venerdì 15 luglio 2011

La manovra e’ stata rivista in una nuova. Che sara’ emendata in Parlamento. Quindi la nuova manovra non sara’ piu’ tale, sara’ una piu’ nuova manovra. La piu’ nuova manovra, piu’ nuova della precedente che era piu’ nuova dell’originale, sara’ una piu’ nuova della nuova. Niente di nuovo, e’ il vecchio cerchiobottismo.

Manovra: passa al Senato Oggi si vota alla Camera
Venerdì 15 Luglio 2011 06:42  Redazione desk


ROMA - Via libera del Senato alla fiducia sulla manovra. I sì sono stati 161, i no 135 e 3 gli astenuti. Oggi il decreto legge passerà alla Camera dove dovrebbe essere approvato definitivamente, con un altro voto di fiducia. Una manovra, quella del ministro Tremonti, che corre sullo stesso binario della politica economica dell’unione Europea, proprio come lo stesso inquilino di via XX settembre ha sottolineato nel suo intervento al Senato: «Chi fa una manovra come questa vuole il bene del Paese» ma «non ci può essere una politica italiana diversa da quella europea. La soluzione è politica o non è, è comune in Europa o non è. E la politica non può più sbagliare». Per il ministro «è necessario introdurre in Costituzione la regola d’oro del pareggio di bilancio». Quest’ultimo, ha avvertito, «è un vincolo assoluto». «L’aggravarsi della crisi ha reso ancora più evidente la ragione politica di questo decreto. Oltre alle azioni già fatte in passato anche con il decreto sviluppo, la manovra contiene 16 nuove azioni per la crescita. Il bilancio pubblico lo si fa tutto per legge, il pil no. Servono decreti come questi e come altri. Certamente - ha aggiunto - si può fare di più, sentiremo tutti ma non si può dire, perché non è corretto, che non abbiamo fatto molto per lo sviluppo. Senza la tenuta conti - ha sottolineato - non ci sarebbe stato neanche il pil che c’è stato finora». In chiusura il ministro dell’Economia ha ringraziato i senatori e in particolare le opposizioni che hanno permesso i tempi stretti del voto: «Il paese ci guarda: siamo diversi certo ma non troppo divisi. Per questo sono orgoglioso di essere qui con tutti voi». L’impatto della manovra, dopo le correzioni in Senato, sale oltre i 70 miliardi al 2014. Lo afferma il relatore alla manovra Gilberto Pichetto Fratin. Ecco il calcolo: nel 2013 era previsto un impatto di 17,8 miliardi che con le correzioni (più 6 miliardi) sale a 23,8. Nel 2014 invece prima erano previsti 25,3 miliardi ai quali vanno aggiunti i 22 miliardi del Senato per un totale di 47,3 miliardi. Il taglio alle agevolazioni fiscali sarà indistinto. Cioè riguarderà tutte le 483 voci di agevolazione attualmente previste. Il taglio sarà lineare e sarà del 5% nel 2013 e del 20% a partire dal 2014. Riguarderà, tra l’altro, i figli a carico, le spese per la sanità, i redditi da lavoro dipendente, gli asili, gli studenti universitari. Nella nottata di mercoledì la commissione bilancio ha dato il via libera agli emendamenti del relatore, due dei quali sono stati riformulati. Via libera anche a una delle proposte di modifica delle opposizioni, riguardante le sentenze inappellabili. Dei due emendamenti riformulati uno riguarda il patto di stabilità interno con un "addolcimento" dei criteri per individuare gli enti locali virtuosi. Inoltre tra le Regioni che saranno sanzionate per non aver rispettato il patto di stabilità, non saranno annoverate quelle che hanno dovuto affrontare un rientro dal deficit sanitario. Anche l’emendamento riguardante l’ammortamento per le concessionarie e l’imposta sui depositi titoli è stato modificato. In particolare è sta rimodulata la tassa sui depositi titoli per gli anni a partire dal 2013. Soddisfatto ma comunque attento al futuro l’intervento del capo dello Stato: «Giudico molto positivo l’accordo sui tempi. In quattro e quattr’otto nessuno poteva pensare ad un accordo anche sui contenuti. È il segno di una comune percezione da parte di tutti dei rischi a cui è esposta l’Italia e di una comune assunzione di responsabilità». Realizzare la coesione necessaria anche in futuro, ha sottolineato Napolitano, «dipenderà da tutti, maggioranza ed opposizione, realtà sociali ed istituzioni che contano nel nostro Paese. La stabilità finanziaria è condizione imprescindibile anche per la ripresa e per il rilancio dello sviluppo, le due cose non possono essere separate»
http://www.ildomani.it/world/europe/4989-manovra-passa-al-senato-oggi-si-vota-alla-camera.html


Sì alla manovra, tagli per famiglie e asili
Bersani e Casini: ora Berlusconi a casa
Oggi il via libera finale alla Camera. Borsa di nuovo in calo
ROMA - La manovra da 70 miliardi approda oggi in aula alla Camera per il via libera finale. Nessun ostruzionismo dalle opposizioni. L'approvazione così rapida del provvediento viene deinita un «miracolo» dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. La politica affronti la crisi sapendo che «come sul Titanic, non ci si salva nemmeno in prima classe», ha ammonito invece ieri il ministro dell'economia, Giulio Tremonti. Borsa di nuovo giù intanto in avvio di seduta.

Tra i provvedimenti della manovra anche i prelievi sulle pensioni d'oro. Si pagherà un ticket di 10 euro per le visite specialistiche e diagnostiche e di 25 per gli interventi del pronto soccorso in codice bianco già da lunedì prossimo. Colpo di scure sulle agevolazioni fiscali: gli oltre 100 miliardi di valore subiranno un taglio del 5% nel 2013 e del 10% a partire dal 2014. E sarà un taglio indistinto che potrebbe colpire, ad esempio, anche le agevolazioni per le famiglie, per i figli a carico, per gli studenti e gli asili. Per un lavoratore e un pensionato - ha calcolato la Cgil - il costo medio potrebbe essere di 1.200-1800 euro.

«Abbiamo fatto tutto quello che dovevamo fare, una manovra italiana non è stata mai approvata in tre
 giorni», ha affermato Tremonti in un'intervista al Wall Street Journal in cui rilancia l'idea degli Eurobond, che «sono nello spirito del maggio» del 2010, quando l'Europa corse in soccorso della Grecia.

Dopo l'approvazione della manovra «Berlusconi deve andare a casa». E se toccherà al centrosinistra «garantiremo i saldi ma cambieremo l'asse di questa manovra», ribadisce in una intervista a La Repubblica, il segretario del Pd Luigi Bersani, che ripete come il gesto di responsabilità delle opposizioni per garantire una approvazione rapida del decreto sia destinato «al Paese e non a Berlusconi».

La strada, secondo Bersani, è tracciata: «si deve andare ad elezioni, con nuovi protagonisti, nuovi programmi, nuove ricette nel rispetto del saldo di bilancio. Solo questo - spiega - può ridare fiducia, credibilità e un senso di riscossa al Paese». Ma c'è anche il 'piano B': «non mi sottraggo - dice il leader del Pd - all'ipotesi subordinata di un passaggio di transizione che renda possibile allestire una nuova legge elettorale e imbastire le riforme».

In ogni caso, il Pd non condivide questa manovra: «colpisce i ceti medi e bassi, sega le autonomie locali, non mette niente sul tema della crescita, non disturba in modo significativo chi ha di più. I tagli lineari sulle detrazioni si rivolgono a chi paga le tasse». Nel mirino c'è pure il ticket: «l'hanno messo loro, il Pd lo toglierà». Serve «una svolta politica» che secondo Bersani «porterebbe fiducia». Argomenti, questi, che sono stati al centro dell'incontro con Draghi. Il segretario del Pd non ne riferisce, ovviamente, i contenuti: «posso dire qual è il mio interesse, e cioè trovare la risposta per far vedere al mondo che in Italia si può invertire la rotta e dare nuovo impulso alla crescita».

«Voteremo no alla manovra, come abbiamo sempre votato no alla fiducia al governo posta una quarantina di volte. È circa tre anni che diciamo che se ne deve andare a casa, ma lui rimane lì, ma non serve a nulla». Lo ha detto ospite di In onda su La7 il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini. «Berlusconi ha due strade: la prima è dire "incasso la manovra in tre giorni, l'ho sfangata, continuo come prima". Sarebbe un gesto di grande miopia. Oppure prende atto che la fase si è esaurita e dà il suo contributo. Per me non si dimetterà e debbo dire che l'opposizione non deve fare una cosa aspettandosene un'altra. Non facciamo una cortesia a Berlusconi anticipando la manovra, ma una cortesia agli italiani».


 

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