giovedì 7 luglio 2011

Federali.Sera_7.7.11. Mi piace il giornalismo sardo, stringato concettuale paragrafato.

L'UNIONE SARDA - Economia: Fondi Ue, Strasburgo salva l'Isola
Quali scelte per l'acqua lucana?
Inchieste sui rifiuti fuori regione. Le ipotesi: traffico illecito e truffa
Fitto, ok ai decreti attuativi dello Statuto del Trentino Alto Adige
Germania: +1,2% mese su mese produzione industriale maggio


L'UNIONE SARDA - Economia: Fondi Ue, Strasburgo salva l'Isola
07.07.2011
L'assessore La Spisa: «Riconosciute le differenze economiche»
Approvata una norma che prevede una “categoria intermedia”: restano le risorse Fesr La Sardegna potrà contare per altri sette anni sui fondi europei. L'Ue si è infatti espressa a favore di una nuova categoria intermedia tra quelle già esistenti, ovvero gli obiettivi “convergenza” e “competitività” (in cui rientra la Sardegna). Novità che permetterà a molte regioni del Mezzogiorno di non perdere le risorse del Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr). La notizia dovrà ora essere confermata da un regolamento, ma fa comunque ben sperare. «Già durante l'ultimo comitato di sorveglianza del Fesr avevamo caldeggiato questa possibilità», ha commentato l'assessore regionale alla Programmazione Giorgio La Spisa. «L'Italia non è suddivisibile in due parti nette, c'è una diversità di condizioni socio-economiche, e questa categoria dà il giusto riconoscimento».
CATEGORIE Al momento la Sardegna si trova nell'obiettivo “competitività” ma in fase di ingresso ( phasing in ), quindi con condizioni agevolate. Questo significa che alla fine del periodo in corso (2007-2013) la Regione avrebbe risorse più contenute e vincolate. Per essere inseriti nell'obiettivo “convergenza” (che mira a creare condizioni più propizie alla crescita e all'occupazione, favorendo investimenti sulle persone e sulle risorse fisiche, sull'innovazione, sull'ambiente ed sull'efficienza amministrativa) il Pil pro capite deve essere inferiore al 75% della media comunitaria. A questa categoria è infatti destinato oltre l'81% dei Fondi strutturali. L'obiettivo “competitività regionale e occupazione” (a cui va quasi il 16% delle risorse), riguarda i Paesi esclusi dall'altro obiettivo e punta a rafforzare la competitività e le attrattive delle regioni e l'occupazione, anticipando i cambiamenti economici e sociali. «Il vantaggio della nuova categoria», ha aggiunto La Spisa, «è quello di potere continuare ad avere un flusso di risorse consistenti». In questo modo sarebbero poi coperte numerose finalità ora escluse, come, per fare un esempio, le reti idriche adesso non finanziabili con fondi Ue.
REAZIONI La novità, che riguarda la programmazione dal 2014 in poi è positiva anche per Massimo Putzu, presidente di Confindustria Sardegna, nel momento «in cui non si raggiungessero gli obiettivi prefissi da questa programmazione, ed è probabile». Per Putzu, deve far riflettere che la Sardegna, dopo un ventennio di aiuti «non è ancora in grado di essere autosufficiente». Per Andrea Fora, commissario regionale di Confcooperative, invece, «non è un problema di quantità di risorse. Occorre uno sforzo in termini di programmazione e un coordinamento degli interventi nei territori e nelle filiere e dei tempi, con il coinvolgimento delle parti socio-economiche». Annalisa Bernardini

