venerdì 10 giugno 2011

Federali.Mattino_10.6.11. L’Aquila. E’ la strada che dobbiamo battere anche in altri settori – dichiara il presidente Gianni Chiodi – cioè la capacità dell’Abruzzo di fare sistema e di creare un modello di rete tra comuni, istituzioni e soggetti privati in grado di portare avanti progetti e proposte.----Napoli. Il peggio doveva ancora venire però, tra inseguimenti e colpi di pistola. Gli aggressori hanno continuato la caccia ai compagni di squadra di D’Alessio ed in via Sant'Eframo Vecchio è stato ferito con un colpo di pistola alla schiena Salvatore Esposito, 27 anni, pregiudicato. Il giovane è stato trasportato al «Cardarelli», dove le sue condizioni sono apparse gravi ai medici, che lo hanno intubato e ricoverato in rianimazione. Ferito a coltellate anche Luigi Coltellazzi, 28 anni, precedenti penali per rapina, colpito ad un braccio ed alla spalla destra. Gli amici lo hanno trasportato con uno scooter all’ospedale San Gennaro, dove le sue condizioni sono al vaglio dei medici.

Gli uomini che fecero l’impresa di fottere il Mezzogiorno:
L'Economist dedica un'altra copertina a Berlusconi: «L'uomo che ha fregato un intero Paese»
Miccichè lascia il Pdl. Forza del Sud nel gruppo Misto

Ricostruzioni:
Camera: 240 parlamentari presentano una proposta di legge popolare per ricostruire l'Aquila
Regione Abruzzo, obiettivo 50% dei consumi da energie rinnovabili.
Pompei, approvato piano finanziario per il recupero degli scavi

Teatro greco:
Napoli, veleni e sostanze cancerogene nei falsi made in Cina
De Magistris fa un gol al Napoli
Napoli. La partita degenera in far west: tre feriti, è grave un 27enne

Andate a piantarci i limoni:
Sviluppo del porto di Gioia Incontro con i manager

Padania:
Treviso, padania. Apre un ristorante di successo. Ma è tutto in nero e senza licenze


