mercoledì 17 agosto 2011

Federali.Sera_17.8.11. Ogni giorno, a colazione, pranzo e cena la mensa della Caritas Diocesana di viale Fra Ignazio ospita centinaia di persone. Soltanto il 20% di chi frequenta la mensa è di nazionalità straniera. Tutti gli altri sono sardi. Tra mare, sole e divertimento, è questo oggi il vero volto della Sardegna.----Ieri, Reggia e Parco reale chiusi per riposo settimanale, un centinaio di visitatori a sbirciare tra i cancelli, un po' di sole sui prati del Campetti antistanti, poi tutti al parcheggio e ciao Caserta. Normale.


LA NUOVA SARDEGNA - Cronache : La crisi ha cambiato il volto di chi si rivolge alla mensa gestita dai volontari La festa dei nuovi poveri alla Caritas
Caserta. Il turismo mordi e fuggi non risparmia la Reggia
«Milano maglia nera». Nuovi sacrifici?
L’epopea del buon selvaggio


LA NUOVA SARDEGNA - Cronache : La crisi ha cambiato il volto di chi si rivolge alla mensa gestita dai volontari La festa dei nuovi poveri alla Caritas
17.08.2011
CAGLIARI. Cresce l’allarme povertà. Un dramma che non risparmia neanche la Sardegna. E che appare più rilevante in occasione delle festività. Le grandi tavolate imbandite sono un lusso per pochi anche a Ferragosto. Ogni giorno, a colazione, pranzo e cena la mensa della Caritas Diocesana di viale Fra Ignazio ospita centinaia di persone. Soltanto il 20% di chi frequenta la mensa è di nazionalità straniera. Tutti gli altri sono sardi. Tra mare, sole e divertimento, è questo oggi il vero volto della Sardegna. «A Ferragosto abbiamo celebrato la festa religiosa e civile ma l’impegno dei volontari è 365 giorni l’anno - spiega Don Marco Lai, direttore del Centro di Solidarietà Giovanni Paolo II - soltanto per il servizio mensa si calcolano circa 500 euro di pasti al giorno. Domenica vi hanno preso parte circa 170 persone anche se credo che da parte nostra sia fondamentale aiutare le famiglie a casa loro con il supporto della spesa. Che non leva loro l’obbligo e la dignità di prepararsi da mangiare». La Caritas Diocesana offre diversi servizi diurni e notturni, tra i quali una serie di progetti finalizzati a contrastare la povertà a partire dai centri di ascolto, i centri di prima accoglienza, l’ambulatorio, ed il centro anti usura. Oltre al servizio accoglienza e mensa. «È sempre più rilevante il numero di quanti si rivolgono alla Caritas - dichiara Don Marco Lai, da sei anni direttore del centro - oggi sono soprattutto le famiglie a cadere nel baratro della povertà. Chi si rivolge alla Caritas ha perso il lavoro, non ha più reddito o è sopraffatto da problemi finanziari e dalle cartelle di Equitalia». È così che negli anni la Caritas ha cambiato volto: i vagabondi ed i barboni di una volta sono persone comuni, con un tetto, abiti puliti. Sono operai, cassintegrati, madri sole. «Da poco purtroppo - afferma Don Marco - l’Università ha sfrattato le Suore di Madre Teresa da un edificio situato nel centro cagliaritano dove garantivano un servizio essenziale di accoglienza e un pasto. Ora verranno trasferite a Sant’Elia a servizio delle famiglie».

Caserta. Il turismo mordi e fuggi non risparmia la Reggia
Tour operator: «La nostra è una città ostile»
CASERTA — Ieri, Reggia e Parco reale chiusi per riposo settimanale, un centinaio di visitatori a sbirciare tra i cancelli, un po' di sole sui prati del Campetti antistanti, poi tutti al parcheggio e ciao Caserta. Normale. Ieri l'altro, Ferragosto, la Reggia e il Parco per la prima volta da anni aperti, circa cinquemila biglietti staccati al botteghino, i casertani non pagano e ce n'erano parecchi, il complesso si è animato. I residenti, dopo la passeggiata, se ne sono tornati a casa e i visitatori, come sempre, subito via dalla città. Nessuno che abbia attraversato il «sagrato» del palazzone per varcare la soglia della pizzeria e dei due bar-gelaterie che sono a venti metri.
Riepilogando: se da sempre ci si lamenta dei turisti, quelli stanziali di almeno un paio di giorni che non arrivano, ora siamo alle lacrime anche per i visitatori, quelli da toccata e fuga, che all'erario statale lasciano euro per i biglietti d'ingresso al monumento e alla città manco un centesimo per il nulla consumato o comprato in qualche bar o negozio. Francesco Marzano, operatore turistico, componente la giunta di Confindustria, sul problema eternamente in discussione perché mai risolto, ne ha per tutti. «Perché il turismo continua a non esserci ed anche quello spicciolo manca? La risposta è semplice. Caserta è una città ostile, respingente, i turisti cui aspira non li sa né chiamare né mantenerseli. Un paradosso, ma sembra che a tutti diano fastidio».