Quali scelte per l'acqua lucana?
07/07/2011
di PARIDE LEPORACE
Per la seconda volta l'amico Mauro Armando Tita ha fatto presente al Comitato referendario per l'acqua pubblica lucana che nella nostra regione la questione è poco trasparente per il futuro di Acquedotto lucano, Ato e concessioni di acque minerali. Ci aspettavamo una risposta di chi coltiva la cura di questi temi ma è rimasto un silenzio assordante. A questo punto mi è sembrato giusto interpellare il presidente del Comitato per avere un parere. Il colloquio ha rivelato quello che si sospettava: il comitato lucano ha tempi molto lunghi, non si appassiona molto al dibattito che lo riguarda e si limita a chiedere al presidente De Filippo che sia salvaguardato il concetto di "pubblico" in modo molto astratto. La più recente attività del Comitato definita "un bel progetto" è quello di andare "alla scoperta delle fonti lucane" e infatti il 3 luglio si è svolta una bella gita alla sorgente "acqua del sambuco" per raggiungere poi il letto del fiume Noce. Un comunicato informa che domenica prossima si parte dal ponte Musumeci per raggiungere altre chiare, fresche, dolci acque. Premesso che ognuno ha il diritto di svolgere l'attività politica nel modo che ritiene opportuno, e
 aggiungendo che il lato ludico della vita è sempre apprezzabile, ci si consenta di dire (ne abbiamo qualche ragione essendoci impegnati attivamente nella battaglia referendaria) che forse il Comitato lucano è distratto dalle
 vere poste in gioco.
 Nel giorno della simpatica gita potentina a Roma si è riunita l¹assemblea nazionale dei movimenti per l'acqua discutendo di una piattaforma che difende l'esito referendario non solo dalla destra, ma usando le parole del leader Marco Bersani, anche quello del blocco politico-mediatico della segreteria Pd e di Espresso e Repubblica che in accordo con Confindustria patrocinano manovre dei poteri forti finanziari che promuovono nuove leggi a favore di quel mercato bocciato nelle urne. Per restare a questioni semplici: con l'acqua non si fanno profitti. Forse il comitato lucano dovrebbe alzare lo sguardo su quello che è accaduto in Puglia dove i comitati hanno costretto il compagno Vendola a spiegare molte scelte fatte su Acquedotto pugliese, un ente che ha comprato le azioni detenute dalla Basilicata e del cui impiego economico nulla si dice. Ma c¹è molto di più. La vertenza Cutolo sta svelando risvolti politici compromissori e consociativi consumati sulle tasche dei lucani e dei lavoratori. Le denunce del Quotidiano e del Fatto hanno costretto la regione Basilicata a rivedere le procedure di concessione di un'azienda che non ha pagato oneri e tasse. Oggi Pietro Simonetti denuncia sul nostro giornale vicende inquietanti sulle acque minerali: un emendamento piazzato alla Berlusconi di nascosto in un
 decreto lasagne per evitare di pagare le royalties a tappo e l'abolizione del divieto di poter passare le concessione ad altra società senza l'autorizzazione della Regione. Simonetti i conti li offre in modo chiaro: un miliardo di litri di acqua lucana hanno prodotto alle compagnie (come è noto c'è anche la Coca Cola) incassi per 283 milioni di euro. I lucani hanno ricevuto dalle royalties solo 305 mila euro. Uno scippo legalizzato e che ha bisogno di radicali cambiamenti alla luce della "narrazione dei beni comuni" come l'ha definita lo storico Piero Bevilacqua. E torniamo a parlare della nomina prossima ventura ad Acquedotto lucano. Alla luce del referendum di tre settimane fa come si procede? L¹acqua bene pubblico ha bisogno di trasparenza. L'assemblea dei sindaci sul piano formale è sovrana nel decidere chi comanda. Sappiamo bene invece che boiardi e leader di destra e di sinistra impongono l¹organigramma. Il tavolino del partito-regione risolta la partita del San Carlo nelle prossime ore si
 metterà con i bilancini a decidere il resto della lottizzazione. Su
 Acquedotto lucano incombe la figura di Egidio Mitidieri. Egli è uomo della
 politica, ma anche del potere bancario. Banca del Sud e Banco di Napoli. Il
 conflitto d¹interessi è macroscopico. Mitidieri non è uomo di comunicazione.
 Preferisce non apparire, controlla senza apparire, risponde a Vito De
 Filippo e ne cura i successi elettorali in area Sud in un¹alleanza familiare
 che coinvolge anche Gianni Pittella. I suoi più stretti collaboratori lo
 definiscono manager capace sul piano dei conti e dei risultati e uomo
 attento al "bene comune". A questo punto è necessaria un'operazione verità.
 Se Mitidieri deve essere confermato spieghi alla Basilicata i vantaggi della
 sua nomina, le scelte manageriali e demolisca quel luogo comune che dipinge
 Acquedotto Lucano come la cassaforte della politica. De Filippo ha il dovere
 di spiegare che scelte intende effettuare su questo delicato crinale. Fateci
 comprendere se ci tutela meglio Mitidieri che è lucano, o se state preparando una nuova operazione alla Des Dorides concertata con i potentati economici che fanno capo agli ex Ds e Margherita, perché forse anche a noi ultrà del bene pubblico con senso di autonomia potete far passare il convincimentoi che un banchiere lucano è preferibile ad un affarista tosco-emiliano. Oppure il popolo referendario è in grado, sindaco per sindaco, di poter imporre una scelta democratica e condivisa dagli elettori?
 L'ho sparata grossa volontariamente per analizzare amaramente che la Basilicata ha grandi difficoltà a costruire democrazia dal basso partecipata. Non bisogna comunque arrendersi e quantomeno cercheremo di tenere vivo il controllo su quello che la Commissione Rodotà ha identificato come proposta di riforma della proprietà pubblica che non appartiene né ai partiti, né ai loro autorevoli rappresentanti. Se qualcuno vuole sporcarsi le mani con l'acqua pubblica le pagine del Quotidiano sono a sua disposizione.