L'Economist dedica un'altra copertina a Berlusconi: «L'uomo che ha fregato un intero Paese»
di Luca Salvioli
L'Economist in edicola venerdì torna a dedicare la copertina all'Italia e al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, titolando: «L'uomo che ha fregato un intero Paese» (l'originale è "The man who screwed an entire country"). All'interno del settimanale uno speciale di 14 pagine dedicato al nostro paese e curato da John Prideaux, 32 anni, capo del sito online dell'Economist a Londra, dopo un'esperienza da corrispondente in India e Brasile.
Prideaux è stato in Italia per circa un mese parlando con diversi imprenditori, economisti e politici. «L'Italia è un paese dotato di aziende fantastiche - spiega durante la presentazione della sua inchiesta a Milano - ma a livello macro la situazione è molto deludente». La copertina dello speciale titola «Per un nuovo Risorgimento». La premessa, spiega il giornalista, è «un cambio di governo».
L'Economist, nonostante l'enfasi in copertina, dedica a Berlusconi soltanto le ultime pagine dell'inchiesta, ma la bocciatura è profonda. Scrive: «Nel 2004 il suo progetto era semplice: sfuttare le sue capacità imprenditoriali per fare ripartire l'Italia, che si sarebbe ispirata al suo esempio», ma la «debole performance economica del Paese è una prova sufficiente del suo fallimento. A conti fatti, Berlusconi ha troppo beneficiato della politica e della burocrazia per considerarli un nemico». Le colpe non sono tutte del premier: «Se l'Italia è un paziente con qualche strana malattia, Berlusconi ne è il sintomo più che la causa».
Il settimanale inglese già nel 2001 aveva pubblicato una copertina con la foto del premier e la parola "unfit", cioé "inadatto" a governare il paese. Nel 2006 una nuova copertina e la scritta «Basta». «Quanto successo dopo ha confermato la nostra tesi», continua Prideaux.
Gran parte dell'analisi dell'Economist si concentra sul ritardo economico del Paese e sulle sue cause, focalizzandosi su scarsa produttività del lavoro, nanismo delle imprese, invecchiamento della popolazione, evasione fiscale, proprietà familiare, mercato finanziario asfittico, mancanza di competitività. «L'Italia è una vera giungla di piccoli privilegi, rendite e chiusure - scrive la rivista -. Ciascuno ha la sua lobby con cui lavora per rendere le riforme pressoché impossibili. Questo è particolarmente evidente nel settore dei servizi».
«Tra il 2000 e il 2010 la crescita media dell'Italia, misurata in Pil a prezzi costanti, è stata pari ad appena lo 0,25% su base annua. Di tutti i paesi del mondo, solo Haiti e Zimbabwe hanno fatto peggio». «L'Italia è diventato un paese a disagio nel nuovo mondo, timoroso della globalizzazione e dell'immigrazione», ha adottato una serie di poliche «che discriminano notevolmente i giovani a favore dei più anziani», ha una forte «avversione alla meritocrazia» e non ha «rinnovato le istituzioni».
L'Italia è tuttora la «seconda economia produttiva in Europa - spiega il giornalista -. Ed è vero che sta reagendo alla crisi meglio di Grecia, Portogallo e Irlanda. Ma una delle più grandi economie al mondo dovrebbe confrontarsi con la Francia e la Germania. La crescita era già molto bassa prima della crisi, dopo è andata ancora peggio».
Quali sono le riforme più urgenti per il Paese? «Bisogna favorire l'ingresso dei giovani nel mercato del lavoro: ci sono troppe corporazioni che favoriscono chi ne fa parte a scapito dei consumatori e di chi ne sta fuori - risponde Prideaux -. Poi vanno ridotti i tempi della giustizia, semplificato il fisco e riformata la formazione, soprattutto la scuola secondaria».
L'Italia, dopo Berlusconi, è diversa: «In generale le istituzioni hanno perso peso». Guardando avanti, al "nuovo Risorgimento" invocato dall'Economist, il Paese deve innanzitutto puntare sulla capacità imprenditoriale: «E' straordinario che in tutto il modo la gente preferisca i prodotti italiani». Inoltre «molti giovani stanno lasciando il paese perchè non ci sono opportunità, ma nel caso di una ripresa sarebbero felici di tornare - continua Prideaux - e la maggior parte delle riforme consistono in lievi modifiche della politica microeconomica, che non dovrebbero costare molto».
«Cambiare non è impossibile», insomma. Tuttavia, conclude lo speciale, «negli ultimi decenni il Paese è vissuto della rendita di un miracolo economico giunto al termine negli anni '70. Potrebbe andare avanti in questo modo più meno indefinitamente, impoverendosi e invecchiando sempre più, ma comunque restando a galla abbastanza agevolmente. Per il momento sembra che questa sia lo scenario più probabile. Ma il Paese ha un bisogno disperato di un nuovo risveglio, come quello che portò all'unificazione 150 anni fa».
 9 giugno 2011

Miccichè lascia il Pdl. Forza del Sud nel gruppo Misto
Roma, 9 giu (Il Velino) - Gianfranco Miccichè lascia il Pdl. L’annuncio è stato dato dallo stesso sottosegretario alla Presidenza del Consiglio all’uscita da Palazzo Grazioli, dove insieme ad Arturo Iannaccone di Noi sud ha incontrato il premier Silvio Berlusconi e il segretario designato del partito Angelino Alfano. Miccichè, che aveva già manifestato l’intenzione di formare nuovi gruppi di Forza del Sud alla Camera e al Senato, pur collocandosi fuori dal Pdl ha fatto sapere che non farà mancare l'appoggio e il sostegno alla maggioranza anche se il suo obiettivo è quello di "condizionare le scelte del governo in merito sulle politiche per il Sud". In attesa di formare il nuovo gruppo, la componente di Forza del Sud passerà al Misto. Per quanto riguarda, invece, la sua permanenza al governo ha spiegato: "La mia presenza nell'esecutivo è nelle mani di Berlusconi. Cosa fare lo deciderà lui". All’iniziativa di Miccichè guarda con interesse anche Noi sud anche se Arturo Iannaccone, come anticipato ieri dal Velino, ha ribadito che gli eletti del suo partito per il momento non seguiranno quelli di Forza del sud nel gruppo Misto ma resteranno nei Responsabili.
(red) 9 giu 2011 20:00