Ci spieghiamo meglio. «Svestiamo i panni da casertani e immaginiamoci visitatori. Alla stazione ferroviaria non c'è un punto informazioni, a Salerno sì. Il vecchio infopoint in piazza Dante chiuso da tempo, ai Giardini Flora un gabbiotto non sempre aperto. E poi, l'informazione, la comunicazione, la pubblicità, tutti mezzi rari e carenti. Andate a consultare il sito Ept e fate la differenza con quelli di altre località Noi soltanto di Palazzo reale viviamo e non sappiamo nemmeno vendercelo». Un dettaglio? «Grandi mostre messe in piedi dall'oggi al domani — continua Marzano — ma la reggia che dovrebbe pullulare di visitatori ne conta sempre sotto il proprio potenziale. Noi operatori turistici veniamo informati addirittura a manifestazioni già inaugurate. Oggi fa parlare la rassegna di arte moderna nel contesto degli appartamenti reali. Perché un sovrapprezzo di quattro euro al già salato biglietto per una visita ai saloni invasi da - pregevolissima non c'è dubbio, arte moderna ma assolutamente stonata nel contesto? Questi malumori dei visitatori sono un tam- tam pernicioso. Il turismo a Caserta è come la nazionale di calcio: tutti commissari tecnici ed esperti. E quelli che di turismo professionalmente vivono, tenuti fuori».
Franco Tontoli

«Milano maglia nera». Nuovi sacrifici?
L'assessore Tabacci: ma quale Comune virtuoso, siamo nella terza fascia regionale
 Milano virtuosa? Una leggenda metropolitana. Di più: una pericolosa bufala. In Lombardia, secondo l’assessore al Bilancio del Comune Bruno Tabacci, il capoluogo è addirittura una «maglia nera». «In regione —spiega—stanno stilando il ranking delle amministrazioni virtuose. Ebbene noi siamo in terza fascia, quasi in quarta». Dopo il millesimo posto, sui 1.500 e rotti comuni lombardi. Un mezzo disastro, insomma. Dettato da parametri «oggettivi»: il rispetto del patto di stabilità, l’incidenza della spesa per il personale, l’autonomia finanziaria. «Questa è la situazione che abbiamo ereditato, nonostante i proclami di Letizia Moratti», dice Tabacci. Un quadro a tinte fosche. Che si sovrappone a quello altrettanto scuro in arrivo da Roma. L’analisi di Tabacci lascia poche speranze. Bisognerà prepararsi a una stagione di sacrifici. L’assessore ne ha parlato ieri col sindaco. «Il governo ha creato uno tsunami», ha detto Pisapia durante il tradizionale giro di Ferragosto per la città. «Uno tsunami che metterà in pericolo i servizi sociali», aggiunge ora l’assessore.

Il menu delle possibili soluzioni è lungo e articolato. «Ragioneremo su privatizzazioni, cessioni di quote azionarie e dismissioni di immobili». La vendita del 18% di Serravalle e la quotazione in borsa di Sea, in prima battuta. Con l’idea di valorizzare le proprietà azionarie lavorando di concerto con la Provincia, secondo azionista pubblico delle due società. Ma non solo. Perché centrale, nella partita del risparmio, è il capitolo mattone. «Il Comune è proprietario di una villa a Recco— racconta Pisapia— donata da un'antica famiglia milanese. Ogni giorno scopriamo cose nuove, alcune che non conoscevamo e alcune che erano state nascoste ».

Ville al mare a parte, la giunta accelererà sui fondi immobiliari varati dalla Moratti e bloccati dai ricorsi dei sindacati. L’ultimo capitol o s i chiama spending review. E sta a significare un’ulteriore sforbiciata ai capitoli di spesa. Spiega l’assessore al Welfare Pierfrancesco Majorino: «Il Comune deve rafforzare il suo ruolo di indirizzo e abbandonare invece il marketing e la propaganda». Un esempio? Lo psicologo di quartiere. Un esperimento voluto dalla precedente giunta che sarà pensionato quanto prima. E poi c’è l’idea di una task force anti evasione e di una convention coi sindaci del nord — a Venezia — sulla manovra. Ma il punto più controverso è quello che nessuno osa confermare. L’aumento dell’addizionale Irpef. Tabacci giura che lo strumento non è allo studio, ma nella relazione consegnata al sindaco il riferimento compare. Citazione testuale: «Non viene anticipata al 2013 l’imposta municipale unica (Imu) come richiesto dall’Anci, ma viene completamente sbloccata l’addizionale Irpef. Ciò significa che Milano potrebbe portarla non solo allo 0,4, ma anche ad una aliquota più elevata». Intanto dal fronte opposto, contro la manovra del «suo» governo, insorge Roberto Formigoni. Suggerisce il governatore: «Tagliare le mani messe nelle tasche degli italiani e delle regioni aumentando dell’1 per cento l’Iva»
Andrea Senesi

