mercoledì 17 agosto 2011

Federali.Mattino_17.8.11. Bari. L'estate è anche questo: la crisi che morde sempre i più deboli. Così vediamo, nella Puglia del turismo intelligente, nella regione del turismo rampante che fa BUUUUM BUUUUM come le doppiette dei cacciatori, tanti troppi alunni che, proprio in estate lavorano. Vecchia piaga della nostra terra mai curata con decisione, mai estirpata del tutto. Eccoli gli alunni nel sole: rapidi e veloci al bancone del bar, ai tavoli delle mille pizzerie, perfino alla pompa di benzina. «Maestro, in meno di cinque minuti ti cambio l'olio, vuoi scommettere». Chi parla così è una bambina-benzina, avrà più o meno otto anni...----Vendola raddoppia i posti nella task force che dovrebbe cercare lavoro per i pugliesi.


Bari. L'altro Ferragosto. Bimbi al lavoro nella calda estate
Vendola raddoppia i posti nella task force che dovrebbe cercare lavoro per i pugliesi
Eva Klotz ricorda Cossiga e il plebiscito
Delle Province non si farà nulla


Bari. L'altro Ferragosto. Bimbi al lavoro nella calda estate
di PAOLO COMENTALE
E la scuola? Finita! E le vacanze? Silenzio di... tomba. Ma le vacanze per tanti alunni non sono nemmeno incominciate. Breve cronaca di un ferragosto in città con epilogo in spiaggia. Il solleone rotola sull'asfalto e come una belva ferita azzanna le strade, respirano solo i balconi ai piani alti dei palazzoni che a San Girolamo, periferia nord della città, si affacciano sul mare. Eccoli gli alunni in vacanza: è domenica giocano nell'acqua scura piena di alghe a due passi dai genitori, raccolti sotto gli ombrelloni. A sud c'è un serpentone di acciaio e vampe, alunni stipati in auto con la speranza di arrivare al mare... prima o poi! La benzina costa, il tempo è denaro ed allora ecco scendere a frotte dai palazzi e guadagnare le spiagge di Pane e Pomodoro o di Torre Quetta. In alto sfrecciano a ritmi serrati i nuovissimi charter delle vacanze con a bordo gli alunni più fortunati che parleranno al ritorno a scuola di luoghi esotici e difficili da pronunciare. Maldive, Varadero, Libano e Sharm, Kos e Resort e così via... Mentre il mare si incupisce ancora di più verso mezzogiorno un vecchio con l'aiuto di un bambino fruga nella pancia di un cassonetto giallo.

L'estate è anche questo: la crisi che morde sempre i più deboli. Così vediamo, nella Puglia del turismo intelligente, nella regione del turismo rampante che fa BUUUUM BUUUUM come le doppiette dei cacciatori, tanti troppi alunni che, proprio in estate lavorano. Vecchia piaga della nostra terra mai curata con decisione, mai estirpata del tutto. Eccoli gli alunni nel sole: rapidi e veloci al bancone del bar, ai tavoli delle mille pizzerie, perfino alla pompa di benzina. «Maestro, in meno di cinque minuti ti cambio l'olio, vuoi scommettere». Chi parla così è una bambina-benzina, avrà più o meno otto anni...

Epilogo. Capitolo. Spiaggia famosa a sud della città. Stamattina tra la sabbia e il mare ho scoperto un giovanissimo venditore di occhiali da sole. Era coperto come un tuareg nel deserto del Sahara: camicia pantaloni cappello sciarpetta ciabatte. Correva nel sole. I bagnanti volevano compare volevano fermarlo ma lui... correva sulla riva. Come impazzito. Allora l'ho inseguito l'ho fermato... «Come ti chiami ?» «Amid!». «Se vendi ti devi fermare, come fai a vendere tutto di corsa... la gente vuole vedere e ...». All'inizio non capiva le mie parole poi ha capito e, con le mani e i gesti, con la voce e gli occhi, mi ha spiegato una cosa... incredibile. Era la prima volta che vedeva il mare e gli sembrava di impazzire dalla gioia, per questo non riusciva a stare fermo. Gli ho comprato tutti gli occhiali, li regalerò ai miei amici che non riescono più a vedere la gioia di un bambino che scopre il mare. Alunni del Sole, buone vacanze.