Camera: 240 parlamentari presentano una proposta di legge popolare per ricostruire l'Aquila
Basta ordinanze «che spesso si contraddicono l'una con l'altra» e gestioni commissariali: i cittadini de L'Aquila chiedono una legge organica per la ricostruzione della loro città «così come è avvenuto anche per gli altri terremoti». E, per non perdere tempo, hanno avviato, su base volontaria, una raccolta di firme per la presentazione di questa proposta di legge di iniziativa popolare che è stata presentata alla Camera da 240 parlamentari e che oggi è stata al centro di un incontro con il presidente della Camera, Gianfranco Fini.

Il terremoto non è nè di destra, nè di sinistra
«Abbiamo iniziato il percorso di scrittura di questa legge un anno fa - ha spiegato, nel corso di una conferenza stampa, Francesca Fabiani, del Comitato promotore della legge - e lo abbiamo fatto per necessità perchè altrimenti l'Aquila muore. Lo Stato purtroppo è assente, non ci sono soldi, non si ricostruisce, non c'è sostegno all'economia. Sono state fatte una settantina di ordinanze, ma una blocca l'altra». Per Tonino De Paolis, anche lui membro del Comitato promotore, «le gestioni commissariali vanno bene per i primi 6-8 mesi, dopo serve una legge. Ora non vediamo futuro per i nostri giovani, l'economia è ferma. Il terremoto non è nè di
destra, nè di sinistra: è un dramma per tutti».

Contributo di solidarietà del 2% del reddito imponibile
Il provvedimento prevede, tra le altre cose, l'istituzione di un contributo di solidarietà pari al 2% del reddito imponibile ai fini dell'imposta sul reddito delle persone fisiche eccedente 100mila euro che, secondo i calcoli del
comitato promotore, porterebbe per le casse dello Stato 22-23 miliardi da spendere per la ricostruzione. «Se non riparte l'Aquila non riparte l'Abruzzo», ha commentato il parlamentare dell'Ivd Augusto di Stanislao, tra i firmatari della proposta di legge. Per Giovanni Lolli (Pd), «a L'Aquila non c'è un quadro normativo certo e le leggi per l'emergenza sono inefficaci. Il presidente Fini si è impegnato affinchè questa legge faccia il suo iter e arrivi in aula: insomma, non si perderà come avviene per tante altre».

Dettati i criteri generali della ricostruzione
Nei primi sei articoli la gestione viene ricondotta a sindaci, presidenti di provincia e di regione, coordinati nel Comitato di gestione istituzionale. Altri articoli stabiliscono i criteri generali degli interventi di ricostruzione, la
programmazione di altri interventi che si rendano necessari, le previsioni normative, la copertura finanziaria.
 9 giugno 2011

Regione Abruzzo, obiettivo 50% dei consumi da energie rinnovabili.
 Scritto il 9 giugno 2011
L’AQUILA - “E’ la strada che dobbiamo battere anche in altri settori – dichiara il presidente Gianni Chiodi – cioè la capacità dell’Abruzzo di fare sistema e di creare un modello di rete tra comuni, istituzioni e soggetti privati in grado di portare avanti progetti e proposte”.
L’obiettivo dell’Abruzzo e’ “raggiungere nel piu’ breve tempo possibile il dato secondo il quale il 50% dei consumi di energia elettrica sia prodotto da energie rinnovabili”. E’ la strada che il presidente della Regione Gianni Chiodi ha indicato oggi agli amministratori della provincia di Teramo intervenuti al convegno organizzato sullo stato dell’arte del Patto dei sindaci, iniziativa promossa dall’Unione europea nell’ambito dell’agenda 20-20-20 che impegna le amministrazioni locali a realizzare attivita’ per diminuire le emissioni, migliorare la qualita’ della vita e far crescere l’economia verde.