Inchieste sui rifiuti fuori regione. Le ipotesi: traffico illecito e truffa
Verifiche su accordi e modalità con cui è stata trasferita la spazzatura prima che fosse varato il decreto legge
ROMA - La prima traccia l’aveva fornita il maggiore dei carabinieri Giovanni Caturano, comandante del Gruppo tutela ambiente di Napoli e responsabile del Nucleo operativo ecologico per il Sud. Erano le 8.35 del 18 maggio scorso, un mercoledì. E, parlando davanti ai componenti della commissione parlamentare d’inchiesta sui rifiuti che l’avevano convocato, il militare spiegò: «C’è una sottile linea grigia che ancora non siamo riusciti a individuare su questa questione. La Regione Campania ha fatto accordi di programma con le Regioni Marche, Toscana e Puglia. Sono tutte situazioni borderline che bisogna valutare. E che stiamo valutando» . Il riferimento era al trasporto di rifiuti fuori regione in assenza di intese istituzionali. Quello che i carabinieri ritenevano non in linea con la legge. Quello che contestava la stessa Regione Puglia, relativamente all’immondizia che finiva a Taranto in virtù di accordi privati con la società «Italcave» . Quello che ha portato il Tar a dare ragione a Nichi Vendola, ribadendo il divieto di portare i rifiuti normali» in altre regioni senza intese. Come è andata a finire, è cosa nota.

Un decreto legge, il cosiddetto «sblocca-flussi» , ha dato il via libera ai viaggi dell’immondizia subordinandoli al preventivo accordo tra governatori, e in questi giorni si sono attivati i canali ufficiali tra Regioni. Quelle «esportazioni» fatte prima del decreto, però, sono finite in un’indagine dei carabinieri. E l’ipotesi di reato è gravissima: traffico illecito organizzato di rifiuti, truffa aggravata ai danni dello Stato, più un’altra variegata serie di violazioni al codice ambientale. Tre i fascicoli aperti: uno dalla Procura di Napoli (l’indagine la coordina direttamente il capo dei pm Giovandomenico Lepore, che l’ha affidata ai sostituti Federico Bisceglia e Maurizio De Marco), un altro dalla Procura di Lecce (che ha competenza per gli accertamenti ambientali su ciò che è accaduto nella discarica di Taranto, l’inchiesta è coordinata dal procuratore Cataldo Motta e affidata al pm Elsa Valeria Mignone), e un terzo dalla Procura di Messina (competente sulla discarica di Mazzarà Sant’Andrea). Gli accertamenti, ancora allo stato preliminare, sono stati avviati per comprendere perché siano stati stipulati contratti «privati» pur in presenza di accordi istituzionali. E soprattutto perché, se già c’era un’intesa con Puglia, Marche ed Emilia Romagna, i rifiuti venivano mandati anche in Sicilia. Le verifiche riguardano sia la «Sapna» (la società della Provincia di Napoli che gestisce il ciclo dei rifiuti e che quegli accordi privati li avrebbe «promossi» ) che la «Ecoambiente» , società di Salerno che, durante l’emergenza di Napoli, non potendo più inviare i rifiuti in Irpinia li ha dirottati nella discarica di Taranto.

LE INDAGINI - Due i filoni d’indagine dei carabinieri (investigazioni che sono ancora alle fasi iniziali, e dunque vanno interpretate come «verifiche» ). Uno punta proprio all’accordo sottoscritto da «Sapna» e «Ecoambiente» con «Italcave» , titolare della discarica che avrebbe accolto anche rifiuti non previsti dall’accordo tra Campania e Puglia, motivo per il quale la società fu destinataria di un’ordinanza della Regione che le intimava di cessare i conferimenti. Un altro filone, invece, conduce ai rifiuti portati in Sicilia nella discarica di Mazzarà Sant’Andrea, in provincia di Messina: sono 250 i contratti stipulati dalla «Sapna» (per un totale di 12 milioni di euro), e «tutti con la stessa associazione temporanea d’imprese» formata dalle ditte «Profineco» e «Vincenzo D’Angelo» . Il 25 marzo scorso il direttore tecnico della società Giovanni Perillo spiegava così la vicenda: «Gli organi della regione Sicilia sono stati consultati e hanno dato l’autorizzazione scritta alla movimentazione, non si può pensare muovessimo tutti questi rifiuti senza avvertire le istituzioni del luogo» . Quello stesso giorno Vincenzo Emanuele, dirigente generale del Dipartimento rifiuti della Regione Sicilia, raccontava tutt’altra storia a Michele Schinella, giornalista del settimanale d’inchiesta siciliano Centonove: «Escludo categoricamente che ci sia un flusso di rifiuti in direzione della Sicilia. L’assessorato non ha mai dato autorizzazioni in tal senso: ci risulta solo un flusso di 25 tonnellate» . C’è da capire chi ha ragione. C’è da capire se gli accordi stipulati dalle società che gestiscono il ciclo di rifiuti nelle province di Napoli e Salerno abbiano di fatto aggirato il divieto di trasportare fuori regione i rifiuti «normali» (come sospettano i carabinieri), o al contrario siano stati conclusi nel pieno rispetto della legge (come sostengono le società). E, soprattutto, c’è da capire se portare quell’immondizia fuori regione è stato davvero un «traffico illecito organizzato di rifiuti» .
Gianluca Abate