Vendola raddoppia i posti nella task force che dovrebbe cercare lavoro per i pugliesi
 di Antonio Calitri 
In Puglia manca il lavoro. Nichi Vendola raddoppia i posti, almeno quelli della task force per l'occupazione. Un organo di esperti esterni che dovrebbe risolvere vertenze e crisi e trovare le migliori soluzioni per chi cerca lavoro e per chi lo sta perdendo a causa della crisi. E che in pieno agosto è passata dai 5 ai 10 componenti, esterni, probabilmente in previsione delle difficoltà che ci saranno alla riapertura. Mentre il governatore pugliese si lamenta della macelleria sociale di questa manovra nella sua regione scoppia una nuova sprecopoli. O almeno così la definisce l'opposizione. Dopo aver nominato sette esperti per la valutazione degli investimenti regionali che riceveranno uno stipendio da 60 mila euro per i prossimi tre anni, arriva il raddoppio della task force per il lavoro. Raddoppio che non è passato in sordina come si sperava visto il periodo e sono scoppiate nuove polemiche con l'opposizione che grida all'ennesimo costo della casta e con la regione che cerca di motivare la decisione. A farlo uno dei pochi assessori regionali al lavoro in questo periodo, Elena Gentile, che ha diffuso addirittura due note ufficiali per rispondere a chi ha contestato le nuove poltrone. Prima ha dichiarato che chi contesta il lavoro della squadra vendoliana dovrebbe pensare a «OM Carrelli elevatori a Bari, Teleperformance a Taranto, Natuzzi, Franzoni filati, Miroglio e persino la Croce Rossa, l'Enaip, i pescatori del bianchetto di Manfredonia ed il Comune di Foggia, queste alcune delle tante vertenze che hanno impegnato la task force nelle ultime settimane». Peccato che a un impegno non sempre risponde una soluzione delle crisi. Ieri poi, è tornata sull'argomento e replicando a un consigliere tarantino ha scritto che «evidentemente il suo interesse per il territorio è veramente poca cosa se non riesce ad apprezzare il lavoro fatto dai professionisti incaricati e pagati con pochi euro a favore, per esempio, dei lavoratori di Teleperformance e della Miroglio».

Eva Klotz ricorda Cossiga e il plebiscito
BOLZANO. Ad una anno dalla morte, il partito della pasionaria separatista altoatesina Eva Klotz ricorda la figura dell'ex presidente della repubblica Francesco Cossiga, il cui nome rimarrà indissolubilmente legato all'Alto Adige per un disegno di legge firmato nel 2006 dall'ex senatore a vita nel quale si proponeva un plebiscito per la secessione dei sudtirolesi.
Il partito (Sudtiroler Freiheit) ricorda l'impegno di Cossiga per la causa dei sudtirolesi e stigmatizza ancora quello che fu l'atteggiamento della Svp, che vide nella proposta una sorta di "provocazione" nei confronti di chi si era impegnato sulla strada dell'autonomia, definendo come "irrealizzabile utopia" la via della secessione. 16 agosto 2011

Delle Province non si farà nulla
La Liguria e l'Umbria avrebbero, ciascuna, un solo ente
 di Marco Bertoncini  
Nel complesso siamo fra il 40 e il 50 per cento di taglio delle Province». Così, orgogliosamente, proclamava Roberto Calderoli intervistato domenica scorsa da la Padania. Già in precedenza aveva sparato cifre elevate, fra i 30 e i 40 enti provinciali destinati a sparire.
Vediamo, però, di capire se realmente le province destinate a scomparire siano così elevate di numero.
Prima che si potesse leggere il testo del decreto-legge sulla manovra come pubblicato in Gazzetta, si pensava che la sforbiciata riguardasse le province con meno di 300mila abitanti. La lettura del testo ufficiale ha rivelato che non vengono toccati gli enti con almeno 3mila kmq di superficie. Non è finita.

Se la lettura del testo appare drastica («a decorrere dalla data di scadenza del mandato amministrativo provinciale in corso_ sono soppresse le province_»), un piccolo particolare sposta nel tempo l'operazione. La popolazione, infatti, non è quella oggi legale, bensì quella che sarà rilevata «al censimento generale della popolazione del 2011».

Nel corso della conferenza stampa, Roberto Calderoli ha segnalato come si tratti di una disposizione dettata dal buon senso, poiché il censimento si svolgerà nei tempi di conversione in legge del decreto e conviene quindi attendere i nuovi dati: alcune province potrebbero essere oggi (censimento 2001) sotto i 300mila, ma salire sopra (censimento 2011).

C'è un particolare. È vero che il censimento si svolgerà il 9 ottobre prossimo, ma i risultati ufficiali, gli unici che abbiano valore legale, saranno in vigore soltanto con l'emanazione di un dpr che di solito arriva un anno e mezzo dopo (almeno) il censimento. Per esempio, i risultati del censimento 1981 andarono sulla Gazzetta Ufficiale il 7 aprile 1983. I dati del censimento 2001, quelli tuttora in vigore, furono pubblicati il 7 aprile 2003. Dunque, bisognerà attendere verosimilmente l'aprile 2013 per sapere quali siano le pro-vince con popolazione inferiore ai 300mila abitanti.