Il Presidente ha illustrato brevemente le strategie della Regione Abruzzo in materia di energia, confermando “tutto l’impegno del governo regionale non solo a questa importante iniziativa, ma anche a tutta la politica tesa ad incentivare e incrementare l’uso di fonti alternative per la produzione di energia”. Il Patto dei sindaci in materia di energia avviato dalla Regione Abruzzo e’ stato segnalato dall’Unione europea come pratica di eccellenza e per questo premiato a Bruxelles.

“Ed e’ la strada che dobbiamo battere anche in altri settori, cioe’ la capacita’ dell’Abruzzo di fare sistema e di creare un modello di rete tra comuni, le istituzioni e i soggetti privati in grado di portare avanti progetti e proposte”. Di fronte alla platea di sindaci e amministratori, il presidente ha anche fatto cenno al progetto ‘Powered’, nel quale la Regione Abruzzo riveste l’importante ruolo di leader partner.

“Sul fronte dell’eolico siamo in prima fila con questo progetto che investe la macroregione adriatica e che prevede la produzione di energia elettrica sfruttando tutte le potenzialita’ dei venti sul mare. Si tratta di iniziative che hanno l’obiettivo principale di realizzare quello che dicevo all’inizio, e cioe’ la necessita per questo territorio regionale di produrre almeno il 50% di energia da fonti rinnovabili di quella che quotidianamente consumiamo. Questa e’ la sfida e si potra’ vincere solo con la capacita’ di fare sistema che hanno i sindaci abruzzesi”.

Pompei, approvato piano finanziario per il recupero degli scavi
Roma, 9 giu (Il Velino) - Il Consiglio superiore per i beni culturali ha approvato il piano finanziario e il programma degli interventi per il recupero dell’area archeologica di Pompei, Ercolano e Oplontis, resi possibili dal contributo della commissione europea e delle risorse dei fondi strutturali. Il piano, articolato in cinque fasi, prevede un investimento complessivo di 105 milioni di euro, così suddivisi: 8,2 milioni di euro per il piano della conoscenza, 85 milioni di euro per il piano delle opere, sette milioni di euro per il piano della fruizione e della comunicazione, due milioni di euro per il piano della sicurezza e 2,8 milioni di euro per il piano di rafforzamento e di capacity building. “La decisione del Consiglio Superiore - dichiara il ministro per i Beni e le Attività culturali, Giancarlo Galan - permette di intraprendere il cammino annunciato durante la mia visita agli scavi lo scorso aprile. Desidero rinnovare il mio ringraziamento al ministro per i rapporti con le Regioni e la coesione territoriale, Raffaele Fitto, per la sensibilità dimostrata nei confronti delle necessità di Pompei nel contesto del più ampio Piano per il Sud. Ringrazio inoltre i tecnici e gli archeologi della Soprintendenza e del ministero per aver realizzato in questo breve lasso di tempo un valido cronoprogramma che consentirà in un quadriennio di investire con efficacia e trasparenza le risorse disponibili”.
(com/fan) 9 giu 2011 16:08

