venerdì 15 luglio 2011

Federali.Sera_15.7.11. I texani d’Italia si fanno fregare 200 milioni da Tremonti, ma vincono la maglia nera dei piu’ poveri d’Italia; schiavi dementi.----In Sicilia, come nel resto del Sud, la povertà continua inoltre a essere maggiormente diffusa tra le famiglie con tre o più figli, soprattutto se minorenni.

Istat, vive in povertà una famiglia su cinque Basilicata maglia nera, Lombardia la migliore
CIPE: Alla Basilicata tolti 200 milioni
Napoli. Barricate di monnezza by night
Istat: «La Sicilia è sempre più povera»
 

Istat, vive in povertà una famiglia su cinque Basilicata maglia nera, Lombardia la migliore
Roma - Sono 8 milioni 272 mila le persone povere in Italia, il 13,8% dell’intera popolazione, come lo rileva l'Istat, aggiungendo che nel 2010 le famiglie in condizione di povertà relativa sono 2 milioni e 734 mila, l’11% delle famiglie residenti. L’Istituto spiega che si tratta di quelle famiglie che sono cadute al di sotto della linea di povertà relativa, che per un nucleo di due componenti è pari ad una spesa mensile di 992,46 euro. Il dato risulta sostanzialmente stabile rispetto al 2009, sia quella relativa che assoluta, ma per alcune fasce della popolazione le condizioni sono peggiorate.

Una famiglia su cinque è povera In Italia nel 2010 risulta povera o quasi povera circa una famiglia su cinque. Si tratta del 18,6% dei nuclei (l’11% sono quelli poveri e il 7,6% sono quelli quasi poveri). E la situazione peggiora al Sud dove una famiglia numerosa su due vive in povertà. Infatti l’Istat rileva che la povertà relativa aumenta tra le famiglie di 5 o più componenti (dal 24,9% al 29,9%), tra quelle con membri aggregati, ad esempio quelle dove c’è un anziano che vive con la famiglia del figlio (dal 18,2% al 23%), e di monogenitori (dall’11,8% al 14,1%). E la condizione delle famiglie con membri aggregati peggiora anche rispetto alla povertà assoluta (dal 6,6% al 10,4%). In particolare al Sud l’incidenza di povertà relativa cresce dal 36,7% del 2009 al 47,3% del 2010 tra le famiglie con tre o più figli minori. Quindi, quasi la metà di questi nuclei vive in povertà relativa. E ancora, spiega l’Istat, peggiora la condizione delle famiglie di ritirati dal lavoro in cui almeno un componente non ha mai lavorato e non cerca lavoro, si tratta essenzialmente di coppie di anziani con un solo reddito da pensione, la cui quota aumenta dal 13,7% al 17,1% per la povertà relativa e dal 3,7% al 6,2% per quella assoluta.

Basilicata maglia nera Maglia nera nel 2010 risulta la Basilicata, mentre il fenomeno è più attenuato al Nord e specialmente in Lombardia, la regione che lo soffre meno. L’Istat spiega che la Lombardia e l’Emilia Romagna sono le regioni con i valori più bassi dell’incidenza di povertà, pari al 4,0% e al 4,5% rispettivamente. Si collocano su valori dell’incidenza di povertà inferiori al 6% l’Umbria, il Piemonte, il Veneto, la Toscana, il Friuli Venezia Giulia e la provincia di Trento. Ad eccezione di Abruzzo e Molise, dove il valore dell’incidenza di povertà non è statisticamente diverso dalla media nazionale, in tutte le altre regioni del Mezzogiorno la povertà è più diffusa rispetto al resto del Paese. Le situazioni più gravi si osservano tra le famiglie residenti in Calabria (26,0%), Sicilia (27,0%) e Basilicata (28,3%).

Stabili la esportazioni L'Istat oggi ha presentato anche il rapporto sul commercio estero rilevando che a maggio le esportazioni italiane sono rimaste quasi piatte rispetto al mese precedente, registrando una variazione congiunturale "lievemente positiva", pari a +0,1%, mentre l’import è risultato di poco negativo (-0,3%). Nei mercati extra Ue si sono registrate contrazioni dei flussi; invece risultano positivi quelli Ue. Su base annua la crescita rimane sostenuta sia per le vendite (+19,9%) sia per gli acquisti all’estero (+18,9%).

