lunedì 27 giugno 2011

Federali.Mattino_27.6.11. Dementi collusi. Reggio Calabria. Mancano pochi giorni al 30 giugno e ancora la Giunta Scopelliti non ha presentato in Consiglio regionale il Piano Regionale di Sviluppo Turistico Sostenibile per come prescrive la legge 8/2008.----La Regione Campania - ha detto il governatore Stefano Caldoro, indagato per epidemia colposa nell'ambito dell'inchiesta aperta dalla procura di Napoli - continuerà a fare la sua parte ma da oggi, finchè non ci saranno risposte forti da parte del governo e degli enti locali della Campania, abbandona i tavoli istituzionali e nazionali presso governo e prefettura.

Calabria. Turismo, non c’è un piano di sviluppo sostenibile
Napoli, rischio epidemie: esposto Codacons alla Procura
Rifiuti, la Campania lascia il tavolo con il Governo.
Tav, Maroni: cantiere aperto entro giugno


Calabria. Turismo, non c’è un piano di sviluppo sostenibile
Lunedì 27 Giugno 2011 06:47  Redazione desk
REGGIO CALABRIA - «Mancano pochi giorni al 30 giugno e ancora la Giunta Scopelliti non ha presentato in Consiglio regionale il Piano Regionale di Sviluppo Turistico Sostenibile per come prescrive la legge 8/2008.
Questo è, senza dubbio, un segnale veramente allarmante che lascia presagire la mancanza di una strategia turistica efficace e l’assenza di un interesse a sostenere un settore produttivo così determinante per l’economia di questa regione». E’ quanto afferma il Consigliere regionale del Partito Democratico Bruno Censore, che analizzando i ritardi accumulati fino ad oggi dal Governo regionale si sofferma a considerare in maniera preoccupante l’allarme lanciato da Federalberghi sul calo delle presenze turistiche nel primo semestre di quest’anno e la riduzione del numero di prenotazioni per i mesi di luglio ed agosto rispetto agli anni precedenti. «Su una cosa bisogna dare certamente merito al Presidente della Giunta regionale: il Governatore Scopelliti, purtroppo per noi verrebbe da dire, sta esportando in Calabria quel "modello Reggio" che i calabresi hanno già iniziato a conoscere, quel modello che, in fin dei conti, si è rivelato solo virtuale, fatto di propaganda e di forti inefficienze. Le politiche turistiche della Regione Calabria segnalano evidenti criticità e l’unica cosa che il Governatore riesce a fare è quello di cimentarsi in dissertazioni sulla valenza di uno spot che ha avuto il solo merito di far parlare di se stesso, piuttosto che del prodotto che avrebbe dovuto pubblicizzare. Invito il Presidente della Giunta Regionale - continua il Consigliere Regionale del Partito democratico - a privarsi dell’importante delega al Turismo per affidarla a chi potrebbe occuparsi a tempo pieno di un comparto nevralgico per lo sviluppo della Calabria e della sua economia». E’ perentorio Censore nella sua affermazione. «Dinanzi una domanda turistica in netta evoluzione, rendere sempre più integrata e organica l’offerta rappresenta un imperativo ineludibile; non si capisce allora cosa aspetti la Giunta a fornire alle Province gli strumenti per l’attuazione dei Sistemi Turistici Locali per arrivare finalmente alla commistione di pubblico e privato che la legge 8/2008, varata dal centro-sinistra, prescrive come la chiave di volta per far funzionare efficacemente il sistema turistico e renderlo competitivo nel mercato nazionale e internazionale». «Credo - prosegue Censore - che alla base di questo oggettivo ritardo ci sia anche una scelta di carattere politico che però non aiuta affatto la Calabria e le imprese turistiche che oltre ai proclami propagandistici avrebbero bisogno dell’applicazione degli strumenti finanziari e legislativi per concorrere efficacemente nel mercato globalizzato. La stagione estiva è già iniziata e la Regione sta solo perdendo tempo. Questo - conclude- è inaccettabile e testimonia la lentezza e l’approccio propagandistico e vuoto di contenuti con i quali il Governo regionale affronta argomenti cruciali per lo sviluppo della Calabria».

Napoli, rischio epidemie: esposto Codacons alla Procura
Azione collettiva per risarcimento di 2mila euro a cittadino
Pubblicato il 23 giugno 2011 | Ora 13:36
 Fonte: TMNews
Napoli, 23 giu. (TMNews) - Una denuncia alla Procura della Repubblica di Napoli per la situazione rifiuti in città è stata annunciata dal Codacons. "La presenza di immondizia nelle strade - ha spiegato l'associazione di consumatori - ha raggiunto livelli preoccupanti tali da rappresentare un concreto pericolo per la salute dei cittadini. Il rischio è lo scatenarsi di qui a breve di una vera e propria epidemia nella città, con la diffusione incontrollata di sostanze nocive e infettive nell'aria e l'insorgenza di malattie nei centri abitati". Per questo, il Codacons ha chiesto alla Procura di aprire un'indagine per i reati di epidemia, inquinamento e omissione di atti dovuti chiedendo, inoltre, di procedere "all'immediato sequestro dei cumuli di spazzatura presenti per le strade" e "lo smaltimento coatto nelle discariche di tutta Italia". Il Codacons, inoltre, ha lanciato un'azione collettiva chiedendo un risarcimento danni di 2mila euro per ogni cittadino. I napoletani, "a causa della situazione attuale, stanno subendo disagi, pericoli e danni economici enormi. L'obiettiva invivibilità delle strade e - si legge in una nota - i gravi rischi per la salute che stanno correndo i residenti, oltre che i danni materiali determinati dalla chiusura di molti esercizi per ovvi motivi igienici e il forte calo delle presenze di turisti, consentono ai cittadini che vivono a Napoli di chiedere un risarcimento danni pari a 2mila euro". Tutti i residenti possono aderire all'iniziativa entro il 30 luglio per chiedere al Comune di Napoli e alla concessionaria Asia il risarcimento per i danni e i disagi subìti legati alla intollerabile situazione della spazzatura, che "si protrae irrisolta da oltre 15 anni".

Rifiuti, la Campania lascia il tavolo con il Governo.
Caldoro: «Non ci sto a pagare colpe altrui. La Lega? Ha comportamenti inaccettabili»
Sull'emergenza rifiuti a Napoli «la Regione Campania - ha detto il governatore Stefano Caldoro, indagato per epidemia colposa nell'ambito dell'inchiesta aperta dalla procura di Napoli - continuerà a fare la sua parte ma da oggi, finchè non ci saranno risposte forti da parte del governo e degli enti locali della Campania, abbandona i tavoli istituzionali e nazionali presso governo e prefettura».

«I cittadini - ha detto il governatore - devono sapere dove sono le vere colpe e le responsabilità che sono ben lontane dall'ente Regione». «Non ci sto a pagare le colpe di 15 anni di inadempienze e responsabilità dei Comuni, responsabilità perduranti ancora oggi» ha detto Caldoro, in una conferenza stampa sul tema dei rifiuti.

Attacco al Carroccio
«La posizione della Lega Nord è incomprensibile e inaccettabile» aggiunge Caldoro che «non ci sta» per questi atteggiamenti «davanti all'emergenza nazionale» cioè i rifiuti nel napoletano. La parole di Caldoro arrivano da una conferenza stampa convocata presso palazzo Santa Lucia, dopo il coinvolgimento del governatore nell'inchiesta condotta dalla procura di Napoli per epidemia colposa in merito alla emergenza rifiuti in Campania.
 26 giugno 2011