Napoli, veleni e sostanze cancerogene nei falsi made in Cina
Napoli, 9 giu (Il Velino/Il Velino Campania) - C'era veleno nelle sigarette come nelle merci di abbigliamento contraffatte. L'operazione di oggi che ha impegnato oltre 150 militari della Guardia di finanza del comando provinciale di Napoli, ha messo in luce la partnership criminale tra italiani e cinesi uniti nell'interesse di approvvigionare il mercato del falso. Un'organizzazione ramificata che riusciva a rendere i pacchetti di sigarette assolutamente uguali a quelli originali. Anche gli esperti delle note marche non sono riusciti a trovare differenze. Il sapore era invece diverso. Nelle bionde contraffatte finivano infatti scarti di lavorazione, monossido di carbonio, nicotina e catrame ben al di sopra dei valori consentiti. Veleno insomma. Oltre 110 tonnellate di sigarette sono finite sotto sequestro insieme a mezzo milione di capi contraffatti di note griffes. Ventinove le persone arrestate. Dall'inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto della Direzione distrettuale antimafia, Federico Cafiero de Raho, è emerso un preoccupante elemento: al momento non è possibile stimare quanta merce cancerogena sia finita nel circuito di vendita, illegale ma anche legale. C'erano infatti tabaccai che si approvvigionavano dalla rete clandestina per vendere, allo stesso prezzo delle originali, bionde prodotte in Cina. Sequestrati beni per un valore di oltre 10 milioni di euro tra cui 13 immobili, 6 auto, 5 società, 4 polizze assicurative e 33 tra rapporti bancari e postali. Il generale Giuseppe Grassi, comandante provinciale della Guardia di finanza di Napoli ha sottolineato anche come le autorità cinesi non abbiano collaborato a sgominare la banda, al contrario di quelle spagnole. Un dato questo messo nero su bianco nell'ordinanza di custodia cautelare: “La cooperazione internazionale non ha consentito di agire efficacemente anche nel territorio cinese, evidentemente poco sensibile al tema delle contraffazioni e più attento a non perdere gli ingenti proventi derivanti dalla attività illecita. La localizzazione delle fabbriche cinesi attraverso le operazioni di intercettazione telefonica è stata vanificata da una mancata assistenza delle forze di polizia di quel paese pur se solleciate ed attivate anche attraverso l'intervento dell'Olaf”. L'Olaf è l'Ufficio europeo per la lotta antifrode, che ha attivamente partecipato all'operazione.
(rep/bm) 9 giu 2011 19:16

De Magistris fa un gol al Napoli
Schiaffo a De Laurentiis che aveva sponsorizzato Lettieri
 di Antonio Calitri  
La procura di Napoli dà una mano a Luigi de Magistris per normalizzare il patron del Napoli calcio Aurelio De Laurentiis. Che si era speso prima e dopo la campagna elettorale per i suoi avversari Gianni Lettieri e Stefano Caldoro e ora, a causa dell'inchiesta sul club azzurro, è costretto a sedere al tavolo e a stare allo schiaffo del neo sindaco.
La magistratura continua a gonfiare le vele di De Magistris, che da pubblico ministero di Catanzaro è diventato sindaco del capoluogo campano. Il neo sindaco, oltre a puntare ad assessori provenienti dalla magistratura come il pm anticamorra Giuseppe Narducci, riceve un gran regalo proprio dal palazzo di giustizia. Indirettamente e per pura coincidenza. Ci mancherebbe. Però, grazie alla nuova inchiesta sul calcio scommesse e sulle presenze di boss intorno al rettangolo di gioco, aperta dalla procura partenopea, prima ancora di iniziare il suo lavoro da primo cittadino, si trova nelle mani la possibilità di far fuori, o meglio di normalizzare, uno dei personaggi napoletani più noti e a lui più avversi. Si tratta del produttore cinematografico nipote di Dino De Laurentiis e inventore del cinepanettone campione di incassi, che da qualche anno è sbarcato nella città d'origine della sua famiglia per acquistare e rilanciare il club calcistico cittadino ottenendo proprio nell'ultima stagione il miglior risultato con il terzo posto in classifica e la qualificazione per la Champions League. Diventato così un nuovo idolo dei napoletani, gli è stato chiesto più volte di candidarsi, ma ha sempre rifiutato preferendo continuare a fare l'imprenditore. Non ha però nascosto le sue simpatie per il centrodestra e più volte, nell'ultima campagna elettorale si è schierato al fianco del candidato sindaco Gianni Lettieri. Alla vigilia del voto, presentando il volume «Napoli passione azzurra», ha fatto il suo endorsement ufficiale dicendo che «se fossi cittadino napoletano voterei per Gianni Lettieri_ Non mi sono mai schierato, io giudico le persone; Lettieri è un imprenditore ed io al mondo dell'impresa ho dedicato una vita. Napoli oggi non è semplice e noi dobbiamo essere sempre in guardia consegnando le chiavi della città ad una persona, dimenticando pettegolezzi che escono sui media. Dobbiamo essere più attenti alla vita della metropoli. Dobbiamo far risorgere questa città e questo territorio. Io credo molto in Lettieri». Dopo la sconfitta del suo candidato, De Laurentiis non si è rimangiato nulla ma anzi, per coprire l'immagine del nuovo Masaniello si è presentato insieme al governatore Caldoro e al presidente degli industriali Paolo Graziano nel team per portare l'America's Cup a Napoli nel 2013. Un'altra mossa vista da molti in chiave anti De Magistris.

