggetti assolutamente estranei al merito della pretesa. Siamo preoccupati per l’escalation di questi episodi che mettono a repentaglio la sicurezza del personale, a cui va la massima solidarietà e l’assicurazione che l’azienda sarà sempre vicina anche in termini materiali. Ribadiamo che le responsabilità relative a multe, tributi e contributi sono da ricercare altrove e non possono ricadere sugli agenti della riscossione e sui loro dipendenti. Abbiamo dato disposizione a nostri legali di valutare le opportune azioni da intraprendere». Sulla vicenda i carabinieri hanno informato anche il pubblico ministero di turno Marco Peraro.
Tommaso Quaggio
Romina Varotto

Caserta. «Chiudete il Cie, è un lager», 500 in corteo
Manifestazione per le strade di Santa Varia Capua Vetere. Tensione davanti alla Andolfato e poi lancio di palloni
CASERTA - «Chiudete il Cie». Con quest'idea bene impressa in testa e negli slogan cinquecento persone delle reti antirazziste e delle scuole di Santa Maria Capua Vetere hanno stamane, sabato, sfilato in corteo nella cittadina per contestare le gravi violazioni dei diritti umani di profughi e migranti nella tendopoli edificata nella ex caserma Andolfato. La manifestazione, la terza in un mese, rivendica «il diritto alla libertà dei profughi e la chiusura del campo».
Il corteo ha attraversato anche i rioni popolari e si è concluso sotto il Cie, dove, dopo qualche momento di tensione con la polizia, sono stati lanciati all'interno palloni con scritte per poter comunicare coi migranti, oltre che con l'amplificazione, ed anche delle scale di corda per simboleggiare il diritto alla libertà. Dall'interno i migranti si facevano sentire alzando il tono dei cori e della protesta.
«La situazione all'interno è insostenibile - conferma Cristian Valle, uno degli avvocati dei migranti - nelle tende ormai si asfissia, le condizioni igieniche sono al limite e queste persone, incarcerate ingiustamente, vivono un sentimento di costante tortura psicologica. Le istituzioni facciano qualcosa rapidamente, ma questo campo deve essere chiuso. È letteralmente un lager».

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