Attenzione, poi. Ci sono le regioni a statuto speciale. Due non sono interessate, o perché non hanno province (Valle d'Aosta) o perché le loro sono province autonome (Trentino-Alto Adige). Lo statuto della Sicilia assegna alla regione il «regime degli enti locali e delle circoscrizioni relative»; similmente gli statuti sardo e friulano attribuiscono ai rispettivi enti la competenza in tema di «ordinamento degli enti locali e delle relative circoscrizioni».

È così vero che la Sicilia soppresse le province, sostituendole con liberi consorzi di comuni, oggi denominati province regionali. Quanto alla Sardegna, in luogo di tagliare le province, dopo aver assistito al sorgere (con legge statale) della quarta provincia (Oristano), ha provveduto, con proprie leggi regionali, a farne nascere altre quattro, ciascuna con due capoluoghi.

Ergo, bisogna guardare alle quindici regioni a statuto ordinario, per vedere quali province siano destinabili alla ghigliottina. Sulla base di recenti dati Istat, si tratterebbe di Asti, Verbano-Cusio-Ossola, Vercelli, Biella, Lodi, Rovigo, Imperia, Savona, La Spezia, Piacenza, Massa-Carrara, Pistoia, Prato, Terni, Ascoli Piceno, Fermo, Rieti, Campobasso, Isernia, Benevento, Crotone e Vibo Valentia. Siamo solo a quota 22. Tanto per capirci, ben sette di queste province sono sorte negli ultimi vent'anni. La loro soppressione, però, dovrebbe tener conto delle istituende città metropolitane.

Il governo ha la delega, da esercitare entro il maggio 2013, per adottare i decreti legislativi isti-tutivi delle città metropolitane di Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Bari, Napoli e Reggio Calabria. Ovviamente, il sorgere di questi nuovi enti locali determinerebbe ritagli di confini destinati a incidere sulle province contermini. Un solo esempio: la Liguria. Secondo il decreto-legge, la soppressione toccherebbe tre province su quattro, esclusa la sola Genova, la quale ultima pe-rò scomparirebbe con la costituzione della città metropolitana di Genova. Ecco che allora bisognerebbe ridisegnare l'intero territorio ligure. Ancor più complicato il caso di Pistoia e Prato, posto che il consiglio regionale della Toscana individuò l'area metropolitana fiorentina nelle intere province di Firenze, Prato e Pistoia.

Passiamo poi ai casi di due piccole regioni. L'Umbria, ove scomparisse la provincia di Terni, sarebbe una regione con una sola provincia. Non ci sono divieti, certo; però suona insolita, per non definirla altrimenti, la coincidenza territoriale di due enti, l'uno all'altro sovraordinato. Ma, si dirà, l'Umbria po-trebbe recuperare Rieti, umbra sino al fascismo e adesso destinata a scomparire. E no, perché il decreto vieta, ai comuni appartenenti a una provincia soppressa, di cambiare regione (una modifica assurda, perché inibisce mutamenti territoriali a volte attesi da decenni in alcune zone).

Passiamo al Molise. La regione è esempio perfetto della dilatazione degli enti. Fino alla repubblica, esisteva una regione (intesa come compartimento statistico, senza competenze legislative) Abruzzo e Molise, con quattro province. Adesso abbiamo due regioni, con sei province. Unificando Campobasso e Isernia, si avrebbe una regione con una sola provincia. È pensabile? Qui giunti, mettiamo insieme province che potrebbero rinascere con l'istituzione delle città metropolitane, province che si accorperebbero senza scomparire, province che dovrebbero restare in vita a causa dell'insufficienza di enti provinciali nella regione di appartenenza: l'operazione si ridurrebbe, non immediatamente, ma fra qualche anno, a una dozzina di enti (più le dieci province destinata a mutarsi in città metropolitane; ma da queste nascerebbero nuove province?). Naturalmente la riduzione degli uffici decentrati dello Stato sarebbe limitata a queste ex province, non certo alle città metropolita-ne. Nessuno può sognarsi che nella città metropolitana di Milano non ci siano, domani, prefettura, questura ecc. A questo punto c'è da pensare che, un po' per motivi razionali, un po' per le ovvie pressioni dei parlamentari legati ai territori da cui sparirebbero le province più disgraziate (altro è la sparizione di un'intera categoria di enti, altro la soppressione di una parte: più fosse ridotta, più elevate sarebbero le proteste), l'intera operazione subisca un azzeramento. Per meglio dire, sarebbe pensabile un rinvio, con la riserva di nulla fare, almeno finché non siano partite le città metropolitane.

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