Poi, come un fulmine a ciel sereno, è arrivata l'indagine della procura sul calcioscommesse, le foto di Antonio Lo Russo (figlio del boss camorristico Salvatore) a controllare la partita Napoli-Parma da bordo campo e di colpo il club che rischia di finire dalle stelle alle stalle. Un'ottima occasione per de Magistris di entrare a gamba tesa in difesa della squadra e chiamare al tavolo della sicurezza De Laurentiis. Che da questo momento è costretto a stare sotto l'ala protettrice del sindaco. Tanto che, dopo l'incontro sull'emergenza, il neosindaco ha annunciato l'apertura di un tavolo permanente sulla questione e ha dichiarato che «col Napoli ci sarà un metodo di lavoro proficuo, ognuno nell'ambito delle proprie competenze, nell'interesse della città» prendendosi di fatto il club e il suo presidente.

Napoli. La partita degenera in far west: tre feriti, è grave un 27enne
La lite scaturita da una pallonata. Aggredito a coltellate il «responsabile» e poi a colpi di pistola i compagni. Ad avere la peggio Salvatore Esposito, pregiudicato
NAPOLI - Degenera in un assurdo far west una lite di gioco durante una partita di calcetto: di tre feriti, di cui uno grave, il bilancio del «post-partita». In piazzetta Lieti, quartiere Capodimonte, si stavano affrontando due squadre di ventenni quando una violenta pallonata ha colpito ai testicoli uno dei giocatori. Ne è nata una zuffa nel corso della quale sono sopraggiunti alcuni amici del giocatore colpito, armati di bastoni, coltelli e pistole, che hanno accoltellato alle braccia ed alla testa Davide Armando D’ Alessio, 19 anni. Il giovane è stato trasportato al «Cardarelli», dove i medici hanno emesso una prognosi di 10 giorni.
Il peggio doveva ancora venire però, tra inseguimenti e colpi di pistola. Gli aggressori hanno continuato la caccia ai compagni di squadra di D’Alessio ed in via Sant'Eframo Vecchio è stato ferito con un colpo di pistola alla schiena Salvatore Esposito, 27 anni, pregiudicato. Il giovane è stato trasportato al «Cardarelli», dove le sue condizioni sono apparse gravi ai medici, che lo hanno intubato e ricoverato in rianimazione. Ferito a coltellate anche Luigi Coltellazzi, 28 anni, precedenti penali per rapina, colpito ad un braccio ed alla spalla destra. Gli amici lo hanno trasportato con uno scooter all’ospedale San Gennaro, dove le sue condizioni sono al vaglio dei medici.