Migliora il deficit commerciale A maggio però il deficit commerciale dell’Italia è stato di 2,4 miliardi di euro, in miglioramento rispetto ai mesi precedenti e quasi in linea con il mese di maggio 2010....

CIPE: Alla Basilicata tolti 200 milioni
La manovra Tremonti taglia le opere Cipe: penalizzati gli schemi idrici e vari enti
15/07/2011  POTENZA - Duecento milioni di euro in meno. Su un Piano che già da anni fa discutere per la precarietà dei finanziamenti. Su una materia - la gestione delle risorse idriche - che fa la differenza, di solito, fra un Paese civile e un Paese arretrato. Per il futuro della Basilicata, una tragedia in potenza. Perché non si traduca in atto bisognerebbe allontanare il taglio paventato che la manovra finanziaria pare prevedere. Il governo si appresta a varare una manovra che prevede duecento milioni di euro per la realizzazione degli schemi idrici della Basilicata. Di questi schemi si parla da decenni, da quando la parola “infrastruttura” aveva un significato: strade, ferrovie, stazioni, reti elettriche e, appunto, acquedotti e dighe. Già Alcide De Gasperi si era posto il problema di avere un'Italia non solo unita con il cuore ma anche omogenea nella sua ossatura. Poi gli anni sono passati, i lavori si sono fatti, condotte idriche e invasi sono nati e cresciuti, ma in maniera spesso slegata. Poi, il secondo governo guidato da Silvio Berlusconi vara la legge 443 del 2001. Per tutti è la “Legge Obiettivo”. Lo strumento pone le basi per il Programma delle Infrastrutture Strategiche, che prevede una serie di grandi opere fra il 2002 e il 2013. Il Cipe, ossia il Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica, è l'organismo naturale di raccordo fra i diversi dicasteri - in particolare le Infrastrutture e il Tesoro, ma anche altri - chiamati a partecipare al piano, dunque a erogare i miliardi di euro necessari. Per buona parte, il programma è ancora, se non proprio un libro dei sogni, ancora di là dall'essere realizzato. Peraltro, dall'impianto originario sono sbocciati innumerevoli progetti complementari, facendo lievitare le spese di previsione in maniera esponenziale. L'anno scorso, il ministero delle Infrastrutture e dei trasporti ha pubblicato l'ottavo volume di verifica di ciò che è stato fatto e ciò che ancora deve vedere la luce. Lo stesso ministro Altero Matteoli ha ammesso: «In più occasioni sono state sollevate critiche sulla espansione programmatica del Piano delle Infrastrutture Strategiche, una critica sollevata già nel 2001 all'atto dell'approvazione di tale strumento da parte del Cipe; tuttavia, nei fatti dal 2001 ad oggi il perimetro dei progetti realmente approvati dal Cipe è stato caratterizzato da opere che sono difendibili per quanto concerne la rilevanza strategica. In realtà la esplosione documentale è avvenuta più sul fronte dei progetti inoltrati e, soprattutto, sulla deformazione interpretativa delle finalità di alcune ipotesi programmatiche». Insomma, una rete di piani, preventivi, progetti, veri e propri atlanti di mappe e sottomappe, enciclopedie di elaborati e atti aggiuntivi che rendono la materia un mondo in cui è difficile orientarsi. Gli schemi idrici della Basilicata - dei quali esistono dei pezzi, ma che vanno completati - molti progetti sono in fase di collaudo, di affidamento, di lavori in corso. Togliere adesso 200 milioni di euro vorrebbe dire - a parte colpire le finanze di alcune realtà come l'Ente Irrigazione e il Consorzio di Bonifica di Bradano e Metaponto, soggetti aggiudicatori dei lavori, con tutto ciò che potrebbe comportare per i lavoratori - anche bloccare la completa infrastrutturazione della Basilicata.
di Antonella Giacummo

Napoli. Barricate di monnezza by night
Fuorigrotta esasperata: roghi e blocchi
In via Arlotta gruppi di persone hanno trascinato cassonetti al centro della carreggiata e poi sono fuggiti
NAPOLI - Non sembra di essere di nuovo in emergenza, perchè la città è abituata a tutto: ma la crisi della monnezza versione primavera-estate c'è e si sente, aggravandosi di giorno in giorno. Ieri 2400 tonnellate a terra, riferiva preoccupato il presidente del l'Asìa, Raphael Rossi. Oggi però, come riferisce lo stesso Rossi al Corriere, «la situazione sta un po' migliorando, l'accumulato è leggermente diminuito», probabilmente grazie anche alla nuova ordinanza di Caldoro per lo sversamento nelle altre province (dalle altre regioni invece timida solidarietà). Rossi postilla: «Stiamo davvero lottando con tutte le forze».

RABBIA - Gli odori nauseabondi, complice il caldo torrido dell'ultima settimana, sprigionati da cumuli lasciati a marcire, scatenano la rabbia. Stanotte in via Arlotta a Fuorigrotta, poco prima delle 2.30, gruppi di persone hanno trascinato cassonetti e sacchetti al centro della carreggiata e poi sono fuggiti. Il traffico è rimasto interrotto fino alle 4 del mattino, quando, su segnalazione della polizia, sono intervenuti i mezzi dell' Asia, che hanno raccolto i rifiuti giacenti.

AGGREDITO NETTURBINO - Il clima di tensione è testimoniato anche da un altro episodio: in mattinata è stato aggredito ai danni di un addetto alla raccolta.

INCENDI - A corredo di un'altra notte d'inferno sono stati appiccati roghi a cassonetti e sacchetti nelle zone più colpite dall'emergenza (per ora non al centro storico): i vigili del fuoco ne hanno spenti 18 tra le periferie occidentale ed orientale di Napoli e dell'hinterland.
Alessandro Chetta

Istat: «La Sicilia è sempre più povera»
In disagio economico un cittadino su tre
La povertà relativa è cresciuta dal 24.2% al 27%, diffusa tra le famiglie con 3 o più figli, soprattutto se minorenni
CATANIA - Sicilia sempre più povera. Lo certifica l’Istat nel suo report sull’indigenza in Italia che fotografa per l’Isola una situazione preoccupante. Cosi’ mentre nel Paese si è registrato tra il 2009 e il 2010 un dato sostanzialmente stabile (l’11% delle famiglie è relativamente povero e il 4,6% lo è in termini assoluti) per l’Isola si è avuta una variazione negativa. Nel periodo considerato la povertà relativa è infatti cresciuta dal 24.2% al 27%.

Soffre tutto il Mezzogiorno, ma il fenomeno interessa maggiormente oltre all’Isola anche Calabria e Basilicata. Colpite di più le persone con bassi livelli di istruzione, con bassi profili professionali e, ovviamente, quelle escluse dal mercato del lavoro. In Sicilia, come nel resto del Sud, la povertà continua inoltre a essere maggiormente diffusa tra le famiglie con tre o più figli, soprattutto se minorenni. Nel Meridione se la persona di riferimento ha al massimo la licenza elementare l’incidenza di povertà è pari al 17,2% (contro il 5,6% osservato tra i diplomati e oltre) e sale al 26,7% se è alla ricerca di occupazione.

Tra le famiglie in cui sono presenti persone in cerca di occupazione, l’incidenza sale al 28% se in famiglia ci sono occupati ma non ritirati dal lavoro (quindi almeno un reddito da lavoro e nessun reddito da pensione) e al 30,4% se ci sono ritirati ma non occupati (quindi almeno un reddito da pensione e nessun reddito da lavoro). Livelli di incidenza superiori al 40% si osservano, infine, tra le famiglie senza occupati né ritirati dal lavoro, famiglie, cioè, senza alcun reddito proveniente da attività lavorative presenti o pregresse. Nel Mezzogiorno, alla più ampia diffusione della povertà continua ad associarsi una maggiore gravità del fenomeno: l’intensità è pari al 21,5% e la spesa media mensile equivalente delle famiglie povere è uguale a 779,06 euro mensili. Nel Nord e nel Centro i valori sono più alti - 809,85 e 793,06 euro rispettivamente - nonostante l’aumento dell’intensità osservato tra il 2009 e il 2010 (dal 17,5% al 18,4% nel Nord e dal 17,4% al 20,1% nel Centro).
Fonte Italpress

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