L’epopea del buon selvaggio
17/08/2011
di CLAUDIO CAVALIERE
“Obbligati”. È questa la parola più utilizzata per giustificare quanto sta avvenendo, non nell’ultimo mese, ma da almeno tre anni sul versante della finanza pubblica e nelle misure verso il sistema delle autonomie locali. Ogni manovra, ogni intervento è stato sorretto da questa scusante per evitare qualsiasi confronto di merito e per introdurre interventi raffazzonati, smentiti nei fatti il giorno dopo, una “legislazione del degrado” che ormai non risparmia nessun ente locale a qualunque latitudine. Solo nell'ultimo anno sugli enti locali si sono riversate ben quattro manovre e una normativa non di sistema che ha previsto tutto e il contrario di tutto, con l'unico effetto di deprimere la spesa per gli investimenti pubblici che nel paese è in maggioranza realizzata dai Comuni. Si è partiti con la “storia” del federalismo fiscale subito smentita da un Governo che ha impedito l'autonomia impositiva degli enti locali, ha cancellato l'ICI sulla prima casa, ha imposto un Patto interno di stabilità soffocante mentre ha aperto i cordoni della borsa per Catania, Palermo e Roma, che non si possono definire i Comuni più virtuosi d'Italia. Si è proseguito bloccando l'addizionale Irpef comunale per poi liberarla quasi come unica misura per recuperare il taglio dei trasferimenti statali, dimentichi che si tratta di una imposta sul reddito da lavoro dipendente che obiettivi di sostegno alla crescita, suggerirebbero di detassare. Un Governo che prima ha raccomandato con legge la ristrutturazione del debito mettendo i Comuni in mano a banche con derivati e swap per poi fare una precipitosa marcia indietro. Un Governo, sempre lo stesso, che prima ha sollecitato la costituzione di società strumentali degli enti locali come mezzo per svincolarsi dal patto di stabilità, per poi vietarle. Un Governo, che da un lato impedisce ai Comuni di pagare imprese e fornitori per poi inserire una norma che prevede la cessione del debito alle banche che, notoriamente, offrono gratis questi servizi. Un Governo che prima crea il fondo di riequilibrio per i Comuni per poi tagliarlo, dopo nemmeno un mese, del 35%. Un Governo che ha creato nuove province per poi arrivare a dire che occorre eliminarle con il trucco della dimensione territoriale. L'ultima nequizia riguarda l'intervento sui Comuni con meno di mille abitanti che nella manovra ferragostana è presentata sotto il titolo di “Riduzione dei costi relativi alla rappresentanza politica nei Comuni”. Nei 72 Comuni calabresi con meno di mille abitanti la spesa media della rappresentanza politica (sindaco, giunta e consiglieri) ammonta, al lordo, a meno di 27mila euro annue; il gettone di presenza consiliare è pari a 17,04 euro e un assessore percepisce una indennità mensile di 129 euro. Retorica per retorica l'indennità mensile lorda di un parlamentare vale la spesa per un anno; con il compenso annuo di un presidente di una delle 15 autorità di vigilanza italiane è possibile pagare le spese politiche di un Comune con meno di mille abitanti da un minimo di 10 a un massimo di 20 anni! Al di là della correttezza formale della norma - che deroga al Tuel senza prevederne l'espressa modificazione - che questo sia il classico “specchietto” per le allodole lo dimostra la circostanza che l'obbligatorietà della gestione associata - e per i Comuni fino a 5mila abitanti - sta già nel decreto legge del 31 maggio 2010. Insomma non si arresta la spirale perversa dei decreti legge improvvisati, uno stillicidio di misure superficiali pensate dai pochi e subite dai più. Non c'è un piano organico sulla base di analisi complete e approfondite ma si interviene con iniziative parziali che pizzicano qui e là solleticando gli umori del momento, disseminando furbizie a mani basse e addossando agli enti locali sacrifici oramai insopportabili in un sistema di declinante oligarchia. Se quella che si sta consumando non fosse una vera tragedia per la vita reale di milioni di persone si potrebbe pensare che i nostri governanti siano convinti di avere come interlocutori dei perfetti imbecilli. Cittadini con l'anello al naso. L'epopea del buon selvaggio.

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