Sviluppo del porto di Gioia Incontro con i manager
 Venerdì 10 Giugno 2011 06:21  Redazione desk
CATANZARO - Lo sviluppo del porto di Gioia Tauro è al centro di un incontro che si tiene oggi, alle ore 10, nella sede dell’Autorità portuale, tra il presidente della Regione Calabria Giuseppe Scopelliti, la vicepresidente Antonella Stasi e alcuni importanti manager di multinazionali. Ai manager, provenienti da fuori regione, saranno illustrate le «linee programmatiche di sviluppo del porto di Gioia Tauro». Dopo l’incontro, i manager faranno un giro per visitare il porto ed il retroporto, mentre, nel pomeriggio, è previsto un confronto tra la Regione, il Governo, le Istituzioni locali e le parti sociali. Il presidente Scopelliti e la vicepresidente Stasi, hanno promosso a Palazzo Alemanni, sede della Presidenza della Giunta, a Catanzaro, un nuovo tavolo tecnico regionale per discutere in merito alle problematiche del porto di Gioia Tauro e dell’area portuale. All’incontro erano presenti i vertici della Mct rappresentata dal nuovo amministratore delegato, Domenico Bagalà, il presidente dell’Autorità portuale di Gioia Tauro, Giovanni Grimaldi, i rappresentati regionali dei sindacati e di categoria ed i rappresentati delle amministrazioni comunali. Nel corso della riunione il presidente Scopelliti e la vicepresidente Stasi, hanno ribadito «l’importanza strategica del porto di Gioia Tauro e, soprattutto, dell’area del retro-porto per l’intera Calabria, rafforzando l’intenzione da parte della Regione di apportare un approccio utile e funzionale per tutelare i lavoratori ed il territorio». «Al successivo tavolo nazionale - spiega un comunicato - la Regione punta ad arrivare con una sintesi di proposta che sia il più condivisa possibile, proprio per evitare che sulla questione del Porto possano esserci ulteriori ritardi nei provvedimenti». La Giunta regionale ha apportato «tutti gli interventi necessari affinché l’area portuale possa essere resa competitiva, ricordando l’approvazione dell’Apq sulla logistica e i successivi contratti di investimento, di bandi e i contributi in campo energetico». La convocazione del Tavolo nazionale per il Porto è stata annunciata dal presidente Scopelliti, dopo aver sentito il ministro delle Infrastrutture Altero Matteoli e il ministro dello Sviluppo economico Paolo Romani. Nell’incontro si discuterà «approfonditamente di tutte le criticità del porto di Gioia Tauro e dello sviluppo dell’area industriale». Per il presidente Scopelliti e la vicepresidente Stasi, «il futuro dell’intera area è legato ad una concreta realizzazione del Polo per la logistica, che rappresenta la giusta via per lo sviluppo del Porto». In tal senso ognuno è chiamato «a svolgere, a seconda delle proprie competenze, il proprio ruolo, impegnandosi al massimo in un gioco di squadra».

Treviso, padania. Apre un ristorante di successo. Ma è tutto in nero e senza licenze
La Guardia di finanza ha scoperto l'attività illegale di un ristoratore trevigiano nel suo locale a Torcello. Avrebbe evaso mezzo milione di euro
VENEZIA - Del suo locale «Laguna da Toni» a Torcello aveva parlato anche il New York Times e alle tavole del suo caratteristico capanno di pescatori sedevano clienti provenienti da tutto il mondo felici di gustarsi menù tipici lagunari a prezzi di saldo pronti anche a aggiungere una mancia per un giro tra gli angoli della laguna. Tutto bene per l’ex pescatore sessantenne trevigiano titolare dell’attività sino a quando la Guardia di Finanza di Mestre incuriosita da tanto successo non ha scoperto che tutto avveniva senza autorizzazioni nè versamenti fiscali. Ne è saltata fuori un'evasione fiscale di 560mila euro. Tutto in nero insomma compreso il lavoro della cuoca. A questo punto a carico dell«’intraprendente» ristoratore sono scattate numerose e pesanti sanzioni sia penali che amministrative, per avere: esercitato l’attività di somministrazione di cibi e bevande in assenza di autorizzazione e senza adempiere ad alcuna obbligazione fiscale, per avere adibito l’imbarcazione, in maniera impropria, al trasporto dei clienti, per plurime violazioni ambientali connesse allo scarico in laguna delle acque reflue dell’attività di ristorazione e dei servizi igienici, nonchè per una serie di violazioni alle norme paesaggistiche ed edilizie, che hanno avuto come ulteriore conseguenza il sequestro di tutta l’area adibita abusivamente a ristorante e che insisteva su spazi demaniali. Il Magistrato che si sta occupando della vicenda ha già disposto l’abbattimento di tutte le opere abusive, al fine di restituire i luoghi alla loro originaria naturalezza. (Ansa)

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