Tav, Maroni: cantiere aperto entro giugno
I Comitati: in migliaia in Val di Susa
Rapporto Viminale: in arrivo estremisti per provocare scontri
Ferrero: ministero cerca soluzione militare contro i "no tav"
ROMA - Dici Tav e si accendono gli animi. I comitati contrari all’opera stanno affilando le armi mentre il ministro dell’Interno Roberto Maroni fa balenare l’idea di un’azione di forza: «Entro il 30 giugno il cantiere sarà aperto perchè altrimenti si perdono i fondi europei e sarebbe un delitto per le giovani generazioni». Nonostante le «polemiche infinite», Maroni ha ribadito che «il governo ha deciso che l’alta velocità si farà e vi assicuro che il cantiere entro il 30 giugno sarà aperto». «Chi si oppone non credo che riuscirà a fermare il cantiere, non deve farlo, perchè vuol dire arrecare un danno gravissimo soprattutto alle future generazioni, vuol dire, come è stato calcolato, far perdere due punti di Pil al Piemonte», dice Maroni.

Castelli: dai no tav tutte balle. Più duro il viceministro Castelli, che definisce le ragioni addotte dai No-Tav «tutte balle». «Sono le solite argomentazioni trite e ritrite che i Verdi ad oltranza tirano fuori contro qualsiasi opera pubblica». In realtà, sostiene, «agli ultimi irriducibili rimasti, della Tav non frega più nulla. È diventata il pretesto per una sfida allo Stato». Senza la Tav, avverte Castelli, l’Italia sarebbe «tagliata fuori dai grandi traffici internazionali. Senza contare le perdite in prospettiva sul fronte dell’occupazione».

No Tav: appello contro forzature. Sono quasi 900 i firmatari dell’appello promosso da un comitato contrario alla Torino-Lione ad alta velocità. Tra gli aderenti - comunicano gli organizzatori dell’iniziativa - ci sono anche il sindaco di Napoli Luigi De Magistris, che ha firmato in qualità di europarlamentare. Le adesioni raccolte da “Appello contro le forzature Pro Tav” sono 200 via E mail e 670 attraverso Facebook. «Ormai - dicono i promotori della raccolta di firme - si ragiona solo sui benefici che deriverebbero dai lavori di costruzione, quelli al comparto edilizio, non sulla necessità della linea. Si tratta di benefici presunti, del tutto ed esclusivamente finanziati dai contribuenti italiani e in minima parte europei».

No Tav: Bersani lotta con noi. Il movimento No Tav invita il segretario del Pd Pier Luigi Bersani a un confronto con le ragioni di chi da anni si oppone alla Torino-Lione. «La nostra - dicono - è una lotta in difesa dell’economia dell’intero Paese. E non siamo “quattro gatti” nè esaltati che sostengono un no aprioristico: siamo coscientemente e motivatamente contro il Tav». Nella lettera il movimento No Tav fa osservare che il Pd «porta comunque nelle sue radici i segni indelebili delle lotte di popolo e che al suo interno ha amministratori, iscritti e militanti che condividono la lotta No Tav. Può un partito così - è l’interrogativo rivolto a Bersani - non porsi il dubbio che forse qualche buona ragione per resistere ce l’abbiamo?».

Rapporto del Viminale: in arrivo provocatori. Il quotidiano La Padania, nell’articolo «In arrivo gli estremisti più duri per provocare violenti scontri», riferisce di alcuni «rapporti in possesso del Viminale» in cui si documenta che «i No-Tav hanno avviato una serie di iniziative per contrastare l’arrivo sul posto delle forze dell’ordine e l’inizio dei lavori». «Emerge con evidenza un’ampia mobilitazione dei centri sociali più duri e della galassia insurrezionalista nazionale, pronti a sostenere la battaglia valsusina con azioni dure e violente». I contestatori avrebbero predisposto l’uso di «vedette» e «telecamere», e avrebbero ipotizzato «il blocco preventivo delle arterie stradali» per ostacolare gli spostamenti delle forze dell’ordine. Sempre secondo le informazioni in possesso del Viminale, prosegue l’articolo, «non è escluso che i No-Tav possano creare disordini anche a Torino allo scopo di dirottare lì la polizia per ridurre l’impatto delle forze dell’ordine in Valle».

Ferrero: manovre militari contro i no Tav. Per Paolo Ferrero, segretario di Rifondazione Comunista, nella vicenda dell’apertura dei cantieri per la Tav in Val di Susa, il proposito del Ministro dell’Interno, Roberto Maroni «di risolvere attraverso una manovra militare quello che è un problema politico che vede la contrarietà della maggioranza della popolazione interessata è completamente irresponsabile. Come Bava Beccaris - ha detto Ferrero - Maroni vuole sostituire la repressione alla politica». Ferrero ha reso noto che stasera parteciperà alla fiaccolata che da Chiomonte (Torino) porterà al presidio della Maddalena «e poi - ha aggiunto - mi fermerò tutta la notte al presidio».

Presidio Maddalena: siamo in migliaia. C’è gran fermento sul piazzale della Maddalena di Chiomonte, sede del presidio degli attiviti No Tav che si oppongono all’apertura del cantiere del tunnel esplorativo della nuova ferrovia Torino-Lione. Le operazioni per l’apertura del cantiere sono attese a giorni se non addirittura a ore. Da stamani, dopo la decisione di organizzare per questa sera una fiaccolata di protesta, auto e pulmini scaricano militanti - molti altri arrivano a piedi - e tanti si accampano montando nuove tende che si sono aggiunte a quelle già allestite da settimane. «Siamo in migliaia», dice uno degli organizzatori del movimento No Tav. Sul traliccio alla sommità della collina c’è un cartellone con le foto dei ministri Umberto Bossi e Roberto Maroni e del Presidente della Regione Piemonte Roberto Cota e la scritta “Padroni a casa nostra. Ricordatevelo!”.

L’allarme generale dei No Tav per il probabile imminente arrivo delle forze dell’ordine, chiamate per consentire l’avvio del cantiere, è scattato da ore. Ed è partita la mobilitazione, con mail, sms e messaggi sui siti internet, con l’invito ad andare alla Maddalena e «resistere, con coraggio e determinazione, per quelli che sono i giorni decisivi». Il variegato popolo No Tav oggi ha ingannato l’attesa chiacchierando e pranzando sotto il tendone allestito al presidio o sotto gli alberi, al riparo dal gran caldo. Finito il pranzo, le cuoche volontarie del movimento stanno già preparando i panini per la serata. Nel pomeriggio sul piazzale ci saranno spettacoli teatrali, letture sulle donne e la Resistenza, giochi per bambini.

Cota: non creare momenti di tensioni. Fa il pompiere Roberto Cota, presidente della Regione Piemonte: «Voglio lanciare un appello a tutti, questo non è il momento di creare tensioni ma bisogna far quadrato per realizzare questa opera: vedo una forte coesione anche in Val di Susa, perchè quest’opera non è contro la Val di Susa ma a favore».

Ufficio Pastorale: no violenze. Nell’affrontare la vicenda dell’apertura del cantiere Tav in Val di Susa si rifugga «da ogni forma di violenza diretta o indiretta» e non se ne faccia «un problema di ordine pubblico, ma di esercizio concreto di democrazia»: è l’auspicio dell’Ufficio Pastorale Sociale e del Lavoro della Regione Ecclesiastica piemontese. Per l’Ufficio Pastorale, è «doveroso in questo specifico caso salvaguardare alcuni valori che solo nel loro insieme possono garantire il necessario sviluppo compatibile con il territorio: l’importanza del lavoro - ha spiegato in una nota - connesso alle necessarie esigenze di salute dei cittadini e all’impatto ambientale. La primaria responsabilità delle istituzioni in costante ascolto e confronto con tutti gli abitanti e, non da ultimo, il fatto che si tratta di un’opera che interessa primariamente il futuro della Valle di Susa, ma anche della regione Piemonte e che rientra in un programma europeo di ammodernamento della rete di comunicazione che coinvolge, oltre l’Italia, anche altri Stati dell’Unione».

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