Fitto, ok ai decreti attuativi dello Statuto del Trentino Alto Adige
Il Consiglio dei Ministri, ha approvato i tre decreti su controllo della Corte dei Conti, di dotazione organica dei Consiglieri di Stato, di tutela della popolazione di lingua ladina.
ROMA. Il Consiglio dei Ministri, presente il Presidente della Provincia Autonoma di Bolzano, Luis Durnwalder, ha approvato tre decreti attuativi dello Statuto della Regione Trentino Alto Adige in materia di controllo della Corte dei Conti, di dotazione organica dei Consiglieri di Stato, di tutela della popolazione di lingua ladina. Lo ha reso noto il Ministro per i Rapporti con le Regioni e per la Coesione territoriale, Raffaele Fitto.

 Il provvedimento in materia di controllo della Corte dei Conti adegua le vigenti norme di attuazione alle modifiche intervenute con la riforma, prima, del titolo V della Costituzione e, poi, del titolo VI dello Statuto di autonomia relativo all'autonomia finanziaria della Regione e delle Province autonome, in attuazione del federalismo fiscale. In particolare, si prevede il superamento del controllo preventivo di legittimità svolto dalla Corte dei Conti sugli atti amministrativi della Regione e delle Province autonome, così come già avviene per le Regioni a statuto ordinario, la semplificazione della procedura di verifica dei rendiconti della Regione e delle Province autonome, la facoltà di integrazione delle Sezioni di controllo con un componente designato dai Consigli delle Province autonome, nonché l'attribuzione alle Province del controllo sulla gestione e la vigilanza sugli obiettivi di finanza pubblica relativamente agli enti locali, ai propri enti e organismi strumentali, alle aziende sanitarie, alle università non statali, alle Camere di commercio e agli altri enti o organismi ad ordinamento regionale o provinciale finanziati dalle stesse in via ordinaria.

 Il decreto legislativo in materia di dotazione organica dei Consiglieri di Stato stabilisce l'incremento da due a tre del numero dei Consiglieri appartenenti al gruppo di lingua tedesca nominati a far parte delle Sezioni del Consiglio di Stato investite dei giudizi d'appello sulle decisioni dell'autonoma Sezione di Bolzano del Tribunale Regionale di Giustizia Amministrativa, attribuendo le spese relative a tale incremento alla Provincia di Bolzano, nel quadro del concorso finanziario della stessa Provincia al riequilibrio della finanza pubblica.

 Il provvedimento riguardante la tutela della popolazione di lingua ladina inserisce tra i territori nei quali le carte d'identità sono redatte nelle lingue italiana, tedesca e ladina, anche le frazioni di Oltretorrente, Roncadizza e Bulla, del comune di Castelrotto in provincia di Bolzano, in quanto tali frazioni si estendono su un'area da sempre abitata da popolazioni appartenenti alla cultura ladina. Il Ministro Fitto, nel manifestare la sua soddisfazione per l'approvazione da parte del Consiglio dei ministri di oggi dei provvedimenti legislativi che riguardano le Province autonome di Trento e Bolzano, ha sottolineato che:"tutte le Commissioni paritetiche, non solo quelle per il Trentino ma anche quelle per tutte le altre Regioni a statuto speciale, stanno svolgendo un intenso lavoro, consentendo di realizzare, in alcuni casi dopo anni di attesa, importanti interventi riformatori frutto dell'accordo tra lo Stato e la Regione interessata".7 luglio 2011

Germania: +1,2% mese su mese produzione industriale maggio
La produzione industriale in Germania a maggio ha registrato un aumento dell'1,2% mese su mese (+0,5% mese su mese il consenso) e un rialzo del 7,6% anno su anno. Lo ha reso noto il Ministero dell'Economia tedesco, aggiungendo che la produzione nel settore delle costruzioni è aumentata, sempre nel mese di maggio, dell'1,1% mese su mese e quella manifatturiera dell'1,2% mese su mese.
La produzione "mantiene il suo trend di una dinamica al rialzo piuttosto pronunciata", si legge nel comunicato del Ministero che accompagna il dato, dove si riconosce comunque che i moderati ordini manifatturieri fanno pensare a un'espansione più lenta nei prossimi mesi.

Nessun commento: