mercoledì 13 luglio 2011

Federali.Sera_13.7.11. A Napoli sono uno su tre. A Roma, spostando l’obiettivo di poco verso nord, il rapporto sale a uno su quattro. A Torino, in pieno settentrione, non si va oltre uno su sette. Parliamo dei laureati che alla soglia dei 35 anni — ossia un’età che dovrebbe segnare già un punto decisivo in una carriera professionale di un certo livello — non solo non lavorano, ma neppure provano a cercare un impiego né fanno formazione per perfezionarsi. Questi giovani vengono spesso definiti invisibili neet, acronimo di not in education, employment or training.----Treviso, padania. Ventenne evasore totale. Fatture false per 6 milioni

Napoli. La generazione dei cervelli sprecati. 50 mila laureati sospesi nel nulla
Rifiuti a Napoli, cresce allarme sanitario
Treviso, padania. Ventenne evasore totale. Fatture false per 6 milioni


Napoli. La generazione dei cervelli sprecati. 50 mila laureati sospesi nel nulla
Hanno meno di 35 anni, non lavorano e non si aggiornano. Sono spesso definiti 'invisibili neet'
NAPOLI - A Napoli sono uno su tre. A Roma, spostando l’obiettivo di poco verso nord, il rapporto sale a uno su quattro. A Torino, in pieno settentrione, non si va oltre uno su sette. Parliamo dei laureati che alla soglia dei 35 anni — ossia un’età che dovrebbe segnare già un punto decisivo in una carriera professionale di un certo livello — non solo non lavorano, ma neppure provano a cercare un impiego né fanno formazione per perfezionarsi.

Questi giovani vengono spesso definiti invisibili neet, acronimo di not in education, employment or training. Qualcuno li chiama semplicemente scoraggiati. Altri ancora, generalizzando (e forse banalizzando), li inquadrano nella categoria dei bamboccioni coniata qualche tempo fa dal ministro Brunetta. Luca Bianchi, vicedirettore di Svimez, invece, parla di generazione brain waste: letteralmente spreco di cervelli. Il termine è di solito associato ai lavoratori che svolgono mansioni sottodimensionate rispetto alla preparazione acquisita in anni di università ma, evidentemente, può calzare perfettamente anche nel nostro caso. Quanti sono In Campania, come ha rilevato l’ultima indagine sull’economia regionale di Bankitalia, fotografia della situazione aggiornata al 2010, 32,9%dei laureati fino a 34 anni — dunque un terzo del totale nella fascia d’età specifica — si trova in un limbo apparentemente inspiegabile. Una sorta di apatia aggravata da perdita di ogni speranza professionale per il futuro. Non c’è neppure la volontà di scappare, emigrare.

Un fenomeno che lascia impietriti anche guardando la cosa in termini (di numeri) assoluti: come spiega lo stesso Bianchi, infatti, nella sola fascia dai 25 34 anni, i laureati campani sono circa 150 mila. Questo significa, facendo due calcoli, che della generazione brain waste fanno parte circa 50 mila giovani. Numero approssimato per difetto, ovviamente, dal momento che il range d’età su cui si basano le indicazioni di Bankitalia è più ampio rispetto a quello proposto da Svimez (la prima mette sotto la lente i ragazzi dai 15 fino ai 34 anni, mentre Svimez quelli dai 25 ai 34: e visto che non sono rari i laureati sotto i 25...). Fenomeno in crescita Peraltro, gli invisibili con in tasca il più ambito titolo di studio, risultano in crescita negli ultimi due anni: se nel 2008 rappresentavano il 31,8%del totale dei laureati fino alla soglia dei 35 anni, nel 2010 la percentuale è salità al 32,9, con un incremento dell’ 1,1%. Certo, i diplomati nelle stesse condizioni sono un po’ di più. Ma non molti di più: rappresentano, infatti, stando sempre ai dati forniti da Bankitalia, il 34,8%della popolazione di riferimento diplomati dal 15 ai 34 anni).

In totale, i neet under 35 — in Campania — sono circa 620mila (dati 2010), in aumento di 32mila unità rispetto al 2008: tra loro c’è una percentuale altissima di ragazzi con la terza media. Molti, però, come detto, sono i laureati. costi sociali Un danno nel danno. Sapete quanto spendono— negli anni — la collettività e le famiglie per ogni laureato? Dario Scalella e Franco Balestrieri nel libro Domani a Mezzogiorno (Guida editori, 2010) hanno calcolato una cifra che supera di qualche cent i 302 mila euro. In particolare: 117 mila euro a carico dello Stato e 185 mila in conto alla famiglia. Sempre Scalella e Balestrieri, il primo imprenditore aeronautico (guida il consorzio di trasporti Chain e con la sua K4a, che ha sede a Ponticelli, sta realizzando il primo elicottero bimotore e biposto certificato al mondo) e il secondo giornalista, calcolano che l’emigrazione dalla Campania dei ragazzi con il massimo titolo di studio ha avuto, nel solo 2009, un «costo sociale» di oltre 660 milioni di euro. Quanto costano, allora, i brain waste? Prendendo per buoni i numeri del libro appena citato, basta moltiplicare il dato sui 50 mila scoraggiati under 35 per 302 mila (euro) di costo medio sociale della loro laurea. Il risultato è impressionante: 15 miliardi di euro e passa. Che saranno pur stati spesi in tre decenni buoni, ma rappresentano comunque una mezza Manovra economica. È come mentenere un enorme magazzino pieno di merce preziosa che nessuno prova neppure a piazzare sul mercato. Il risultato è che le produzioni rappresentano un costo non ammortizzabile e soprattutto si svalutano inesorabilmente mese dopo mese. Tasso lavoro ko — negli ultimi cinque anni il tasso d’occupazione dei laureati campani è letteralmente crollato.

L’Istat, nel dettaglio, informa che dal 2005 al 2010 il dato è passato da l 74,1%al 66,9. Più di sette punti in meno, complessivamente, equamente distribuiti tra gli uomini e il gentil sesso. Naturalmente in questo caso il riferimento è alla fascia d’età fino ai 64 anni. Informazione importante, dal momento che proprio dai 35 anni in poi l’indicatore prende a crescere vistosamente. E soprattutto non tiene conto di quanti, e sono tanti, hanno scelto o — più spesso — sono stati costretti ad emigrare per trovare un impiego.
Paolo Grassi

Rifiuti a Napoli, cresce allarme sanitario
Gli esperti: malori e dermatiti in aumento
NAPOLI - Rifiuti e salute: è allarme per il caldo record. «I malori sono in aumento proprio nei quartieri assediati dai cumuli» avverte Giuseppe Galano, direttore della centrale operativa del 118 di Napoli.

 Analizzando l’andamento delle richieste di soccorso, Galano ha individuato un «picco anomalo» di casi. «Cinquanta gli Sos» nella mattina di ieri: «In appena sei ore e, tutti, per patologie collegate a colpi di calore e stati di malessere - sostiene Galano - acuiti dalla spazzatura che marcisce sotto il sole.

 Precarie condizioni igienico-sanitarie accentuano infatti questo tipo di reazioni, anzitutto tra le persone più fragili». I sintomi più frequenti riscontrati: «Lipotimia, nausea, dissenteria e disturbi gastrointestinali». I quartieri più colpiti? «Rione Sanità, Fuorigrotta, Ponticelli. E i Quartieri Spagnoli».

 Galano aggiunge, in relazione alle modalità degli interventi di soccorso: «Dei 50 Sos, quattordici sono stati trattati sul posto dall’équipe di medici e infermieri del 118 o hanno portato al trasferimento del paziente in ospedale, per il ricovero».

 Con la spazzatura ammassata per le strade, interviene Fulvio Turrà, presidente regionale della Società italiana di pediatria, «sono maggiori i rischi di infezioni, ai genitori già da settimane illustriamo cosa fare per ridurre i pericoli. La situazione è comunque sotto controllo».

 Dai quartieri più colpiti dall’emergenza, i medici di famiglia però segnalano «casi sospetti» di dermatiti: «Patologie in crescita per la proliferazione di insetti» spiega Silvestro Scotti, vicesegretario nazionale della Fimmg. «A Fuorigrotta e ad Agnano - afferma il professionista - ho visitato 10 pazienti colpiti da orticaria negli ultimi 7 giorni. I casi, anzitutto tra bambini e ragazzi, dai 6 ai 20 anni, poiché la cute a quell’età è più sensibile, dunque è più facile sviluppare una reazione alle punture». Si riuniscono oggi in Regione gli esperti della sanità: l’Osservatorio epidemiologico campano, con il direttore Renato Pizzuti, è impegnato a potenziare la rete di sorveglianza, come durante l’emergenza del 2008. Medici-sentinella, in Campania, che vanno a interagire con i 250 professionisti già inseriti nel programma di monitoraggio promosso dal comune di Napoli, con l’assessore Giuseppina Tommasielli e il vicesindaco Tommaso Sodano.

 Gli esperti, però, ancora non si pronunciano sugli effetti della crisi in corso e, solo con i dati alla mano, attraverso un accurato screening e il raffronto scientifico, sarà possibile chiarire, con esattezza, qual è l’andamento delle patologie collegate all’emergenza rifiuti. L’imperativo è: potenziare la prevenzione, ma non creare allarmismo ingiustificato.
 Quanto alle gastroenteriti, «si è infatti avuto un aumento dei casi pediatrici» spiega Turrà, «ma l’incidenza più alta non riguarda soltanto le zone colpite dall’emergenza: si rileva in tutta la regione». Un aumento di questo tipo di patologie, tra gli adulti, è segnalato dallo Smi, altro sindacato dei medici di famiglia che ha consultato, al riguardo, il database in cui sono inserite le prescrizioni di oltre 100 professionisti.

 «La più alta incidenza di gastroenteriti - intervengono i vertici Giuseppe Tortora e Saverio Annunziata - è evidente anche se, al momento, non si discosta dal picco stagionale di diagnosi che si è avuto l’anno scorso».

 Solo sull’incremento delle patologie respiratorie, la lettura dei dati è univoca: «A incidere - chiarisce Turrà - sono certamente i fumi sprigionati dai pericolosi roghi di spazzatura, che si aggiungono, e accentuano, e reazioni allergiche». E, in prima linea, sul fronte della prevenzione, senza trascurare l’esame dei dati epidemiologici, c’è l’Ordine dei medici, con il presidente Gabriele Peperoni che rinnova l’appello: «Mai bruciare i rifiuti».

Treviso, padania. Ventenne evasore totale. Fatture false per 6 milioni
Titolare di un'azienda di servizi di Maser. Occultamento di ricavi per circa 850 mila euro. l'uomo si è reso irreperibile

TREVISO - La Guardia di Finanza di Montebelluna (Treviso) ha scoperto un imprenditore, poco più che ventenne, che non presentava la dichiarazione dei redditi, ma emetteva fatture false. Al centro dell'accertamento un'azienda di Maser, attiva nel settore dei servizi alle imprese che, pur avendo esercitato dal 2006 al 2008, ha omesso di dichiarare all'erario i guadagni che le sono derivati dall'esercizio dell'attività imprenditoriale. Gli accertamenti compiuti dai militari della Tenenza di Montebelluna hanno consentito di constatare, oltre all'omessa presentazione delle dichiarazioni dei redditi, anche l'emissione di fatture per operazioni inesistenti per 6,3 milioni di euro.

Di fatto l'azienda non solo ha realizzato una «sua» cospicua evasione delle imposte sui redditi grazie all'occultamento di ricavi per circa 850 mila euro, ma ha anche consentito ad aziende «terze» di beneficiare di un considerevole abbattimento del reddito grazie alle fatture che la stessa impresa rilasciava a fronte, però, di operazioni commerciali mai avvenute. Le aziende che avrebbero beneficiato dei «servizi» sono del veronese e del mantovano già segnalate alla Guardia di Finanza delle rispettive città. L'imprenditore, dopo l'avvio del controllo, si è reso irreperibile. Per quest'ultimo è scattata la denuncia per il reato di emissione di false fatture che prevede da uno a 5 anni di reclusione. È invece da un anno e 6 mesi a 6 anni la sanzione penale per chi ha «beneficiato» delle fatture false. (Ansa)

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